unexpected
Spero con
tutto il cuore che non ci siano erroracci... Pubblico ma non rileggo
perché sto crollando!
Buona lettura e un
abbraccio a tutti voi, sperando che il capitolo vi piaccia!
Northstar
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Come prima di ogni conferenza su qualche nuova tecnica
chirurgica, Santana era immersa, letteralmente, nei libri.
Due sul pavimento, uno nelle sue mani e l'altro poggiato sulle sue
gambe incrociate sul divano.
"Ti
ricordi quando trasmettevano quella maratona di Fred Astaire?" chiese
improvvisamente Rachel, seduta poco distante dalla mora, continuando
nervosamente a fare zapping.
"Domani pomeriggio."
"Grazie." sorrise Rachel "E quando comincia quella nuova serie che
volevi vedere?"
"La settimana prossima."
"Oh... Ok..."
La latina continuava a sfogliare pagina e leggere su tutti e quattro i
libri, sbuffando di tanto in tanto.
"Hai fame?" domandò improvvisamente Rachel "Posso preparare
qualcosa...".
"No, ma grazie per averlo cheisto."
"Sete?"
"Ho l'acqua proprio qui..." replicò Santana indicando la bottiglietta
d'acqua fra le sue gambe.
"Hai voglia di... Non saprei, tè?"
"No, Rachel."
"Ok. Come non detto. Torna pure sui tuoi libri." sbuffò la diva
tornando a cambiare ritmicamente canale.
Santana chiuse gli occhi e prese un lungo respiro prima di tornare a
chinare il collo sui libri.
"Hai qualcosa da riordinare, per caso?"
"Hai già riordinato tutto?"
"Mhmh."
"Tutto, tutto?"
"Ho
pulito e riordinato l'intero appartamento. Ho alfabetizzato i libri
della libreria e posto in ordine cronologico tutte le mie riviste.
Manca solo la tua camera."
"Oh, no."
"Cosa?"
"Non entrerai in camera mia."
"Perché no? Mi farei gli affari miei, sai?"
"Non
è questo il punto. La mia camera è rimasta l'unica della casa a
sembrare ancora una... beh, una camera. Sembra di essere in una sala
operatoria. Senza
macchinari, bisturi e paziente aperto sul lettino. Ma pur sempre una
sala operatoria... Rachel questo posto è antisettico. "
"E allora?"
"La mia camera mi piace... viva... vissuta..."
"Non lo sarebbe ancora di più dopo una bella pulita e sistemata?"
"No, non penso proprio." replicò Santana tornando ai suoi libri.
Dopo
qualche piacevole, lungo, minuto di quiete, la latina tornò a distrarsi
quando sentì improvvisamente il definito clic di una penna a scatto.
Poi un altro.
Ed ancora un altro.
Alzando leggermente lo sguardo, la mora individuò immediatamente la
penna stretta nelle mani di Rachel.
"Rachel?"
"Mh?"
"Potresti... Finirla?"
"Finire cosa?"
"La penna. Smettila di farla scattare."
"Ti da fastidio?"
"Non riesco a leggere."
"Quindi...
Non ti da fastidio la televisione, ma il clic di questa penna?" chiese
la brunetta facendo scattare ancora una volta la penna nella sua mano.
"Si." sospirò la latina innervosita, cercando di mantenere la calma.
"Non lo trovi un po' strano?".
"No,
non lo è! Ho studiato per anni in biblioteca dove, anche se dovrebbe
regnare il silenzio, c'è sempre quel vocio di fondo che è ormai entrato
nelle mie orecchie, esattamente come succede per il vocio della
televisione! Quel clic, isolato o ripetuto che sia, mi entra fin dentro
al cervello e mi distoglie da qualunque altra cosa stia facendo!".
"Perdonami, non lo farò più." rispose Rachel, offesa, lasciando la
penna sul tavolino del salone.
"Rachel..." cominciò Santana poggiando i libri sul bracciolo del divano.
