Prologo (1).
«Stai diventando
troppo magra, Scar.» la riprese la madre, dopo averla
fatta sedere sul divano, davanti a lei. Scarlett
abbassò lo sguardo sulle sue mani, strette in grembo. I suoi
genitori non capivano. Non capiva nessuno. Le sue cosce erano troppo
grosse, aveva troppa pancia e la sua taglia di jeans rasentava a
malapena la 36. Non era abbastanza.
Non è mai
abbastanza.
«Scarlett,
mi stai ascoltando?» la
richiamò la donna e lei alzò gli occhi,
fissandoli in
quelli grigi di sua madre.
«No.» rispose semplicemente, con la sfacciataggine
che la
caratterizzava. Lei era sempre stata così: una facciata dura
per
proteggere la sua parte fragile. Più la corazza era spessa,
più ciò che nascondeva era fragile.
«Questa conversazione non ha senso.»
terminò, dedicando a sua madre un'occhiataccia.
Era sempre stata brava a spaventare le persone con uno sguardo. Non se
lo sapeva spiegare, ma le tornava molto utile. Anche se, a volte,
finiva per allontanare tutte le persone a cui teneva. Ma, forse, era
giusto così. Non voleva rovinare la vita a nessuno. Lei non
era
fatta per stare in compagnia. Lei amava leggere, ascoltare musica e
scrivere. Sì, lei viveva per scrivere, per trasmettere
emozioni
con delle parole che molti ritenevano inutili. Lei voleva diventare una
scrittrice, da grande. Voleva aiutare le persone.
«Bene, allora, visto che non lo capisci con le buone, domani
parti per la riabilitazione.» pronunciò Ashley,
guardando
la figlia con un dolore negli occhi, che nessuno sarebbe riuscito ad
immaginare. La sua bambina aveva bisogno di aiuto e lei non l'aveva
capito. Era una donna separata dal marito e costretta a crescere due
figli da sola, anche se erano rimasti in buoni rapporti dopo il
divorzio e lui si era offerto per accompagnare Scarlett, il giorno
dopo.
La ragazza impallidì visibilmente.
«Che...No!»
urlò, scattando in piedi, così come fece la
madre, con
più calma. Scarlett divenne rossa dalla rabbia.
«Scarlett, cerca di capire...» tentò di
spiegare,
protendendo le mani verso la ragazza che, prontamente si
allontanò, guardandola stupita.
«No! Cerca di capire tu!
Per una volta, mamma, cerca di capirmi!» gridò,
ancora,
mentre percepiva le lacrime salire agli occhi e un nodo chiuderle la
gola.
«Tesoro, io ho capito ed è per questo
che...»
provò di nuovo Ashley, ma le lacrime della figlia le fecero
sprofondare il cuore nello stomaco.
«E' per questo che hai deciso di spedirmi in uno stupido
centro
di riabilitazione senza nemmeno chiedermelo!?» la interruppe
Scarlett, prendendo la sua borsa e le chiavi della macchina.
«Lo faccio perchè ti voglio bene, Scar.»
la donna le
afferrò l'avambraccio, nel tentativo di calmarla, ma quello
che
sentì la fece gelare sul posto. Il braccio di Scarlett era
magro, troppo magro. Scommetteva che se l'avesse stretto tra il pollice
e l'indice, le due dita si sarebbero toccate senza problemi.
Scar approfittò dell'improvvisa debolezza della madre per
tirar via il braccio.
«Non si direbbe.» disse, dandole le spalle ed
aprendo la
porta. Ashley si riscosse dai suoi pensieri, ignorando l'ultima frase
della figlia.
«Dove vai?» le chiese, mentre la vedeva uscire di
casa.
«Fuori.» borbottò Scarlett in risposta e
Ashley fece
per seguirla, ma la porta si chiuse con un tonfo a un centimetro dal
suo naso ed intuì che era meglio lasciarla sola.
La donna scoppiò in lacrime pochi secondi dopo. Non voleva
perdere la sua bambina e se solo fosse stata più presente,
tutto
questo non sarebbe successo.
