Naruto2-1
Il peggior ninja del Villaggio della
Foglia!
- Uno -
Quella giornata d’inizio primavera,
con un cielo che non era coperto né sereno, con un’aria né
calda ne fredda, nonostante la sua assoluta ed immensa banalità
sarebbe rimasta a lungo nei ricordi di molte persone; persone che al
momento avevano tra gli undici e i tredici anni.
Perché quella era la giornata
dei Diplomi all’Accademia ninja.
Una piccola folla si era radunata
davanti all’Accademia, e le voci riempivano l’aria come il ronzio
di un immenso sciame. Tra bambini euforici che sbandieravano i loro
nuovi coprifronte e genitori orgogliosi che si congratulavano l’un
l’altro - esibendo un grado d’ipocrisia non indifferente - un paio
di maestri stavano in disparte, l’uno con un sorriso conciliante,
l’altro con una maschera d’indifferenza dura come il granito.
«Lo vediamo tutti gli anni,
eppure non ci abituiamo mai, vero?» disse Iruka lanciando
un’occhiata al freddo jonin al suo fianco.
«Sarà. Io lo vedo solo per
la prima volta, e già sono stufo» sbuffò quello
accendendosi una sigaretta. Inspirò; espirò. «E
quelli bocciati?» chiese.
«Ritenteranno l’anno prossimo»
rispose Iruka paziente. «Ma se fossi in te cercherei di mettere
da parte il tuo solito velo di cinismo, almeno quando i genitori
verranno a ringraziare»
«Vuoi dire a esibire con
arroganza i loro tesorini?»
«Ecco, mi riferivo esattamente a
questo»
Iruka sospirò, e in quel momento
vide avvicinarsi i primi genitori; allora, efficiente, sfoderò
il suo miglior sorriso d’ordinanza.
«Maestro Iruka, mio figlio non
avrebbe potuto avere più fortuna!» iniziò una
giovane donna troppo truccata. «Lo dicevo proprio adesso alla
signora Terada, che lei è il migliore insegnante della
scuola!»
«La ringrazio, ma non credo di
meritare tutte queste lodi!» replicò il chunin come di
prassi. «Vi ho già presentato il nuovo maestro
dell’Accademia?» afferrò il ninja al suo fianco e lo
trascinò avanti a sé, con sua gran contrarietà.
«Questo è Sai, jonin di ottimo livello. Insegna solo da
quest’anno, ma già ha mostrato di avere la stoffa giusta.
Se non vi spiace io vi lascerei soli, ora: purtroppo un impegno
inderogabile richiede la mia presenza!»
Il suo sorriso si allargò,
mentre Sai gli lanciava un’occhiata scioccata trafiggendolo con gli
occhi neri. Ma un attimo dopo la donna che gli stava davanti attaccò
a parlare di ciò che aveva o non aveva detto alla
signora Terada, e cogliendo un attimo di distrazione generale Iruka
se la filò in un istante. Mentre la madre ossessiva tirava il
fiato tra una parola e l’altra Sai si girò per insultarlo,
ma alle sue spalle trovò solo l’aria.
«Come avevate previsto, sesto
Hokage» disse Iruka con un sorriso vagamente amaro.
«Quest’anno abbiamo avuto tre eccellenze»
«Bene» commentò
l’Hokage senza particolare entusiasmo, dietro alla scrivania
ingombra di documenti da leggere. «Allora procedete»
Iruka esitò un istante,
stringendo i pugni. «Però, signore… siete sicuro
che…?» disse incerto.
«Sì. Sono sicuro» lo
liquidò l’Hokage.
Iruka si accigliò, ma non
ribatté. Dopo essersi inchinato rispettosamente, si girò
e uscì dall’ufficio.
Eppure, nonostante la convinzione
dell’Hokage, lui ancora non vedeva di buon occhio tutta quella
faccenda, sia per i ragazzi che sarebbero stati coinvolti, che per il
jonin che li avrebbe guidati.
