Sono passate due settimane.
Due settimane d’inferno per
Stark, che si è ritrovato a
girare per una casa vuota per la prima volta dopo più di due
mesi.
Due settimane in cui non ha quasi
dormito, il letto troppo
freddo per concedergli di non pensare anche solo per un attimo a chi
avrebbe
potuto riempirlo e scaldarlo.
Due settimane in cui le sue riserve
d’alcol hanno toccato i
minimi storici.
Due settimane in cui non si
è presentato al lavoro e ha
urlato contro Pepper più volte.
Due settimane in cui si è
recato allo SHIELD ogni giorno per
sapere se quel dannato dio con il martello era tornato almeno a portare
qualche
notizia.
Due settimane in cui non è
successo niente.
Niente notizie, niente accenni,
niente.
Niente a parte Tony che sta
impazzendo per quell’assenza di
informazioni e per l’impossibilità di fare
qualcosa.
Nessun alieno si è atto
vedere, nessun terrorista ha
minacciato il Paese, e lui non ha trovato nulla con cui distrarsi dal
pensiero
di Loki chiuso da qualche parte o forse morto.
Se ne sta sul divano, su quel
divano, in una mano una bottiglia di whiskey e nell’altra il
telecomando
puntato verso il televisore che trasmette un qualche programma che non
sa
nemmeno cosa sia, senza sapere bene cosa fare. Potrebbe tornare ancora
allo
SHIELD nella speranza di sapere qualcosa dopo che Fury gli ha promesso
per la
centesima volta di cercare di contattare Thor, oppure restare
lì a deprimersi e
a consumarsi il fegato.
Tanto non c’è
nessuno a dirgli di non bere.
Prende un altro sorso, notando che la
bottiglia è già quasi
a metà. E sono le nove di mattina.
Suona il telefono.
«Jarvis, se è
Pepper dille che sono in coma etilico e che
non chiami un’ambulanza.»
«È il Direttore
Fury, signore.»
«Passamelo.» si
tira a sedere «Direttore, quale scusa per
temporeggiare ti sei inventato questa volta?» domanda
stancamente.
«Nessuna. Ho sentito Thor,
stanno arrivando.»
«C-cosa?» scatta
in piedi prendendo la giacca abbandonata
sullo schienale del divano da almeno due giorni.
«Mi ha contattato qualche
minuto fa, a quanto a detto deve
ancora sbrigare qualche questione ad Asgard e poi torneranno qui in
pochi
minuti.»
«Davvero?» quasi
non osa sperare dopo quelle settimane di
ansia e angoscia.
«Sì,
dovreb-»
«Arrivo.» chiude
la comunicazione mentre sta già uscendo
sulla terrazza e l’armatura gli si sta montando addosso.
Sfreccia per i cieli di New York
provocando l’alzarsi di
parecchie teste e in pochi istanti atterra alla base.
«Dove sono?»
chiede impaziente mentre l’armatura si smonta.
«Ho detto qualche minuto,
sei arrivato in circa venti
secondi. Se lo avessi saputo prima avrei usato questo metodo per farti
arrivare
in orario.» Fury scansa un braccio dell’armatura
che sta andando a riporsi
nella sua speciale custodia nella sala riunioni in cui si trovano anche
gli
altri membri degli Avengers che li raggiungono subito.
«Molto spiritoso. Dove
sono?» ripete quasi ringhiando mentre
anche il resto della squadra li raggiunge.
«Te l’ho detto,
devono ancora arrivare, ma non qui, dobbiamo
scendere sotto.»
«Perché?»
«Loki è un
prigioniero, non lo lascio in giro dove può
tranquillamente uscire dalla porta e andarsene.»
Alza gli occhi al cielo «Va
bene, ma andiamo.»
Scendono in ascensore mentre
l’ansia continua a crescere
dentro di lui, impaziente di rivedere il suo amante che gli
è mancato più di quanto
non voglia ammettere.
Clint gli poggia una mano sulla
spalla e gli sorride
incoraggiante, capendo cosa si agita nell’animo
dell’amico.
Arrivano in quello che sembra essere
il corridoio di un
seminterrato, illuminato da qualche scarsa luce al neon che fa male
agli occhi
per la sua luminescenza artificiale.
