- Non capisco come mai tu sia così capriccioso,
oggi – Roxas sospirò stancamente e si
asciugò il sudore dalla fronte. Erano almeno venti minuti
che cercava di iniziare il suo lavoro e il ragazzo davanti a lui si
dimenava e gli faceva domande, come per distrarlo
dall’attrezzo che aveva in mano.
- Non darmi del capriccioso, non sono più un
bambino! – ribattè il quasi diciassettenne.
- Ma ogni tanto ti comporti come se lo fossi. Dai, Ienzo,
siamo entrambi stanchi e prima finiamo qui, prima potrai tornare ai
tuoi esperimenti scientifici o qualunque cosa tu abbia voglia di fare.
Ora però lasciati anestetizzare o dovrò curare
questa dannata carie “a crudo”! –
Ienzo si finse estremamente riluttante, ma aprì
obbedientemente la bocca, lanciando un’occhiata furtiva
all’orologio mentre si sistemava meglio sulla poltroncina.
- Ehi, Roxas – la testa quasi calva di un uomo di
mezza età fece capolino dalla porta – Che ci fai
ancora qui? Non dovevi smontare venti minuti fa? –
- Lo so – Roxas sospirò di nuovo
– C’è stato un piccolo incidente di
percorso, ma ora torturo un po’ il ragazzo e poi vado a casa
–
La “vittima” guardò di nuovo
l’orologio e sorrise, nonostante l’anestetico, che
aveva già iniziato ad agire, rendesse il suo sorrisetto un
po’ storto e abbastanza inquietante. Ma per quella volta non
se ne sarebbe curato, la sua missione era quasi riuscita.
- Yuna, sei pronta? – chiese Tidus, vestito di tutto
punto.
La giovane comparve all’istante, tenendo per mano un bimbo
biondo che, come lei, aveva un occhio verde e uno azzurro, ma la stessa
aria sbarazzina del ragazzo. Era il loro figlioletto di appena tre
anni.
I due si erano conosciuti tramite Rikku, che era una cara amica di
Tidus. Tra loro non c’era mai stato niente se non una
brevissima attrazione fisica, ma quando Rikku aveva presentato Yuna a
Tidus, era subito scoccata la scintilla e in men che non si dica i due
erano diventati la “coppia del secolo”. Beh,
c’era da aspettarselo: lei allora era una giovane promessa
della danza e lui la scoperta della pallanuoto professionale. Wakka,
già capitano della stessa squadra, aveva subito fatto tesoro
del talentuoso attaccante e Tidus si era trovato con un lavoro stabile
ancor prima di aver concluso la scuola dell’obbligo. E con
una piccola famiglia a soli ventitré anni. Yuna aveva
abbandonato spontaneamente il mondo della danza, confessando che non
era comunque adatto a lei e si era dedicata agli studi universitari,
che certo si conciliavano meglio delle prove con un bambino piccolo da
accudire.
Cosa aveva pensato Lidia di tutta quella situazione? Niente, la storia
tra lei e Tidus non si era più sviluppata, ma lei non ne era
particolarmente dispiaciuta. Anche perché ora faceva coppia
fissa con Hayner.
- Forza, andiamo o saremo gli ultimi – lo
esortò lei – Santo Yevon, ce ne hai messo di
tempo. Poi dicono che siamo noi donne ad essere vanitose –
Tidus, in modo molto maturo, le mostrò la lingua, seguito a
ruota dal piccolo Theo.
Naminè si accarezzò dolcemente il pancione di
sette mesi, guardando con un enorme sorriso suo marito che saltellava
qua e là con aria esagitata. Inutile, non avrebbe mai perso
quell’entusiasmo, ma dopotutto era una delle cose che avevano
contribuito a farla innamorare.
- Demyx! – latrò invece Saïx
– Smettila di sgambettare o nel giro di dieci minuti tua
moglie sarà vedova e il tuo primogenito non ancora nato si
ritroverà orfano! –
- Temo – si inserì la voce sarcastica di
Xigbar – che questo raggelerebbe un tantino i festeggiamenti
–
- Cosa mi tocca sentire – fece Marluxia in tono
teatrale, posandosi il dorso della mano sulla fronte – Un
brutale omicidio tra amici. Una storia di sfrenate passioni, intrighi e
tradimenti… -
- Ehi Mar-Mar! Non siamo mica in “Shina la
principessa guerriera”*! – esclamò
Yuffie, seduta educatamente sulle ginocchia di Luxord.
Alcuni dei presenti ridacchiarono mentre Vexen, compagno di Marluxia da
ormai quasi otto anni, scuoteva la testa con aria divertita.
