Nuova pagina 1
La stanza era angusta e
buia.
Non c'erano finestre, le
pareti erano gocciolanti. Probabilmente si trovava in uno scantinato.
C'era anche odore di
muffa.
Nyven non si ricordava
come mai si trovasse lì. S'era svegliato e s'era ritrovato lì dentro, con le
spalle appoggiate alle pareti che trasudavano umidità.
Il ragazzo aveva le gambe
così pesanti che parevano fisse, ancorate al pavimento.
Nyven respirava
affannosamente
"Che cosa ci faccio qui?"
Nessuno rispose e
nonostante la stanza fosse piccola, la sua voce rimbombò.
"Padrone?"
Ancora nessuna risposta,
la voce si perse dopo una piccola eco.
Tastò la parete per
cercare una via d'uscita, ma le gambe gli cedettero e cadde a terra carponi.
Sentiva male, le membra pesanti non rispondevano al suo volere. Si trascinò e
cercò di rialzarsi.
"Padrone?" Nyven si
accorse di essere nel panico.
Perchè era lì?
Che il padrone l'avesse
rinchiuso lì perchè aveva fatto qualcosa che non doveva?
Nyven non ricordava nulla.
A tentoni, continuò a
tastare il muro per cercare una via d'uscita.
Il buio era così intenso
che Nyven non riusciva a vedere oltre la propria mano.
"C'è qualcuno?"
Ma ancora una volta,
nessuno rispose.
D'improvviso apparve una
fiammella laddove Nyven era certo non ci fosse altro che una parete di mattoni.
“Chi è?” Il ragazzo era
terrorizzato, ma immobile “chi è” ripetè.
Ancora silenzio.
La fiammella s’ingrandì e
divenne un falò.
Nyven si schiacciò contro
la parete che non era più umida, stava diventando sempre più calda. Si scostò
per paura di bruciare.
Le fiamme ormai
divampavano, alte e crepitanti
“C’è qualcuno? Per favore,
rispondete”
Ma non ci fu risposta.
C’era silenzio, nonostante il fuoco. Non si sentiva alcun rumore.
Nyven si accorse che
vicino a dove si trovava, la parete della stanza era interrotta da una piccola
fessura: che fosse la via d’uscita?
Appena la fiamma si accorse che il ragazzo si stava dirigendo verso quella
apertura, avvampò.
Nyven la guardò con gli
occhi sgranati ed ebbe la netta sensazione che anche lei fosse lì a guardarlo,
con le pupille dilatate, rosso cremisi.
“Chi sei?”
Ma la fiamma non aveva
voce. Solo occhi ardenti.
Nyven raggiunse la
fessura. C’erano delle scale strette, a chiocciola. Sembravano l’unica via
d’uscita. Il ragazzo esitò: la fiamma non voleva che lui scappasse, la fiamma lo
voleva lì per lei.
Ma fu l’esitazione di un
istante, Nyven le girò le spalle e corse, con le sue gambe di nuovo leggere.
Ci fu un boato, quasi
un’esplosione e la stanza prima fatta di mattoni solidi si frantumò sotto l’ira
del fuoco.
Nyven si ritrovò a
scappare dalle fiamme che lo inseguivano, lo rincorrevano, sempre più
velocemente…
Le scale sembravano
infinite, chiocciola dopo chiocciola… e il fuoco era lì, a lambire la sua pelle.
Se Nyven si fosse fermato sarebbe stata la fine.
Il cuore in petto gli
batteva all’impazzata.
Che cosa ci faceva lì?
E che fuoco era quel fuoco vivo che lo rincorreva e minacciava di reclamarlo e
bruciarlo nel suo calore?
Il silenzio di prima era
stato rimpiazzato dall’affanno di Nyven e dalla rincorsa delle fiamme che
crepitavano.
Sembravano ululare.
C’erano scalini, troppi
scalini e il caldo era atroce, ma Nyven non poteva fermarsi.
Le pareti intorno a lui
crollarono definitivamente, bruciate come fossero carta.
Nyven si svegliò di
soprassalto, madido di sudore gelido. Era nella sua stanza, ai piedi del letto.
