E.T.
Katy Perry
Infect
me with your poison
Archangel.
Un
nome, un programma. Quella volta su Omega son rimasta piacevolmente
sorpresa nello scoprire che il paladino della giustizia, ricercato da
tutta la criminalità organizzata, era proprio il mio vecchio
cecchino, nonché il mio Turian preferito.
Il
soprannome può tranquillamente essere associato alla tua
passata professione da vigilante, ma a te..?
Sei
un angelo, della vendetta forse, ma potresti benissimo essere un
diavolo.
Le
regole non sono mai state il tuo forte e forse nemmeno il mio, ma
almeno ho tentato di tanto in tanto di riportarti sulla retta via
quando una tua decisione mi sembrava la più sbagliata, quando
Garrus scompariva e Archangel prendeva il suo posto, ma finiva sempre
con l’accadere il contrario, con te che mi inducevi in
tentazione e me che cedevo senza troppe remore, dopotutto. E’
proprio per questo che ne abbiamo passate così tante, insieme.
Per questo eri sempre al mio fianco, ovunque andassi.
Quella
volta in cui ci siamo rincontrati, dopo due anni dalla mia morte, ti
ho parato il culo, ma quante volte tu hai salvato me? E non solo da
mutanti e pallottole, Collettori e Razziatori: mi hai salvato dalle
mie stesse tenebre. Chi era con me quando il Consiglio mi voltava le
spalle? O quando Liara mi ha lasciata per combattere e in seguito
prendere il posto dell’Ombra? Chi, semplicemente, era sempre lì
per offrirmi la sua spalla quando la mia debolezza umana aveva la
meglio? Mi viene in mente solo un nome…
Forse
è proprio per tutto questo che la stima, il rispetto e
l’amicizia si sono trasformati, evolvendosi in qualcosa di più
profondo, intenso e intimo. Ero cieca, non volevo vedere oltre le
differenze tra noi, ma tu mi hai aperto gli occhi. Certo, starai
pensando che sono matta, visto che sono stata io a farti quella
bizzarra proposta la prima volta, nella batteria primaria. Mi avevi
davvero incuriosita con la storia della “flessibilità”,
ma soprattutto dell’ ”allungo” che tanto decantavi.
Nonostante ci fossero tanti dubbi sul fatto che fosse giusto o meno,
non ci siamo curati delle palesi differenze, che tutti si ostinavano
pesantemente a farci notare, cercando di dissuaderci. Anziché
spaventarci, ci hanno solo incuriosito e istigato a provarci ancora
di più. Certo siamo stati un po’ macchinosi all’inizio,
forse proprio perché quelle parole comuni sulle nostre
diversità, sull’impossibilità di una relazione
inter-specie ci stavano inizialmente scalfendo, ma l’hanno
fatto solo finché non ci siamo resi finalmente conto di quanto
poco fosse importante e di quanto non ci interessasse. Ricordo ancora
l’insistenza di Mordin stesso sulla questione, quando ha
perseverato nel chiarire quanti rischi ci fossero, ma già da
quella volta non ho avuto remore nel rispondergli che ciò non
mi spaventava, perché tenevo a te.
Siamo
stati pazzi, folli anche solo a pensarci?
Probabilmente
si, dato che non ci siamo minimamente preoccupati di pensare a cosa
saremmo andati incontro, ma ci volevamo, intensamente, non contava
nient’altro.
E
abbiamo avuto conferma dell’intensità di quel desiderio
già dalla prima volta che ci siamo ritrovati l’una tra
le braccia dell’altro.
Mi
hai come ipnotizzata, ero sotto il tuo totale controllo, incapace di
opporti resistenza. Come se l’avessi voluto. Di questo poi hai
saputo approfittarne parecchio nelle volte a venire… Altro che
Archangel, continuo a dire che sei un dannato diavolo tentatore, ma è
sublime cedere alle tue provocazioni.
La
curiosità ha guidato le nostre mosse, la prima volta; ogni
tocco magnetico ed elettrostatico ci faceva vibrare. Mi sono persa
tra i tuoi sospiri e tu hai fatto lo stesso tra i miei gemiti mentre
le mani esploravano, intimidite ma curiose. Le tue dita e la tua
lingua lasciavano una scia bollente sulla mia pelle, mentre la
studiavi e l’accarezzavi. La bramosia ebbe il sopravvento dopo
poco e i nostri corpi si tesero, impazienti di riceversi l’un
l’altro. Mi hai baciata, mi hai morsa, mi hai assaggiata, la
mia mente era leggera, non capivo più nulla. Il tuo tocco
alieno era così estraneo ma piacevole; nulla di paragonabile a
tutto quello provato finora, nemmeno alla tanto decantata
passionalità Asari.