Quando genitori e figli si trovano
riuniti nello stesso luogo, è inevitabile che a un certo punto
vengano a crearsi due gruppi distinti: da un lato i giovani,
dall’altro i grandi. Fu ciò che accadde anche quella
volta, dopo l’esame. A un bel momento i ragazzini si riunirono
tutti da una parte, e schiamazzando iniziarono a elencare le grandi
gesta che avrebbero compiuto come ninja.
«E come mio padre entrerò
a far parte della squadra medica!» dichiarò un
ragazzetto pallido, stringendo il pugno con convinzione.
«Io invece imparerò tutte
le arti magiche conosciute!» esclamò un altro
saltellando sul posto.
«Difficile»
commentò
una voce astiosa passando loro accanto, e un ragazzino alto e moro
scoccò un’occhiata velenosa attraverso gli occhi
chiarissimi; un livido in via di guarigione era a malapena visibile
sulla sua mandibola. «Il 'futuro medico' sviene alla vista di una
goccia di sangue, e il suo degno compare è passato
all’esame
per miracolo» sibilò malevolo.
I due giovani ninja arrossirono,
ammutolendo, ma qualcun altro intervenne in loro difesa.
«Ha parlato il settimo Hokage»
borbottò una voce distaccata, e un ragazzino di piccola
statura e dai capelli quasi bianchi si mise in mezzo, le mani in
tasca e lo sguardo indifferente. «Ti brucia essere arrivato
solo quinto in graduatoria, vero Baka?» chiese masticando un
chewing-gum con aria annoiata.
Baka Akeru, il moro, strinse gli occhi
in due fessure, forse cercando di far esplodere il suo rivale di una
vita con il semplice sguardo; in risposta ottenne solo un’alzata di
sopracciglio.
«Un giorno non avrai più
il paparino a guardarti le spalle!» sibilò furente, ma
ad ogni modo, sgomitando a destra e a manca, si allontanò con
la coda tra le gambe.
«Grazie» sorrise il
ragazzino che voleva diventare medico.
«Hn?» fece l’ultimo
arrivato quasi distrattamente. «Oh, non l’ho fatto per voi.
Con Stupido ho un conto in sospeso. E poi ha ragione: non
puoi blaterare che vuoi diventare medico se hai il terrore del
sangue»
«Ma devi proprio smontare la
gente così?» chiese una voce annoiata, e tra la piccola
folla si fece largo una giovane ninja dai capelli neri raccolti in
una lunga coda alta. Sbuffò, guardando il ragazzino più
piccolo davanti a lei, ma nel suo sguardo c’era solo una sorta di
rassegnazione. «Devi coltivare di più il lato sociale,
Jin»
«Da che pulpito»
commentò quello con la stessa indifferenza.
«Ehi!» esclamò
qualcun altro in quello stesso istante, e si fece largo a forza un
altro ragazzino minuto dai capelli e occhi scuri, con sopracciglia
assurdamente folte e un taglio di capelli di dubbio gusto. «Haru!
Jin!» chiamò agitando una mano allegramente. «Guardate!
Guardate il coprifronte!»
«Ce l’abbiamo tutti, razza di
cretino!» sbottò il compare che si era tirato dietro a
forza, rifilandogli un pugno. «Non strillare! Sei
imbarazzante!» e lanciò veloce un’occhiata
tutt’attorno. Ma le ragazzine che li circondavano erano troppo
impegnate a mangiarselo con gli occhi per far caso a ciò che
lo circondava.
«Ecco perché mi sembrava
che le cose fossero troppo tranquille» borbottò quella che avevano chiamato Haru,
scuotendo la testa. «Non eravate ancora arrivati»
«Ciao» fece invece Jin,
sollevando una mano in un cenno di saluto. «Congratulazioni per
la promozione; ho visto che voi e Haru avete ottenuto il massimo
dei voti»
«Sì! Ci siamo impegnati
tantissimo!» garantì il ragazzino dalle sopracciglia
folte.
«Parla per te» lo corresse lei seccata. «Io non mi sono sbattuta troppo»
«Dovresti stare
più attenta quando ti vanti, Chiharu. Se vuoi conosco qualche
libro sulle relazioni sociali» disse una voce vagamente
divertita, e una mano
si posò sulla sua spalla. Lei si voltò di scatto, ma
sapeva già che i suoi occhi neri avrebbero incontrato quelli
altrettanto scuri di Sai, e arrossì per l’indignazione.