Dopodiché per qualche minuto gli unici suoni furono quelli
delle risate squillanti dei bambini che giocavano insieme. Theo e
Vidinu, il figlio di Wakka e sua moglie Lulu, erano già
amici per la pelle e crescendo ne avrebbero combinate di tutti i
colori, ma quella era un’altra storia.
Claire si aggiustò nervosamente i capelli e si
stuzzicò un brufolo che aveva sul mento, guardandosi
intorno. La presenza di tutta quella gente più grande di lei
la intimidiva, senza contare che non ne conosceva la gran parte. Si
sistemò più vicina ad Aerith e sperò
che suo fratello arrivasse in fretta.
- Roxas! Ho dimenticato il cellulare in palestra! –
Il biondo aggrottò le sopracciglia.
- Beh, te lo porterà dopo tuo padre. Se vuoi puoi
usare il mio per avvertirlo –
- Ma Roxas! – piagnucolò Ienzo
– Sto aspettando una chiamata importante per uno stage
estivo, ne va del mio futuro! Andiamo, non puoi farmi questo!
–
Roxas si trattenne a stento dallo sbattere la testa sul volante. Era
tardi e tutto quello che desiderava in quel momento era riaccompagnare
la piccola peste a casa e poi correre da Axel. Era forse chiedere
troppo? Ma ovviamente no, doveva andare tutto storto! Ma
perché proprio quella sera? Era il nono anniversario suo e
di Axel e il suo rosso gli aveva detto che sarebbe stata una serata
speciale!
- E va bene, ma sappi che sei in debito! –
borbottò in tono scortese.
Impegnato a guardare la strada, non notò
l’espressione trionfante del ragazzo e continuò a
manovrare l’automobile che lo stava conducendo verso il suo
Destino…
- Ehi, gente! – sbraitò Hayner
– Fate un po’ di silenzio, adesso, sta arrivando!
Non vorremo mica svelare la sorpresa prima del tempo –
- Non saprei, Hay. Potrebbe aver già sentito te
– ridacchiò Pence.
- Taci –
- Allora, dove l’hai lasciato?
Nell’ufficio? Sala del personale? – chiese Roxas,
impaziente, senza notare che nonostante non fosse ancora
l’ora di chiusura non si sentivano attrezzi in uso
né sbuffi e grugniti.
- Non ricordo esattamente, ma è di sicuro qui da
qualche parte –
Roxas sospirò per l’ennesima volta, frustrato.
- Ora lo faccio squillare, così lo troviamo
più in fretta –
- Non serve, ora chiedo a papà –
Proprio in quel momento la voce cavernosa di Lexaeus attirò
la loro attenzione dalla sala principale della palestra.
- Ienzo, da questa parte! – fu il laconico richiamo.
Il ragazzo afferrò Roxas per un polso e se lo
trascinò dietro. Lui emise un gemito sconsolato e lo
seguì a testa bassa. Ma poi udì un grido.
- Sorpresa! –
E sì, il biondo alzò lo sguardo ed erano tutti
lì: amici, famiglia e…
- Axel! Credevo… credevo… -
- Credevi male, evidentemente – rispose il rosso,
sfoggiando un’aria estremamente compiaciuta –
Stasera festeggiamo qui –
- Oh – e Roxas per qualche strano motivo assunse lo
stesso colore di una fragola matura, nonostante il
“vizio” di arrossire come una ragazzina gli fosse
passato almeno sei anni prima.
Ma per un po’ tutti si fecero gli affari loro, mangiando e
bevendo, chiacchierando e scherzando, cercando di tenere a bada i
marmocchi o, nel caso di Ienzo, convincere sua sorella ad essere
più socievole, ricevendo in cambio un furtivo gestaccio
dall'inquieta ragazzina.
- Oh Roxy – flautò Axel – Non
credi che ci sia un piccolo scambio di regali da fare? –
Il biondo scoprì i denti in una smorfia giocosa.
- Solo se smetti di chiamarmi così –
Ma nonostante quello infilò immediatamente una mano nella
sua piccola tracolla e la chiuse intorno a qualcosa, lasciandola
lì dov’era.
- Ehm… - fece timidamente, guardandosi intorno:
ovviamente adesso i piccioncini avevano la piena attenzione di tutti
– Prima tu –
- Neanche per sogno, io devo necessariamente
essere l’ultimo, non vogliamo mica rovinare la suspense, eh?
–
Sospirando ancora una volta, Roxas si lascò cadere su un
ginocchio, facendo emettere alla folla mormorii di stupore e, di
conseguenza, arrossendo furiosamente.