"No, hai ragione Santana. Mi dispiace davvero. Non so cosa mi sta
prendendo..."
"Ti
sta prendendo che non sei abituata a girarti i pollici dalla mattina
alla sera. Anzi la persona più iperattiva che abbia mai conosciuto, è
normale che ti senta così a disagio non avendo niente da fare..."
"Già..."
"Mi
piacerebbe davvero trovare dei passatempi insieme, qualunque cosa pur
di farti uscire da questo stato semi-catatonico che comincia a
spaventarmi, il che mi fa pensare che firse è meglio chiudermi in
camera
stanotte... Ma devo terminare questo maledetto capitolo sui seni
paranasali. Lasciami finire, ti prego. Poi troveremo insieme qualcosa
da farti fare, ok?"
"Ok..."
Santana riprese in mano il libro
sfogliando annoiata qualche pagina, prima di posare gli occhi sulla
brunetta vicino a lei e notare come era diversa dal solito.
Spenta e cupa.
"Cosa hai intenzione di fare, ora?"
"Ora, ora?"
"No, intendevo ora che sei ufficialmente disoccupata."
"Cercherò audizioni."
"E?"
"E... ?" ripetè Rachel confusa.
"Rachel...
Non voglio essere l'uccello del malaugurio ma potrebbe volerci del
tempo prima che un'audizione vada a buon fine..." spiegò Santana "Non
che stia sottovalutando il tuo talento, sia chiaro, ma... Insomma devi
riuscire a trovare l'occasione giusta..."
"Lo so... Ho già messo gli occhi su due o tre audizioni questo mese. Le
proverò tutte, sperando che vadano bene..."
"E nel frattempo?"
"Hai paura che possa starti troppo attorno?" chiese Rachel nascondendo
dietro a un sorriso un timore.
"No,
ho paura che questa cosa possa farti del male. Non penso ti farà bene
passare dall'essere super indaffarata e impegnata a non avere nulla da
fare col tuo tempo. Non voglio vederti così giù."
"Lo so... Ma non è esattamente facile trovarsi qualcosa da fare..."
"E va bene." sospirò Santana chiudendo i libri una volta per
tutte "Ho un'idea."
"Che tipo di idea?"
"Visto
che fra un'ora comincia il mio turno pomeridiano in ospedale, possiamo
andare a fare una bella passeggiata al parco e poi andare in ospedale,
dove, se vorrai, potrai rimanere a farmi compagnia, ma ti assicuro che
la conferenza sarà molto, molto, noiosa... Che dici? Si può fare?"
Rachel sorrise annuendo, con un'espressione di pura adorazione sul
volto "Mi porterò qualcosa da leggere...".
"Ok,
allora. Preparati, fra dieci minuti si parte." annunciò la latina
alzandosi dal divano, per essere improvvisamente trascinata indietro
per la manica della felpa.
"Che c'è? Non va bene?" chiese Santana guardando confusa la brunetta.
"No..."
"No?"
"Si, cioè, si! Assolutamente, va benissimo!"
"Allora qual è il problema?"
"Io... Io volevo solo ringraziarti..."
"Lo sai che le bugie non si dicono?"
"Bugie?"
"Già...
Sai cosa succede a chi dice le bugie?" sorrise Santana indicandosi il
naso "Fossi in te eviterei di peggiorare la situazione..."
Rachel
sorrise con superiorità, ricevendo il colpo con classe, per poi
domandare "Non ho ancora capito la storia della bugia, comunque...".
Santana sorrise prima di avvicinarsi alla brunetta e strapparle un
bacio veloce.
"Se
vuoi baciarmi, puoi farlo senza trovare scuse..." spiegò divertita la
mora, per poi imitare Rachel "Volevo solo ringraziarti." e sorridere.
"Io- io-"
"Io, dovrei andarmi a preparare. Ed anche tu." replicò Santana
alzandosi e dirigendosi verso la sua camera.