«Beh? Dove sono?»
esclama dopo un paio di minuti Tony, che
sembra sul punto di uccidere qualcuno.
«Non lo so, Stark, e
calmati. Sei davvero così impaziente di
riavere un pazzo che gira per casa?»
Non gli risponde ma si limita a
camminare da una parte all’altra
del piccolo corridoio, come se così facendo riuscisse a far
scorrere il tempo
più in fretta.
Un lampo di luce alle loro spalle.
Si voltano tutti di scatto,
intravedendo due figure, una
alta e massiccia e una più esile, rannicchiata su se stessa.
«Direttore,
amici.» saluta Thor strattonando Loki per un
braccio.
Tony resta a fissare la figura
pallida ed emaciata che
sembra stare in piedi per miracolo solo grazie alla stretta rude del
fratello.
Ha gli occhi contornati da lividi violacei, il volto è
coperto di tagli e
graffi che però lasciano vedere il suo pallore mortale, e
non sembra in grado
di reggere gli strati di pelle e metallo che costituiscono il suo abito
asgardiano.
Loki con uno sforzo che tutti vedono
costargli una
grandissima fatica alza gli occhi; le iridi verdi, di solito brillanti
e
affascinanti sono opache, lontane, e anche se scorrono sui loro volti
non li
riconoscono, non li vedono, finché non mettono a fuoco la
figura di Tony, che
lo sta fissando scioccato.
Prova a liberarsi dalla presa del
fratello che lo allontana
con un violento spintone, e cadrebbe a terra se non fosse per
l’intervento di
Tony che prontamente lo afferra e lo stringe a sé, tenendolo
in piedi.
«Mi dispiace Stark, se
fosse stato per la decisione dei
nobili non avrebbe più rimesso piede qui e tu non saresti
stato costretto a
sopportarlo ancora, ma Loki ha scelto di sottostare a una pena
più dura pur di
tornare, quindi nonostante le sue colpe non ho potuto fare a meno di
rispettare
la parola data.»
«Che cosa?»
domanda sgranando gli occhi mentre Loki cerca di
tenersi in piedi aggrappandosi alla sua maglia.
«So che non avremmo dovuto
dargli la possibilità di
scegliere, ma se per te è un problema lo porto indietro, la
decisione e tua.»
si avvicina per riafferrare il fratello ma Tony fa un passo indietro e
richiama
un braccio dell’armatura.
«Non provarci
nemmeno.» ringhia pronto a far partire un
colpo se si avvicinasse di più.
«Calma, calma.»
si frappone Fury «Thor, tu non lo porterai
via, e tu, Stark, non sparerai a Thor.»
«Tony… Voglio
tornare a casa…» sussurra Loki con una voce
debolissima, che più che altro sembra un pigolio stentato.
«Ecco cosa ripeteva
continuamente mentre lo colpivano…»
mormora Thor sovrappensiero, abbastanza forte perché Tony lo
senta e gli salga
un groppo in gola.
«Adesso torniamo a
casa.» lo rassicura passandogli una mano
sulla schiena per tranquillizzarlo, ma smettendo non appena
l’altro si lamenta.
«Ti consiglierei di non
toccarlo molto sulla schiena, almeno
per il suo bene.»
Stark ringhia qualcosa di
incomprensibile, poi si fa passare
un braccio di Loki attorno alle spalle e si dirige verso
l’ascensore; potrebbe
benissimo portarlo via in braccio e non costringerlo a camminare quando
sembra
che faccia fatica persino a respirare, ma non vuole umiliarlo e
attirare troppo
l’attenzione degli altri, che già lo stanno
fissando stupiti per il modo in cui
lo sta abbracciando, anche se tutti, tranne Clint, credono che sia solo
per non
farlo cadere e non ridurlo peggio.
«Dove credi di
andare?» lo richiama Rogers fermandolo con
una mano sulla spalla.
«A casa. Fa attenzione,
Rogers, mi è stato detto di non
sparare all’altro biondo, su di te non ho ricevuto
ordini.» ringhia liberandosi
della presa cercando di non scuotere troppo Loki
«Stark, non sparare a
nessuno dei presenti.» ordina
esasperato Fury.
«Questo lo
vedremo.» preme il pulsante di chiamata
dell’ascensore e poi sfila il palmare dalla tasca
«Jarvis, mandami una
macchina, e in fretta.»