«Ha parlato mister supponenza!»
bofonchiò scrollandosi di dosso la mano. «Ma ti guardi
allo specchio ogni tanto?»
«Sì, e mi trovo
discretamente affascinante» ribatté lui con naturalezza,
e per una volta parlò con modestia, a giudicare dalle occhiate
fameliche di un paio di madri.
«Ehi, è sempre un tuo
insegnante!» ricordò il ragazzino dalle sopracciglia
folte, agitandole un dito davanti. «Buongiorno maestro Sai!»
«Non esagerare, Kotaro» lo
blandì lui mentre Haru si ficcava due dita in gola simulando
un conato di vomito. «A voi non ho insegnato nulla, e ci
conosciamo da sempre. Puoi anche darmi del tu» a quel punto si
rivolse agli altri due ragazzini, con il sorriso compassato che era
il massimo dell’affetto che poteva esprimere. «Jin, Hitoshi.
Congratulazioni per la promozione. Soprattutto a te, Jin»
Il bambino dai capelli bianchi si
strinse nelle spalle con noncuranza. «Alla fine sono risultato
quarto in graduatoria, non vedo cosa ci sia di tanto speciale»
disse distrattamente. «Ah, devo andare. Mi stanno cercando»
aggiunse poi adocchiando due ninja vestiti di nero che scrutavano tra
la piccola folla.
Senza rispondere ai saluti che gli
furono rivolti, si girò e si allontanò pigramente.
«Certo che è un bel
soggetto» borbottò Haru incrociando le braccia. «Si
è diplomato a soli sette anni e fa finta di niente»
«Senza contare che ha fatto
solo un punto in meno di noi» aggiunse Kotaro annuendo.
«Certe volte mi chiedo se si renda conto di quanto è in
gamba»
«Pettegoli» li seccò
Sai, seppur senza tanto impegno. «Pensate ai fatti vostri»
«Appunto» intervenne
Hitoshi fissandolo intensamente. «Ora che succede?»
«Per quel che mi riguarda ho un
appuntamento, mentre voi… Boh. Andate a festeggiare come vi pare»
il jonin si strinse nelle spalle.
«Non intendevo questo!»
sbottò Hitoshi irritato. «Cosa succede ora che siamo
stati promossi! Non devono dividerci in gruppi? Come funziona?»
«Ah, quello» di fronte
alla sua espressione svagata, Haru, Hitoshi e Kotaro sentirono il
forte desiderio di ucciderlo. «Trovatevi all’Accademia fra
tre giorni. Lì vi diranno cosa fare» sorrise, poi gli
scappò l’occhio su alcuni genitori che marciavano verso di
lui a passo sostenuto. «Accidenti, mi hanno trovato»
disse tra i denti. «Ragazzi, vi saluto!» e scomparve in
uno sbuffo di polvere.
«Avremmo dovuto immaginarlo»
disse Hitoshi esprimendo il parere di tutti. «Stava scappando
per l’ennesima volta dalle sue responsabilità. Ma perché
ha accettato di fare l’insegnante se non ne aveva voglia?»
«Va beh, ma adesso noi che si
fa?» chiese Kotaro muovendosi nervosamente sui piedi. «Abbiamo
tre giorni per divertirci! Niente più compiti, niente
verifiche a sorpresa, niente lezioni barbose! Diamoci alla pazza
gioia finché non iniziamo a sgobbare sul serio!»
«Magari» borbottò
Hitoshi incassando la testa tra le spalle. «Devo cercare mia
madre e tornare a casa. Come minimo vorrà fare il giro di
tutti i parenti per sbandierarmi come un trofeo»
«Anche io passo» Haru alzò
una mano. «L’unica cosa di cui ho voglia in questo momento è
una bella dormita. E se riesco a dribblare la mia di madre, forse
posso anche farcela»
«Disfattisti» piagnucolò
Kotaro affranto. Ma non poté fermarli quando loro lo
salutarono e si allontanarono in due direzioni diverse. A quel punto
decise che, tanto per fare qualcosa, poteva pure allenarsi un po’
da solo.
