Il Corridoio dei Senza Perdono
Le
onde si abbattevano violentemente contro gli scogli alti e minacciosi. Il
mare era in tempesta e il vento soffiava sempre più forte
sulle
possenti pareti della struttura. L'edificio era alto e privo di
qualsiasi bellezza, ma incuteva lo stesso paura. All'interno,
intanto, regnava quasi dappertutto il silenzio, l'unico rumore che si
sentiva era quello di passi lungo i corridoi. Persone vestite con
divise composte da scarponcini neri, pantaloni e maglioni
azzurri avanzavano a gruppi di tre. Ogni gruppo da tre aveva un
membro con la punta della bacchetta accesa, mentre gli altri due
tenevano le mani serrate sulle loro.
Tre di
loro stavano avanzando verso il terzultimo piano, la massima
sicurezza.
L'ala
di massima sicurezza era costruita su due piani e conteneva
più o
meno una settantina di detenuti, tutti condannati per i crimini
più
osceni del mondo magico. I tre Guardiamaghi salirono i vecchi gradini
in pietra, fermandosi davanti a una porta con sbarre. Due maghi in un
completo simile a quello dei tre, soltanto nero e con uno stemma
rosso con una bacchetta illuminata all'interno, sorvegliavano
l'entrata. Erano della Squadra Speciale Magica
- Per
favore identificatevi – disse uno dei due
-
Guardiamaghi Jackson, McGory e West, controllo di routine –
rispose
Jackson.
Subito
da un tavolino di legno sull'angolo si alzò una penna, che
riportò
cosa aveva appena detto l'uomo. La porta si aprì.
Tutti
e tre guardarono la porta, prima di entrare, e West parlò un
po'
titubante – Come sono stasera?
Uno
degli uomini in nero si girò – Sono abbastanza
calmi, solite
reazioni, niente di strano.
I tre
entrarono. Appena i loro passi rimbombarono per i corridoi partirono
dei fischi e degli applausi.
McGory
che passava rasente alla celle di sinistra fu sorpreso all'improvviso
da un “Bu!” ad opera di uno dei prigionieri. I
prigionieri
avevano le facce dure sporche di fuliggine, i capelli erano luridi, lunghi e arruffati e le espressioni erano folli. Era il
piano dei Mangiamorte. Una ventina di celle su quaranta erano
occupate dai servi del Signore Oscuro, rinchiusi ad Azkaban dopo la
loro cattura. I tre Guardiamaghi odiavano quel corridoio, come i
tutto il personale della prigione, che lo aveva soprannominato il
“Corridoio dei Senza Perdono”.
-
Fratellino, secondo te quanti sudici Sanguemarcio ci sono tra questi?
- disse una voce da una cella sulla destra.
Dalla
cella di fronte arrivò subito una risposta – Non
so Rodolphus, tre
su tre? Antonin, tu che ne pensi?
- Che
preferirei essere torturato da quei traditori dei Weasley o da quei
codardi dei Malfoy, piuttosto che mettermi quella roba azzurrina
addosso! Siete maghi o fatine? - disse un voce carica di disprezzo e
ironia, provocando un coro di roche risate da tutte le celle.
-
Figurati Antonin che proprio il giovane Malfoy è il padrino
di tuo
figlio... Immagino che i rapporti tra tuo figlio e quei codardi siano
molto stretti! Quando ero a Hogwarts ho notato che Draco e la sorellina
della tua cara mogliettina, Pansy, andavano molto d'accordo! -
replicò una nuova voce.
Il
prigioniero chiamato Antonin rise, gelido – Be' Amycus,
almeno io
una moglie l'ho avuta, tu sei talmente orripilante che sembri un
Babbano!
Di
nuovo molte risate tuonarono nel corridoio e Amycus si
ritirò
nell'ombra della sua cella.
- Hey
Macnair! – tuonò di nuovo la voce di Antonin,
quando tornò il
silenzio – dovresti ucciderli tu queste bestie, non
è mica il tuo
campo?
Una
voce pacata dalla cella di fronte a lui rispose – Io uccido
le
bestie pericolose, Dolohov, non i cani da guardia!
