Naruto-63
Capitolo
sessantatreesimo
Tra le pagine
Rientrare
nel suo appartamento lasciò una strana sensazione in Naruto.
La
porta era rimasta aperta, e all’interno tutto era come doveva
essere, in ordine e leggermente impolverato. C’erano il tavolo, e
il divano, e i mobili... e i libri di Sakura... una sua maglietta...
le ciabatte accanto all’ingresso.
Ogni
occhiata una ferita.
Però
non era venuta a riprendere le sue cose. Non lo aveva mollato di
punto in bianco, cancellando la sua presenza da ogni angolo della
casa.
Naruto
fece un passo avanti, richiudendosi la porta alle spalle.
C’era
silenzio, tanto, troppo silenzio.
Lentamente
raggiunse il tavolo, e passò una mano sul ripiano opaco. La
polvere rimase sui suoi polpastrelli, soffice e impalpabile, e una
striscia più scura si disegnò sul legno.
Lasciò
ricadere il braccio lungo il fianco.
Quel
posto gli sembrava troppo grande, ora. Spoglio, vuoto... abbandonato.
Ma
forse era solo lui a sentirsi così.
Un
ricordo gli sfiorò la mente, improvviso e doloroso.
Le
lacrime di Sakura, bloccata sotto di lui, i suoi singhiozzi e la sua
confessione, e la luce fredda della luna; il nome di Sasuke nella sua
bocca.
Chissà
se anche il letto era rimasto intatto, disordinato come allora.
Naruto
lo cercò, con gli occhi e con il corpo.
Ma
quando lo vide, e vide le lenzuola sfatte, non provò nulla.
Solo
desolazione.
Il
balsamo che erano state le parole di Shikamaru non arrivava a
riempire fin lì.
Raggiunse
il materasso con passo stanco, e rimase a fissarlo per un tempo
interminabile, immobile.
Lì
aveva dormito con lei.
Lì
avevano fatto l’amore.
Lì
si erano detti “ti amo”.
Ma
ora era tutto finito.
A
un tratto intravide un luccichio tra le lenzuola, e si piegò
per intrufolare la mano sotto una piega della stoffa. Sentì le
dita raggiungere qualcosa di freddo e liscio, metallico forse... e
quando le tirò indietro, si scoprì a stringere il
coprifronte. Il suo
coprifronte. Lo stesso che Kyuubi aveva abbandonato con noncuranza.
Lo
guardò, lo mosse appena nel palmo, e quello mandò
riflessi opachi. Impolverato, come tutto del resto.
Con
una mano, Naruto lo ripulì.
Quello
era il simbolo della Foglia.
Ciò
in cui credeva.
Ciò
che lui era.
Kyuubi
sapeva che lasciarlo indietro avrebbe avuto un significato preciso, e
lo aveva fatto consapevolmente e subdolamente. Il coprifronte sarebbe
stato un aiuto prezioso, per il debole Naruto che le aveva lasciato
il suo corpo.
Ma
il debole e sciocco Naruto era tornato anche da solo, e ora era lì,
con il simbolo freddo del suo credo posato sul palmo.
Non
gli serviva una placchetta di metallo per essere ninja. La Foglia era
scolpita nel suo cuore così come il sigillo era scolpito
attorno al suo ombelico.
Con
cura e attenzione, avvolse i lembi di stoffa del coprifronte e lo
posò sul comodino, accanto al libro che Sakura stava leggendo
prima che le cose precipitassero. Stranamente, non era uno dei soliti
pesanti volumi sul chakra o la medicina; per una volta, era un libro
di favole. Favole di personaggi cattivi che ottenevano la redenzione.
Leggendo il titolo, Naruto si chiese a chi pensava Sakura mentre le
pagine scorrevano sotto i suoi occhi...
A
distrarlo fu un colore, all’improvviso.
Con
la coda dell’occhio, in tutto il candore delle lenzuola, gli sembrò
di distinguere una macchia rossa.
Corrugando
la fronte si sporse per guardare meglio... e sul materasso, sparse
irregolarmente, trovò poche gocce di sangue ormai rappreso e
tendente al marrone.
Sangue.
Perché
c’era del sangue?
Il
suo cuore fece un balzo nel petto, e immagini confuse sfrecciarono
nella sua memoria, rapide e distorte dai pensieri opprimenti di
Kyuubi.
Vide
la propria mano sfilare il coprifronte e gettarlo sul letto nella
notte in cui si era arreso; poi vide l’angolo in ombra, e lì...
il gatto. L’altro Naruto.
Dov’era
adesso?
Ricordò di
essersi accucciato davanti a lui, di aver sorriso.
Chi
gli aveva portato da mangiare in quei giorni?
Si allontanò
bruscamente dal letto e corse a cercare le ciotole del gatto. Ancora
sporche, erano al loro posto accanto alla parete, ed era chiaro che
nessuno le lavava da giorni.
Mentre i suoi occhi
si spalancavano lentamente, ricordò di aver teso un braccio e
di aver afferrato l’altro Naruto per la collottola, nonostante le
sue proteste. Ricordò il dolore leggero dei graffi sul polso,
il miagolio minaccioso dell’animale, e poi il tonfo sordo che aveva
fatto rimbalzando sul letto.
«Mi
spiace per te, ti hanno dato un nome che fa schifo»
aveva detto Kyuubi, bloccandolo contro il materasso, le dita strette
sulle costole e affondate nel pelo dorato.
Un ultimo miagolio
sordo, di chi non si arrende. I suoi occhi, due fari nel buio.
E poi...
Naruto piegò
il collo, si passò una mano sul viso sudato.
E
poi...
...Le gocce di
sangue.
Sentì il
cuore rallentare nel suo petto, mentre i ricordi si affievolivano e
scomparivano nella nebbia. Con il dorso della mano asciugò il
sudore tra bocca e naso, turbato.
Finché non
sentì il passo felpato, impercettibile.
Sollevò la
testa di scatto, i sensi attenti, e i suoi occhi si posarono sul
panorama che si vedeva fuori dalla finestra, che qualcuno aveva
lasciato aperta.
Vide il davanzale,
la strada al di sotto, il tetto della casa accanto...
...E
lì, seduto con la coda ondeggiante, un
gatto.
Non cucciolo, non
adulto.
Fermo.
Aveva
il pelo di uno strano color crema, tendente al biondo miele, e gli
occhi azzurri. Si limitava a starsene seduto, e lo guardava senza
miagolare. Il suo pelo era lucido e folto, splendente sotto il sole.
Era magro, ma della magrezza di un animale che si è mosso troppo
pur mangiando, e la sua coda ondeggiava pigramente nell’aria.
Lo
fissava.
Guardingo,
sospettoso, lo teneva sotto controllo.
Forse
aveva fame.
Naruto
rimase immobile, guardandolo negli occhi. Avevano un colore simile al suo.
Poi,
un sorriso si fece largo fino alle sue labbra, mentre raggiungeva la
finestra e posava i gomiti sul davanzale.
«Hai fame?» chiese a voce alta, come se il gatto avesse davvero
potuto capirlo.
Quello sembrò
annuire, in un movimento casuale del muso più chiaro, e le sue
orecchie si alzarono e abbassarono diffidenti.
Naruto scoppiò
a ridere, chinando il capo, ma anche la risata scemò e
scomparve, lasciando il posto a un sorriso amaro.
«...Mi stai
dicendo che devo riguadagnarmela, la tua fiducia?» chiese in un
sussurro roco, più a sé stesso che a lui.
Ricordò le
dita strette attorno alle costole del gatto, ricordò il cuore
che batteva forte sotto il suo pelo, e poi... ricordò il
dolore delle unghie che penetravano nella pelle del braccio.
Le
sue
unghie, quelle della mano ancora libera.
Ricordò la
sensazione, più che l’azione, il momento in cui aveva
fermato Kyuubi, a costo di farsi del male.
“Lui
non c’entra”
Le gocce di sangue
che dal braccio cadevano sul lenzuolo, il ghigno irritato della
volpe.
E la stretta che si
scioglieva dal gatto, i passi che arretravano nervosamente.
“E
va bene. Ma doniamogli almeno la libertà, non ti pare?”
La finestra che
veniva aperta.
«Ah, ecco...»
si trovò a mormorare, mentre ciocche disordinate di capelli
gli sfioravano la fronte madida di sudore. «Non ricordavo
questo dettaglio»
Probabilmente il
gatto era passato dal cornicione, e poi aveva raggiunto gli altri
tetti.
Naruto rialzò
il capo e tornò a cercare gli occhi dell’altro Naruto, che
non aveva mosso un muscolo.