Haru, già abbastanza distante,
si fermò prima di svoltare l’angolo e posò lo sguardo
su Sai, che alla fine era stato accalappiato dalle giovani madri dei
novelli ninja. Prima di andarsene davvero, socchiuse gli occhi.
“Un appuntamento…”
Tre giorni dopo i promossi dell’anno
si ritrovarono all’Accademia, emozionati come l’ultima volta che
si erano visti. Mettendo in mostra i coprifronte con un orgoglio che
era cresciuto a dismisura nel periodo di festa, cicalavano nell’aula
continuando a muoversi da un angolo all’altro.
Neanche a dirlo, tre ragazzini si
isolavano dalla massa e stavano per i fatti loro, due stravaccati sui
banchi con aria seccata, il terzo a guardare intensamente gli altri
che schiamazzavano.
«Se vuoi andare, vai» disse
Hitoshi a Kotaro, cogliendo il suo sguardo desideroso.
«Certo» si unì Haru
serafica. «Vai, mescolati a quella massa di imbecilli che ha
legato il coprifronte così stretto da compromettersi il
cervello»
«Haru» sbuffò
Hitoshi guardando il soffitto. «Sei perfida»
«Non gli ho mica proibito di
andare»
«Ma gli stai dicendo che se lo
farà lo disprezzerai»
«Non ho detto nemmeno quello»
«Tra le righe»
«Sempre allegri, vero?» li
interruppe Jin guardandoli da sotto in su. I due smisero di
punzecchiarsi per salutarlo.
«Secondo te è stupido
essere felici per la promozione?» gli chiese subito Kotaro, con espressione afflitta.
«No» rispose Jin,
strappandogli uno sguardo ricolmo di gratitudine. «Ma
comportarsi come quelli là vuol dire avere davvero il cervello
danneggiato»
Haru sogghignò, conscia della
sua vittoria, e Kotaro tornò a deprimersi.
«Ma siete davvero ragazzi voi
due?» sbuffò Hitoshi. «Cinici come non so cosa»
«Che ci vuoi fare, saremo spiriti
affini» sospirò Chiharu con aria drammatica. «E
comunque quelli là sono partiti con il trenino della felicità,
non so se l’hai notato»
Tutti e quattro rimasero ad osservare
per un po’ l’impacciato trenino che cercava di snodarsi tra i
banchi, cantando una canzone stonata che di divertente aveva ben
poco. Alla fine dovettero concordare sull’immane stupidità
dell'intera cosa.
«Certo che se nessuno viene a
dirci cosa fare…» borbottò Hitoshi distogliendo lo
sguardo. «Sono già in ritardo di dieci minuti»
Proprio in quel momento, come
richiamato dalle sue parole seccate, un gruppetto di ninja fece il
suo ingresso in fila indiana. All’istante tutti i ragazzini nella
sala schizzarono ai loro posti, come se ci fossero sempre stati.
«Era ora» mormorò
Haru sedendosi più composta. Hitoshi e Kotaro la imitarono,
mentre Jin li salutava distrattamente e andava ad accomodarsi in un angolo
vicino alla porta.
«Buon giorno» iniziò
il maestro Iruka abbracciandoli tutti con lo sguardo. «Immagino
sarete al settimo cielo per la vostra promozione» si sollevò
un coro di assensi, che lui cercò di calmare sollevando una
mano. «Ma la verità è che la pacchia è
finita» continuò quando le voci si abbassarono. Tutti si
zittirono, e lui si fece serio. «Da oggi farete parte di un
gruppo composto da tre elementi. Sarà assegnato un jonin a
ogni gruppo, e a lui dovrete fare riferimento per qualunque cosa riguardi le missioni che vi verranno affidate. I
gruppi e i loro responsabili non saranno modificabili, ma sono stati
creati in modo da bilanciare le forze e i caratteri. O almeno ci
abbiamo provato. Dunque, ora dirò i nomi tre a tre; quando vi
chiamo alzatevi e venite qua. Arai Madoka» una ragazzina bionda
si alzò, rischiò di inciampare, e raggiunse il maestro
Iruka con la faccia in fiamme. Lui chiamò altri due nomi, poi
assegnò tutti e tre a uno dei jonin che gli stavano alle
spalle, e quelli uscirono dall’aula.
