Never
Let Me Go.
Stiles ne aveva abbastanza. Non sopportava
più tutte quelle situazioni assurde. Pericoli e scuola.
Compiti a casa e ricerche su strane creature che, in teoria, non
sarebbero dovute esistere. I rischi erano molti, le garanzie poche, i
guadagni inesistenti.
Stiles era stufo e non riusciva a pensare ad altro, nemmeno in quel
momento.
Steso sul terriccio bagnato, mentre il suo sangue macchiava le foglie
secche della Riserva di Beacon Hill.
In quel momento, Stiles si chiese cosa ci facesse ancora lì,
perché diavolo non avesse ascoltato suo padre, quando, in
una giornata particolarmente difficile, gli aveva chiesto se volesse
fare le valige e andarsene.
Gli aveva detto di no, quel giorno, perché, nonostante la
paura, l'ansia costante e opprimente e gli incubi persistenti, Stiles
non era uno che mollava.
Non abbandonava gli amici nel momento del bisogno, mai. Anche
perché era stato chiaro a tutti, dopo la morte di Jennifer,
che la dipartita di uno o più nemici non era sinonimo di
tranquillità duratura.
Senza contare la flebile speranza che due Hale, non proprio a caso,
facessero ritorno... A casa. Perché Beacon Hills era casa
loro come lo era per Stiles e Scott, come lo era per Allison e Isaac.
Era un concentrato di sfighe e schifezze sovrannaturali, ma era
comunque casa loro.
Ed era anche per questo che Stiles non se n'era andato. Aveva rischiato
tutto, di nuovo, forse dimentico del fatto che Derek Hale non era
lì per tenerlo d'occhio per poi farsi salvare il culo peloso
da un piccolo e insignificante umano con problemi di attenzione e
iperattività.
Così, Stiles, era finito a morire dissanguato tra gli alberi
e gli animali, sorprendentemente memore della sera in cui aveva
origliato la conversazione di suo padre, sul ritrovamento di una parte
di un cadavere. Non era passato molto tempo, ma a Stiles sembrava che
fosse successo il giorno prima e, contemporaneamente, gli sembrava un
evento così lontano, riconducibile solo ad una vita
precedente.
La morte di Laura, il morso di Scott, Peter alpha psicopatico. Sembrava
tutto così divertente, in quel momento, mentre il plenilunio
rischiarava quella notte di settembre.
Per un solo istante, pensò di non essere spacciato, un onda
di energia lo gli permise di ridere. Non riusciva a smettere, sebbene
cominciasse a sentire il respiro affannoso.
Era stato trappassato a morte dalla nuova pseudo-ragazza di Scott.
Doveva avere una sfiga monumentale, con le donne, tutte quelle che
conosceva erano pazze psicopatiche. Lydia inclusa, se proprio bisognava
essere sinceri. Anche Allison aveva avuto i suoi momenti di follia.
Cominciava a credere che ci fosse qualcosa di sbagliato, nell'acqua di
Beacon Hills.
Prima che potesse registrare la stupidità di quel pensiero,
gli occhi cominciarono a farsi pesanti e il freddo divenne
insostenibile.
Era sporco, sanguinante e morente. Non avrebbe più rivisto
suo padre, né Scott. Non avrebbe più parlato con
Allison o elaborato teorie con Lydia. Non sarebbe più stato
maltrattato dal Coach e non avrebbe più scherzato con Danny.
Non avrebbe più detto niente di brutto su Peter e non
avrebbe più fatto battute sarcastiche. Non avrebbe mai
rivisto Cora, né salvato la pelle pelosa di Derek Hale.
Stai morendo Stiles, in
maniera schifosa, orribile. Stai morendo da solo, con la consapevolezza
che tutto quello che c'è nella tua testa e nel tuo cuore
morirà con te.
Stai morendo proprio tu,
Stiles, che tante volte hai rischiato la vita senza pensare alle
conseguenze, al fatto che sei un fragile e stupido umano senza forze.
Allora,
perché ora piangi? Perché la voglia di rivedere
tua madre è inesistente? Perché, l'idea della
pace e della fine, ti fa tremare dentro?
- Perché non
hai la forza di tremare anche con il corpo che ormai non senti
più -
Perché non
vuoi morire, Stiles? Per cosa vuoi sopravvivere?
Lo sproloquio era uno tipico dei suoi, lo capiva, lo sapeva, se ne
rendeva conto, anche se stava morendo. Eppure il tono in cui il
cervello pronunciava quel tutto, la voce, non gli apparteneva.
« D-... -ek » biascicò, mentre una
lacrima scendeva sulla guancia gelida e moriva sul suo collo, seguita
da altre, tante altre lacrime che si mescolarono alla pozza di sangue,
mentre i singhiozzi gli ricordavano che la ferita era lì e
che, anche se non sentiva più nulla, faceva un male cane.