Un
omone biondo spuntò dall'ombra di una delle celle e,
attraverso le
sbarre, sorrise ai Guardiamaghi – Vi stiamo prendendo in giro
Sanguemarcio – disse con una voce piena di finto rammarico
– non
vi sembra il caso di risponderci?
I
Guardiamaghi andarono avanti, ignorandolo, e questo lo fece
arrabbiare.
- HO
DETTO DI RISPONDERE, CANI! - urlò, sputando in faccia a West
-
Rowle, stai calmo, non sputare addosso a nessuno – intervenne
di
nuovo Rabastan Lestrange – Poi magari arriva Potter e ti
tortura
come ha fatto con Amycus!
Tutti
risero, Rowle compreso, e si sentì un mezzo mugolio di
protesta dal
Mangiamorte chiamato in questione.
West
estrasse la bacchetta e se la puntò alla tempia, dove stava
colando
lo sputo di Rowle, e sussurrò – Tergeo
– e lo sputo fu
risucchiato dentro la punta della stecca di legno.
-
Tergeo? - disse una voce che fino ad allora non
aveva ancora
parlato – La prossima volta che ti punti la bacchetta alla
testa,
pronuncia “Avada Kedavra”
così pulisci la terra da un
Babbano, piuttosto che la tua lurida faccia da uno sputo purosangue.
Una
nuova risata riempì la stanza
- Su
Yaxley, non essere così cattivo, potresti finire ad Azkaban
per
queste insinuazioni – disse una voce assonnata
-
Rookwood ti sei svegliato? Era l'ora! – ringhiò
qualcuno nella
cella davanti a Rookwood.
-
Buonasera Fenrir! O è buongiorno? Mi scusi buon uomo,
è giorno o
notte? - disse in tono beffardo rivolto a McGory, che non gli
rispose.
- Oh
ma che simpatico – continuò allora –
mica sono velenoso sai? Al
massimo è il tuo sangue che lo è, scommetto che i
tuoi genitori
puliscono le padelle con uno straccio.
Anche
in questo caso i Guardiamaghi ignorarono i commenti sprezzanti dei
Mangiamorte e andarono avanti, uscendo dal corridoio, non prima
però
di aver sentito Dolohov augurare ai loro genitori Babbani e ai loro
figli Magonò una morte lenta e dolorosa.
A dire
il vero nessuno di loro era un Nato Babbano, anzi, McGory aveva come
suo ultimo parente non magico la propria trisavola, che si era
sposata con un Potter, cosa che stava cercando di nascondere ai
Mangiamorte più del suo Stato di Sangue.
Tutti
e tre ringraziarono il cielo quando uscirono, e non per fortuna non
era stato neanche una delle visite peggiori. Non sembravano per
niente vittima dei rimorsi, anzi, erano più assetati di
sangue che
mai. Trovavano la prigione quasi come un passatempo, cosa che
certamente era per i Lestrange e gli altri che erano finiti ad
Azkaban anche dopo la Prima Guerra, dove i carcerieri erano ancora i
Dissennatori. Salirono le scale per salire al secondo corridoio,
quello degli assassini seriali, facendo un sospiro di sollievo.
Il
freddo continuava a crescere e i Mangiamorte presto iniziarono a
cercare le loro giacche.
Avevano
diritto tutti ad una giacca di seconda mano, spesso rattoppata, ma
comunque abbastanza pesante per reggere al clima non proprio mite di
Azkaban. Quando i carcerieri si erano allontanati, i loro sorrisi si
erano spenti ed erano ritornati al solito cupo silenzio che di solito
avevano di notte. Un alone di disperazione girava, e non solo tra i
prigionieri. Anche le guardie in quel momento stavano iniziando a
sentirsi giù di morale, ma tutti davano la colpa alla
prigione
stessa, un posto in cui nessuno, sia libero sia non, non poteva
sentirsi felice.
Nessuno
però sapeva che, proprio in quel momento, al di fuori delle
possenti
mura qualche migliaio di lugubri figure, avvolte in mantelli da cui
uscivano solo le mani grinzose, volavano intorno alla prigione,
cercando un modo per entrare.
Le
guardie pattugliavano tutti gli ingressi, ma non era ancora il
momento di attaccarle, o almeno così era stato detto loro.
Al
segnale molte di loro sarebbero state private della loro anima.