Haru si guardò attorno e fece
due calcoli: si sarebbero creati sette gruppi, eppure c’erano
solo sei capigruppo. Corrugò la fronte perplessa.
Mentre rimuginava sulla cosa cercando
di trovare una spiegazione logica, Iruka proseguì con il suo
elenco, e nel giro di dieci minuti tutti i ragazzini se ne andarono; lasciando Haru, Hitoshi e Kotaro da soli.
Iruka si schiarì la voce. «Ehm…
voi, ecco…» Ma prima che partisse con qualche spiegazione
campata per aria, la mano di Chiharu scattò verso l’alto.
«S-sì?» fece il chunin sorpreso.
«Ho due domande» rispose
lei alzandosi in piedi. «Punto uno: avevate detto che le
squadre sarebbero state equilibrate, e invece i tre migliori
diplomati di quest’anno si ritrovano insieme. Perché?»
«Ti consiglio di chiederlo al vostro jonin» rispose Iruka evasivo.
«Che è esattamente il
mio punto due» lo interruppe Chiharu senza smontarsi. «Perché
non lo vedo?»
«Lui, ecco... lui arriverà»
Iruka si grattò il mento imprecando mentalmente.
Ma perché, perché
l’Hokage si era fatto venire quell’idea balzana? Come poteva
pensare di affidare quei tre disgraziati proprio a quel jonin? Quello
non sapeva neanche da che parte stavano la comprensione e la pazienza
necessarie all’insegnamento, e probabilmente li avrebbe rovinati
irrimediabilmente.
Chiharu strinse gli occhi, del tutto
insoddisfatta delle risposte del chunin. Stava per insistere di
nuovo, ma Kotaro la precedette.
«Ehi! E Jin?» esclamò
additando la sedia che lui aveva occupato fino a dieci minuti prima.
Hitoshi e Haru guardarono dove lui indicava, e videro il posto vuoto.
«Non hanno chiamato il suo nome!» proseguì Kotaro.
«Che fine ha fatto?»
«Lui…»
iniziò a
dire Iruka, e in quell’istante il suono ovattato di imprecazioni
colorite lo raggiunse all’interno della classe, costringendolo a
smettere di parlare. Accigliato raggiunse la porta e diede
un’occhiata nel corridoio. Sospirò, a metà
tra il sollievo e la disperazione. «Eccoti. Alla buon'ora»
disse rivolto a qualcuno che i giovani ninja non vedevano.
Avvolti dalla curiosità loro
malgrado, tutti e tre si sporsero per cercare di distinguere un
particolare di quello che sarebbe stato il loro maestro.
Sarebbe stato severo? Permissivo?
Strambo? Andarono con la mente ai maestri dei loro genitori, che
parevano più o meno accettabili - a seconda dei casi - e con un
misto di ansia e aspettativa trattennero il fiato finché il
jonin non entrò in classe.
Fu allora che spalancarono la bocca
increduli.
«N-non ci credo» balbettò
Chiharu perdendo completamente la sua facciata controllata.
Una divisa di un arancione così
intenso da ferire gli occhi.
«E’ uno scherzo, vero?»
esclamò Hitoshi sconvolto.
Una zazzera bionda che sparava in
tutte le direzioni.
«No, ditemi di no»
implorò Kotaro disperandosi.
Occhi azzurri per la verità
piuttosto seccati, ma sicuramente non “profondi e saggi”.
I tre ragazzini inorridirono: quello
era Naruto Uzumaki. E sembrava anche parecchio irritato con Iruka.
«Sarà qui per caso»
buttò lì Kotaro aggrappandosi disperatamente all’ultimo
barlume di speranza.
«Sì, certo, e già
che c’è si fa la sua litigatina quotidiana con il maestro
Iruka, eh?» sibilò Chiharu smontandolo.
«Ma no, ma dai»
piagnucolò Kotaro torcendosi le mani. «Cioè,
non può essere lui! Non avrebbe senso!»