Finalmente
ero tua, completamente, e lo stesso valeva per te. Il mio corpo umano
giaceva sul letto della mia cabina, sotto le tue membra aliene a cui
era avvinghiato; toccavo la tua pelle così ruvida ma
irresistibile, sapevo già che non sarei più riuscita a
farne a meno. Non mi importava davvero più la differenza tra
noi e i nostri DNA, volevo solo essere infettata con il tuo veleno.
Il Comandante Shepard lasciava posto alla donna Alys: ero pronta,
volevo solo essere presa ancora una volta da te, ancora e ancora.
Volevo essere la vittima della tua dolce tortura per tutta la notte e
tutte le notti avvenire. Quando poi mi hai baciata, con un sorriso
sulle labbra, mi son sentita completa e serena, come non lo ero più
da tempo.
Dalla
prima volta è sempre stato un ottimo diversivo da tutto
l’orrore che abbiamo intorno. Rifugiarmi occasionalmente tra le
tue braccia è stata un’oasi nel deserto, il nostro
piccolo angolo di pace, piacevole quanto rassicurante, in cui mi
sentivo protetta e che mi ha aiutata ad andare avanti nella missione.
Sei
quello che nel momento del bisogno ha sempre permesso che bagnassi la
sua spalla o il suo petto e che mi ha sempre regalato un sorriso.
Garrus.
Sai
bene quanto io sia negata con le parole, o almeno quelle che
occorrono per tirar fuori le proprie emozioni, per questo ho deciso
di lasciarti questo videomessaggio prima della fine di tutto.
Se
lo vedrai, probabilmente significherà che questa guerra ha
preteso il mio sacrificio. Lo sapevamo anche quando ci siamo salutati
l’ultima volta, quando, un po’ per gioco e per
sdrammatizzare, abbiamo pensato ad un futuro insieme, tranquilli e
con una famiglia nostra; ci ha fatto sorridere anche solo l’idea,
perché è un’immagine strana quella di noi due
alle prese con qualche marmocchio anziché con un’arma in
mano, a dare la caccia ai cattivi nella galassia, spalla contro
spalla, ma… È stato bello poter sognare, anche solo per
qualche minuto.
In
questa desolazione che mi circonda, il mio pensiero va a tutti i
caduti per la causa, alla Terra, ma soprattutto a te. Vorrei
lasciarti con il ricordo piacevole di noi, con i ricordi di quei
frammenti di gioia che ci siamo faticosamente conquistati. Preferirei
che non pensassi al resto, ma solo ai nostri respiri in sincrono
durante una missione, a quante volte uno ha dovuto sostenere l’altra
o viceversa per una ferita; alle chiacchiere sulla Normandy, ai
nostri battibecchi e alla miriade di risa che sei riuscito a tirarmi
fuori, nonostante avessimo la morte a perseguitarci, sempre e
ovunque; all’imbarazzo e all’impaccio protagonisti, nella
batteria primaria, quando è nato tutto ( Questo lato del tuo
carattere mi ha sempre fatta sorridere: sei in grado di affrontare le
cose peggiori in battaglia e poi ti fai intimidire da una sottana…
Non cambiare mai, Garrus…); vorrei ricordassi ogni carezza,
ogni momento in cui siamo riusciti anche solo a sfiorarci, perché
in quei piccoli gesti, all’apparenza innocui, ci scambiavamo la
forza per affrontare tutto questo. Mantieni accesi questi ricordi,
così che anche se saremo lontani, in un certo senso possa
restare al tuo fianco.
Un
po’ di pace, chiedevamo solo questo.
Ed
è proprio per questo che abbiamo combattuto strenuamente fino
alla fine. Qualunque cosa accada, sappi che ti ho amato davvero
Garrus Vakarian e non sarai mai solo. Non so cosa mi succederà
adesso, ma preferisco non dirti addio perché questo in realtà
è solo l’inizio, un nuovo inizio per tutti.
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