La
Bambina di Mare
Roskva ha i
capelli biondi e lunghi, come spighe di grano maturo, e la pelle
soffice, di quel rosa da maiale che colora i volti dei figli degli
uomini e degli dei. Ha anche due occhi grandi, tondi, blu come il mare.
Beh, Quark in
realtà non l’ha mai visto, il mare. Ne ha sentito
parlare, però, nelle notti d’inverno attorno al
fuoco nella grande sala di Utgards-Loki: qualche volta si è
fermato ad ascoltare, mentre giocava a spaventare i pipistrelli o a
rincorrere i topi, e per qualche istante ha immaginato le onde alte e
terribili, le grida stridule dei gabbiani e il rombo lontano della
tempesta, l’ombra del Serpente che si confondeva nelle
profondità nere dell’abisso.
Il mare negli
occhi di Roskva non è freddo e selvaggio come quello nelle
storie, ma limpido, sereno, una distesa lucente di blu.
Però, anche questo è salato, e scivola sulla
faccia della bambina in grosse gocce e singhiozzi rapidi e forti come onde
in una giornata di vento.
A Quark non
piace guardare Roskva piangere. Ha le guance bagnate e rosse come mele
e i capelli biondi sulla faccia, tira su col naso e si sfrega gli occhi
col dorso delle mani, e lo fa sentire così terribilmente inutile. Non sa
nemmeno perché si preoccupi per questa bambina umana, Quark,
eppure non riesce a fare a meno di fissarla e girarle intorno e pensare
che deve fare qualcosa,
non riesce a ignorare la stretta che sente all’improvviso nel
petto.
Roskva gli
piace di più quando si arrabbia, quando tira in fuori il
petto e alza lo sguardo e i suoi occhi di mare brillano come fuoco blu,
quando lo difende da suo fratello o da Loki o gli impedisce di fare
qualcosa che lo farà finire di nuovo nei guai. Ma,
soprattutto, Roskva gli piace quando sorride.
Il miele che
le offre non è biondo quanto i suoi capelli, ma sembra
funzionare comunque. Roskva gli getta le braccia al collo, e
all’improvviso Quark la sente tutta contro di sé:
sente il peso e il calore del suo corpicino minuto, il suo petto che
trema scosso da una risata che sa ancora un po’ di pianto, il
profumo della sua pelle rosa, la morbidezza dei suoi capelli.
Quark sente le
ultime gocce calde e umide delle lacrime di Roskva cadere sulla sua
maglia, e il suo sorriso nell’incavo del collo, ampio e
sereno e appiccicoso di miele.
Poi, Roskva
alza la testa e lo guarda, le labbra ancora piegate
all’insù e gli occhi più blu di ogni
mare, lago, cielo.
Oh,
sì. Quark la preferisce così, e sorride con lei.
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