Nello stesso posto dove s’era addormentato la sera prima.
* * *
Nell’aria c’era
odore di pane appena sfornato e forse anche di tè. Sì, te alla vaniglia…
“Pane, tè alla
vaniglia…” Nyven biasciò, con la bocca impastata, credendo di trovarsi in un
altro sogno
“E ciambelle al
latte ripiene di marmellata di ribes. Inoltre zuppa di uova e mele…”
Nyven spalancò
gli occhi
“E tante altre
cose. Quindi se ora vuoi fare la grazia di alzarti… Ma non dovevi essere un gran
lavoratore?”
Zir lo stava
guardando con severità.
Nyven si
affrettò a mettersi in piedi
“Sì, signore,
certo signore” disse non riuscendo a scrollarsi di dosso il torpore che sentiva
“Io…”
Ma Zir lo
interruppe.
“Basta ciance.
Non so perché Irìyas pretenda che sia io a prendermi cura di te, giacché potrei
occuparmi di compiti ben più alti e nobili” disse con tono petulante “ma è lui
che dà gli ordini qui dentro. E sebbene mi senta di argomentare il più della
volte, questa volta no” scrollò le spalle, parlando fra sé e sé “chissà poi
perché”
“Il padrone…”
“Sì, è il
padrone ad avermi mandato qui, non ti svegliavi più! Dobbiamo fare
tantissime cose questa mattina, non possiamo perdere altro tempo. Ma prima devi
mangiare”
“Posso anche…”
“No che non puoi
non mangiare! Sei a digiuno da cinque giorni!”
In effetti,
Nyven aveva così fame che faticava a reggersi in piedi. Il suo stomaco brontolò.
“Visto?”
“Cinque
giorni…Non capisco”
Zir battè due
volte le mani e un piccolo animaletto – un castorino – entrò con un vassoio
enorme, stracolmo di cibo.
Nyven strabuzzò
gli occhi al castoro, ma tutto fu dimenticato – l’animale e il suo sonno di
cinque giorni – di fronte a tutto il cibo che gli avevano portato.
“Pos…”
“Fa’ in fretta”
Zir non riuscì a finire la frase che il ragazzo aveva già mangiato mezza
ciambella al cioccolato amaro.
“Che modi!
Dovremo lavorare anche su quelli…”
Zir andò a
rovistare nell’armadio del ragazzo.
“Devi indossare
vesti pesanti. Non sei abituato a questo clima, né per altro hai un bel pelo
folto come il mio, avrai freddo…”
Si girò verso
Nyven e sospirò, sorridendo, d’improvviso.
“Hai dormito
cinque giorni, ragazzo. Il padrone ti ha fatto dormire per cinque giorni di fila
perché i tuoi capelli crescono di più quando dormi” e con la zampa indicò la
testa del ragazzo.
Si sistemò gli
occhiali sul naso e appoggiò dei vestiti sul suo letto, non distogliendo lo
sguardo da Nyven che lo guardava ancora assonnato.
“Dobbiamo andare
al mercato, avrò tempo e modo di parlare con te, finalmente”
“Parlare con
me?”
“E’ evidente che
non stai capendo niente di quello che succede. Non sai perché sei qui, non sai
dove qui sia, non sai perché i tuoi capelli siano così importanti… Ma
queste sono tutte domande di poco conto. Quello che non sai è in cosa sei stato
coinvolto”
Nyven aggrottò
la fronte, aspettando che il coniglio continuasse a parlare.
“Non lo saprai
da me. L’unico che ha il diritto di parlarne è Irìyas. Deciderà lui cos’è meglio
fare. Io, semplicemente, cercherò di non farti fare delle sciocchezze”
“Delle
sciocchezze?”
Zir mosse il
naso, come se gli facesse prurito. I baffetti s’arricciarono e lui, con la
zampa, tentò di lisciarli.
“Non ne vogliono
proprio sapere di stare a posto…”
Nyven sorrise.