«Ha ragione» intervenne
Hitoshi sudando copiosamente. «Non possono affidare i tre
migliori studenti a un cretino integrale come quello!»
«Tu dici?» Haru inarcò
le sopracciglia sarcastica.
«Giuro che quando lo prendo
gliene dico quattro!» sbotttò Naruto all'improvviso, facendoli sussultare tutti. Si voltarono guardinghi verso di
lui, e lo videro richiudere la porta violentemente, con un diavolo
per capello.
«D-dov’è il maestro
Iruka?» balbettò Hitoshi, guadagnandosi un’occhiata di
sconfinata ammirazione da parte dei suoi compagni per il coraggio.
«All’inferno!» ribatté
Naruto iniziando a fare avanti e indietro davanti ai banchi. «Tu
guarda quel maledetto!» prese a bofonchiare. «Proprio
in questo periodo, poi!»
I tre ragazzini si scambiarono occhiate
allarmate, chiedendosi quanto e soprattutto se fosse saggio
interrogarlo di nuovo. Ma non ebbero occasione di tentare la sorte,
perché fu lo stesso Naruto a rivolgere loro la parola.
«Allora!» sbottò
fermandosi bruscamente. «Vediamo di sbrigarcela in fretta,
ho ben altri impegni! Non prendiamoci in giro, io so chi siete voi e
voi sapete chi sono io! Presentazioni fatte! Domani all’alba vi
voglio al campo di addestramento numero sei, e vi consiglio di non
fare colazione! Tutto chiaro?» abbaiò.
Haru, Hitoshi e Kotaro annuirono
freneticamente.
«Bene! Addio!» e, così
come era arrivato, come una furia se ne andò e li piantò
da soli.
Scese il silenzio. Kotaro deglutì.
«Ehm. E’ un po’ diverso da
come lo descrivono» pigolò evitando accuratamente di
incrociare gli sguardi degli altri.
«Anche io lo ricordavo - ehm -
meno spaventoso» aggiunse Hitoshi con lo stesso identico
atteggiamento. Ma in fondo le visite di Naruto a casa sua si erano
diradate parecchio in quegli ultimi sei anni, e poteva essere
successa qualunque cosa.
«Non abbiamo neanche potuto
chiedergli niente, alla fine» fece notare Chiharu, a metà tra il depresso e l'irritato.
«Così non sappiamo perché ci troviamo insieme, né
che fine ha fatto Jin. Senza contare che domani ci ha anche dato
appuntamento al campo, e non sappiamo quali siano le sue
intenzioni!»
«Per domani non puoi chiedere a
tuo padre se sa qualcosa?» chiese Kotaro a Hitoshi. Lui
arrossì. In effetti ci aveva già pensato, ma non
avrebbe voluto dividere l’informazione con gli altri.
«Vedrò cosa posso fare»
borbottò infatti schivo.
«Ma piantala» lo seccò
Chiharu irritata. «Non esiste il condizionale! Tuo padre è
Sasuke Uchiha, e che cavolo! Se non sa lui cosa frulla nella testa di
Naruto Uzumaki, allora non lo sa nessuno!»
Hitoshi le scoccò un’occhiata
risentita, insultandola mentalmente. «Vogliamo parlare di te?»
ribatté acido. «Non ci credo che la figlia di Shikamaru
Nara, 'la ninja più geniale del suo anno' non riesca a
trovare una soluzione anche da sola!»
«Sei il solito arrogante asociale, Uchiha!»
«Non voglio prediche da
un’incapace del tuo stampo, Nara!»
Kotaro levò gli occhi al
soffitto. Dio, quando quelli si mettevano a chiamarsi per cognome le
cose tendevano a degenerare. Doveva fare qualcosa.
«Scusate!» esclamò
mettendosi in mezzo. «Non per essere il solito rompiscatole, però
potremmo tornare al problema principale?»
Lo trapassarono con lo sguardo, ma dopo
un istante si diedero le spalle e si risedettero grugnendo.
«Grazie»
borbottò
Kotaro tirando un sospiro di sollievo, e riprese. «Il punto
è: io non so perché ci abbiano messi tutti insieme, ma se
hanno
deciso di riunire i tre studenti migliori ci sarà una ragione.
