“Ogni mattina
mi svegliavo,preparavo la colazione per le mie figlie e mio marito,poi
guardavo l’ora e mi preparavo,per arrivare costantemente in
ritardo alla casa discografica. Quella era la mia routine. Ma quel
giorno,fu diverso: mi svegliai,era troppo tardi. Uscii,era troppo
tardi. Tornai,era troppo tardi.”
-Ren?- Nana entrò,urlando –Ren mi aiuti a portare
dentro le borse?-
Non ebbe nessuna risposta. Riprovò,forse era al piano di
sopra e non la sentiva:
-Ren! Ren cazzo,ti muovi a rispondere?-
Niente. Si decise a portare dentro tutto da sola,per poi chiudere la
porta alle sue spalle. Si guardò intorno,delle sue due
figlie nemmeno l’ombra,forse erano da Hachi,e con loro
c’era anche Ren.
Si rasserenò nel constatare che in sala non c’era
nessuno. Si diresse verso la cucina,sistemò le varie cose
appena comprate,guardò se per caso suo marito le avesse
lasciato un biglietto e si diresse al piano superiore.
-Stupido Ren…mi farà prendere un colpo,prima o
poi! Come glielo devo dire che si deve ricordare di avvertirmi quando
se ne va?- si disse tra sé e sé,per poi aprire la
porta della camera. Si distese sul letto,senza togliersi nemmeno le
scarpe,poi si alzò di scatto dopo qualche secondo e si
diresse in bagno,come se avesse sentito un campanello
d’allarme che le diceva di alzarsi.
Un urlo. Secco.
-Ren! Ren! Ren cosa ti succede? Ren!- strillò Nana,nel
vedere il ragazzo accasciato a terra,una mano appoggiata sul lavandino
come estremo gesto di riuscire a rimanere seduto.
-Ren! Ren! Ren,rispondi!-la ragazza iniziò a scuotere il
marito,per cercare di svegliarlo –Ren,cos’hai
fatto? Ren! Perché sei per terra?- poi si
alzò,vide sul water della polvere bianca; fissò
il piano di porcellana su cui era appoggiata,fissò una
piccola cannuccia vicino ad essa,fissò nuovamente le poche
tracce rimaste della cocaina e tornò a fissare suo
marito,gli occhi sbarrati. Davanti a sé,il grande specchio
del bagno la ritraeva,il trucco sceso fino alle gote,per poi vederla
scomparire e accasciarsi a terra,vicino a Ren.
-No! No,cazzo,Ren!- prese il cellulare e cercò
disperatamente di comporre il numero
dell’ambulanza,schiacciando tasti giusti e tasti sbagliati.
Dopo un paio di tentativi,riuscì a mettersi in contatto con
il pronto intervento e riattaccò.
-Ren! Ren,amore mio,che hai fatto? Ren! Ti prego,non dirmi che ti
droghi! Ren!-le lacrime le rigavano il viso,scendendo fino al suo
collo. Lo scuoteva,senza pensare di controllare se fosse davvero ancora
vivo. Dopo pochi minuti arrivò l’ambulanza,che
portò l’uomo in ospedale.
-Signora Honjo? Prego,se vuole può entrare…- il
medico cercò di sorriderle.
-Ok,grazie…ma prima di entrare,mi può dire cosa
gli è successo?- chiese lei,alzandosi e stringendo i pugni
nei jeans di pelle nera,come quelli di Ren.
-Overdose,signora…overdose…suo marito era solito
usare sostanze stupefacenti?-
Nana non rispose,non avrebbe saputo rispondergli. Lei non lo sapeva,non
era mai venuta a conoscenza di questo retroscena della vita di Ren.
–E ora? Ha possibilità di risvegliarsi?-
Il dottore le sorrise: -Signora…sarebbe azzardato
dirlo…per ora la sua prognosi è riservata,mi
dispiace,ma è stabile. Con permesso.- e se ne
andò,sparendo nella camera adiacente.
Nana rimase a fissare la porta per qualche istante,sapeva che quello
che avrebbe trovato dall’altra parte non sarebbe stato
affatto piacevole. Si decise,si diresse verso la porta,poi un
tentennamento: si appoggiò alla maniglia,la spinse verso il
basso e aprì leggermente la porta,facendo entrare uno
spiraglio di luce,che sbatté contro il ferro del letto.