“Non pensare,
ragazzo” lo ammonì Zir “ che a me interessi di te. Non cadere nell’errore che
qui la tua vita sarà diversa. Solo perché non è come quella che hai vissuto
finora, non significa necessariamente che sarà diversa. Tu sei qui perché sei
utile, nessun altro motivo. Non dare fastidio, non disturbare e fa’ bene il tuo
dovere. Non ti verrà chiesto altro. Ma questo è ciò che si pretende”
L’improvviso
cambiamento di tono del coniglio aveva stupito Nyven. Quell’aria simpatica e un
po’ scorbutica che aveva intravisto all’inizio era, d’improvviso, scomparsa.
Il ragazzo
annuì.
Del resto, non
s’aspettava nulla di più, non avrebbe disturbato e sarebbe stato il più utile
possibile.
Zir lo fissava.
“Irìyas…” disse
poi quasi soprappensiero “Irìyas ha riso quando t’ha visto dormire” e con la
zampa indicò il tappeto dove Nyven aveva passato le notti precedenti.
“Perché non hai
dormito sul letto?”
“Pensavo fosse
il letto di qualcun altro…In una stanza così grande…”
Il coniglio
scosse la testa: “E’ la tua stanza, e quello è il tuo letto. Nell’armadio ci
sono i tuoi vestiti e quella sul tavolo è la tua colazione. “
Nyven si guardò
intorno “Io non ho mai avuto niente di mio, pensavo…”
“…di dover
dormire ai piedi del letto?”
“Pensavo
semplicemente che qualcun altro avrebbe dormito sul letto – il padrone forse – e
che io dovessi dormire per terra. Non sarebbe stata la prima volta che accadeva.
Anzi” Nyven si strinse nelle spalle “ero molto felice di poter dormire su un
tappeto”
Zir si avvicinò
a lui, togliendogli di mano l’involtino che Nyven pareva essersi dimenticato di
mangiare “Sbrigati a vestirti…”
Lasciò che Nyven
cominciasse ad indossare quello che lui gli aveva messo sul letto prima di
ricominciare a parlare. “Era da tanto che Irìyas non rideva così di gusto.
Eppure, quando ti ha visto dormire per terra, avvolto dal tappeto per ripararti
dal freddo, è scoppiato a ridere. In effetti eri buffo, lui però non rideva così
da tantissimo…”
Nyven avrebbe
voluto chiedere perché, ma sapeva che Zir non gli avrebbe dato alcuna risposta
esauriente.
Finì di vestirsi
con quel pensiero in testa.
E stranamente
contento di aver fatto in qualche modo felice il padrone.
Vide per la
prima volta il casello, quando il carro si stava allontanando per dirigersi
verso il mercato.
Nyven s’era
stupito quando, per muoversi, Zir gli aveva detto che avrebbero usato un
semplice carro trainato da cavalli. Forse ancora coinvolto dalla visione
dell’ancella, s’era aspettato qualcosa di insolito, surreale. Quei giorni
passati lì facevano apparire il Crocevia un luogo visitato anni fa, ma l’idea
del carro lo rassicurò. Qualche cosa, anche in quel luogo così diverso da quelli
che conosceva, funzionava in maniera consueta.
Il castello
sembrava fuoriuscire dalla roccia, in parte costruito su di essa, in parte
incastonato. Era imponente. In effetti il ragazzo non era in grado di dire se
quello di fronte a lui fosse un castello… forse di più un palazzo, o una villa.
Nyven scosse la
testa.
Si trovava
persino in difficoltà nel capire che cosa avesse di fronte: non avrebbe certo
avuto vita facile.
Il palazzo era
isolato, intorno la vegetazione era lussureggiante.
“Non ci abita
nessuno qui intorno?”
“Irìyas è più
che sufficiente. E gli abitanti di casa sua sono, a parer mio, fin troppi”
Nyven allargò
gli occhi: “E’ che sembra un posto piuttosto solitario…”
“In realtà, come
vedrai, la città non è molto distante. Inoltre, tieni anche presente che abita
un Lapdinare in quelle stanze”
“Non capisco”
“Questo perché
non lo conosci. Ma Mamim non accetterebbe di vivere in nessun altro luogo
abitato se non lì. I Lapdinare sono la specie che più d’ogni altra ha necessità
di sentirsi libera. E la città tende a dare un certo senso di costrizione…”
“Ma tu non hai
mai paura?”