«Scordatelo, tu non vai via
di qui in macchina. Sai quanto
ci metterebbe a scappare? Niente.» interviene Natasha che
fino a quel momento
aveva preferito rimanere neutrale.
«Scappare? Sai scherzando?
Non sta nemmeno in piedi e sembra
più un ammasso di lividi che altro, non riuscirebbe a
scappare nemmeno se lo
volesse.» sorregge meglio Loki che sembra sul punto di
svenire da un momento
all’altro.
«In effetti, Nat, mi sembra
abbastanza difficile che riesca
a scappare.» lo sostiene Clint, vedendo
dall’espressione dell’amico che se
qualcuno proverà ancora a contraddirlo e a impedirgli di
portare via Loki darà
di matto.
«Non andrai via in
macchina, Stark, non mi fido. Se proprio
vuoi tornare a casa ci andrai con il flyer, così non
proverà a saltare di sotto
per scappare.»
«Non
prover-…»
«Anche se non lo dimostra
è d’accordo.» interviene Clint
«Dai, saliamo su così potete andare.» li
accompagna nell’ascensore dove Loki si
addossa alla parete per tenersi in equilibrio e presto li raggiungono
anche gli
altri. Salgono con Stark che li guarda tutti in cagnesco mentre Loki
tenta il
tutto e per tutto per non svenire.
Arrivati sul tetto si avvicinano al
flyer pronto a
decollare, ma Thor si frappone tra loro e il mezzo di trasporto,
facendo
sobbalzare Loki che si rifugia con il viso contro la sua spalla.
«Andrà tutto
bene.» sussurra Tony al suo orecchio,
approfittando dell’occasione per baciarne discretamente il
lobo.
Sembra rilassarsi leggermente ma
resta sempre teso.
«Se dovesse commettere
qualcosa di sbagliato devi solo
chiamarmi, Stark, e ci penserò io.»
«Ascoltami bene,
biondone,» lo aggira e aiuta Loki a salire
sull’elicottero dove l’agente Hill lo lega
saldamente a un sedile «prova a
mettere ancora piede a casa mia e dopo averti colpito con il teaser o
con la
prima arma che mi capita in mano ti faccio precipitare di sotto,
chiaro?»
Lo fissa interdetto, ma non ha tempo
per chiedere
spiegazioni perché il portellone si chiude e il flyer si
alza in volo,
dirigendosi alla Stark Tower.
Per tutta la durata del viaggio Tony
fissa intensamente Loki,
che sembra quasi svenuto ma che grazie a qualche smorfia di dolore
rivela la
propria lucidità.
«Signore, le serve aiuto
per portare dentro il prigioniero?»
domanda uno dei piloti una volta atterrati sulla terrazza.
«No, sparite.» fa
scendere Loki quasi di peso e lo aiuta a
rientrare nell’attico che ha abbandonato due settimane prima
«Vieni, ti porto a
riposare, ne hai bisogno.» deve quasi trascinarlo per fargli
raggiungere il
primo letto disponibile, ovvero quello della sua camera ancora invasa
dai libri.
Con non poche difficoltà
riesce a sfilargli il pesante
mantello e il resto dell’armatura, rivelando molteplici
ferite che lo fanno
infuriare per la crudeltà con cui sembrano essere state
inferte.
«Hai freddo, vero?
Tremi.» gli porge una delle sue magliette
e lo aiuta a infilarla, notando ancora altre ferite «E hai di
nuovo la febbre.
Che ti hanno fatto?» domanda infagottandolo in una coperta.
Scuote la testa chiudendo gli occhi.
«Okay, non importa, me lo
dirai poi. Ora hai bisogno di
dormire, di mangiare e di sistemare un po’ queste ferite,
sembri un livido
ambulante.» lo prende in giro sperando di tranquillizzarlo un
po’; rispetto a
ora quando lo ha portato fuori da quella cella era allegro e rilassato.
Prova a contrarre le labbra per
sorridere, ma sembra aver
dimenticato come si fa.
Sospira, preso dalla voglia di
spaccare qualcosa o di
trasformarsi in un mostro verde per scaricare la rabbia, ma alla fine
si
accontenta di alzarsi per svuotare l’armadietto delle
medicine e portare tutto
il contenuto sul letto.