«Vediamo chi
ha più pazienza» lo provocò, con aria di sfida
mista a pacatezza. «Io lascio la ciotola sul davanzale. Quando
decidi di tornare, fammi un fischio»
E con un sorriso
blando si fece indietro e voltò le spalle alla finestra, alla
ricerca di una scatoletta ancora da aprire.
Dieci minuti e una
doccia dopo, mentre rimetteva ordine stancamente e guardava afflitto
la polvere che si era accumulata negli angoli, gettò
un’occhiata verso la finestra. La ciotola era ancora lì,
intatta.
Sospirò
depresso, raccogliendo i vestiti di Sakura e piegandoli quasi con
devozione. Li lasciò sul divano, in ordine, per quando fosse
venuta a prenderli.
Aprì i
cassetti, divise le sue cose da quelle di lei, cercando di non
pensarci, cercando di non ricordare ogni singolo istante vissuto lì
dentro, l’espressione di Sakura mentre sistemava tutto, i suoi
rimproveri quando lui lasciava in giro i vestiti, le piccole liti
sull’ordine... e a un tratto la sua mano urtò qualcosa di
solido, tra gli abiti.
Naruto socchiuse le
labbra, comprendendo immediatamente di cosa si trattava.
Chiuse le dita
attorno all’involto freddo e lo estrasse dal cassetto.
Stoffa blu, attorno
a un coprifronte, di nuovo. Liberò la
placchetta di metallo e la guardò luccicare per qualche
attimo, dopo anni di buio. Il simbolo inciso della foglia era
sfregiato orizzontalmente, più o meno a metà altezza. Ricordava quel segno.
Perché lo
aveva fatto lui.
Tanto tempo prima,
in uno scontro che ancora ricordava perfettamente, con un rasengan
tendente al viola e sotto una cascata scrosciante.
Quello era il
coprifronte del Sasuke dodicenne che aveva tradito Konoha.
Naruto lo aveva
conservato per tutti quegli anni, ansioso di restituirlo al legittimo
proprietario, ma quando era arrivato il momento e Sasuke era tornato
al villaggio erano successe tante cose che aveva finito per
dimenticarsene.
Lo soppesò
nella mano, guardandolo atono.
Quel coprifronte era
il simbolo del tradimento. Dell’abbandono.
Ma allo stesso
tempo, era il simbolo del rapporto che li univa... erano stati amici,
fratelli, forse... ma prima di tutto rivali.
Strinse le dita
attorno al metallo freddo, e rialzò il capo.
Raggiunse il
comodino accanto al letto, si fermò davanti al proprio
coprifronte, posato accanto al libro di favole, ed esitò per
un istante. Poi, con la stessa delicatezza con cui aveva ripiegato i
vestiti di Sakura, lo lasciò sul piano di legno, accanto agli
altri due oggetti.
Uno per ogni membro
del Team sette.
Uno per ognuno di
loro.
Di nuovo uniti.
Almeno lì.
Chissà quanto
tempo ci sarebbe voluto prima che potessero esserlo davvero, prima
che il dolore scemasse... prima che la sola idea di Sakura e Sasuke insieme
non togliesse il fiato a Naruto.
Chissà se.
...Ma era inutile
pensarci ora.
Le cose erano andate
nel peggiore dei modi, e basta.
Non si tornava
indietro.
Voltò le
spalle al comodino e tornò verso i cassetti, cupo.
Era triste essere
soli... ormai aveva fatto l’abitudine alla presenza costante di
Sakura – ma sì, anche a quella del gatto – e perderla
all’improvviso era stato più brutto del previsto.
Mentre si crogiolava
in un vortice di autocommiserazione paurosamente profondo, quasi non
si accorse dei colpi alla porta. Gli arrivò soltanto una vaga
eco, e ci mise non meno di tre secondi per realizzare che qualcuno
stava bussando.
Il suo stomaco si
contrasse sgradevolmente.
Sakura? Di già?
Raggiunse l’ingresso
con i piedi di piombo, il cuore in gola.
Allora voleva
concludere tutto tanto in fretta? Voleva cancellare anche le ultime
tracce della sua presenza, da subito?
Naruto posò
la mano sulla maniglia, deglutì un’ultima volta, e la
abbassò.
«Oh. Ma allora
ci sei?» chiese Iruka sulla soglia, con il pugno ancora
sollevato e pronto per bussare di nuovo.
Lo stomaco di Naruto
si sciolse in fretta, e le sue sopracciglia si inarcarono per la
sorpresa.
«Maestro
Iruka!» esclamò, illuminandosi.
«Ho saputo che
ti hanno rilasciato, pericoloso criminale» sorrise il
chuunin, ghignando sulle ultime due parole. «Così ho
pensato di fare un salto a trovarti...»
«Hai fatto
benissimo!» ribatté Naruto, facendosi da parte per
lasciarlo entrare. «Mi spiace solo che la casa sia ancora in
disordine... sono appena rientrato, stavo sistemando... Vuoi un tè?
O andiamo a prenderci un ramen?»
«Preferirei
restare in casa, se non ti spiace»
«Oh. Ehm.
Allora dammi dieci minuti per trovare il tè, perché non
ho idea di dove sia!»
Iruka entrò
sorridendo, e guardò Naruto che apriva tutti gli armadietti e
spostava le cose bofonchiando.
Quasi diciotto anni,
e nonostante tutto gli ricordava ancora il ragazzino goffo che lo
supplicava di provare il coprifronte da Ichiraku.
Eppure...
Il sorriso scemò
fino a scomparire.
Solo pochi giorni
prima quel ragazzino aveva rischiato di devastare il villaggio, di
fuggire e quindi appiopparsi un’accusa di tradimento, e di uccidere
il suo migliore amico, quasi un fratello.
Iruka aveva fatto
qualche ricerca, poche domande alle persone giuste... ed era giunto
alla conclusione che, insieme all’indebolimento del sigillo, c’era
stato qualcos’altro che lo aveva spinto a cedere. Qualcun
altro, anzi. Vedendo i vestiti di Sakura piegati sul divano ne ebbe
la conferma.
«Trovato!»
esultò Naruto in quel momento, sventolando tutto esultante una
confezione di tè verde dall’aria vissuta. «Non ho
dolcetti, ma c’è della carne per gatti. Va bene lo stesso?»
«Ehm... No»
rifiutò Iruka, vagamente disgustato.
Naruto ghignò.
«Scherzavo, eh»
Il tempo di far
bollire l’acqua e depositare il tè, e i due si trovarono
seduti attorno al tavolo, con un pacco di biscotti rimediato per
miracolo tra loro.
«Gli Anbu ti
hanno trattato bene?» chiese Iruka sgranocchiando un dolcetto.
Naruto fece una
smorfia. «Domanda del cavolo» bofonchiò. «Odio
stare rinchiuso, anche se fosse stato una reggia l’avrei detestato
quel posto»
«Scusa, hai
ragione... Quello che intendevo dire era... sì, beh... ti
hanno fatto del...»
«Del male?»
Naruto sbuffò amaramente. «Con il rischio che decidessi
di mettere il pelo e farli fuori tutti? Avevano paura, maestro Iruka.
Non mi hanno sfiorato neanche con un dito»
Iruka abbassò
lo sguardo, stringendo le dita attorno alla sua tazza di tè.
«Naruto...»
mormorò dopo un po’, tornando a fissarlo. «Da
quanto... da quanto tempo c’era qualcosa che non andava?»
Naruto si incupì,
e distolse gli occhi. Si strinse nelle spalle. «Forse da
sempre» bofonchiò, vagamente melodrammatico. «No,
beh... da quando Sasuke è tornato. Sakura non... non lo ha mai
dimenticato, credo. E io probabilmente me ne ero reso conto... Poi il
sigillo era stato sciolto, e Kyuubi... beh, Kyuubi ha fatto quel che
ha fatto, e che era nella sua natura»
“La
giustifichi un po’ troppo, Naruto...” si trovò a pensare
Iruka; ma lo tenne per sé, preferendo sorvolare.
«Perché
non hai detto nulla a nessuno?» chiese invece. «Perché
non ne hai parlato neanche a me?»
Naruto
ricordò le emozioni di quei momenti, il terrore irrazionale
che Sasuke gli portasse via Sakura, la confusione, i sentimenti
incerti; e poi il tradimento, e l’impressione di essere più
che patetico; si era sentito così da schifo, all’epoca...
aveva temuto che anche gli altri lo avrebbero trovato debole, e
basta.
«Io...
non... non so, ecco...» mormorò nervosamente, stringendo
la sua tazza di tè. «Credo... credo che... mi
vergognassi» aggiunse alla fine, a voce bassissima, e arrossì
bruscamente.
Iruka
si lasciò sfuggire un sorriso.
Rieccolo,
il ragazzino goffo.
