Ad essere sincera...

di Judy Kill Em All
(/viewuser.php?uid=163430)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


“Sono sincera, cazzo!”.

Lo grido sempre e rido quando lo dico, e quando rido chiudo gli occhi perché lacrimano.

Una volta ero poco sincera, ora lo sono anche troppo.

 

“Sono troppo intelligente per frequentare una persona così stupida!”.

Rido di nuovo, la mia vita è ironica e fa di tutto per scagliarmi addosso oggetti, per fortuna ho il mio gatto e gli acquerelli.

Il mio gatto mi odia, ma io amo i miei acquerelli.

Ho anche un’amica immaginaria, l’avevo disegnata un anno fa, poi ha iniziato a tagliarsi i polsi e a sanguinare di tutti i colori.

 

Ci piangevo sopra e gli acquerelli si scioglievano…

 

Ho anche un’amica in carne ed ossa che è più immaginaria del dipinto, a volte scompare, dopo dieci minuti torna, ma non la trovo più. Mi perdo più di lei.

E comunque, dicevo tante cose sulla mia testa e la descrivevo.

 “Merda, dovresti vederla, è in bianco e nero: ha tutti i colori dell’arcobaleno”.

 

I colori li aveva mangiati il disegno

TELA

OSCENA

LADRA.

 

Piangevo la tua morte vestita di nero {avevo l’armadio monocromatico}, con un cappello a coprirmi il viso e mi dicevano “Fai bene a non piangere, era un coglione”.

Fingevi,

             fingevi,

                         fingevi

Inscenasti la tua morte, codardo.

 

Eri un attore incapace, avevi solo tanto cerone bianco in faccia ed eri magrissimo, con le occhiaie.

Stavi zitto e fermo e facevi finta di morire.

IL TUO RESPIRO ERA TROPPO PESANTE!

Avevi fumato troppo e i tuoi polmoni facevano schifo.

 

“Dalla a me quella sigaretta, così non la fumi tu!”.

Mi spaventava far scattare l’accendino: il mio migliore amico era un piromane, quindi io avevo paura del fuoco.

Avevo la pelle decorata da scottature che continuavano a bruciare.

ANTIDOLORIFICI

Prescrizione:

Una volta quando ti vedevo

Una volta quando non ti vedevo.

 

“Sei uno stronzo, io non ci dormo la notte, lo sai, vero?”.

Mi esercitavo a parlare con quel famoso gatto, che continuava a squadrarmi da capo a piedi mentre mi graffiava gli occhi.

Non mi compatire,

stupido,

con tutto quel rosso ci colorai

i polsi della ragazza nel dipinto.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2127825