Continuarono
ad aspettare, nascosti dalle nuvole, mentre la vita nella prigione
andava avanti normalmente.
Ad un
certo punto quattro esplosioni illuminarono il cupo cielo notturno.
La figura alta e imponente della prigione ora conteneva quattro
grossi buchi, mentre le macerie cadevano nel mare o addosso alle
guardie ai piani inferiori.
I
Dissennatori volarono veloci verso il basso, entrando nella fortezza.
Le guardie vicino alle esplosioni, stordite dalla potenza di queste,
furono baciate quasi subito, mentre l'ingresso principale era stato
conquistato da una sessantina di esseri con il mantello.
Alcuni
animali argentati iniziarono ad aggirarsi per i corridoi bui, ma non
erano abbastanza potenti da sconfiggere un così grosso
numero di
Dissennatori, anzi, i proprietari li facevano girare in cerchio
attorno a loro e a tutte le persone che riuscivano a salvare.
Intanto
al terzultimo piano gli agenti della Squadra Speciale Magica erano
entrati nel Corridoio dei Senza Perdono, guardando il buco del muro
in fondo alla stanza, a bacchette sfoderate. All'improvviso due
Dissennatori emersero dalla nebbia, e gli furono addosso. Dopo pochi
secondi, caddero a terra, privi della loro anima.
Otto
palle nere entrarono dentro l'edificio e si infilarono in altrettante
celle, esplodendo.
Ma le
esplosioni erano diverse da quelle di prima: il fuoco che fuoriusciva
era nero e, quando le sbarre saltarono in aria, i prigionieri
all'interno erano del tutto illesi e, a mezz'aria davanti a loro,
torreggiavano le loro bacchette. I fratelli Carrow e Lestrange,
Rookwood, Dolohov, Greyback e Yaxley uscirono sgranchendosi.
-
Liberate anche me, vi prego! - ululò Macnair, seguito subito
a ruota
da Rowle.
Rabastan
Lestrange si avvicinò alla cella dell'ex-boia e
mormorò -Alohomora.
Ma la
porta non si aprì. Il Mangiamorte libero e quello
imprigionato
imprecarono nello stesso momento ma, proprio in quell'istante, la
porta della massima sicurezza fu nuovamente aperta, e una decina di
maghi, vestiti o di azzurro o di nero, con la bacchetta in mano,
pronti al combattimento.
Greyback
corse subito contro di loro, azzannando un Guardiamago che gli venne
incontro, ma fu prontamente colpito da quattro Schiantesimi al petto,
cadendo a terra inerte. Una decina di Dissennatori, allora, corsero
incontro ai nuovi arrivati ma un ragazzo, vestito con completo e
maglietta nera, li allontanò scagliando contro di loro un
leone
argentato. I Lestrange, intanto, si misero a correre verso il buco in
fondo al corridoio, lanciando Schiantesimi contro i carcerieri. I
fiotti di luce rossa, non arrivavano a toccare le divise,
perché
venivano bloccati da barriere invisibili provenienti dai vestiti.
-
Buttatevi giù dalla torre e smaterializzatevi! -
gridò Rodolphus,
subito seguito dai Carrow, Yaxley e Rookwood.
Proprio
quando sembravano avercela fatta, i tre Guardiamaghi che prima erano
passati per il loro corridoio spuntarono dalle scale, puntando contro
di loro le bacchette, ma Rookwood fu più veloce e
urlò –
CONFRIGO!
L'incantesimo
manco di poco McGory, ma l'esplosione che provocò fece
svenire tutti
e tre.
Stavano
per buttarsi, quando arrivarono otto calici d'argento. Insieme
formavano un cerchio, che volava girando in continuazione, e si
fermarono ai piedi dei sei Mangiamorte. Intorno agli oggetti brillava
una luce azzurra lampeggiante. Erano passaporte.
I sei
ne afferrarono una a testa, mentre Dolohov restava indietro.
Il
Mangiamorte, divertendosi come un matto, stava continuando a lanciare
anatemi mortali contro tutti gli inseguitori, riuscendo ad ucciderne
cinque,ma proprio mentre stava per lanciare l'ennesimo, il ragazzo
che stava lottando con il suo Patronus contro i Dissennatori,
interropendo l'incanto, lanciò contro di lui uno
Schiantesimo,
colpendolo in piena faccia.