«Sul numero qualcosa di
utile dovrei averlo preso, ma ci
serve del ghiaccio.»
«No.» sussurra
con voce fioca ma terrorizzata.
«Perché?»
«Se mi trasformo
sarà peggio, e torneranno per portarmi
indietro.»
«Okay, bocciato. Sai se a
contatto con qualcosa di freddo
che non sia ghiaccio diventi blu lo stesso?»
«Non ne ho
idea…»
«Ci proviamo?»
«No, non voglio tornare
là.»
«Va bene. Poi, quando
starai meglio, mi devi spiegare
parecchie cose.»
Annuisce, cercando la sua mano.
«Vediamo un
po’,» gli si sdraia accanto e lo fa appoggiare
al proprio petto, capendo che in quel momento ha bisogno di sentirsi
protetto e
eventualmente abbracciato da qualcuno «Questa fa passare la
febbre, quindi la
mettiamo nel mucchio di quelle che servono. Questa serve per
l’acidità di stomaco,
quindi via.» la lancia dall’altra parte della
stanza colpendo sulla presunta
“testa” Ferro-Vecchio «Questa
è arnica, ma guarda un po’.» ride
mettendogli
sotto il naso il tubetto dall’odore mefitico.
Sorride. Ecco per cosa ha lottato,
ecco per cosa ha fatto di
tutto pur di tornare indietro. Per sentirsi a casa, con qualcuno che
riesce a
fargli scordare cosa ha fatto in passato, per poter vivere altri
momenti come
quello.
Tony continua a dividere le presunte
medicine utili dalle
altre, giocando al tiro al bersaglio con Ferro-Vecchio che protesta ma
non se
ne va, troppo indaffarato a riordinare il casino creato dal suo padrone.
«Inizierei
dall’arnica.» sogghigna prendendo minacciosamente
il tubetto in mano.
«Veramente avrei bisogno di
una doccia.» mugola.
«Una doccia? Sul serio?
Pensi di riuscire a reggerti in
piedi abbastanza a lungo? Jarvis, riempi la vasca da bagno con
dell’acqua
calda.»
Presto sentono dell’acqua
scrosciare nella stanza a fianco,
e Tony lo aiuta ancora una volta ad alzarsi, sorreggendolo fino al
bagno dove
la vasca gli si presenta come una visione calda e fumante.
Si siede sul bordo e inizia a
spogliarsi, facendo attenzione
a non rivolgere la schiena a Tony, ma quando si lascia scivolare
nell’acqua
calda questo riesce a intravederne una parte.
«Voltati un
attimo…» mormora provando a non credere a cosa
gli sembra di aver visto.
«No…»
«Voltati.» ordina
con una voce più dura.
Esegue sospirando, mostrando la
schiena martoriata da
profondi tagli in diagonale.
«Dimmi che non è
quello che penso.»
Volta la testa per osservarlo da
dietro la spalla, e non può
negare.
Si sfila velocemente gli abiti e si
infila anche lui nella
vasca, stringendolo a sé dopo avergli passato le braccia
attorno alla vita
«Intendeva questo con “ha scelto di sottostare a
una pena più dura”?»
Annuisce, rilassandosi contro il suo
petto nonostante il
dolore alla schiena.
«Tutto per poter tornare
qui?» chiede appoggiandogli il
mento a una spalla
«Sì.»
sussurra per la paura di essersi reso ridicolo
inseguendo una stupida speranza.
«Tu sei pazzo.»
lo costringe a voltare la testa e posa le
labbra sulle sue, in un bacio dolce che gli comunica tutto il suo
sollievo per
riaverlo lì «Bentornato.» mormora contro
le sue labbra, mentre lo vede
sorridere rendendosi conto di non aver seguito un fuoco fatuo.
Si prepara un caffè,
pensando di portarne una tazza anche
all'attuale occupante del suo letto, ma visto che sta dormendo come un
bambino
decide di rimandare e di lasciarglielo in caldo.
Lo ha portato sotto le coperte dopo
il bagno caldo in cui si
è quasi
addormentato tra le sue braccia, cullato dal suo respiro e dai baci con
cui lo
ha accolto, e anche se avrebbe voluto andare molto più oltre
visto quanto gli è
mancato in quelle due settimane ha resistito e ha lasciato che Loki si
accoccolasse
contro di lui, godendosi il calore che ha capito essergli mancato tanto
a
lungo.