«Scemo»
gli disse affettuosamente. «Davvero credi che chi ti sta
attorno avrebbe avuto da ridire qualcosa? Hai così poca
fiducia in noi?»
Naruto
non rispose, sentendo gli occhi pizzicare.
Certo,
con il senno di poi chiedere aiuto a qualcuno sembrava la soluzione
più immediata, la migliore. Ma all’epoca non aveva nemmeno
voluto considerarla.
«...Penso
che tutti, bene o male, ci fossimo accorti che qualcosa non andava»
proseguì il chuunin dopo qualche istante di silenzio. «Ma
tu sorridevi, e completavi una missione dopo l’altra... e pensavamo
che fossi tanto forte e imbattibile...» sospirò, cupo.
«Abbiamo sbagliato anche noi, Naruto. Non pensare che sia solo
‘colpa’ tua, se poi di colpa si può parlare...» alzò
gli occhi, e gettò uno sguardo alla testa china di Naruto.
«Hai capito?»
Il
biondo annuì impercettibilmente, passandosi di nascosto una
mano sugli occhi.
«Sì...»
mormorò tirando su con il naso, e quando sollevò il
capo insieme al solito ghigno c’erano i resti delle lacrime.
Mezzora
dopo il maestro se n'era andato, tra le proteste di Naruto, dicendo
che aveva da correggere cinquantadue compiti in classe per l’indomani
e che Konohamaru voleva disperatamente chiedergli consiglio per
l’esame di chunin che si sarebbe tenuto di lì a due anni,
minimo.
Naruto
aveva dovuto lasciarlo andare, e si era trovato di nuovo solo.
Il
pomeriggio si tingeva lentamente di arancio, fuori dalla finestra, e
la ciotola del gatto era ancora intatta sul davanzale. C’era
silenzio, nell’appartamento.
Naruto
si passò una mano tra i capelli, guardando tutti i lavori che
ancora doveva fare, e preferì distrarsi pensando ancora un po’
al maestro Iruka.
Sorrise,
arrossendo come un bambino, e la sensazione di calore che provava
ogni volta che lo vedeva si irradiò dal ricordo, facendolo
sentire particolarmente bene.
Quando
pensava a Yondaime sentiva orgoglio, rancore, invidia, ammirazione...
Fuoco e ghiaccio, nostalgia e sollievo.
Quando
pensava al chunin che si era preso cura di lui, invece, provava
soltanto un’uniforme sensazione di tepore.
Era
piacevole.
Papà.
Che
parola imbarazzante.
Arrossendo
da solo, incassò la testa tra le spalle e raggiunse in fretta
la libreria. Forse sistemando i complicati e noiosissimi libri di
Sakura sarebbe tornato del ben più rassicurante umore cupo che
aveva prima, rifletté.
Eliminò
un intero ripiano intriso di parole come ‘chakra’, ‘curare’,
e ‘manuale’, e poi passò al successivo, sentendo la
depressione che tornava lentamente ad allungare i suoi tentacoli.
Finché,
per assurdo, non incappò in un suo
libro.
O
almeno, sperava che fosse tale... Perché se Sakura fosse stata
un’appassionata della serie della Pomiciata,
avrebbe iniziato a pensare di essersi sbagliato su molte
cose.
Lo
estrasse dallo scaffale e lo sfogliò, perplesso. Ah, ecco,
sulla prima pagina c’era una dedica del maestro Jiraya...
‘A
Naruto, augurandogli di imparare a fondo da letture pregevoli come
questa’
Fece
una smorfia scettica.
«Letture
pregevoli...» commentò ridacchiando, e lo gettò
sul divano con noncuranza. Tornò allo scaffale, e di nuovo
incappò in un volume strano.
La
copertina era rovinata, datata forse, tanto che non si leggeva
nemmeno il titolo. Naruto prese in mano il libro e cercò di
capire cosa si trovasse davanti, perplesso. Non ricordava di averlo
mai visto, forse era di Sakura...? All’interno, una dedica sbiadita
e illeggibile. Voltò un’altra pagina, e finalmente lesse il
nome dell’autore.
Jiraya.
Corrugò
la fronte, perplesso. Che diavolo era quella cosa?
Senza
molte speranze, diede un’occhiata alla prima pagina. Niente donne
prosperose, niente occhiate intrise di lussuria, niente cocktail ad
alta gradazione... solo... un ninja.
Chiamato
Naruto.
Naruto
sbatté le palpebre, sorpreso.
«Ma
che...?» si trovò a dire a voce alta, sentendo
inspiegabilmente il cuore che accelerava.
Involontariamente,
i suoi occhi continuarono a seguire l’andamento dell’inchiostro,
una riga dopo l’altra, una pagina dopo l’altra... C’era
curiosità, c’era emozione, e c’era... diavolo.
Solo a pensarlo era assurdo, ma... c’era la voglia di sapere come
andava avanti.
Non
si accorse nemmeno di essersi seduto sul divano, i gomiti appoggiati
alle ginocchia, lo sguardo fisso sulle pagine ingiallite.
Quel
libro era completamente diverso da tutto ciò che aveva letto
fino a quel momento di Jiraya, e in qualche modo... senza riuscire a
spiegarselo... si sentiva legato al protagonista.
Finché non ricordò le parole di Jiraya, ormai lontane nel
tempo. Il suo sorriso sghembo, mentre gli raccontava la genesi del suo
nome.
E allora per
la prima volta nella sua vita si immerse completamente nella lettura,
nel mondo narrato dalla mano dell’autore, nelle vittorie e nelle
sconfitte dei personaggi.
Era
talmente concentrato che non vide la sagoma comparsa sul davanzale;
non vide la coda color crema che ondeggiava cauta, il muso chiaro che
si avvicinava alla ciotola con circospezione... Non incontrò
gli occhi azzurri dell’altro Naruto che lo controllava, e non lo
vide sedersi, avvolgere la coda attorno alle zampe, e iniziare a
mangiare.
Jiraya
fissava il soffitto contrariato.
Aveva
sempre pensato che Shizune dovesse nascondere qualche segreto, perché
nessuna persona normale avrebbe seguito Tsunade senza restarne un
minimo influenzata – negativamente, purtroppo. Sfortunatamente il
seno non era qualcosa che si trasmetteva. E
infatti quel giorno aveva scoperto tutta la natura diabolica della
malefica assistente dell’Hokage.
«Sono
un convalescente, maledizione...» bofonchiò, con il
lenzuolo tirato fin sotto il naso. «Non posso scendere dal
letto, non posso lanciare occhiate alle infermiere, non posso nemmeno
andare in bagno senza che uno stupido e orripilante uomo mi ci
accompagni... Perché non mi è concessa neanche una
rivista porno? Perché ha dovuto sequestrarmela?»
Si
annoiava da morire.
Le
forze gli stavano lentamente tornando, dopo qualche giorno di riposo
assoluto, ma il suo chakra avrebbe impiegato più tempo a
rigenerarsi, perché era arrivato a un soffio dal consumarlo
completamente. Se Sakura non fosse intervenuta sul posto, non sarebbe
arrivato vivo all’ospedale.
E
poi... Poi, Tsunade si era occupata di lui.
Un
incubo.
Anestesia?
Pfui!
Un incosciente del suo stampo non la meritava. Delicatezza? Per lui,
che con gioia buttava al vento la sua vita? Neanche per sogno. Lo
avrebbe curato solo per fargli un dispetto, visto che era
dichiaratamente un aspirante suicida.
A
nulla era servito ricordarle che era l’unico modo per portare
indietro Naruto, a nulla era servito farle presente che lei era stata
d’accordo... Tsunade doveva pur scaricare la tensione di averlo
quasi visto morire.
E
aveva scelto di usarlo come punching ball.
Jiraya
sbuffò sotto il lenzuolo.
Che.
Noia.
Tutto
ciò che sapeva del mondo esterno era che Naruto era stato
liberato e che il Consiglio intero tremava al solo nominare Tsunade.
E, personalmente, si riteneva offeso dall’assenza del biondo al suo
capezzale.
Insomma,
per colpa di chi era in quelle condizioni?
Mentre
si dilettava con pensieri allegri e piacevoli come questi, sentì
qualcuno bussare delicatamente.
«Sì?»
grugnì, sperando che non fosse Tsunade.
La
porta si aprì e una delle visioni più dolci della sua
vita si stagliò sulla soglia, in un alone dorato che sapeva di
rosa.
Un’infermiera.
Carina,
pure.
«E’
l’ora della medicazione?» chiese Jiraya speranzoso.
Quella
gli sorrise – miele che colava sul suo cuore ferito – e poi,
orrore, scosse la testa.
«No,
ma c’è una visita per voi» annunciò, facendosi
da parte.