“Di vivere qui?”
“ Di Mamim”
Zir sorrise:
“Avrei paura se non ci fosse”
Nyven lo guardò
meravigliato, senza parlare per un po’, mentre i cavalli galoppavano verso il
mercato, poi riportò la sua attenzione sul palazzo che piano piano si
allontanava.
I capelli che
gli erano cresciuti fino alle spalle gli davano fastidio alla vista e cercò di
tirarseli via dagli occhi.
“Certo che sono
cresciuti proprio in fretta…”
“Stasera te li
taglierò”
“Il padrone m’ha
detto che gli servono per spegnere il fuoco. Un fuoco che persino lui non riesce
a spegnere…”
Zir non spostò
le sua attenzione dalle redini che aveva in mano.
“Ho visto ben
poco, devo ammetterlo. Ma da quello che ho visto, il padrone deve essere un uomo
estremamente potente… Com’è possibile che lui non abbia l’arte di spegnere il
fuoco?” Nyven continuò a parlare, sperando che Zir lo aiutasse nel suo
ragionamento “All’inizio, quando m’ha detto che aveva bisogno dei miei capelli
per spegnere il fuoco, ho semplicemente pensato che il padrone non avesse il
dominio sugli elementi naturali. Un mio vecchio padrone, che si vantava di
conoscere le arti magiche, mi disse che non tutti i maghi sono uguali e che non
tutti hanno il controllo sulla natura. Però di certo il padrone ha un perfetto
controllo sull’acqua, tanto da poter dare ospitalità persino ad un’ancella…”
Nyven lottò ancora una volta coi suoi capelli “Quindi ho pensato che il fuoco a
cui il padrone si riferiva fosse un altro tipo di fuoco, ma francamente io non
conosco nessun altro tipo di fuoco che il fuoco stesso” rise per la sua frase
“Forse sto parlando un po’ troppo…”
Zir scosse la
testa “Continua. Sono curioso di sapere fin dove ti sei spinto.”
“Non molto più
in là, a dire il vero. Poi mi sono addormentato” Nyven allargò le braccia, come
ad indicare che il sonno fosse stato più forte di lui
“Questa mattina
però ho capito che il padrone deve avere molta fretta. Mi fa dormire per far sì
che i miei capelli crescano prima, stasera vuole già che siano tagliati…
Evidentemente ne ha bisogno il più presto possibile”
Zir sorrise:
”Sei molto sveglio, quasi troppo per un pivello di Droà”
Nyven fece una
smorfia di dissenso: “Non sono così piccolo! Ma, un momento” disse poi cambiando
completamente voce ed espressione “hai detto il padrone ha riso quando m’ha
visto?”
“Così ho detto”
“E’ venuto nella
mia stanza?”
“Com’era suo
diritto fare”
Nyven capì
d’essere stato frainteso “Certo, certo! Lo chiedevo per capire il motivo…”
“Pensi che... ?”
chiese il coniglio in modo allusivo
“O no, no” si
affrettò a dire il ragazzo, stranamente imbarazzato “Voglio dire, il padrone può
fare quel che vuole…” ma si rese conto di aver peggiorato la situazione. Avvampò
“Insomma, intendevo…”
“Per parlare”
“Che cosa?”
“Il padrone è
venuto in camera tua per parlarti”
“Ma non hai
detto che dormivo?”
“E questo cosa
c’entra? Non ho detto che ti aveva cucito la bocca”
“Ho parlato nel
sonno?”
“Molto, devo
ammettere”
Le guance del
ragazzo divennero ancora più rosse. “Chissà che cos’ho detto”
“Niente di
disdicevole, se è questo che ti preoccupa. Ma il padrone ha sicuramente capito
che ti deve piacere molto”
Nyven guardò Zir
con la bocca aperta, per un attimo non seppe che cosa dire. “In che senso?”
“In che
senso…Che senso può esserci in quello che ho appena detto?”