Dolohov
cadde incosciente a terra e, proprio in quel momento, gli otto calici
scomparirono, portando con sé i sei Mangiamorte.
Caddero
tutti su un pavimento liscio e pulitissimo in uno stretto ingresso.
Davanti a loro una casa e uno stretto corridoio che, passando rasente
la scala, andava verso una porta aperta. Era tutto buio.
Quattro
bacchette si accesero, mentre i fratelli Lestrange restarono con le
bacchette tese, pronti a difendersi. Ad un cenno di Rodolphus i sei
proseguirono per il corridoio lentamente, aspettandosi un attacco da
un momento all'altro. Superarono una porticina nel sottoscala e
spalancarono la porta con le bacchette spianate. Dentro la stanza non
c'era anima viva.
Rookwood
iniziò a esaminare la stanza a grandi passi, mentre gli
altri si
guardavano intorno storditi.
-
Questo è un covo di Babbani! - urlò alla fine,
facendo esplodere un
vecchio televisore con un colpo di bacchetta.
-
Calma Augustus - disse una nuova voce, proveniente dalla porta da cui
tutti erano appena entrati.
Un
signore vecchissimo, con le mani lunghe e rugose, era sulla porta.
Portava una soprabito blu oceano, con un cappuccio bordato d'oro che
gli copriva il volto, lasciando intravedere solo la sua bocca,
anch'essa coperta di rughe.
- Non
essere così violento.
- Chi
sei? - disse Yaxley, mentre tutte le bacchette puntarono contro il
nuovo entrato.
- Il
vostro salvatore, anche se sembra che le persone che volevo salvare
siano di più di quelle qui presenti. Mancano Antonin e
Fenrir, dove
sono?
- Sono
rimasti indietro, feriti durante il combattimento in prigione
–
continuò Yaxley, che sembrava l'unico in grado di parlare
– perché
ci hai salvati?
-
Questa domanda è semplice... perché, ovviamente,
ho bisogno di voi.
Ma se volete farmi il piacere, possiamo sederci? Sono pur sempre un
povero vecchio.
A
queste parole cliccò l'interruttore della luce,
accendendola, poi,
alzando la mano e aprendo il palmo, aspettò che un stecca di
legno
apparisse da una sedia e raggiungesse la sua mano.
- Un
Incantesimo di Appello non verbale e senza bacchetta...
straordinario, neanche il Signore Oscuro era capace di farlo
–
mormorò Rabastan Lestrange colpito.
- Il Signore Oscuro sapeva volare, dubito seriamente che non ne fosse capace. Era meno scaltro, ma ciò non
vuol dire
che fosse meno potente di me. Era decisamente più forte lui,
ma io
sono decisamente più discreto, lui era leggermente troppo
esibizionista... oh su Rodolphus, puoi essere fedele a un morto
quanto puoi, ma devi ammettere che è vero – disse
affabile,
riprendendo il maggiore dei Lestrange che si era un attimo incupito
al commento sul suo padrone.
Si
avvicinò ad un tavolo di cristallo abbastanza largo dove
nove sedie
erano posizionate in uno strano ordine: una a un capo del tavolo, due
dall'altro, e le restanti sei disposte tre su ogni lato.
Si
sedette sul capo dove c'era una sola sedia e con un pigro movimento
della bacchetta allontanò le sedie sull'altro capo dal
tavolo.
-
Peccato sarebbero state una di Antonin e una tua Rodolphus ... be'
puoi sederti al posto di Fenrir – sbuffò il
vecchio dopo qualche
attimo di meditazione. Restò seduto ad aspettare che i suoi
ospiti
si sedessero, ma nessuno lo fece, ancora troppo sbalorditi.
-
Tranquilli non mordo – disse con un sorriso –
sedetevi pure.
Augustus, per favore, puoi aprire l'anta dell'armadietto là
in fondo
e prendere il Whisky Incendiario? Visto che tutti avete ancora in
mano i calici, credo che sia giusto approfittarne, o no?
Rookwood
si mosse e raggiunse il vecchio mobiletto, da dove tirò
fuori una
vecchia bottiglia molto curata.