Non aveva pensato di affezionarsi a
lui fino a quel punto, ma adesso
è
costretto ad ammettere che proprio come ha detto Clint c'è
qualcosa di più.
Non si sarebbe mai nemmeno aspettato di trovarsi in una vasca a
coccolare
qualcuno. Tanto meno un uomo. Tanto meno Loki.
Si avvia lungo il corridoio per
andare finalmente a dormire un po'anche
lui,
preferibilmente accanto al suo ritrovato ospite, quando le porte
dell'ascensore
che si aprono lo fanno sobbalzare e richiamare in fretta l'armatura,
puntando
il guanto contro... Clint.
Abbassa l'arma, sollevato che si
tratti dell'amico e non di qualcuno
che
potrebbe portargli via Loki.
«Ehi, amico, sono io.
Calma.» alza le mani e va a
sedersi su una poltrona «Sono
qui per parlare, non per altro.»
Sospira e rimanda a posto l'armatura,
avvicinandosi e accomodandosi su
un'altra
poltrona «Scusa, ho i nervi a pezzi.»
«Da quanto non dormi
decentemente?»
«Specifica
decentemente.»
«Almeno tre ore.»
«Allora da due
settimane.»
Resta in silenzio, senza dar voce ai
propri pensieri.
«Di cosa vuoi parlare?
Stavo quasi andando a
dormire.»
«Con del caffè
alle undici di mattina?»
domanda inarcando un sopracciglio.
«Non dormo da due settimane
e sono andato avanti a vodka e
whiskey, la
considero una cosa salutare.» prende un sorso dalla tazza che
ha in mano «Vuoi
qualcosa?»
«No, grazie, sto bene così. Sono venuto per
informarti di cosa ci ha detto
Thor, ma magari lo sai già.»
«Cosa vi ha
detto?»
«Ci ha raccontato cosa
hanno fatto a Loki su Asgard. Per
prima cosa, se non
vuoi che lo ammazzino davvero sta volta, non metterlo assolutamente a
contatto
con del ghiaccio.»
«Questo me lo ha detto
anche lui, solo che ne avrebbe
bisogno. Il biondo
stupido, non quello surgelato, l'altro, ha detto qualcosa riguardo ad
altre
cose fredde che non siano ghiaccio?»
«No, ma prima di provare
è meglio chiedergli.
Dimmi che non ci hai già
provato.»
«No, l'ho tenuto al caldo,
ma è distrutto,
é tutto lividi e tagli e penso che
abbia qualche osso rotto, oltre che la febbre. Come cazzo faccio a
farlo stare
meglio se non posso usare il ghiaccio?» esclama esasperato.
«Inventati qualcosa,
mamma.» lo prende in giro
sperando che non lo ammazzi dopo
che gli avrà raccontato tutto.
«Simpatico. Vuoi dirmi
quello che sei venuto a dirmi
così posso andare a
dormire?»
Deglutisce «Ricordati solo
che ambasciator non porta
pena.»
«Sbagliato Clint,
l'ambasciatore porta sempre pena,
perché l'ambasciatore porta
un messaggio, ma tu sei mio amico, e mi servi come tramite con il
mondo, quindi
parla.»
«Ecco... Non ti ha detto
nulla Loki?» spera di essere
risparmiato da almeno una parte del racconto.
«No, non ha voluto ancora
parlarne, penso anche per
orgoglio.»
Impreca mentalmente «Allora
devo partire dall'inizio. Come
sai già lo hanno
portato ad Asgard perchè gli avevano proibito di
trasformarsi e quindi volevano
punirlo per questo, oltre che per una loro vendetta personale che si
è rivelata
nei metodi che hanno usato. Ora, da bravo, posa la tazza e siediti,
Rogers
prima è quasi svenuto. Bene, in sostanza quando è
arrivato gli hanno detto che
lo avrebbero punito e lo avrebbero poi chiuso nelle prigioni fino a
data da
destinarsi, quindi sempre a voler essere sinceri, ma a quanto pare lui
ha
chiesto qualunque cosa pur di poter tornare qui. Ci hanno riflettuto un
po' e
alla fine hanno accettato, ma alle loro condizioni.»
«Immagino quali.»
ringhia tra i denti.