-Ren…-sussurrò la donna,nel vederlo attaccato a
una flebo. Si avvicinò,lentamente,si sedette su una sedia
vicino al letto per paura che le sue gambe cedessero,poi
l’avvicinò e iniziò a guardare
l’uomo,immobile,avvolto da una coperta bianca.
-Ren…che cosa mi combini? Perché non mi hai detto
niente?- appoggiò una mano sul materasso
–Perché ti fai...?-
L’uomo non si mosse.
-Ren…perché non mi hai detto che ti drogavi? Ti
avrei aiutata ad uscirne…scommetto che la colpa è
la mia…tanto è sempre così,no? Ma ti
prego…non morire…Ren…- si mise a
piangere,al pensiero di perderlo -…Ren,ti
prego…fallo per me,fallo per le nostre figlie,fallo per chi
vuoi,ma non morire…non ora…perché io
non ho alcuna intenzione di lasciarti andare…che cosa ti ha
spinto a farti una dose maggiore,questa volta? Cosa c’era che
non andava?- si fermò un attimo,il pianto non le permetteva
di continuare,poi riprese –Da quant’è
che va avanti questa cosa? Ti prego,svegliati,dimmi da quanto tempo
è che ti droghi…ti prego…Ren!
Ren,reagisci,cazzo! Chi ti credi di essere a lasciarmi sola? Ren!-
urlò quel nome,alzandosi di scatto dalla sedia,per poi
risedercisi. Si fermò,vedendo che lui non dava alcun segno.
Gli prese la mano,la strinse;si alzò,si avvicinò
alle sue labbra e le baciò: erano fredde. Una lacrima di
Nana cadde sulla guancia di Ren e lei gliela asciugò,per poi
guardarlo così,immobile,come non lo aveva mai visto.
-Signora Honjo,ci sono delle persone che chiedono di lei fuori. Se ha
finito,può uscire,per favore?- interruppe un
infermiere,entrando nella camera.
La donna annuì e,asciugatasi le lacrime,uscì
dalla camera.
-Nana!- si sentì chiamare da una donna poco distante da lei.
-Mamma!- dissero in coro due bambine.
Nana guardò davanti a sé e vide Hachi,Satsuki e
le sue due bambine,Satsuki e Mizuki. Si precipitò verso
Hachi,correndo benché fosse vicina a lei,e
l’abbracciò,scaricando tutto il suo peso sulle
spalle dell’amica.
-Nana…ci ha detto qualcosa il
medico…cos’è successo a Ren?-le chiese
preoccupata Hachi. Si accorse poi che la donna stava piangendo,e
capì che la situazione non era sotto controllo.
-Ren…Hachi…Ren è…-Nana
cercò di spiegare,poi guardò le bambine e disse
loro: -Bambine…andate pure a sedervi…io e la
mamma di Satsuki dobbiamo
parlare…scusateci…-abbracciò forte le
sue due bambine,notando che Satsuki,la sua Satsuki,era fredda,come il
padre.
-Che è successo a Ren,Nana?- chiese Hachi,preoccupata.
Nana scoppiò in un pianto fragoroso,abbracciando
Hachi,affinché il suo calore riuscisse a calmarla. Hachi
iniziò a piangere nel vedere l’amica
così,cercò di sorreggerla,ma entrambe caddero sul
pavimento di marmo bianco,con il quale era ricoperto tutto il corridoio.
-Nana…Nana ti
prego,parla…cos’è successo a
Ren?-cercò di chiederle Hachi.
La donna era accasciata sulle gambe,fin troppo magre per reggere il suo
peso,le braccia senza forza attorno al collo di Hachi,la sua testa
piegata verso il basso. Pianse,pianse per diversi minuti,senza
accorgersi che anche le sue due figlie avevano iniziato a piangere
assieme a lei.
-Sorellina…tu sai cos’è successo a
papà?-chiese Mizuki,a bassa voce,a Satsuki.
-Non…non lo so,Mizuki…ma vorrei tanto sapere
perché mamma piange…-rispose,tenendo stretta la
mano dell’amica dallo stesso nome,piangendo silenziosamente.