- Del
1738? Si tratta bene – commentò con un sorriso,
mostrando la
bottiglia a tutti i commensali.
- Oh
grazie! Ma non è una scelta mia, lo comprò mio
padre per
festeggiare la mia nascita, era appena stato imbottigliato.
- Lei
è del 1738? - chiese Amycus Carrow, con la bocca spalancata.
- Sì,
di maggio, per precisione. Per esserlo ancora di più il 2,
non una
data molto gradevole per voi, giusto?
Un
piccolo ghigno solcò per un momento le facce dei Mangiamorte.
- Mi
scusi, signore – disse Rodolphus Lestrange –
potremmo sapere chi
è lei?
- No,
non potete, e dopo il nostro incontro o stringerete un Voto
Infrangibile o verrete uccisi. Comunque potete chiamarmi
“Maestro”.
So che vi sembrerà un po' poco modesto da parte mia, ma
preferisco
essere confuso con Lord Voldemort, se qualcuno in futuro vi
sentirà
parlare di me, anche se non voglio assumere il suo stesso titolo .
I sei,
quando sentirono il nome di colui che li aveva uniti, si guardarono
inquieti tra di loro, tra il confuso e l'arrabbiato.
- E,
di grazia, cosa dovremmo fare per lei? - continuò Rodolphus
- Oh
questo caro Rodolphus vi sarà spiegato per bene dopo.
Diciamo che
ognuno di voi è fondamentale in questo piano. Antonin
sarà utile
più in là, mentre in questa fase del piano Fenrir
sarebbe stato
molto d'aiuto. Peccato ma, come ho già detto, i fondamentali
siete
voi.
- I
Carrow sono fondamentali? Oddio, siamo messi bene – rise
Yaxley,
facendo sghignazzare anche Rookwood, mentre i due Lestrange
abbozzarono un sorriso timoroso, per non sbilanciarsi troppo di
fronte al nuovo ospite.
- Come
senza ognuno di voi, il piano senza i Carrow non funzionerebbe. Anzi,
non mi sbilancerei troppo, se dicessi che senza di loro saremmo ad un
punto morto, senza alcuna via d'uscita.
Tutti
si ammutolirono. Il tono di voce dell'uomo era calmissimo, ma tutti
avevano sentito una nota di amaro stupore.
- Mi
scusi, Maestro – sussurrò allora Amycus
– dove siamo ora?
-
Speravo tanto in questa domanda, ma prima volevo riceverne un'altra.
Perché dei abili combattenti come voi non mi hanno trovato?
Tra
parentesi, se voi avreste usano Hominum Revelio, mi
avreste
subito scovato: ero nel sottoscala. Non sottovalutate mai quel
sottoscala, anche se è Babbano. Detto questo, benvenuti al
numero 4
di Privet Drive.
A
questa rivelazione i sei per poco non si ribaltarono dalla sedia.
- La
casa di Harry Potter!? - sussurrò Alecto spaventata
– siamo evasi
da Azkaban per venire nella casa di Harry Potter!?
- No,
questa non è più la casa del signor Potter. E'
stata comprata da
una famiglia di Babbani che ho sottoposto al bacio dai miei
Dissennatori e ora tengo sotto controllo tramite la Maledizione
Imperius.
- E
allora perché siamo qui? - chiese Rabastan.
-
Perché, in primis, non cercheranno mai dei Mangiamorte in
luoghi
Babbani e, in secundis, mi è sempre piaciuto essere un po'
teatrale.
- Non
più tardi di dieci minuti fa ha detto che lei era discreto
– disse
Rookwood.
-
Questo è vero, ma anche un regista è teatrale,
anche se in scena
non lo si vede mai.
Buon giorno. Questa è la mia prima
FF su HP, anche se ne sto tenendo già due, una su Hunger
Games e una su Teen Wolf. Sarà incentrata su Teddy, anche se
non apparirà nemmeno nel prossimo capitolo. Be', spero che
vi piaccia, se avete correzioni o suggerimenti recensite pure, ho
guardato su Harry Potter Wiki ma non ho dato un'ultima controllata ai
dati, quindi non sono sicuro al 100% che sia tutto giusto. Alla
prossima, se vi piacerà!
Peace
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