Pane e Nutella
Semplice, banale, conciso.
Casuale.
Inutile.
È così che ci siamo incontrati per la prima volta.
Magari tu non te lo ricordi.
Ma io non ho dimenticato neanche
una virgola.
Pioveva, senza sosta, da circa tre ore.
Goccioline velocissime e silenziose picchiettavano alla mia
finestra decise: pick, pick,
pick…
Magari qualcuno lo troverà rilassante, ma ha parer mio non
c’è niente di più irritante.
Odio la pioggia.
Insomma, chi è il pazzo suicida che vorrebbe vivere 24 ore
su 24, circondato da un orribile grigio topo?
È poco “schick”. (N.D. perdonate
la mia ignoranza non so se si scrive cosi)
È come se il cielo si fosse alzato con l’influenza e abbia
avvolto la terra in una morsa di amarezza generale.
Comunque sia, ho aspettato che il tempo si calmasse un
pochino, dopo di che sono uscita, mi ero rotta di stare in casa a non far
nulla, allora ho raccolto baracca e burattini e sono corsa incontro al destino.
Dopo circa mezzoretta di cammino senza meta, ho girato
l’angolo nella speranza di incrociare effettivamente il mio destino che
aspettava impaziente dietro l’angolo.
E vi sembrerà strano, banale, terribilmente romantico, ma la
bicicletta del destino mi è arrivata addosso a tutta velocità, lasciandomi un “bernocolo” in piena faccia.
Eri tu.
Il mio destino.
Lo sapevo, lo sentivo, sarebbe stato tutto terribilmente complicato ma valeva la pena di provare.
Il classico colpo di fulmine, anzi no, è come se lo avessi
già previsto il nostro incontro, era una sensazione strano
ma mi sembrava di conoscerti.
Non vorrei risultare troppo sdolcinata,
io non ci credevo nel colpo di fulmine, ma ho dovuto ricredermi.
Quando mi hai guardato negli occhi
ho capito che eri simpatico, per niente timido, dolce quando vuoi…
Quando mi hai guardato ti ho
capito.
Non so dirvi come, avete presente quando guardate negli
occhi qualcuno e vi passa davanti la sua storia, come
in un film.
Sono quelli sguardi che magari non sono speciali per gli
altri, ma per voi si.
Quelli sguardi che non dimenticherete mai, anche se
passeranno anni.
Quelli sguardi che rivelano l’essenza della persona senza
parlare.
Il tuo per me era uno di quelli sguardi.
[Perché quando mi guardi mi disarmi completamente,
ti odio per questo.]
Ok, adesso basta, peggio dello zucchero col miele.
Anche perché sguardo o non sguardo
il “bernocolo” mi faceva un male cane.
Ti sei alzato, eri completamente stordito, secondo me non
ricordavi neanche dov’eri.
Mi hai fulminato con lo sguardo.
Poi ti sei addolcito un po’.
“Wow che botta, ti sei fatta male?” non allungasti la mano
per aiutarmi a salire, anzi, ti preoccupasti solo di pulirti la maglietta.
“no, no, figurati, non mi serve una mano”dissi ironizzando.
“a ok”
Naturalmente tu non lo avevi capito.
“dove vai cosi di fretta, sei un pericolo pubblico” aggiunsi
io.
“si scusa, è che sono in un ritardo mostruoso”
“ok allora ti lascio andare per la tua strada, tanto io devo
ancora aspettare il destino, sai ritarda un po’”
“cosa?...”
“no, no, niente va pure”
“ok, ci vediamo allora, e scusa ancora”
Ed è cosi, che il mio destino mi
arrivò in faccia e se ne andò altrettanto velocemente.
Continua…
N.D ed
ecco qua mi sono decisa!
Vi racconterò la mia storia…o quasi, magari cambierò
qualcosa, ma i personaggi sono originali.
La ragazza che avete appena avuto
il piacere di conoscere sono io e il “destino” in questione è il ragazzo che mi
piace.
Piano, piano, imparerete a
conoscermi e ad amarmi.(spero)
Va bè, scusate gli orridi errori
che non ho la minima voglia di correggere.
Grazie per l’attenzione vi bacio e al prossimo capitolo.
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