«Sì, hanno
inasprito la punizione che avevano
pensato, e da quanto ci ha detto
Thor neanche prima ci erano andati piano. In sostanza lo hanno tenuto
al freddo
e ogni volta che si trasformava per stare un po' meglio o
perchè non riusciva a
fare altrimenti lo prendevano a calci o a frustate, Thor ha anche
parlato di
una mazza...» si interrompe, vedendo che l'altro ha serrato
talmente forte le
mani a pugno che gli sono sbiancate le nocche.
«Stark, respira, non lo
stai facendo.» gli
consiglia visto che è da un po' che
non vede il suo petto sollevarsi «Non vorrei doverti
rianimare e non ho finito
di raccontare.» sa di girare il coltello nella piaga ma non
può farci niente.
«Ancora?»
ringhia. Se gli avesse tirato un pugno
avrebbe la stessa espressione.
«Ehm, sì... Se
ti sembra terrorizzato è
normale, per quanto possa essere
normale una situazione come questa, hanno scoperto che la tortura
psicologica è
un ottimo mezzo e lo hanno utilizzato, inoltre non farlo camminare, per
immobilizzarlo hanno usato delle catene che ho capito avessero una
qualche
specie di incantesimo, quindi lo hanno indebolito oltre che ferito alle
caviglie e ai polsi. A quanto ha detto Thor ogni tanto mentre lo
colpivano ti
chiamava e diceva di voler tornare a casa...» si interrompe
visto che l'altro
si è alzato ed è andato verso il corridoio quasi
di corsa.
Brucia la distanza che lo separa dalla sua camera in pochi passi in cui
non
vede quasi dove si trova, spalanca la porta senza curarsi di fare
rumore e si
precipita verso il letto in cui Loki sta dormendo, chinandosi su di lui
e
baciandolo con forza, una mano infilata nei suoi capelli scuri ancora
umidi.
Loki spalanca gli occhi, svegliato da
quel contatto brutale che per la
sua
rapidità gli ricorda i risvegli dei giorni prima,
solitamente accompagnati da
una mazza di ferro, e scatta indietro per quanto glielo consentano le
sue
forze.
Tony si separa da lui per un attimo,
stupito da quel rifiuto, ma poi
legge nei
suoi occhi un'espressione di assoluto terrore che gli fa capire tutto.
«Sono io, Loki, sei a casa
adesso, va tutto bene.»
si riavvicina al suo viso,
questa volta lentamente, e posa con delicatezza le labbra sulle sue
«Sei a
casa, va tutto bene.» continua a ripetergli per un po',
intervallando le parole
con altri baci che hanno il potere di tranquillizzarlo.
«Perché mi hai
svegliato
così?» domanda confuso, tornando ad avvolgersi
nelle
coperte che gli sono scivolate di dosso.
«Te lo spiego dopo, va
bene? Ora torna a dormire.»
gli sistema meglio le
lenzuola e si alza, tornando verso la porta.
Vorrebbe ribattere, ma è
troppo stanco anche solo per alzare
la testa dal
cuscino, quindi decide di lasciar stare e si riaddormenta.
Torna nel salone dove Clint sta seduto sulla sua poltrona con
un'espressione
serafica in viso.
«Scusa, io...»
cerca di giustificarsi, sorprendendo
l'altro per la mancanza di
parole e per le scuse.
«Figurati, non importa.
Bene, ti ho detto sommariamente
ciò che dovevi sapere,
i dettagli non devo essere io a riferirteli, ci penserà
qualcun altro. Vai a
dormire, ci vediamo.» lo saluta con un cenno della mano e
prende l'ascensore
per scendere.
Tony aspetta che le porte si chiudano
dietro l'amico, poi torna nella
stanza
dove Loki sta dormendo, ma non appena oltrepassa la soglia apre gli
occhi.
«Adesso ti spiego
tutto.» promette sedendosi
accanto a lui.
Note della
Vecchia
Volpe
Eh sì, non sono cattiva
solo nell’altra long.
Lo tratto male, povero cucciolo, ma
non fatemene una colpa,
o almeno non troppa.
Chiedo scusa per il ritardo, ma tra
varie cosa tra cui il
gruppo Efp Madness (in cui siete
tutte invitate) ho perso tempo.
Un grazie a tutte <3
Baci <3
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