Solo, perché affibbiarci Naruto Uzumaki? Anche voi avete
sentito le voci che girano sul suo conto…»
Hitoshi e Haru uscirono dal loro
isolamento incarognito solo per scambiare con Kotaro un’occhiata
preoccupata. Poi, tutti insieme, recitarono: «Il peggior ninja
del villaggio della Foglia»
«O così dicono»
aggiunse Chiharu.
«Già» Kotaro
annuì sconsolato. «Valli a capire i pezzi grossi del
villaggio»
«Che poi non mi pare Naruto sia
un insegnante» commentò Hitoshi. «Che io sappia è
solo un pallone gonfiato più buono a parole che altro. Secondo
voi perché quest’anno gli hanno dato l'incarico?»
«Vero» Chiharu
inclinò la testa da una parte, cosa che faceva soltanto quando
rifletteva intensamente. «E perché sembrava furioso?»
«Bah, quello magari è per
i fatti suoi. E' un po' pazzo, si sa» buttò
lì Hitoshi senza riflettere. E fu un errore. Perché
Haru lo fulminò con gli occhi, e acida sibilò: «Tu
pensi sempre con le scarpe, vero Uchiha? E’ troppo difficile per te
impegnarti in una discussione seria?»
«E tu devi sempre scassare i
santissimi?» ribatté Hitoshi furioso. «Ma una
bella manica di fatti tuoi no?!»
Kotaro sospirò, rinunciandoci
definitivamente. E mentre le voci sempre più elevate dei suoi
due compagni si alzavano di tono e di finezza linguistica, con un
cenno vago lui si allontanò e uscì dall'aula, pensando che forse avrebbe fatto
meglio a cercare Jin e vedere che fine aveva fatto.
Nel prossimo capitolo...
Due ore dopo tutti e tre erano sfibrati
nel corpo e nello spirito, impantanati fino ai capelli, frustrati e
affamati da morire. E Naruto, fischiettando, li guardava dalla sua
isola di terreno solido, lindo e immacolato, sgranocchiando un dolce
di riso.
«Beh?» chiese fissandoli.
«Siete già stanchi?» fece tintinnare i campanelli
alla sua cintura, con un ghignetto perverso. «Guardate che
avete ancora tempo. Se nessuno di voi prenderà i campanelli,
resterete tutti senza pranzo»
“Se trovo il coglione che ha detto
di Naruto che è il peggior ninja della Foglia, giuro che lo
ammazzo!” pensarono i ragazzini all’unisono.
* * *
Spazio autore
E rieccomi qui prima del previsto con "Il peggior ninja del villaggio della foglia!"
L'esame che avrei dovuto dare martedì è (volontariamente) saltato,
dunque ho deciso di accorciare i tempi e presentarvi oggi il mio primo progetto su Naruto, riveduto e corretto.
Questo è l'inizio di tutto, la famosa (?) prima pietra da me
posata in questo fandom, e sarà leggermente diverso da
ciò che siete abituati a leggere di mio.
I protagonisti hanno tredici anni, sono ancora inesperti e ingenui, di
conseguenza vi troverete davanti capitoli più divertenti e
leggeri del solito.
Certo, ci saranno le immortali "battaglie epiche" (che mondo sarebbe senza spargimenti di sangue?),
solo che l'atmosfera di fondo sarà più rilassata. Almeno nella prima parte.
Ho una cortesia da chiedere alle persone che già sanno come
proseguiranno le cose: nel caso decidiate che vi annoiate abbastanza da
commentare,
per favore evitate spoiler di qualsiasi tipo.
Adottate il comodo metodo "alla Mala_Mela", ovvero: "ahah, non vedo l'ora di vedere cosa diranno tutti
quando scopriranno che XXX è con XXX, e che XXX ha XXX XXX!"
Non ci capisco niente nemmeno io, ma almeno non sono spoiler gratuiti! XD
Prima che ve (e me) lo chiediate: ovviamente compariranno tutti i
personaggi 'adulti', nessuno escluso, ma saranno quasi comprimari.
E, altrettanto ovviamente, dato che è il mio personaggio preferito Naruto sarà pressoché onnipresente!
