“Sono sincera,
cazzo!”.
Lo grido sempre e rido quando lo
dico, e quando rido chiudo
gli occhi perché lacrimano.
Una volta ero poco sincera, ora lo
sono anche troppo.
“Sono troppo intelligente
per frequentare una persona così
stupida!”.
Rido di nuovo, la mia vita
è ironica e fa di tutto per
scagliarmi addosso oggetti, per fortuna ho il mio gatto e gli
acquerelli.
Il mio gatto mi odia, ma io amo i
miei acquerelli.
Ho anche un’amica
immaginaria, l’avevo disegnata un anno fa,
poi ha iniziato a tagliarsi i polsi e a sanguinare di tutti i colori.
Ci piangevo sopra e
gli acquerelli si scioglievano…
Ho anche un’amica in carne
ed ossa che è più immaginaria del
dipinto, a volte scompare, dopo dieci minuti torna, ma non la trovo
più. Mi
perdo più di lei.
E comunque, dicevo tante cose sulla
mia testa e la
descrivevo.
“Merda,
dovresti
vederla, è in bianco e nero: ha tutti i colori
dell’arcobaleno”.
I colori li aveva
mangiati il disegno
TELA
OSCENA
LADRA.
Piangevo la tua morte vestita di nero
{avevo l’armadio monocromatico},
con un cappello a coprirmi il viso e mi dicevano “Fai bene a
non piangere, era
un coglione”.
Fingevi,
fingevi,
fingevi…
Inscenasti la tua
morte, codardo.
Eri un attore incapace, avevi solo
tanto cerone bianco in
faccia ed eri magrissimo, con le occhiaie.
Stavi zitto e fermo e facevi finta di
morire.
IL TUO RESPIRO ERA
TROPPO PESANTE!
Avevi fumato troppo e i tuoi polmoni
facevano schifo.
“Dalla a me quella
sigaretta, così non la fumi tu!”.
Mi spaventava far scattare
l’accendino: il mio migliore
amico era un piromane, quindi io avevo paura del fuoco.
Avevo la pelle decorata da scottature
che continuavano a
bruciare.
ANTIDOLORIFICI
Prescrizione:
Una volta quando ti
vedevo
Una volta quando non ti
vedevo.
“Sei uno stronzo, io non ci
dormo la notte, lo sai, vero?”.
Mi esercitavo a parlare con quel
famoso gatto, che
continuava a squadrarmi da capo a piedi mentre mi graffiava gli occhi.
Non mi compatire,
stupido,
con tutto quel rosso
ci colorai
i polsi della
ragazza nel dipinto.
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