Dunque, questa non è veramente una
fanfiction su Skins.
Mi spiego: The Second Time Around altro
non è che un gigacrossover. Ho scelto Skins perché saranno presenti
due personaggi della prima generazione, e altri faranno la loro
comparsa, ma anche e soprattutto perché utilizzerò la stessa
struttura di questo teleifilm.
Ogni capitolo sarà, quindi, dedicato
ad un personaggio diverso. Sappiamo già dei due appartenenti a
Skins; tre saranno miei originali e circa gli altri... beh, ognuno di
loro apparterrà ad una storia diversa. Per ora ho in programma
Castle, un film Disney a sorpresa, Orange is the new black e poi...
who knows! In molti casi non terrò conto dello sviluppo originale
della storia o, meglio... ne terrò conto fin dove sono arrivata (ad
esempio, per quanto riguarda Skins, la settima stagione, che ancora
non ho visto, non esiste).
Che ne dite, cominciamo?
Sconosciuta
The
Second Time Around
A
mashed up story
written
by
Me,
Myself and I
Capitolo
Uno
-Alex-
La
ragazzina se ne stava lì, in quella doccia che non apparteneva al
suo gruppo, completamente vestita sotto all'acqua scrosciante.
Normalmente
non le sarebbe interessato, ma di lì a pochi minuti il grosso delle
detenute sarebbe arrivato e con loro anche la guardia e finire in
isolamento già durante il proprio primo giorno sarebbe risultato
fatale a chiunque.
E
poi voleva lavarsi prima che la folla si facesse viva.
Si
prese un secondo per osservarla.
Era
giovane, molto... i diciotto anni dovevano essersi fatti vedere da
poco.
I
capelli erano biondissimi e lunghi e coprivano a malapena un corpo
scheletrico, talmente magro da darle i brividi.
In
realtà era tutta quella personcina fradicia ad inquietarla e Alex
Vause non si scomponeva per nulla. Negli anni che aveva passato
lavorando per un importante cartello della droga ne aveva davvero
viste di tutti i colori da dietro le sue spesse lenti correttive.
Eppure
quella creaturina che navigava nella sua brillante tuta arancione era
diversa da tutto il resto.
Insomma,
non è normale starsene vestite sotto una doccia in una prigione
federale cantando e ridendo.
Scuotendo
il capo si avvicinò e, notando che il microscopico fantasma aveva
gli occhi chiusi, si sporse a chiudere il rubinetto.
La
biondina concluse con calma la sua canzone e solo dopo si decide ad
aprire gli occhi.
“Wow.
Ti sei bagnata il braccio. Ora ti servirà una divisa nuova.”
“Ma
davvero.” Ironizzò la donna, inarcando le sopracciglia sottili.
“Non credo che sia la mia divisa quella messa peggio qui.”
La
creaturina rise.
Inquietante.
“Io
sono Cassie.”
“Te
l'hanno detto che qui ci si chiama per cognome?”
“E'
una regola proprio della prigione?”
Con
un sorriso a metà, Alex le porse la mano e l'aiutò ad alzarsi.
Una
piuma, come aveva immaginato.
“No,
è più una cosa tra noi ragazze. Le guardie ci chiamano detenute e
basta. Li aiuta a convincersi che non siamo esseri umani.”
Altra
risata.
“Oh,
wow... beh, allora penso che continuerò a presentarmi come Cassie,
se non ti dispiace.”
“Alex.”
Replicò semplicemente la donna, porgendole di nuovo la destra,
questa volta in segno di saluto.
Cassie
non la prese.
“Sei
un sacco alta.”
Alex
roteò gli occhi.
“Sì,
me l'hanno detto.”
“Penso
che lassù soffrirei di vertigini...” Così dicendo, la ragazzina
prese a danzare in cerchio, scivolando sul pavimento bagnato dopo
appena un paio di giravolte.
Cadde
sui piedi inciabattati di Alex, che decise di sorvolare su
quest'ultima prodezza.
Da
terra, sorridendo, iniziò a dondolare la testa qua e là,
lentamente.
“Tu
perché sei qui dentro, Grattacielo?”
“E
se ti facessi la stessa domanda?” Replicò la mora, chinandosi per
poterla guardare negli occhi.