Erano tutte e tre sedute su delle sedie azzurre e bianche,senza
riuscire a toccare pienamente i piedi a terra; Satsuki raccolse le
ginocchia al petto,senza guardare la sorella Mizuki negli occhi;
Satsuki Ichinose,senza dire molte
parole,l’abbracciò e poi abbracciò
anche la bambina più piccola di lei.
Satsuki Honjo smise di piangere molto velocemente; non era sua
abitudine piangere,tanto meno quando c’era gente con lei.
Guardò le sue ginocchia,poi le sue braccia e le sue mani:
troppo magre. Guardò la sua amica,era così
preoccupata che iniziò a stropicciarsi nervosamente
l’orlo della gonna. Mizuki stava piangendo,la testa
appoggiata su un fianco della sorella e le braccia che stringevano
forte il suo braccio.
-Ho paura per papà…-disse,flebilmente,Satsuki.
-Almeno tu sai cosa significhi avere un
papà…-rispose,quasi senza
pensarci,l’amica della bambina.
Le due sorelle sbarrarono gli occhi nel sentire quella frase
pronunciata dalla bocca di Satsuki,la quale non le guardò
negli occhi,ma,con la coda dell’occhio,iniziò a
guardare sua madre e l’amica Nana stringersi in segno di
conforto.
-Hachi…per favore…puoi aspettare fuori con le
bambine? Entro un attimo per vedere come sta Ren…-disse
Nana,cercando di stare in piedi autonomamente.
-Certo,Nana…noi ti aspettiamo fuori…se le bambine
dovessero chiedermi qualcosa,cosa le dico?-chiese Hachi.
-Satsuki credo che la porterò dentro con me…ma
Mizuki è troppo piccola per capire come mai papà
sia attaccato a una flebo…quindi dille che papà
sta male,ma nient’altro…-
Hachi sorrise e si diresse verso le bambine.
-Amore mio,entri con la mamma?-chiese Nana alla figlia
maggiore,allungando una mano verso di lei.
La bambina la guardò,cercando di non piangere,e si
alzò,senza dire una parola. Non prese la mano della madre,si
limitò solo a camminare lentamente verso la porta della
stanza del padre.
-Satsuki…sei pronta?-chiese Nana,guardandola un attimo,prima
di entrare.
-Io mamma sono pronta…e tu?-disse la bambina,decisa.
Nana la guardò,come sempre era riuscita a spiazzarla,non
rispose e aprì la porta.
La scena che entrambe videro non era affatto diversa da quella
precedente: Ren,steso sul lettino,immobile,e il filo della flebo che si
adagiava sul braccio dell’uomo.
-Papà…-sussurrò,improvvisamente,Satsuki,coprendosi
la bocca con le mani d’istinto.
Nana si piegò sulle ginocchia e
l’abbracciò,sentendo quanto fosse lento il battito
cardiaco della figlia.
-Papà…è
morto?-chiese,incredula,Satsuki,mentre le sue mani iniziarono a tremare.
-No,amore…papà sta molto male,ma è
ancora vivo…e vivrà,te lo
prometto…-Nana strinse la bambina ancora di più
-…perché lui non ha il permesso di lasciarci
tutte qui…-cercò di essere forte,poi si accorse
che la bambina aveva iniziato a piangere,silenziosa,senza fare alcun
rumore. –Satsuki…-iniziò a piangere
anche Nana -…ti prego,calmati…andrà
tutto bene…-
La donna si strinse forte alla figlia,mentre lei,immobile,guardava il
lettino su cui era steso il padre,senza riuscire a dire nulla. Distese
le braccia lungo i fianchi e,le dita serrate in un pugno di
dolore,smise di piangere,perché la forza che aveva in corpo
non era sufficiente nemmeno per versare lacrime.
“Sai
Hachi…quando ti ho conosciuta,pensavo che il tuo
attaccamento verso il Grande Demone Celeste fosse da sciocchi; ora ho
capito che ti appoggiavi a lui perché non avevi altro in cui
credere,per sperare in un giorno migliore. Non sono così
diversa da te…”
Questa è sempre dedicata a te,my forbidden ashtray girl... |