E
alla sua leggiadra figurina si sostituì quella decisamente
meno eccitante di un Naruto in tuta arancione e scatoletta di ramen
istantaneo alla mano.
«‘Giorno!»
lo salutò con un ghigno, entrando nella stanza.
Jiraya
cercò di intravedere l’infermiera alle sue spalle, ma lei
richiuse la porta e scomparve, portandosi via anche il raggio di sole
nella sua giornata.
«Ehilà?»
fece Naruto, offeso per la scarsa attenzione tributatagli. «Eremita
porcello, guardi che sono qui per lei» disse, posando il ramen sul comodino come generoso regalo per il convalescente.
Finalmente
il sannin si degnò di guardarlo, e mise su un broncio degno di
Ino. «Alla buonora» commentò sostenuto. «Potevi
quasi aspettare che mi dimettessero»
«Ho
avuto da fare!» si schermì Naruto, sedendosi sulla sedia
accanto al letto a gambe larghe. «Dovevo sistemare tutta la
casa, e dividere le mie cose da quelle di Sakura»
Sentendolo
pronunciare il nome della kunoichi, Jiraya assottigliò gli
occhi per un istante.
«...Tutto
bene?» chiese dopo un attimo, in tono più serio.
Naruto
si strinse nelle spalle, schivando il suo sguardo.
«Eremita
porcello, io non mi abbatto mai» se ne uscì alla fine,
forzando leggermente il tono.
Frugò
per un attimo nel marsupio, e poi gettò sulle lenzuola di
Jiraya una copia malridotta dell’unica sua opera che non fosse un
distillato di erotismo e sensualità, la storia parzialmente
autobiografica del ninja da cui prendeva il nome. «Sono come
questo personaggio, direi» ghignò.
Jiraya,
dopo l’iniziale sorpresa, si lasciò andare a un sorriso e un
sospiro. «Sì, sei come lui»
E
mentalmente, perché non c’era bisogno di dirlo a voce alta,
aggiunse: “Minato e Kushina sarebbero fieri di te...”
«Ah,
tra parentesi...» ricordò Naruto all’improvviso, dopo
qualche istante di compiacimento; si rimise a cercare nel marsupio, e
di colpo tirò fuori una copia del Paradiso
della Pomiciata che
Jiraya riconobbe per quella che gli aveva regalato al suo
quindicesimo compleanno, autografata, con sovraccoperta rigida e
tanto di dedica. «Ho iniziato a leggere anche questo» se
ne uscì il biondo, perplesso lui per primo. «Sa, credo
di averlo rivalutato»
Negli
occhi di Jiraya passò un brillio di gioia. «Davvero?»
chiese entusiasta.
«Sì,
beh... ora posso capirlo molto di più» commentò
Naruto solennemente.
Il
sannin assottigliò gli occhi.
In
poche parole... ora che il baldo giovane si era allegramente rotolato tra le
lenzuola con Sakura poteva finalmente apprezzare un certo tipo
d’opera? Strano, di solito era il contrario.
«Sa,
qua, nella parte centrale...» spiegò Naruto, sfogliando
le pagine fino a una contrassegnata. «...Dove il protagonista
inizia a pensare che l’amica non è più tanto amica...
Sì, insomma, è roba profonda» fissò
intensamente Jiraya.
Lui
si schiarì la voce. «Oh, ehm, certo» commentò
cercando di apparire sicuro.
Per
quel che ricordava, nel rapporto tra quei due c’era una sola cosa
profonda. E non erano i dialoghi.
Ma
se Naruto leggeva la sua Grande Opera, pur fraintendendone i veri
scopi, beh... in ogni caso la leggeva. Era sempre un primo passo
verso un futuro glorioso e luminoso. Come il suo.
Jiraya
abbassò lo sguardo su di sé: era in un letto
d’ospedale, senza una donna al suo capezzale, e in procinto di
ricevere l’ennesima tortura dall’unico essere di sesso femminile
che davvero lo terrorizzasse – la visita delle sei si avvicinava
con preoccupante rapidità...
Okay,
okay. Forse quello non era un presente glorioso e luminoso.
Ma
il concetto era chiaro, no?
In
fondo Naruto era destinato a rivoluzionare il mondo dei ninja, doveva
pur farsi una cultura degna di rispetto.
«...Senta...»
riprese il biondo dopo un attimo, ostentando un’aria noncurante
assolutamente falsa. «Sa mica niente di Orochimaru...?»
Blando
tentativo di chiedere di Sasuke girandoci intorno.
Jiraya
chiuse gli occhi, sprofondando nel cuscino soffice.
«...Il
corpo di Kabuto sta per cedere» rispose piano. «Tsunade
dice che la coscienza di Orochimaru sta iniziando a mostrare le prime
anomalie... ogni tanto è Kabuto a delirare, ogni tanto i suoi
sono solo comportamenti istintivi e animaleschi... ma sono riusciti a
prelevare un campione dei tessuti, nonostante Kabuto non avesse il
marchio canonico... Sperano di riuscire a ricavarne un antidoto per
Sasuke»
«Ah»
si limitò a commentare Naruto, sentendosi leggermente in
colpa.
Dunque
Sasuke aveva la possibilità di salvarsi... e Orochimaru no. Il
team sette avrebbe potuto riunirsi, in futuro... e i sannin no. Mai
più.
Forse
avrebbe dovuto fare di più, forse aveva conciato troppo male
il corpo di Kabuto, forse, forse, forse...
«Ehi»
lo richiamò Jiraya, scoccandogli un’occhiata severa. «Niente
pensieri stupidi. Non è colpa tua»
Naruto
si lasciò andare a un sorriso mesto.
«Ultimamente
me lo dicono tutti...»
Un
piano sopra, nella singola occupata da Sasuke Uchiha, tutto taceva.
L’unico
paziente della stanza era seduto con i cuscini dietro la schiena e un
libro tra le mani, Riabilitazione.
Leggeva
senza muovere nulla oltre agli occhi, e mentre una parte del suo
cervello era concentrata sulle parole, un’altra controllava che il
segno maledetto sul suo collo pulsasse in sottofondo, abbastanza
piano da non costituire un problema. Poi, c’era il neurone
solitario che si chiedeva quando Sakura sarebbe entrata dalla porta.
Erano
almeno due ore che nessuno si presentava, e la flebo tirava le cuoia
gocciolando piano fin nelle sue vene.
Sasuke
iniziava ad annoiarsi.
Per
sport, decise di delegare tre o quattro neuroni all’ascolto di
quello che succedeva lungo il piano; in fondo aveva pur sempre un
udito straordinario, poteva captare qualche notizia dall’esterno e
passare un paio di minuti. Se
non che, la prima cosa che sentì fu un insolito trapestio,
come una corsa. E
quando la sua porta fu spalancata all’improvviso, fece un salto nel
letto, e il libro volò per terra, ancora aperto.
«Sasuke!»
gridò Sakura, insolitamente agitata, con gli occhi lucidi e le
guance arrossate. «Ce l’abbiamo fatta, l’abbiamo trovato!»
strillò, saltando sul suo letto incurante delle più
elementari norme di sicurezza. Prima che Sasuke potesse riprendersi,
si vide le sue braccia gettate al collo e la sentì che
scoppiava a piangere contro la sua spalla. «Abbiamo l’antidoto,
Sasuke, ce l’abbiamo!» singhiozzò tra le risate,
stritolandolo nella sua presa ferrea.
L’Uchiha
impiegò almeno due secondi per recepire la notizia.
E
poi, evento quanto mai raro, sentì il sangue affluire al viso
e il sollievo invaderlo.
Una
vita da progettare, da pianificare sul serio.
Un
clan da rifondare, il rispetto da riacquistare... e chissà,
forse... anche la polizia, lo storico lavoro degli Uchiha, magari.
Senza
pensarci due volte avvolse le braccia attorno alla schiena di Sakura
e ricambiò il suo abbraccio, affondando il naso nel suo collo,
e rimase ad ascoltare il battito del proprio cuore e di quello di
lei, irregolari, in contro-tempo, ma così forti...
«Ce
l’abbiamo fatta...!» sussurrò di nuovo Sakura,
allontanandosi appena e tirando su con il naso. «Ci vorrà
del tempo... e forse non riusciremo a eliminare del tutto il virus...
ma smetterà di essere un pericolo. Abbiamo trovato questo
enzima, che si combina con il sistema immunitario... era nel sangue
di Orochimaru... e poi c’è la formula di contenimento che ha
usato il maestro Kakashi...» rise, tra le lacrime. «Ce
l’abbiamo fatta, Sasuke! Sopravvivrai, sicuramente!»