Ovviamente, riapre l'iniziativa "Birthday Presents"!
Comunicatemi la data del vostro compleanno (con decente anticipo), e io provvederò ad esaudire le vostre richieste! ^^
Curiosità: provate a cercare su Google "ananas della Foglia" e guardate un po' cosa vi esce! XD
Due parole per le persone che hanno gentilmente commentato l'ultimo capitolo di Sinners e necessitano di una mini risposta.
Reina: ohohoh... mi sa che la dilettante sei tu! XD Vedrai...!
Rhymes: non so se e quando leggerai queste parole, ma non sono qui per l'ultimo capitolo di Sinners. Sono qui solo per ricordarti che non mi dimentico.
Perchè ricordare è importante, e, nel mio caso, è
tutto ciò che posso fare per starti, in un certo senso, vicina...
trinity87: ti fugo da subito
ogni dubbio. Così come ho avuto il fegato di iniziare e finire
Sinner in quel modo, avrò il fegato di bazzicare mille e mille
pairing diversi. Solo perchè mi piace una certa coppia, non mi
ci fossilizzerò affatto.
bambi88: sei la più
pazza delle lettrici! XD Ma sapere che abbiamo gli stessi gusti in
fatto di pairing è meraviglioso! Soprattutto per quanto riguarda
Tenten... XD
1992: tua sorella? °_°
Per Yumi dovrai attendere parecchio, ma alla fine verrai accontentata,
fidati. Ed è OVVIO che io non abbia spiegato tutto,
perchè se no come mi divertivo con questa fic?
endlesstars: oddio, scusa! Di
solito quando non ci sono indicazioni in merito alla questione "ragazzo
o ragazza?" tendo a mantenermi sul neutro, ma questa volta ho fatto lo
svarione e sono caduta nella gaffe! -.- Chiedo perdono! e per quanto
riguarda "i sanguinamenti", beh, volevo il lieto fine, è
inutile! Altrimenti come me la giostravo questa fic, se non c'era chi
doveva esserci? Comunque, se mai deciderai di seguire la storia, sappi
che di sanguinamenti ce ne saranno un po'. E, per quanto riguarda i
cattivi... detto francamente: Hebi per me è un team inutile.
Neanche Kishi voleva perdere tempo a parlarne, poi la casa editrice lo
ha obbligato. Per cui... io che posso, li ho eliminati in fretta!
_Eleuthera_: per qualche ragione, non ho ancora il tuo contatto! ç_ç
PatoPato: la consegna del
coprifronte avvenuta sette anni dopo è più simbolica che
altro. Il matrimonio è in un certo senso "la scusa" per
sotterrare definitivamente l'ascia di guerra. Ovviamente, il perdono si
è diluito nel tempo! ^^
Kaho_chan: certo che il gatto
è ancora lì! XD E su, dai... Impegnati! Ci sarà
poco di che preoccuparsi, per te. Pensa ai mocciosi, sì
sì!
Charlie_2702: penso che il tuo
sia il commento più lungo che abbia mai visto! Mi si sono
illuminati gli occhi (dalla paura e dall'emozione) quando l'ho trovato!
E poi, leggendolo, mi sono sciolta. Grazie, grazie davvero per tutte le
cose che mi hai detto, mi hanno fatta andare decisamente su di giri!
Potrei anche stampiare questo commento e incorniciarlo, direi! *_*
A tutti quanti: vi
ringrazio infinitamente per i commenti che mi avete lasciato.
Leggendoli qualche volta mi sono persino commossa, e davvero mi hanno
resa fiera e orgogliosa. Non azzardatevi mai più a dire cose
come "forse non ti sarebbe importato di leggere il mio commento",
perchè è assolutamente falso. Io vivo dei vostri
commenti, sono il mio sole e il mio pane quotidiano! Devo solo
ringraziarvi perchè me li lasciate, e questo, signore e signori,
è tutta la semplice verità.
Colgo l'occasione per ringraziare anche tutte le persone che hanno commentato le one-shot! Non ho mai occasione di rispondere alle vostre recensioni in quel caso, e quindi il mio grazie vi arriva da qui!
Aya
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