Morte
apparente.
Avevo
la mente offuscata, immersa nella nebbia, come quando ci si sveglia
dopo un lungo sonno.
Non
avevo percezione del mio corpo, non sentivo nulla come se in realtà
fosse rimasta solo la mente a galleggiare nel vuoto.
“Che
mi succede?” Pensai allarmata.
Iniziai
a provare un misto di ansia ed angoscia.
“Calmati!
Ragiona! Cerca di prendere dei respiri profondi e concentrati su ciò
che senti.” Mi dicevo ma sentivo crescere la paura mano a mano
che i pensieri venivano formulati.
Provai
a prendere un respiro profondo ma non successe nulla, non respiravo o
almeno così mi sembrava.
Provai
a ordinare alla mano di muoversi ma non sentii nulla muoversi.
La
paura crebbe dentro di me.
“E
se fossi morta?”
Questa
idea mi gelò il sangue, ammesso che scorresse ancora da
qualche parte...
Me
ne stavo lì a formulare questi pensieri quando mi sentii
invadere da un torpore e caddi di nuovo nella nebbia.
Non
so quanto tempo passò dalla mia ultima fase di lucidità
ma all'improvviso fui di nuovo riportata alla realtà da suoni
di voci intorno a me.
Percepivo
come dei lamenti lontano che via via si avvicinavano finché
non ebbi la certezza che fossero nella stessa stanza dov'ero io.
Provai
a concentrarmi su quei suoni e capii che non erano lamenti bensì
pianti.
Diverse
persone sembravano piangere.
“Forse
piangono perchè sono morta?”Mi venne da pensare.
Sentii
una porta che si apriva e la voce di un uomo che diceva: “Mi
dispiace darle questa notizia signor Rodriguez ma sua moglie è
morta per un ipotetico attacco di cuore. Se lei desidera si può
procedere all'autopsia ma temo che sarebbe un'inutile tortura a
questa donna
che
porterebbe ad una conclusione già tratta.”
Quelle
parole mi scioccarono.
Ero
morta.
Ma
com'era possibile che io sentissi tutto allora?
“E'
così che si diventa da morti? Si possono percepire le cose
come da vivi?”
Non
ero affatto convinta di esserlo, c'era qualcosa che non tornava.
Stavo
facendo queste riflessioni quando sentii la voce di colui che amavo
con tutto il cuore, mio marito che con voce incrinata dal pianto
diceva al dottore che non voleva che il mio corpo fosse torturato
con un autopsia inutile.
Oh
Riki, che cosa succederà adesso? Che ne sarà di me? E
Amanda e Jared cosa faranno senza la loro mamma?
Sentii
Riki avvinarsi a me e sussurrarmi dolcemente all'orecchio:”
Tayla, amore mio, non permetterò che ti facciano altro male,
meriti di riposare in pace. Sappi che ti amerò sempre e
penserò ai nostri figli per farli crescere ,meglio che posso
anche se, senza di te non sarà facile.”
Volevo
tanto rispondergli, muovermi, urlargli che non ero morta ma nemmeno
un sibilo mi uscì dalle labbra, nemmeno un muscolo si mosse.
Lo
sentii uscire e crollai nella disperazione.
Rinvenni
dal torpore quando sentii di nuovo delle voci intorno a me.
“Mamma!
Voglio la mia mamma!” La voce di mio figlio Jared mi arrivò
chiara e distinta nel cervello.
O
mio Dio tesoro sono qui. Non ti lascio.
Ma
nessuno mi avrebbe mai sentita urlare disperata queste parole,
nessuno si sarebbe mai accorto che ero viva.
Il
fiato uscì dai polmoni come se per tutto il tempo fossi stata
sott'acqua, la testa mi doleva terribilmente.
E
poi, quasi mi fossi dimenticata il rumore che faceva, sentii
finalmente il cuore battere, mi rimbombava nelle orecchie forte e
veloce come dopo una corsa.
Ero
viva, ora ne avevo la certezza.
Mi
sarebbe bastato alzarmi e cercare Riki, spiegargli cos'era successo.
Tentai
di alzare le braccia ma a metà andai a sbattere contro una
superficie dura e solida.
Tastai
la superficie, sembrava legno.
Ero
confusa non capivo cos'avevo intorno.
Tastai
intorno fin dove arrivavo e alla fine capii che ero in una cassa di
legno a quanto potevo capire.
All'improvviso
la realtà mi colpì come un fulmine: ero in una bara.
Mi
avevano sepolta viva.
Mi
feci prendere dal panico, mi mancava il respiro.
