CAPITOLO
20
L’INIZIO
DI UNA DOLCE FINE
“Dracoooooo…
ma sei idiota?! Hai lasciato Josh da solo in camera nostra?”
gridava una Ginny super incavolata appena tornata da lavoro.
Draco
stava seduto sulla poltrona con una ragazzina dai codini corti e
sbarazzini di un rosso acceso e gli occhi grigi puntati sulla madre.
Presumibilmente.
“E
allora, è grande ormai!”
“Tu
un ragazzino di quattro anni lo chiami grande? Ma certo, in
proporzione a suo padre è grandissimo, un vecchiaccio!”lo
rimbeccò dirigendosi verso la loro camera da letto.
Appena
entrata vi trovò il figlio con i capelli alla rinfusa che non
sembravano più neanche tanto biondi e con in mano qualcosa.
Dall’altra
stanza, Draco mentre giocava con le bambole di Stephany più
concentrato lui che lei, rispondeva ghignando divertito.
“E’
logico, se avessi avuto un briciolo di cervello a quest’ora non
sarei qui dopo averti sposato, e comunque cosa vuoi che faccia nella
nostra stanza? Si era messo a piangere e io non ho potuto fare altro
che accontentarlo!” dopo un po’ di tempo dalla risposta
Ginny arrivò trafelata con il bimbetto in braccio che ancora
giocava con quella nuova conquista.
Nel
frattempo Draco tranquillizzava la figlia.
“Lascia
perdere Stephany, la mamma a volte è un po’ isterica!”
“Che
vuol dire?”
“Che
quando la vedi così le devi stare lontana!”
“Va
bene!”
“Dici
che cosa può fare un bambino di quattro anni nella nostra
stanza?” Ginny prese dalle mani del bimbo qualcosa di molto
simile ad un suo reggiseno.
“Bloccarsi
la crescita peggio del padre, che alla sua età magari alzava
le gonne alle bambine!”
“Si
devo ammettere che era profondamente bello farlo!” le disse
sorridendo.
Poi
si alzò lasciando i due figli giocare insieme con
quell’oggetto. Il maschio aveva addirittura provato a
indossarlo con scarsi risultati. Gli ci volevano almeno tre taglie in
meno.
Draco
la prese per la vita cominciando a baciarla sul collo.
“Certo,
non era mai bello come farlo a te!”proferì avanzando
verso la loro camera.
“Ma
sei scemo? Davanti ai bambini poi…”
“E
dai Ginny, infondo prima o poi lo dovranno imparare anche loro…”
cercò di convincerla.
Stranamente
le sue parole la facevano imbestialire ancora di più.
“Si,
ma non a 4 ANNI idiota!”
“Quante
volte ti ho detto che questi nomignoli mi fanno arrossire?” le
disse, poi con una mossa improvvisa la spinse verso la loro stanza
chiudendo a chiave la porta alle sue spalle.
Cominciò
a baciarla senza fermarsi un attimo per respirare svestendola piano.
“Credevo
che crescendo anche il cervello avrebbe fatto qualche progresso!”
“Si,
infatti, adesso so toglierti la gonna nella metà del tempo in
cui lo facevo prima, mi sono allenato!”le disse spingendosi con
lei sul letto.
“E
adesso non ho neanche tanti problemi a dirti che ti amo…
contenta?”.
Fuori
i bambini, dopo aver capito che no, quell’aggeggio era troppo
complicato per loro, si guardarono negli occhi e andarono a sbirciare
dal buco della serratura.
Poverini,
probabilmente Ginny non sapeva che a quattro anni, quei bambini
sapevano già tutto. E magari si chiedevano perché mai i
loro genitori si azzuffassero in quel modo nel letto ridendo come dei
pazzi.
Già,
valli a capire. Era questo quello che i bambini avrebbero pensato se
fossero stati già in grado di auto-distruggersi il cervello
come erano soliti fare quei due pazzi dei loro genitori.
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