Lui
l’ascoltò, con gli occhi brillanti, e poi, d’impulso, le
prese il viso tra le mani e le impresse un bacio di rara intensità,
considerato il soggetto. Sakura non perse tempo a sorprendersi, e
optò per un più conveniente avvinghiamento alle sue
spalle, comprensivo di risposta infuocata.
Ripresero
fiato solo al primo fischio, e staccandosi videro che sulla soglia
erano assiepati infermieri, medici e pazienti, con ghigni molto
allusivi e applausi appena accennati.
Tutti
e due avvamparono – e il contrasto tra il rosso delle guance e il
rosa dei capelli di Sakura fu un vero pugno nello stomaco - e Sasuke la
allontanò bruscamente, fulminando il pubblico con una delle
sue occhiate peggiori.
«Ehm,
lascia stare lo sharingan, per favore» borbottò Sakura,
leggermente delusa per l’allontanamento repentino.
Sasuke
decise di ritirarsi dignitosamente, e, voltate le spalle tutti,
incrociò le braccia sul petto con il folle desiderio di
lanciare il bastone della flebo verso la porta.
Sakura
sospirò, lasciandosi andare a un mezzo sorriso.
No,
Sasuke non era tipo da pubbliche effusioni, come Naruto.
Ma
lei lo amava, nonostante tutto.
E
lui amava lei.
E
sarebbero stati insieme.
Finalmente.
Neanche
mezzora dopo che Naruto se ne era andato, la tanto temuta visita
delle sei arrivò anche per Jiraya.
Tsunade
non bussò prima di entrare, si limitò a farsi avanti
con passo marziale e a sfogliare la sua cartella clinica con sguardo
severo. Jiraya deglutì, prevedendo la serie di innominabili
dolori che lei gli avrebbe inflitto, e cercò di rannicchiarsi
in un angolo del letto, con una smorfia.
«Poche
balle» lo apostrofò Tsunade, vedendolo arretrare. «Tanto
non scappi» gettò la cartella sul comodino e con un
unico gesto secco tirò indietro le lenzuola.
«Ma
tu ci godi così tanto a farmi del male?» piagnucolò
l’eroico sannin, guardandola male.
«Chiudi
la bocca» lo seccò lei, tirando fuori di tasca una
siringa nuova e una boccetta scura. Senza commenti, infilò
l’ago nella gomma dell’apertura e aspirò il liquido
trasparente che conteneva, fino all’ultima goccia. Mentre
spingeva lo stantuffo per far uscire eventuali bolle d’aria, Jiraya
inarcò un sopracciglio.
«Anestetico?»
chiese speranzoso.
«Sì»
ribatté lei, e, posata un attimo la siringa, sfilò da
un’altra tasca il laccio emostatico e lo strinse attorno al braccio
del sannin, con discreta forza.
«Ahi»
protestò lui, e lei incurante affondò l’ago nella
pelle. «Ahi!» ripeté Jiraya, stringendo i denti.
«E’ l’ultima trovata per farmi soffrire?» mugugnò,
dopo che il cotone fu posato nell’incavo del suo gomito e il laccio
tolto. «Preannunci il paradiso e poi infierisci?»
«Zitto»
ribatté Tsunade.
E
solo allora lui si rese conto che sembrava strana. Di cattivo umore,
avrebbe detto, se non avesse saputo che ‘cattivo umore’ nel suo
caso significava mobili scagliati per la stanza.
Corrugò
la fronte, mentre sentiva un leggero torpore irradiarsi dal braccio
al resto del corpo, e cercò di scrutare la sua espressione.
«E’
successo qualcosa?» chiese cauto.
Lei
si morse le labbra, ma non rispose. «Apri la camicia» gli
ordinò invece, le mani già avvolte da un sottile strato
di chakra, e poi, senza più parlare, posò i palmi sulla
pelle nuda del suo petto.
Normalmente
questo tipo di visita poteva essere una tortura. Il chakra che
lambiva i vasi del chakra bruciava, spingendosi fino alle zone più
remote, e in breve tempo l’intero corpo iniziava a scottare. Con
l’anestesia, tuttavia, Jiraya sentì soltanto un vago
formicolio diffuso, quasi piacevole.
Avrebbe
anche potuto addormentarsi sotto quelle carezze professionali, e la
prospettiva da cui scrutava la scollatura di Tsunade gli suggeriva
che avrebbe potuto anche avere un
altro tipo
di reazione, sotto quelle carezze provocanti.
Finché
lei non aprì bocca.
«Orochimaru
è in agonia»
Ogni
minima traccia di piacere scomparve dal corpo di Jiraya.
Silenzio.
«...Capisco»
mormorò il sannin dopo alcuni lunghi istanti, e un sorriso
amaro si fece strada sulle sue labbra. «Allora era per questo
l’anestesia...»
Tsunade
si accigliò, senza ribattere.
«E
tu? La tua anestesia è stato il sakè?» aggiunse
lui dopo un attimo, sollevando una mano a sfiorarle una ciocca dei
lunghi codini che cadevano sulla schiena.
«Non
mentre lavoro» replicò lei secca, scuotendo la testa per
allontanarlo. «Stai fermo, ho quasi finito»
Jiraya
lasciò ricadere il braccio, rassegnato.
Prima
della sua partenza per recuperare Naruto, lei era stata tanto
dolce... o almeno, la era sembrata. Ma ora che lui era tornato vivo,
evidentemente, non era più degno del suo affetto.
Dopotutto
gli era stato predetto: sei
destinato a fallire in ogni cosa che farai, eccetto una.
E
quell’una era Naruto.
Non
Tsunade.
«Finito»
disse lei all’improvviso, tirando i lembi della camicia sul suo
petto. «Ci vorrà ancora un po’ perché il chakra
si formi del tutto, ma ti stai riprendendo»
Però...
Jiraya
aveva sempre pensato che il ninja fosse ‘colui che resiste’.
Colui che non si arrende mai.
«Chiamerò
qualcuno a cambiarti la flebo, magari tornerò prima di stanotte»
continuò Tsunade, raccogliendo siringa, laccio e boccetta
abbandonati sul comodino.
Jiraya
aveva provato a salvare Orochimaru... e alla fine era riuscito
soltanto a vederlo tornare a Konoha per morire. Senza pentimento,
senza perdono, senza neanche essere più lui.
Il
tempo era trascorso e li aveva lasciati indietro.
Chi
resta è perduto.
Inspirò
a fondo prima di parlare, cercando di stemperare gli effetti
dell’anestesia leggera.
«Tsunade,
me lo darai mai un bacio prima che diventiamo troppo vecchi e
tremolanti per centrare la bocca?» chiese con un mezzo sorriso.
Le
guance dell’Hokage si tinsero di un rosa leggero, mentre cercava di
mostrarsi irritata.
«E
chi ti dice che io voglia?» frecciò altera.
Lui
le lanciò un ghigno eloquente, al quale Tsunade non poté,
oggettivamente, ribattere.
«Non
scherzare, Jiraya» ribatté allora, scoccandogli
un’occhiataccia. «Siamo già troppo vecchi per queste
sciocchezze»
«Tu
non sembri affatto vecchia. E io sono un tipo molto giovanile»
la contraddisse lui.
«Ma
quanti anni abbiamo ormai, eh?» sbuffò lei.
«Cinquantasei. A quest’età uno non ha nemmeno più
voglia di sprecare energie nel sesso»
«Parla
per te» sorrise Jiraya.
Tsunade
sentì una vena gonfiarsi sulla fronte, ma non riuscì a
impedirsi di arrossire.
«Delirium
tremens»
sentenziò secca.
E,
prima che potesse voltargli le spalle e allontanarsi dal letto,
Jiraya sconfisse l’anestesia, si alzò a sedere, la afferrò
per la nuca e la attirò a sé, strappandole il bacio che
lei gli aveva sempre rifiutato.
Non
fu un ardente intreccio di lingue, con gli ormoni che infiammano il
corpo e i capelli che vengono strappati a ciocche... fu un bacio dato
perché era il momento, e basta. Labbra contro labbra, un
briciolo di passione in più nel primo attimo di sgomento... e
poi il distacco, senza pretese.
Jiraya
sorrise.
«Non
mi sento affatto vecchio, ora» sussurrò.
Quando
l’infermiera che passava nel corridoio sentì il fracasso
proveniente dalla 404, pensò che fosse esplosa una bombola
dell’ossigeno.
Poi,
vide l’Hokage uscire dalla stanza con l’espressione più
furibonda e il colorito più intenso di sempre. Si appiattì
contro il muro per evitarla, trattenendo il fiato, e non si mosse
finché l’eco dei suoi passi sulle scale non fu scomparsa.