Dopo
qualche istante, tornata in sè, anche Rachel si alzò per andare a
cambiarsi, ma prima di entrare nella sua stanza, chiese "A volte non
capisco come riesci a passare da tredicenne impacciata a bomba sexy.
Hai per caso un segreto?"
"Si." rispose Santana ridendo, dalla sua stanza.
"E sarebbe?"
"Sono schizofrenica, Rachel."
"Sono seria!"
"Vedila così: è una partita a scacchi. A volte tu attacchi più
direttamente e io difendo, a volte è l'opposto.".
"Io non so giocare a scacchi..."
"Allora dovrò insegnarti... O forse no..."
"Grazie!"
"Io esco fra cinque minuti... Fossi in te andrei veramente a
prepararmi, Rachel."
"Si, ma dobbiamo parlare degli scacchi!"
"E va bene. Un giorno ne parleremo."
"No, non un giorno, ora!"
"E va bene! Ora vai prima che decida di narcotizzarti e fuggire."
"Sei sempre così gentile, Santana..."
"E' un dono..."
"Oh si, un dono..."
"Rachel, lo so che vuoi sempre avere l'ultima parola... Ma è veramente
ora di andarti a cambiare."
"Sto andando."
"Bene."
"Bene!"
"Vai, avanti!"
"Smettila di parlare e lasciami avere l'ultima parola!"
"Non penso proprio..."
"Perché no?"
"Perché mi piace farti andare fuori dai gangheri."
"Beh, si da il caso che a me non piaccia."
"Ok, ti concedo l'ultima parola purché ti vada a vestire
immediatamente. Prego."
"Ci vediamo fra qualche minuto." sorrise fiera la brunetta per poi
entrare in camera e sentire la latina gridare "Ok!"
"Ti odio, Santana!"
"Bugiarda!" replicò Santana ridendo soddisfatta.
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"Mi piace questa cosa." sorrise Rachel.
"Questa cosa, cosa?"
"Stare insieme al di fuori di casa. Uscire insieme."
"Già, è un bel cambiamento..."
"Posso tenerti per mano, Santana?"
"Io uhm... Beh..."
"Se ti imbarazza non fa niente..."
"No è che-"
"Davvero,
non preoccuparti." sorrise Rachel sincera, per poi riprendere "Dovremmo
trovare altri posti in cui andare insieme, tipo, potremmo andare in
palestra!"
"Nah..."
"Perchè?"
"L'ho
già provato con Brittany e beh... Diciamo che le sessioni di ginnastica
non avevano troppo a che fare con gli attrezzi della palestra quanto
più con i bagni della palestra..."
Rachel scoppiò a ridere fingendo uno sguardo scioccato.
"Dev'essere qualcosa di legato al movimento e al
sudore... immagino..."
"Possibile..." rispose Rachel con un sorrisone.
"Ok,
Rachel, non devi per forza sorridere a tutto quello che dico. Lo so che
la storia del sudore faceva schifo... Non devi per forza tenere quel
sorriso sulle labbra..."
"No- Cioè si, la storia del sudore fa un po' schifo in effetti... Ma
non sto sorridendo per questo..."
"Per cosa, allora?"
"E' la prima volta che nomini... Lei... Così tranquillamente. Così
disinvolta e naturale." spiegò la diva.
Santana sembrò ripensarci sopra per qualche istante, per poi sorridere
a sua volta.
"E' una cosa buona, sai?"
"Già..." annuì la latina "E' una cosa buona, davvero..."
"Non devi sentirti obbligata a parlarne ora, sai?"
"Lo so. Ma grazie per avermelo fatto notare... Mi sento molto più
leggera, ora..."
"Stai facendo passi da gigante..."
"Nah,
è solo che tu hai le gambe più corte delle mie, quindi ho più
gittata..." rispose Santana lasciando Rachel perplessa per qualche
istante, per poi spiegare "Era una battuta Rachel..."
"OH!" esclamò la diva "Ho capito ora!"