Cercai
disperatamente di rompere il coperchio, scavai con tutte le forze nel
legno, infilai le unghie che, a una a una presero a spezzarsi.
Mi
ritrovai velocemente a scavare con i polpastrelli, sentivo le schegge
conficcarsi nelle dita, il sangue colarmi sul viso e lungo le
braccia.
Fu
così che morii.
Morii
di crepacuore mentre cercavo di liberarmi con le mani ridotte a
brandelli, sola e disperata.
Avevo
urlato, scavato e pianto per ore e il mio cuore alla fine si è
arreso.
Non
pensavo che la mia morte potesse essere così orrenda.
Sepolta
viva.
Un
anno dopo
Riki
era molto preoccupato per la piccola Amanda, dopo la morte di Tayla
aveva dovuto occuparsi di tutto e gli sembrava di non fare mai
abbastanza.
La
moglie gli mancava ogni giorno, ogni singolo minuto ma doveva andare
avanti per Jared e Amanda che avevano già perso un genitore.
Era
stato due mesi dopo la tragica perdita che Amanda era svenuta a
scuola. Si era svegliata solo due giorni dopo.
Preoccupato
l'aveva portata all'ospedale dove era stata sottoposta ad ogni tipo
d'esame ma alla fine non era risultato niente. La bambina godeva di
ottima salute.
Nonostante
ciò cinque mesi dopo si sentì nuovamente male e dopo
una settimana in cui non si era svegliata il Dottor. Forlani la
sottopose all'ultimo esame rimasto.
Aveva
letto in un antico libro scritto da uno studioso nel 1825 che c'erano
stati casi di pazienti caduti in una sorte di morte apparente. I
segni erano tutti pressochè gli stessi a quelli della morte:
colorito pallido, nessun battito cardiaco, cessazione della
respirazione, irrigidimento dei muscoli.
Questa
morte era però solo apparente infatti, se un paziente affetto
dalla patologia,ovvero catalessi,aveva uno di questi attacchi pareva
in tutto e per tutto morto e soltanto uno era l'indizio che invece
non lo era affatto: il fatto che il corpo non subiva mutamenti, non
imputridiva e non si sfaldava.
Mosso
da questo dubbio il Dottor Forlani fece degli esami specifici che
risultarono positivi e alla bimba fu diagnosticata la malattia.
Una
cosa con la quale la bambina poteva certamente convivere.
Il
Dottore fece riesumare la salma di Tayla per condurre diversi esami
del Dna per capire se la malattia fosse ereditaria.
Quel
giorno insieme agli addetti e al Dottore era presente anche Riki.
La
terra sopra la tomba venne rimossa e la la bara portata in
superficie.
Il
coperchio venne sollevato e...
Riki
urlò di dolore e svenne per l'impressione.
All'interno
della bara vi era il corpo di Tayla ancora in condizioni buone con la
carne ancora quasi del tutto presente.
Aveva
le mani completamente consumate, le dita erano coperte dalla carne
solo fino alla nocca per il resto era rimasto solo l'osso anch'esso
quasi del tutto consumato a forza di scavare nel legno che presentava
i segni di profondi solchi senza tuttavia avere buchi.
Ma
la cosa più spaventosa era il viso di Tayla.
Una
maschera di terrore e disperazione, la bocca era completamente
deformata in un ghigno agghiacciante. Al posto degli occhi vi erano
due enormi buchi vuoti che guardavano in direzione del Dottore come
una muta accusa.
Il
Dottor Forlani venne invaso da un profondo senso di terrore,
continuava a guardare quei buchi neri e gli parve che il ghigno si
trasformasse in un sorriso sadico, come un presagio di morte.
L'ultima
cosa che vide prima che richiudessero la bara fu un ciondolo a forma
di cuore tempestato di diamanti che Riki aveva voluto che venisse
sepolto al collo dell'amata e che era un regalo per il loro quinto
anniversario.
L'indomani
il Dottore fu trovato senza vita sul pavimento della sua camera.
L'autopsia dichiarò che era morto inseguito ad un attacco
cardiaco. Nessuno però si accorse della collana appoggiata sul
comò. Una collana a forma di cuore tempestato di diamanti.
FINE
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
Ciao
a tutti.
E'
la prima storia che pubblico e ne sono abbastanza contenta anche se
so che si può sempre fare di meglio.
Che
dire?
Spero
vi piaccia e che non la troviate troppo noiosa.
Grazie
in anticipo per la pazienza che avrete nel leggerla.
Un
abbraccio e recensite:-)
Fly
90
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