Scarlett si accorse di star andando troppo veloce solo quando il
contachilometri segnò i 150 km/h. Inchiodò
improvvisamente e le ruote stridettero sull'asfalto, ma a quell'ora non
c'era nessuno in città. Scese dall'auto, sbattendo la
portiera e
scoprì di essere finita al parco giochi. Si sedette su una
panchina, davanti alle altalene e pensò. Quando è
notte e
sei solo, che altro puoi fare?
«Tu non puoi salire sull'altalena.» le disse
piccata la
bambina bionda che, nonostante la tenera età, sembrava
essere
uscita da una rivista di moda. Scarlett la guardò confusa.
«Perchè?» le chiese e lei si
scambiò delle occhiate divertite con le sue amiche.
«Perchè sei troppo grassa. La romperesti, Oltre
che brutta
sei anche stupida!» rispose la bambina, prima di scoppiare a
ridere con i suoi cloni.
Scarlett era sempre stata una bambina che soffriva di una leggera
obesità, ma non era nulla che non si potesse risolvere con
una
dieta equilibrata. Non pensava che importasse. Lei voleva solo giocare
con le sue amiche. Che c'entrava l'aspetto fisico? Le era sempre stato
insegnato che quel che contava era ciò che avevi dentro e
non
capiva quelle bambine. Ma crescendo, si vedeva sempre più
esclusa, sempre più ignorata, sempre più
invisibile e si
era beccata talmente tante porte sbattute in faccia, che aveva capito
che la storia del `E'
importante ciò che c'è dentro, non
fuori´ era
solo un'enorme stronzata. Per quanto volesse crederci, nessuno si
sarebbe innamorato di una ragazza che portava una 48, invece di una 40,
nessuno si sarebbe innamorato di una ragazza che il sabato sera
rimaneva a casa a leggere Bukowski, invece di andarsi a sbronzare in
qualche discoteca. Per quanto volesse crederci, nessuno si sarebbe
innamorato di lei, di Scarlett `la grassona´.
«Ehy.» la voce del fratello minore la fece
sussultare e si
voltò verso di lui, in piedi pochi metri più
distante, la
borsa di basket in spalla, le mani in tasca e uno sguardo preoccupato e
confuso negli occhi.
«Ciao.» rispose Scarlett, riabbassando lo sguardo
sull'erba. Mike si sedette accanto a lei, poggiando con poca
delicatezza la borsa a terra.
«Che ci fai qui?» gli chiese la sorella senza
guardarlo.
«Ian mi ha dato buca, quindi stavo tornando a
casa.» le
rispose, abbandonandosi contro lo schienale della panchina.
Notò
lo sguardo di Scarlett fisso sull'altalena.
«Vuoi che ti spingo?» le chiese, sorridendo, nel
vano
tentativo di risollevarle il morale, ma lei scosse la testa, affranta.
Non era mai più salita sull'altalena. Nonostante odiasse le
ragazze che la prendevano in giro, sapeva di non essere magra come loro
e si era davvero convinta che se si fosse seduta, l'altalena avrebbe
ceduto.
«Mike.- lo richiamò e, finalmente, gli occhi dei
due
s'incontrarono. -Che faresti se mamma e papà non si
fidassero di
te?» gli chiese e lo osservò mentre la sua
espressione si
faceva pensierosa. Lui sapeva cosa faceva la sorella; aveva notato che
a tavola non mangiava praticamente nulla ed aveva provato a farle
capire che aveva raggiunto il peso ideale, ma lei non l'aveva ascoltato
e adesso assomigliava ad uno scheletro.
«Gli darei una ragione per farlo.» Mike aveva
intuito cosa
era successo. Era più piccolo di Scarlett di due anni, ma
sapeva
che prima o poi sarebbe arrivato quel momento.
«Cosa dirà la gente, Mike?» la domanda
di Scarlett
era evidentemente retorica, ma quando Mike vide i suoi occhi pieni di
lacrime, non potè fare a meno di abbracciarla.
«Devi smetterla di dare peso alle parole degli
altri.» le sussurrò.
Non rovinatevi, maledizione.
Che importa di quello che pensa la gente?
Voi siete così, prendere o lasciare.
E chi lascia, si renderà conto di ciò che ha
perso.
Voi non siete inutili.
Esistete per un motivo.
Dio non fa errori.
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