Tirò fuori una piccola scatola di gioielleria e la
aprì. E ora, se vi state aspettando un anello di
fidanzamento con tanto di diamante e una commovente proposta di
matrimonio vi sbagliate di grosso. All’interno giaceva una
semplice fede d’oro e Roxas si limitò a
ghignarsela di gusto.
- Whoa, Rox, per un attimo mi sono davvero preoccupato! Un
viaggio a Las Vegas non è previsto nell’immediato
futuro, sai –
E i presenti risero, spezzando la tensione. Ciononostante Roxas
infilò personalmente l’anello
all’anulare sinistro di Axel, che lo baciò in
segno di ringraziamento.
- In ogni caso – sussurrò il biondo
all’orecchio dell’altro – Per quanto
riguarda quel viaggetto… ne riparleremo –
- Ci puoi giurare, baby! Ma ora direi che è il mio
turno. Roxas… -
Axel tirò fuori dal taschino una piccola busta, di quelle
trovate anche comunemente nei supermercati per confezionare regali non
appositamente incartati nei negozi.
Ecco, Roxas non era affatto un tipo materialista, ma ci rimase un
po’ male: lui aveva fatto un regalo davvero impegnativo, non
solo per quanto riguardava il costo dell’oro di quei tempi,
ma anche per il significato emotivo nascosto dietro un anello: un
impegno affettivo, una promessa permanente che soltanto un qualcosa di
egual misura poteva compensare. E nonostante non fosse una proposta di
matrimonio ci andava abbastanza vicino, no?
Ma d’altronde cosa pretendeva, erano passati nove anni e loro
si frequentavano ancora come due adolescenti, tutto rose e fiori, in un
certo senso, sì, ma poi “io a casa mia e tu a casa
tua”. Non erano esattamente compagni di vita, a differenza di
Vexen e Marluxia, tanto per dirne una. Comunque il biondo si
sforzò di sorridere e, curioso suo malgrado, prese la busta
regalo e la aprì, estraendone una scatolina più o
meno delle stesse dimensioni di quella che lui stesso aveva appena
consegnato ad Axel, ma di legno intagliato con delle minuscole chiavi
incise su tutta la superficie.
Roxas riconobbe senza difficoltà lo stile di suo zio Cid,
anche perché Axel non era mai riuscito ad intagliare il
legno, per quanto lui si fosse sforzato d’insegnarglielo.
Guardò alternativamente da suo zio al suo ragazzo,
interrogativo. Cid incrociò le braccia, senza tradire alcuna
emozione. Axel invece sembrava nervoso, per quanto ghignasse nel vano
tentativo di nasconderlo.
- Aprila e basta, eh? –
E Roxas obbedì, trovando al suo interno un set di chiavi. I
suoi occhi si spalancarono e subito si spostarono su Axel, che si
grattò la nuca, arrossendo a sua volta.
- Non volevo dirtelo prima che fosse tutto pronto,
sai… Sono anni che metto da parte per poterti fare questa
sorpresa. Non è stato facile ottenere quel mutuo per poter
comprare una casa tutta per noi. Certo, non posso comunque farcela da
solo, ma… Beh, che ne dici di trasferirti da me? –
e sorrise speranzoso.
Roxas sorrise a sua volta: aveva frainteso tutto. Si rese vagamente
conto che la folla stava trattenendo il respiro e si voltò a
guardare i suoi genitori e Tidus. Nessuno di loro sembrava in grado di
fare altro che fissarlo, ma lui non aveva bisogno del loro consiglio,
per cui si voltò di nuovo.
- Certo che vengo a vivere con te, Ax, e mi sembra
assolutamente giusto che siamo in due a pagare quel mutuo. Ho solo una
domanda –
- Cioè? –
- Perché non chiedermelo in privato, sapendo che
non amo particolarmente essere al centro dell’attenzione?
–
- È semplice: voglio che tutti lo sappiano
–
- Sappiano cosa? Che andremo a convivere? –
Axel sorrise e scosse la testa. Aveva aspettato nove anni, ma ne era
valsa la pena.
- Non che andremo a convivere, Roxas, ma che ti amo. Got it memorized?
–
* Esatto, "Xena la principessa guerriera"
E
così si conclude la mia prima long fic in questo fandom. Non
so se sentirmi soddisfatta per il successo che ha avuto o triste che
sia finita, pur sapendo che altre sono in arrivo.
Confesso, sono
rimasta un pochetto delusa dalla mancanza di recensioni nello scorso
capitolo, ma il calore che mi avete comunque dimostrato è
notevole e non posso fare altro che ringraziare tutti voi che avete
seguito/ricordato/preferito.
Grazie di
cuore! |