Poi smise anche di rendersi conto di quanto avrebbe dovuto farlo
soffrire. Chiuse gli occhi e smise di lottare.
Complimenti. Stupido
lupo brontolone. Sei scappato via. Te la sei filata. Hai fatto
distruggere il tuo branco, di sei fatto ingannare da un'insegnante
pseoudo-druidica, brutta come la morte. E ora? Perché stai
tornando indietro? Cosa credi di fare? Di sistemare tutto? Di poter
essere un beta qualsiasi, a Beacon Hills? Di poter parlare con Scott
come se sua madre non avesse mai rischiato la vita per colpa tua o dei
tuoi familiari? Oppure pensi di poter tornare a fare l'incompreso con
gli Argent? Accorrerai alle urla di Lydia? Oppure speri di poter
litigare ancora una volta con uno stupido umano con problemi a
concentrarsi?
Ammettilo. Sei un
vigliacco. Un fottuto coniglio e li hai abbandonati tutti... E sai, sai
che sta succedendo qualcosa. E' certezza, vero? Lo senti nelle narici,
l'odore del pericolo, del sangue. Innocenti morti, ancora. Di nuovo,
è colpa tua. Te ne sei andato e non hai nemmeno fatto finta
di voler provare a diventare l'eroe che salva la giornata, vero? Ti sei
detto "io non sono come Scott, non lo sarò mai" e hai
mollato.
Complimenti.
Derek sentiva la rabbia riempirlo. Ondate sicure e fortissime. La
rabbia era la sua ancora, doveva andare bene. Doveva riuscire a
rimanere calmo, per quanto arrabbiato. Infuriato con se stesso per aver
mollato. Per aver permesso alla voce petulante di Stiles di
rinfacciargli tutte quelle cose, nella sua testa.
Era tutto vero, ma lui sarebbe tornato a Beacon Hills. Cora non aveva
voluto, non aveva più legami con quella città, ma
lui sì, anche troppi. Legami che avrebbe voluto non avere e
altri che non pensava di avere.
Si era ripreso la Camaro, Cora aveva preso la Toyota. I finestrini
abbassati cominciarono a fargli arrivare l'odore di casa, mischiato ad
altro. Qualcosa di noto e il sangue.
La strada correva parallela alla Riserva, Derek era piuttosto sicuro
che non gli avrebbero fatto la multa, in quella strada, se avesse
parcheggiato un po' a caso, per andare a vedere cosa aveva attirato la
sua attenzione.
Il sangue, nelle vene, scorreva veloce, con urgenza, quasi a volerlo
incitare a muoversi.
Corse, non sentiva nulla. Lo scricchiolio delle foglie, sotto i suoi
piedi, passava inosservato ai suoi sensi da lupo, tesi a percepire ben
altro. Una risata roca. Un sussurro debolissimo.
Il cuore perse un paio di battiti e la paura rischiò di
farlo bloccare, ma Derek la lasciò fluire, perché
non aveva il tempo di temere per la vita di nessuno. Si
trasformò e corse più veloce, mentre i tendini si
contraevano e si distendevano e i muscoli facevano il loro lavoro,
mentre gli artigli graffiavano la pelle delle mani, la incidevano,
trovandola, poi, guarita.
Si fermò solo quando fu sicuro di essere arrivato.
Tornò umano e si avvicinò con cautela, tentando
di rimanere nascosto. Il ragazzo a terra, però, non
l'avrebbe visto in ogni caso. Il ragazzo a terra era Stiles.
Lo stomaco gli si strinse e il fiato gli si mozzò. Turbato,
tornò a concentrare i sensi. Con un po' di fatica lo
sentì. Il battito. C'era ancora. Era flebile e ridicolamente
debole e insicuro, ma c'era.
Si avvicinò e, con attenzione, lo prese in braccio e lo
trasportò fino alla macchina.
Avrebbe sporcato i sedili della Camaro, poco ma sicuro. Stupido Stiles.
Si tolse la maglietta e la premette sulla ferita, poi
indossò il giubbotto di pelle.
Salì in macchina e premette l'acceleratore fregandosene di
tutti i limiti ti velocità. Non era proprio il caso di
preoccuparsene.
Una volante si mise ad inseguirlo, ma lui non ci fece caso. Continuo ad
accelerare e a guardare la strada mentre l'auto della polizia lo
seguiva, a sirene spiegate.
Quello, di sicuro, lo avrebbe aiutato a superare le altre auto.
Parcheggiò di fretta e prese Stiles tra le braccia. Appena
uscì dalla macchina fu circondato da agenti, ma non li
badò e tirò fuori il corpo dall'auto.
« Fatemi passare » poi potete farmi tutte le multe
che volete. Disse, pensando il resto con la propria voce. La sentiva
strana, qualche particolare gli sfuggiva, ma non riusciva a ricostruire
l'insieme.