"E' incredibile..."
"Cosa?"
"Non capisco come tu riesca a creare all'istante metafore
complicatissime, per poi non afferrare una battuta come questa..."
"Ero distratta!"
"Certo, convinciti ora."
"E poi veramente, Santana? Battute sull'altezza? Da che pulpito!"
"Beh, sono più alta di te!"
"Di quanto, cinque centimetri scarsi?"
"E allora? Sono comunque più alta!"
"Si ma ti atteggi come fossi Michael Jordan!"
"E va bene, e va bene. Mi rimangio la battuta sulla tua altezza visto
che sei così sensibile all'argomento..."
"Non ho detto questo!"
"Ehi!
Scacchi! Yay!" esclamò Santana notando un tavolino libero nel parco
"Cambiamo argomento e usciamo da questa palude di frecciatine, che ne
dici?"
"Ci sto. Ok, allora. Insegnami gli scacchi."
"Dunque, gli scacchi sono un gioco di logica e strategia che, come puoi
vedere, si gioca su questo tabellone."
"Cosa vuol dire scacco?"
"Dovrebbe significare "Re" in qualche lingua."
"Qualche lingua? Ne sai molto, vedo."
"Vuoi che la finisca qui? Va bene." provò Santana fingendo di alzarsi.
"Ok! Basta, ora siamo alla pari!"
"Posso continuare?"
"Prego."
"Grazie."
"Dunque. Lo scopo è raggiungere il Re avversario e metterlo in scacco,
ossia incastrarlo."
"Bene. Come si incastra un Re?"
"Muovendo
le varie figure. Come i pedoni, che possono muoversi solo in avanti di
una casella, eccezion fatta per la prima mossa, quando può avanzare di
due caselle, se libere. E può catturare solamente una casella in
diagonale."
"Complicato."
"Lo so, ma è più facile una volta giocato."
"Va bene, poi?"
"Poi
c'è l'alfiere, può muovere in diagonale per quanto vuole purchè non
abbia nella sua strada altre figure. Poi la torre, come l'alfiere, ma
si muove in orizzontale e verticale. Ci sei?"
"Più o meno."
"Il cavallo, può muoversi a L."
"Oh! Questo è facile!"
"Il
Re, può muoversi di una caselle, diagonale, orizzontale o verticale. Ed
infine, il pezzo più duttile e potente di tutti: la regina, o donna,
può muoversi come l'alfiere e la torre."
"Si! Lo sapevo che la regina era la più forte! Guarda quello
scettro! Si vede chiaramente!"
"Rachel l'aspetto degli scacchi non conta niente.. Ne sei consapevole?"
"Certo..." replicò la brunetta fissando i pezzi.
"Che c'è? Qualche dubbio?"
"No... Sai cosa pensavo, Santana?"
"Sentiamo."
"Credi che qualcuno abbia mai scritto un musical sugli scacchi?"
Santana rimase qualche secondo a guardare con aria sconvolta la
brunetta, per poi sospirare, "No. Non credo proprio."
"E' una grande idea!"
"No, non lo è..."
"Perchè?"
"Gli scacchi, per quanto siano soddisfacenti, sono la cosa più noiosa
del mondo. Ci sono partite che durano mesi, Rachel. Mesi."
"E allora? Io racconterei in maniera romantica, avventurosa e simpatica
la storia di due re che si danno battaglia!".
"Sai cosa ti dico? Fallo. Fallo. E quando l'unico in sala a guardare
l'opera sarà Gary Kasparov, ne riparleremo."
"Chi è? Un produttore?"
"Il più grande scacchista di sempre..." sospirò Santana.
"Ad ogni modo, pensavo... E questo che intendi quando dici che tra di
noi è una partita a scacchi?"
"Dipende cosa intendi con "questo"..."
"Che a volte io sono un pedone e te la regina e viceversa?"
"Più o meno."
"Pensi che ci vorranno mesi prima che questa partita... finisca?"