Solo allora, tremando impercettibilmente, si azzardò a
sbirciare all’interno della stanza... e lanciò un gridolino
strozzato vedendo il grande Jiraya accasciato in un angolo, in
posizione scomposta, privo di sensi.
Al
piano terra, Rin spuntava alcune caselle da un elenco, con
espressione assorta.
«Bene...
direi che ci siamo» commentò scrutando il risultato con
aria critica, e finalmente alzò gli occhi su Reira, ex
segretaria di Danzo, che la guardava con l’espressione serena di
chi ha tutto sotto controllo. «Allora... sei proprio sicura di
volerlo tenere?» chiese incerta.
«Sì»
rispose l’altra, tranquilla.
«E
il padre...?»
«E’
lui»
Silenzio.
«Ah» commentò Rin, schiarendosi la voce.
Restare
incinta di un pluriricercato probabilmente pazzo, e dopo un’unica
volta. Lei l’avrebbe considerata sfiga, ma Reira sembrava
tranquilla come un’asceta che ha raggiunto l’illuminazione.
«E
per il cognome... darai il tuo al bambino?» chiese a titolo
informativo.
Reira
sorrise, posando una mano sul ventre ancora inesistente.
«No»
mormorò, con un sorriso vago. «Una volta cresciuto mi
odierà, ma... ho intenzione di chiamarlo come chiamavo il
padre»
Rin
inarcò un sopracciglio. «Ovvero?»
«Baka»
Naruto
rientrò nel suo appartamento mentre il tramonto infiammava
l’orizzonte, tingendolo di rosso e arancione. Nonostante
i colori brillanti, lui si sentiva malinconico.
Un
altro giorno moriva, e forse domani Orochimaru non sarebbe più
esistito, e forse domani chissà quanti non ci sarebbero più
stati... era triste pensarci.
Nell’ingresso,
slacciò il marsupio e lo gettò sul divano, raggiungendo
la finestra. La
ciotola sul davanzale era vuota, come accadeva sempre negli ultimi
tempi, ma l’altro Naruto non aveva ancora messo zampa in casa.
Pazienza.
Ci sarebbe voluto un altro po’... e poi sarebbe tornato. Lo sapeva,
lo sentiva... quel gatto stava troppo bene lì per
abbandonarlo. La sua era soltanto una fase di ribellione adolescenziale.
Naruto
sbadigliò, appoggiandosi al davanzale e lasciando vagare gli
occhi sul panorama di Konoha che si avviava verso la notte.
Il
suo villaggio.
La
sua vita.
Lo
avrebbe protetto e lo avrebbe amato finché avesse avuto fiato,
a costo di sacrificarsi come suo padre... perché era fatto
così.
Quello
era il suo modo di essere ninja.
Sorrise,
e una leggera brezza gli scompigliò i capelli arrossati dal
sole.
Le
cose non andavano tanto male, in fondo. Se escludeva la sottile
malinconia che lo circondava da quando Sakura se n’era andata, si
sentiva sereno.
Un
po’ abulico, ma sereno.
Forse
domani avrebbe chiesto di andare in missione. Magari a Suna... vedere
Gaara gli avrebbe fatto bene.
Mentre
ci pensava, e iniziava seriamente a considerare l’idea di un
viaggetto attraverso il deserto, un pugno batté contro la
porta leggermente.
Naruto
si gettò un’occhiata alle spalle.
Buffo...
aveva uno strano... come definirlo... presentimento?
Represse
un brivido al ricordo del suo ultimo presentimento,
quello che lo aveva portato alla finestra del laboratorio numero tre,
e scrutò la porta con diffidenza.
Ma
poi sbuffò e scosse la testa.
Presentimento.
Ma va’. Che sciocchezza.
Raggiunse
l’ingresso e fece scattare la serratura, aprendo. Ciò
che si trovò davanti lo lasciò totalmente spiazzato.
«...Hi-Hinata?» chiese sbattendo le palpebre. «E... un gigantesco
cesto di frutta, mi pare»
Hinata,
semi-nascosta da una montagna di fiocchi e un ciuffo d’ananas,
arrossì bruscamente.
«I-I-Io...
e-e-ecco...» balbettò, vicina a una crisi isterica.
«Ho-ho portato un... ehm... u-un presente...!»
«Un
cosa?» ribatté Naruto perplesso.
«U-U-U-n
regalo!» ansimò lei, prossima allo svenimento.
Oddio,
oddio, oddio... non ce l’avrebbe fatta. Era impossibile. Non aveva
abbastanza fegato!
Le avevano detto che Naruto era stato
rilasciato – Neji l’aveva scoperto per vie traverse e l’aveva
informata in segreto – e le avevano detto anche che lui e Sakura
non stavano più insieme... al che Hanabi l’aveva bloccata in
un angolo e quasi l’aveva minacciata di spezzarle le gambe se non
fosse andata a suonare alla sua porta, ‘dopo
il casino che hai combinato con Kiba!’.
Oddio,
non che l’idea non fosse estremamente invitante... ma... ma, ecco,
si trattava della sua casa! Lei e lui, da soli, nella
sua casa!
Era...
era troppo! Avere coraggio sì, ma a piccole dosi, grazie.
«Ehm...
quel cesto non è un po’ pesante?» chiese Naruto dopo
venti secondi di penoso silenzio da entrambe le parti.
Hinata
riusciva a metterlo a disagio, certe volte. Aveva sempre la buffa
sensazione che dovesse dirgli qualcosa, ma alla fine non lo faceva
mai.
«P-P-Pesante?
N-No, no...!» ansimò lei sotto i dieci chili di vegetali
che la stavano soffocando.
«Dammi,
lo tengo io» si offrì Naruto, prendendo il cesto dalle
sue braccia.
Hinata
balbettò qualcosa di sconnesso, ma alla fine lasciò che
lui la liberasse della zavorra, e scoprì che le mani potevano
essere un’appendice molto ingombrante, quando non sapeva dove
metterle.
«Wow,
quanta roba!» aggiunse il biondo scrutando sotto i fiocchi e la
plastica. Lanciò un’occhiata a Hinata da sopra il ciuffo
dell’ananas, e per un attimo mise sulla bilancia l’educazione e
una serata a struggersi nella malinconia delle anime solitarie.
Nonostante tutto, si rese conto che il suo carattere poteva
crogiolarsi nella malinconia solo per un tempo limitato... e che un
po’ di compagnia non faceva poi male.
«Ti
va di entrare?» offrì quindi.
Hinatà
sentì chiaramente il suono di un’esplosione nella testa,
causata probabilmente dallo schizzo violento di sangue che le aveva
invaso il cervello e fatto sfrecciare il cuore su per la gola, e
barcollò. Gon un gemito lieve, scivolò su sé
stessa e si accasciò sul pavimento, metà
nell’appartamento e metà sul pianerottolo.
Naruto
gelò.
«Oddio!»
esclamò poi, lasciando quasi cadere il cesto e chinandosi
precipitosamente. «Hinata? Hinata! Cavolo, Hinata!» la
chiamò, nel panico.
Doveva
portarla dentro? Farla stendere sul divano? Perché poi era
svenuta, diamine? Uh, portarla dentro... e quando Hiashi lo avesse
saputo, subire la sua ira divina? La fragile e preziosa Hinata Hyuuga
in casa di un poco di buono come lui, priva di sensi? Scandalo! Ma
non poteva neppure lasciarla così, sul pavimento!
Sentì
dei passi che scendevano lungo le scale, dal piano di sopra, e un
brivido gli corse lungo la schiena. Già immaginava i
pettegolezzi... Hinata Hyuuga svenuta davanti alla sua porta... e lui
si era lasciato con Sakura da poco... e lei si abbassava proprio
tanto... e lui, e lei, e loro...
«Hinata,
che cavolo combini?» sibilò tra i denti, facendo
scivolare le braccia sotto il suo collo e le ginocchia.
Con
un movimento fluido si tirò in piedi, tenendola stretta, e poi
cercò di equilibrarla su una mano sola per arretrare ed
entrare nell’appartamento.
Un
attimo prima che i piedi della vicina del piano di sopra comparissero
sulla rampa, lui riuscì nell’impresa.
E
la porta, un po’ bruscamente, un po’ maldestra, come era lui, si
richiuse.
* * * * ȣ * * *
*
Spazio
autore
E' questa la fine?
Chiudo tutto qui, senza svelare cosa è successo alla sorella di
Haruka, il sesso dei vari nascituri, che ne sarà di tutti loro?
Concludo davvero ogni cosa su una porta che si richiude, un po' brusca, un po' maldestra, lasciando intendere che, forse, tra Naruto e Hinata nascerà qualcosa?
E Kiba? Neji? Hanabi? Gaara? Tsunade e Jiraya come proseguiranno? E
perché mi sono disturbata a dare un nome a un personaggio come
la Loria della volta scorsa?