“In che senso
mi piace il padrone: l’ho visto solo qualche minuto”
“Ad Irìyas non
serve altro per farsi amare o odiare. Il tempo, qui, viene scandito in modo
diverso da come sei abituato. E poi non dimenticarti che hai parlato molto, col
padrone. Magari sei rimasto affascinato dalle sue parole”
“Ti sbagli. Ho
rispetto per il padrone, e mi piace” disse scandendo ogni sillaba del verbo
“perché ho incontrato altri padroni e lui, sicuramente, è uno dei più gentili.
Ma non so altro. Inoltre non ho il diritto di avere altre opinioni, né sul
padrone, né sul posto dove sono stato portato. Ciò che penso deve e dovrà sempre
essere sfumato.”
Il coniglio
guardò il ragazzo. “Voi umani siete ben strani…”
“Gli schiavi
sono diversi dagli essere umani”
“Su questo devo
darti ragione”
Svoltato
l’angolo le orecchie a punta del coniglio e quelle di Nyven furono investite dai
rumori del mercato, dai chiassi delle bancarelle.
---------------------------
Nota dell'autore: In realtà il "sogno" che c'è all'inizio del
capitolo avrebbe dovuto essere separato dal capitolo stesso (così è nella
versione "originale"). In pratica, mi sembrava troppo striminzito per
considerarlo un vero e proprio aggiornamento. Ci saranno altri sogni e forse mi
comporterò diversamente, ma questa volta che il capitolo 4 è già pronto, ho
preferito addentrarmi in fretta nella storia ^_^
---------------------------
Francesca Akira89 Sono contenta che la storia ti incuriosisca ^_^ In
realtà, la intro iniziale io l'ho sempre considerata un piccolo sunto di quel
che avverrà, ecco perchè forse ti sembra che ho anticipato troppo. Anche se la
storia è davvero più articolata ^_^ (e spero che continui a piacerti).
Nyven sembra un bamboccio perchè non capisce niente di quello che gli sta
succedendo (povero °_°). Ma per il personaggio che è, non potevo farlo troppo
piccolo...
Majo: Ciao ^_^/ In effetti, il punto di vista estremamente
soggettivo ha dei grossi impicci da cui devo sempre districarmi (non rimarrà
sempre così), ma in fondo, il mondo nuovo è presentato al lettore così come è
presentato a Nyven. La sua prospettiva m'è sembrata quindi la migliore ^_^ Un
bacio
silencio/Sine Nomine:
Oh che bello, rieccoti! Davvero, ero
preoccupata che ti dileguassi fra i lettori senza volto. Ed invece, eccoti qui
*_*. Sì, la casa, il mago... Bene o male la maggior parte degli abitanti di
queste terre hanno un che di bizzarro (per usare un eufemismo), Irìyas poi è un
misto di strafottenza, ai limiti dell'arroganza da una parte, estrema
correttezza e alti ideali dall'altra...Non un personaggio facile (neanche da
scrivere e descrivere °_°)
BiGi: Stressami pure, non puoi che farmi piacere XD.
L'acqua che cade giù, in effetti, non è una mia idea XD. All'inizio mi sono
fatta qualche remora perchè l alternanza delle stagioni e un ciclo solare
difficilmente potevano implicare una terra piatta (senza gravità). Ma poi mi
sono detta "E' un fantasy, stai facendo parlare un coniglio, la terra piatta è
il meno" XD
Aphrodite:
Ciao cara ^_^/ Puoi immaginarti Zir come meglio credi. In effetti un po'
Bianconiglio è. Anche se non così cronicamente in ritardo. XD Di dove sono? La
parte italiana di me (metà) è di Milano. Vivo un po' lì e un po' in Inghilterra.
Ma se hai notato un'inflessione dialettale, è sicuramente lombarda (mia nonna
parla solo dialetto ._. Si capise lei e lei). Un bacio
Vocedelsilenzio Ciao. Sono davvero contenta di trovare una tua
recensione (due tue recensioni, a dire il vero).E ancora più contenta che
Cremisi ti incuriosisca. Odierei cadere nel banale, e mi rendo conto che sia
molto semplice farlo. La storia è strutturara e impostata su una base
tridimensionale e "storica" (sai quanto questo mi piaccia), perciò uno dei miei
intenti era proprio quello di creare un racconto originale.
Un bacio a
tutti.
|