Gli agenti lo scortarono dentro e Melissa McCall gli venne incontro.
Passò uno sguardo da lui, al corpo stretto tra le sue
braccia.
« Salvatelo. » Era l'unica cosa che sapeva fare,
dire cose come se fossero ordini, ma voleva davvero che Stiles
sopravvivesse. Doveva svegliarsi e prenderlo in giro, rompergli le
scatole con mille parole, farlo sentire colpevole. Doveva.
La donna non disse nulla, ma Derek sapeva che stava soffrendo. Aveva
sentito il suo battito, quando aveva riconosciuto Stiles, aveva visto
la paura, nei suoi occhi.
Quando parlò, però, la sua voce era ferma, sicura
e decisa. L'avrebbero salvato, a qualunque costo.
La barella arrivò in un lampo e medici e infermieri
accorsero velocemente. Lo portarono via e Derek rimase solo, a dare
spiegazioni ai colleghi dello sceriffo.
Li informò sui fatti e assicurò loro che Melissa
McCall avrebbe avvisato il padre di Stiles. Questi se ne andarono e lui
mandò un messaggio a Scott. "Ospedale di BH".
Intanto seguì le operazioni dei medici passo per passo.
Scott arrivò poco dopo. Isaac, Allison, Lydia. Erano tutti
lì e lo guardavano spaventati.
Lui riuscì a dire soltanto « Stiles » e
poi iniziò a piangere.
Non lo faceva dalla morte di Boyd e lo odiava, si sentiva sempre
peggio. Un circolo vizioso. La cosa che odiava di più e che
stava anche peggio di quando aveva ucciso Boyd.
Stiles era umano. Era stato coinvolto per colpa di un Hale e poi per
colpa sua. Stiles era rimasto, aveva lottato e ora stava rischiando di
non vedere il sorgere del sole e Derek si odiava per quello e si odiava
perché il dolore era troppo forte e lui si era promesso di
non provarne più.
La sua attenzione venne catalizzata da un suono.
Bip. Bip. Bip. Bip. Poi andò in arresto. I medici tentavano
di rianimarlo e le infermiere si scambiavano frasi rassegnate. Come se
fosse già morto, come se non ci fosse più
speranza.
« Non ci provare, Stiles » una frase che l'umano
non avrebbe mai potuto sentire, ma il battito tornò,
regolare e Derek non seppe come mai, ma le lacrime, che si erano
arrestate, ricominciarono a scendere.
Non ricordava di essersi addormentato. Si sentiva acciaccato, stanco,
ma la pioggia scendeva, fuori dalla finestra della stanza d'ospedale e
lui era sicuro di essere stato ricucito ad arte. Gli sarebbero rimaste
delle cicatrici su tutto il petto. Non sapeva se ritenerlo un segno del
suo essere un sopravvissuto che aveva combattuto, o preoccuparsi,
perché le ragazze non lo avrebbero mai guardato.
Melissa McCall passò a vedere come stava e se ne
andò con gli occhi lucidi e una lacrima che splendeva alla
fine del mento. La asciugò e tornò al lavoro.
Suo padre entrò appena gli fu possibile e
continuò a guardare fuori dalla finestra. Non riusciva a
guardare il letto. Non riusciva a pensare che stava per perdere, di
nuovo, la persona più importante della sua vita, senza
essere presente.
Scott e gli altri gli portarono dolci e palloncini. Lo avevano guardato
in silenzio e poi avevano tentato di farlo ridere con battute stupide.
Non ricordava di aver preso sonno. La schiena gli faceva malissimo e
non ricordava quando gli fosse successo l'ultima volta, per un motivo
così... Umano. Si guardò attorno, spaventato
dall'idea di essersi perso notizie importanti.
Melissa gli portò un caffè, ma non disse nulla e
se ne andò come era arrivata. Poco dopo, il gruppo di amici
uscì dalla stanza di Stiles e Derek alzò lo
sguardo, incontrando quello di Scott, provato, ma sollevato.
Gli altri continuavano a parlare, ma Scott non li seguiva, guardava
Derek. Lo vedeva distrutto, stanco, arrabbiato e triste come mai prima.
Non gli sorrise, mosse la testa in un cenno che poteva sembrare casuale
o un saluto freddo, ma che Derek interpretò per quello che
era.
Si alzò ed entrò nella stanza di Stiles, dove
tutto era bianco, ma colorato e profumava di dolci e sapeva di Stiles.
* * *
SMF: NON
doveva andare COSI'. Il mio progetto era una OS in cui Derek tornava e
salvava Stiles da qualcosa di irrilevante, potenzialmente mortale, ma
non troppo orribile e si abbracciavano, si davano una pacca sulla
spalla. Ok? Doveva essere una cosa tutta UNICORNI e MARSHMALLOW. Una
pre-Sterek tutta arcobaleni e confetti. Non riesco a spiegarmi come si
uscita questa cosa.
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