O a parlare di nuovo di Reira, l'ex segretaria di Danzo? E la guerra? Ci sarà? Non ci sarà?
...
Miei adorati lettori,
se avete letto la mia pagina personale saprete che la lunghezza di questa fiction è prevista per 63 capitoli +1.
Il +1 si riferisce all'extra/epilogo che posterò sabato, e in cui tutte le vostre domande troveranno finalmente risposta!
Ambientato all'incirca sette anni dopo questo momento, vedrà il
ritorno in grande stile dei personaggi che avete imparato ad amare
(tralasciando i pairing più o meno graditi),
e vedrà anche qualche sorpresa...
(Psst: visto? Il gatto era vivo!)
Parlando di pairing, sappiate che la mia pagina personale sarà modificata con le mie preferenze a breve.
Ma, di fatto, sono quelle che avete visto uscire da questa storia... eccetto una.
Perché quella sarà una sorpresa!
^_^
Unica precisazione che mi sento di fare:
so che sembra assurdo, so che dopo 63 capitoli mi prenderete per scema...
ma per quanto il NaruSaku non mi dispiaccia,
io odio Sakura quasi quanto odio Sasuke.
Lo so, ci ho pure scritto una fic P.O.V., mi avete detto che la muovo bene...
ma personalmente la trovo un personaggio odioso.
Prima di tutto perché fa soffrire Naruto, ed era scontato.
E poi perché la maggior parte delle persone sostiene di averla apprezzata a partire dallo Shippuuden,
e personalmente trovo che il suo cambiamento repentino sia stato eccessivamente forzato.
In soldoni, secondo me Kishimoto l'ha modificata perché così com'era non piaceva.
E dunque per me resta la piagnucolante ragazzina con rari sprazzi di
figosità che piange dietro a Sasuke per una stupida ossessione
infantile.
(uhh... non pensavo mi sarebbe uscita così dura, questa parentesi)
Ciò detto, continuerò a scrivere di lei al meglio delle
mie capacità, cercando di assimilare il carattere che mostra
nello shippuden e di renderlo il più verosimile possibile.
Così come sono riuscita a scrivere una InoShika, riuscirò a cavarmi da un sacco di impacci.
Spero.
Sempre che io sia davvero brava, e non solo casualmente capitata nella fic giusta.
(zitta Silvia, so cosa vuoi dirmi)
Per quanto riguarda Sasuke...
Fargli chiedere perdono mi sembrava eccessivo.
E' pur sempre il piccolo bastardo che ha mollato tutti per il suo
egoistico sogno, sarebbe strano che all'improvviso sviluppasse una
coscienza.
Però sinceramente non mi è dispiaciuto nello scorso capitolo.
Anche se non ha trovato il coraggio per ammettere apertamente ed esplicitamente i propri errori,
dentro di sé sa di aver sbagliato e ha i suoi rimorsi.
Segnatevi questa frase, perché non so se la ripeterò più, ma...
Io lo salvo.
Signore e signori che non avete mai commentato,
questa è la vostra ultima occasione per scrivermi e avere una risposta!
Daaai, cinque minutini! *_*
0000: credo
che alla fine Naruto perdonerà Sakura, mi sa. Perché a)
era nei miei piani, e b) non riesco a immaginarlo rancoroso e
ossessionato dal passato, come Sasuke. Checché ne diciate, il
sogno di Naruto era diventare Hokage, quindi ha ancora qualcosa che lo
spinge avanti, dopo Sakura. E poi, finalmente, si trova ad essere
circondato da persone che tengono davvero a lui e vogliono
dimostrarglielo. Questo è importante. Naruto ama la vita, non
credo sceglierebbe di morire solo perché ha avuto un dispiacere,
per quanto grande. Lo ha insegnato a tutti, nel corso del manga: mai
arrendersi. E lui non si arrende. Grazie per le canzoni, quella di
Cascada la conosco e mi piace pure, l'altra cercherò di sentirla
in qualche modo!
roby chan: brava, brava... sono
contenta che tu abbia notato Loria, uhuh... E il/la figlio/a di Shika e
Temari, credo sarà molto contento dei suoi genitori! ^^
Nonostante le padelle volanti, io li vedo in gamba come educatori! E
poi... eheh, hanno ottimi geni!
tonyesp: dai, confessa: sei
deluso, sì? Niente melensaggini NaruHina, niente romantiche
scenette d'amore che sboccia all'improvviso... solo lei che crolla come
un sacco di patate sulla porta! Quando mi ci metto so essere malvagia!
Ma sabato mi rifarò, tranquillo... anche per quanto riguarda
Shikamaru.
arwen5786: colei che per prima
ha letto questo capitolo, e che mi ha regalato una specie di commento
in diretta da leccarsi i baffi! Quanto punti esclamativi mi hai messo
sul micio? XD So che hai apprezzato la scena SasuSaku (e come poteva
essere altrimenti? Finalmente ne hai la certezza!), e ora sai anche
(più o meno) su che strada si dirigeranno Hinata e Naruto...
Gaara non è più comparso (sì, l'altra volta volevo
solo depistarvi), ma lo rivedrai sabato con calma, e Kankuro,
garantisco, è sceso dal tetto del negozio di liquori (o almeno
lo spero) In conclusione, grazie per tutto quello che hai fatto per me
in questi mesi che ci conosciamo. Sei stata una presenza preziosa,
più di quanto tu creda, e mi ha fatto davvero piacere conoscerti
meglio (a proposito... a fine maggio si vocifera ci sia un'altra
fumettopoli... che ne dici?)
maninja87: eheh, la cura
è stata trovata. L'antidoto per Sasuke è pronto, e Sakura
può giocare allo scienziato pazzo su di lui (e poi può
giocarci la notte, ma per parlare di queste cosucce dovrei cambiare il
rating) Ti ringrazio per i complimenti sul confronto NaruSasu della
volta scorsa, mi ha fatto davvero piacere leggere l'entusiasmo che
trapelava dal tuo commento! E sapere che hai provato a metterti nei
panni di tutte e tre, che è il lavoraccio che ogni volta cerco
di fare anche io, mi ha resa orgogliosa, per qualche strana ragione! XD
Grazie ancora!
Julia83: eh, ora sai che sia
Ino che Sakura nella mia ottica sono personaggi odiosi, quindi,
escludendo Tenten che non si capisce bene se sia carne o pesce, e
Temari, che pur essendo ammirevole talvolta tende a esagerare, resta
fuori Hinata! Non poteva che essere lei la mia preferita tra le
ragazze! (in realtà il primo posto è occupato da Tsunade,
ma dovendo scegliere tra le giovincelle...) Ti ringrazio per i
complimenti ul confronto Naru-Sasu, mi sono un po' emozionata sul
particolare dell'IC di Sasuke! Spero di essere riuscita a tenere tutto
in equilibrio con quest'ultimo capitolo! ^^
gohan4ever: beh, dopo 63 capitoli +1, è anche giusto che prima o poi arrivi la fine! (pensa alle mie povere mani! XD)
Talpina Pensierosa: sei riuscita ad essere la prima, allora? XD
Hipatya: sì, se non mi
occupo di ogni singolo dettaglio dell'intera vicenda non sono
soddisfatta. Ho voluto prendere in mano una storia complessa come
Naruto? E allora ho deciso di parlare di tutti, a prescindere dal mio
indice di gradimento. Sasuke è sempre stato un po' un problema,
da muovere... più che ragionare sulla probabilità delle
sue azioni, ho cercato di ragionare sulla plausibilità. Non
posso sapere come quell'emokid complesso si comporterebbe in una
situazione estrema come quella in cui l'h infilato, per cui mi sono
limitata a dargli comportamenti perlomeno plausibili. Se poi sono
riuscita a creare l'illusione, mi fa tanto piacere! ^^
Maobh: non è stato un
capitolo lunghissimo, ma abbastanza succoso (chiedo venia, per me
Jiraya e Tsunade da soli varrebbero il prezzo del biglietto!) La volta
scorsa ho penato con Sasuke, questa volta ho ridotto al minimo la sua
partecipazione, ma spero di averlo congedato con un minimo di
dignità! Gaara non è ricomparso (al momento dovrebbe
essere nei pressi di Konoha, ma non è ancora arrivato), in
compenso c'è stata una breve carrellata dei personaggi terziari,
ovvero Iruka, l'accenno a Konohamaru, Rin... L'esame, invece, l'ho dato
in via Zamboni, al dipartimento di italianistica (SEMBRA tecnologico,
ma in realtà è solo un'illusione). Il DAMS, come sede,
è in via Barberia, ma le aule sono in via Mascarella (per la
serie: comodità saltami addosso! Tutto vicino, tutto
raggiungibile! -.-) Penso che a Bologna il problema sia generale...
scarsa illuminazione, i portici non aiutano... XD
Jana: Matsuri non
comparirà in questa storia, perché non esiste nel manga.