Occhi
scuri e stralunati che sembravano aprirsi contemporaneamente su due
mondi diversi.
“Oh,
sai... Ho rubato. Dovevo comprarmi le pillole.”
“Mettiamola
così, piccola... io ero quella che le pillole te le vendeva.”
“Oh,
wow...”
La
cuoca, un'imponente matrona russa dagli improbabili capelli rossi,
squadrò da capo a piedi la nuova arrivata con aria critica, non ben
certa su come interpretare quell'ermetico commento rivolto al suo
polpettone.
Alla
fine, si rivolse ad Alex.
“Vause,
l'hai tirata fuori dal cappello questa?”
La
mora aprì la bocca per rispondere, ma non fece in tempo.
“Io
sono Cassie. Tu ti chiami Red come è scritto sul tuo grembiule? E
facevi la cuoca anche fuori? Non è che per caso hai ucciso qualcuno?
Perché sarebbe tipo... wow...”
Per
tutta risposta, Red si chinò ad estrarre da sotto il bancone un
budino al cioccolato che posò sul vassoio della biondina, per poi
iniziare a ridere di gusto.
Posandole
una mano sulla schiena e trattenendosi a stento dal ridere a sua
volta, Alex la condusse a un tavolo, mentre le risate di Red non
accennavano a smettere.
“Per
quanto resterai, Cassie?”
“Sei
mesi, credo...”
“Credo
proprio che dopo questi sei mesi avrò qualcosa da raccontare.”
“Quindi
l'ha fatto o no?”
Sospirando,
Alex abbassò il libro che stava leggendo.
Il
fantasmino era lì, sulla sua branda, appollaiato in un angolo del
materasso sottile come carta velina.
“Non
ci puoi stare qui, Cassie, se non ti hanno ancora assegnato una
stanza.”
“Se
me lo dici me ne vado.”
Per
l'ennesima volta quel giorno, la bella mora si ritrovò ad alzare gli
occhi al cielo. Da quella ridicola scena nella doccia, la ragazzina
non l'aveva mollata un solo istante. All'inizio era stato divertente,
ma arrivati al dopocena iniziava a risultare parecchio stressante.
“Che
cosa vuoi sapere?”
“Se
Red ha ucciso qualcuno.”
Scuotendo
il capo, Alex chiuse definitivamente il libro e lo appoggiò sul
comodino già oberato di volumi accumulati in quattro anni di
reclusione.
Con
la mano sinistra lisciò la coperta, facendo segno alla ragazza di
sedersi accanto a lei.
“Ascolta,
Cassie, qui funziona così: tutte abbiamo fatto cose di cui non
andiamo fiere. A volte quelle cose ci sembravano dannatamente giuste
nel momento in cui le stavamo facendo, mentre altre sapevamo
perfettamente che si trattava di gigantesche cazzate. Alcune di noi
sono addirittura state costrette ad agire in un determinato modo.
Altre, come me, non si pentono affatto. Il punto è che siamo tutte
alla pari, qui, siamo tutte qui per lo stesso motivo, e quel motivo è
che siamo state bravissime ad incasinarci la vita con le nostre
stesse mani. Io non so cosa abbia fatto Red. Ci sono voci, tante voci
su di lei e tu puoi credere a tutte o a nessuna. La regola qui è non
chiedere e, in ogni caso, non chiedere direttamente a lei, se ci
tieni a non morire di fame.”
Con
tutta la calma del mondo, Cassie si strinse nelle spalle.
“Oh,
il cibo non è un problema per me. È da parecchio che ho deciso di
smettere.”
“Di...smettere?
Smettere di fare cosa, Cassie?”
Con
un sorriso, la giovane si alzò in piedi, chinandosi, poi, per posare
un microscopico bacio sulla guancia di Alex.
“Buonanotte,
Grattacielo. Domani posso stare di nuovo con te?”
E
accadde di nuovo.
Miss
Magrezza Inquietante le fece di nuovo tenerezza, come nella doccia
quella mattina stessa.
“Certo,
piccola.”
“Oh...
wow...”
Fu
vedendola ondeggiare lungo il corridoio, diretta verso l'area comune,
che Alex Vause si rese conto di aver appena rinunciato alla sua
meravigliosa tranquillità per tutti i sei mesi a venire.
Continua...
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