Ho deciso che qui ci saranno solo personaggi che hanno avuto a che fare
con i nostri prodi in formato cartaceo, e lo stesso discorso vale per
gli avvenimenti. Senza contare che... Matsuri non mi sta un
granché simpatica. -.- La tollero solo nelle mani di dionea! (il
che è un problema, perché in futuro avrei una mezza idea
di scrivere su di lei! XD) Grazie per tutti i compilmenti, comunque,
anche se ci sentiamo via msn fa piacere leggere per esteso cosa pensi,
ogni tanto! E i tuoi gridolini sono molto espressivi! XD
lale16: sì, direi che
"cosa vuoi che sia" ci stava perfettamente sullo scorso capitolo!
Ottima scelta! E, come hai letto, questo era l'ultimo capitolo... extra
escluso. Quindi staremo insieme ancora fino a sabato, e avrai occasione
di sfogare le tue frustrazioni su Sasuke con tutta calma!
sammy1987: e sì, c'erano
un po' troppe domande in sospeso... e infatti non ho risposto a tutte!
XD Tranquilla, tranquilla... Tutto rientra nei miei programmi! Nel
prossimo capitolo avrai le tue soddisfazioni! (mi spiace solo... beh,
non è che proprio mi dispiaccia... comunque, intendevo che mi
spiace non sia un capitolo poi così lungo! XD)
Rhymes: mi spiace per i tuoi
propositi di vendetta, ma Sasuke vivrà! E' molto più
appagante vederlo vivere una vita poco soddisfacente, che ucciderlo
subito, no? E Naruto, credimi, sarà più felice di lui. Mi
impegnerò personalmente perché sia così! *_* La
questione odio/amore riguardo a Naruto è complessa. come dici
tu, io ricordo sempre che molti dei rapporti "morbosi" che ha con le
persone sono dovuti alla sua infanzia, che è un elemento da cui
non possiamo prescindere. Tenuto conto di questo, c'è anche da
dire che l'amore è duro da debellare. Quando una persona ama
come Naruto (e parlo sia di sasuke che di Sakura), è difficile
che l'amore si traformi in odio. Perché lui è
disinteressato, altruista, quasi stupido. Prometteva a sakura di
riportare indietro Sasuke, anche se gli faceva male, e alla fine non
è riuscito a mettere il broncio e offendersi. Sinceramente, lo
amo anche per questo! XD
DuniettaS: la fuga non è
nel carattere di Naruto, è vero, ma la tentazione c'è per
forza... almeno un briciolino! Poi, beh, forse non farà nemmeno
in tempo a partire, perché Gaara è in dirittura d'arrivo!
L'idea di farlo scappare per mettere un po' d'angoscia addosso agli
altri però mi è venuta, lo confesso. Può darsi che
la riutilizzerò! XD Il "grande ritorno" era il micio! XD Gli ho
dato più importanza di quanto fosse lecito, ma io ci tenevo
tanto! XD Chiunque avrebbe mandato al diavolo Sakura e Sasuke, ma non
Naruto. Come è riuscito a tenere duro dopo il tradimento di
Sasuke (dettaglio che tuttora mi tiene sveglia la notte), resiste anche
con il tradimento di Sakura. Che uomo! *_* (ora, sei libera di dare
della cogliona anche a me... ma purtroppo pure io sono come lui
ç_ç)
trinity87: va bene, mi vergogno
se lo dici tu! XD Da oggi lo scriverò nella mia fedina penale:
ha la colpa di rendere apprezzabile il SasuSaku! XD Il tuo sfogo
riguardo alla felice coppietta, comunque, è condiviso anche da
me... In effetti per 63 capitoli non ho fatto che tormentare Naruto,
nonostante sia il mio personaggio preferito. Ho deciso quindi che nel
prossimo se la stragodrà! >_<
sonja: beh, spero di non aver deluso le tue aspettative con questo ultimo capitolo!
Killkenny: ohoh, su questo sono
preparata! In giappone il matrimonio tra cugini è legale! Da
questo punto di vista, se Hinata e Neji non sono fratellastri (e dunque
se Hiashi e Hizashi hanno dna diverso), lo Hyuugacest non è
illegale! (senza contare che non so bene coem o perché, ma anche
dei miei parenti si sono sposati ed erano cugini di primo grado...
°_°)
1992: su, su... ancora per una
volta potrai insultarmi e farti rispondere a tono! XD Non
demoralizzarti, tutte le cose prima o poi arrivano alla fine! E'
naturale! Tra parentesi... ti ho mai detto che qualche volta sei pazza
come la mia ex compagna di banco? Forse è per questo che mi fai
tenerezza! XD Lei era molto tenera! (incredibile ma vero) Oh... mi sono
quasi commossa sui "grazie"! ç_ç Non mi aspettavo tanto
affetto e tanto calore, sei stata davvero uno zuccherino! (oddio...
sono davvero parole che escono dalla mia tastiera?) ...Potrei avere una
sorpresa in serbo per te...
Ino_Chan: e invece sì che finirete di farmi i complimenti: con la fine della fic, anche i commenti termineranno! XD
kage_naru89: orsù, poche
lacrime! Fino a sabato potrai ancora leggere, non crucciarti! E
lì avrai tutte le risposte che cerchi...! Direi che con le
coppie ho dato almeno la certezza, no? Potranno anche essere pairing
non apprezzati, ma se non altro, a differenza di Kishi, ci sono! XD
Jenna Uchiha: mi spiace, ma
Gaara non lo ha visto Naruto! Non con noi a guardare, per lo meno! XD
La volta scorsa, accennando al bel rosso, ho cercato di depistare
tutti! Chiedo scusa, la mia indole malvagia mi spingeva a farlo... XD
Dai, c'è ancora un ultimo capitolo!
rina: ma no, povero Sasuke. Il
suo "io la amo, o almeno credo" è sincero. Lo avrei trovato
troppo arrogante se avesse detto di amarla tutto convinto,
perché in fondo non è che sappia esattamente cos'è
l'amore... non ha avuto molto tempo per pensarci e impratichirsi! Oh,
tranquilla che non riceverei oscar per questa fanfic, e mi va bene
anche così. Non tocchiamo il tasto classifiche oggi, che
è molto dolente... Kankuro è sceso da quel tetto,
tranquilla, e il capitolo speciale... eheh, sì è proprio
lui! (se mi ricordo esattamente cosa avevi chiesto! XD)
kimi: Sasuke appariva come uno
stronzo? di grazia, è forse qualcos'altro? Scherzi a parte...
non volevo scadesse nel melenso, e pù che tenerlo sulle sue, ho
cercato d mostrare come ostentasse freddezza e nascondesse il dolore.
E' pur sempre un Uchiha, non chiede scusa tanto facilmente, anche
quando ha sbagliato. Ciò detto... che peccato per la compagnia
dublinese! Cerca di goderti comunque la vacanza, nonostante le brutte
facce!
Kyuubi: odi la SasuSaku? Oh
beh, io la trovo molto conveniente per liberarmi dell'Uchiha e di
confettino in una volta sola...! XD Comunque, grazie per continuare
comunque a seguire, e grazie per le parole che hai speso su Naruto.
Nonostante io lo abbia trattato molto male, mi fa piacere sapere che
sono riuscita a farlo apprezzare ancora di più!
Urdi: non ti uccido per
l'ipotesi "matrimonio NaruGaa", tranquilla! Anzi, essendo che sono due
personaggi da me molto amati, ed essendo che ultimamente lo yaoi mi
attira in maniera malsana... beh. Mica sarebbero male! XD Dopo la
parentesi demenziale, passo a ringraziarti per i complimenti! Devo
inchinarmi e profondermi in ringraziamenti, perché oltre ai
complimenti su Naruto, mi hai fatto anche quelli sul rapporto che lega
il team sette, ora diventato così sottile e incerto... e per me
è stato importante! Grazie mille, dunque, e a risentirci al
prossimo ed ultimo capitolo, mia fortunata vincitrice della
cinquecentesima recensione! ^^
Nunichan: più che
pentito, Sasuke si sente un po' una cacca! XD Ma non lo ammetterebbe
mai, non è nella sua natura! (ahimè) Beh, sono contenta
di leggere che ti è piaciuta la Narusaku, e allo stesso tempo
hai salvato sul pc "Ali di cera"! Ottimo esempio di vedute ampie! Grzie
per avermi seguito fin qui, e non esserti scoraggiata di fronte a
questo papiro di fanfiction!
Aya
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