"Rachel Berry, non starai mica cercando di comportarti da regina
colpendomi con un chiaro riferimento sessuale..."
"Cavolo! Sei una regina molto astuta, Santana!"
"Come
se non lo sapessi..." replicò la latina per poi alzarsi "Avanti,
andiamo. Prima della conferenza devo trovare qualcosa da metterti."
"Da mettermi?"
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"Chi stiamo aspettando?" chiese Rachel tamburellando annoiata sulla
scrivania della latina.
"Motta, che al momento è in sala operatoria."
"Perchè? A cosa ti serve quella povera ragazza?"
"Deve prestarti una sua divisa."
"Perchè non una delle tue?"
"Perchè
il colore della mia tuta è diverso e saresti presa per un pezzo
grosso... E siccome tutti conoscono i pezzi grossi qui dentro, sarebbe
difficile spiegare da dove salta fuori la dottoressa Berry,
specializzata in Musical."
"Giusto. E perché non apri semplicemente il suo armadietto?
Sono sicura che puoi farlo..."
"Ehi! E' offensivo pensare che sia in grado di scassinare un
armadietto!"
"Beh,
io pensavo più che potevi chiedere a qualcuno di aprirlo per te... Ma
hai appena rivelato di saperlo aprire senza bisogno di aiuto quindi..."
"Mi spiace ma non posso farlo..."
"Perchè?"
"Telecamere di sorveglianza. Già una volta ho dovuto spiegare al
primario perchè frugavo nell'armadietto di un infermiere..."
"E perché stavi frugando nell'armadietto di un infermiere!?"
"Perché aveva qualcosa che mi interessava, chiaramente..."
"E, se posso, cos'è che ti interessava?"
"Aveva una confezione intera di Breadstix, ed io dovevo averla!"
"Oh mio Dio! Sei una drogata di Breadstix!"
"E tu una drogata di Streisand. Chi pensi sia messa peggio?"
"Eccomi, dottoressa!" esclamò Sugar quasi sfondando la porta.
"Benarrivata, Motta."
"Ciao Sugar..." sorrise Rachel.
"Salve! Cosa posso fare per lei?"
"Uhm... avrei bisogno di una tua divisa."
"Non posso chiedere perché, vero?"
"Ho bisogno di imbucare Rachel alla conferenza, possibilmente senza
dare nell'occhio..."
"Oh!
Certo!" sorrise la dottoressa aprendo velocemente il suo armadietto,
per poi passare la divisa pulita e piegata a Rachel "Spero che le
piaccia il muschio bianco..."
"Lo adoro!" sorrise la brunetta.
"Può cambiarsi lì dentro." sorrise la ragazza a Rachel.
"Allora..." cominciò Santana "Se non erro le tue due settimane prive di
esami rettali stanno per finire..."
"Purtroppo..."
"Beh, magari possiamo prolungare per altre due settimane..."
"Davvero!?"
"Se non cominci a scodinzolare... si."
"Oh! Grazie, dottoressa Lopez! Grazie, grazie! Odio dover ficcare le
dita-"
"Nonono! Non continuare quella frase! Ho orribili ricordi dei miei
giorni da studentessa, in proposito..."
"La capisco!"
"Ad ogni modo, credo tu sappia che ogni medico può scegliere uno
studente che può partecipare alla conferenza... vero?"
"Si, certo. Quest'anno sono tutti in fermento!"
"E credimi se ti dico che è più per il dottor Milton che per le sue
tecniche di rinoplastica..."
"Non saprei, non l'ho mai visto..."
"Comunque.. Sei mai stata ad una conferenza medica prima d'oggi?"
"No. Ma la immagino come una lunga lezione universitaria..."
"Non proprio. Sai cosa devi fare?"
"Mi dica."
"Prendi qualcosa da mangiare, qualcosa da bere, un blocco per gli
appunti, un registratore, un quaderno di enigmistica da
nascondere dentro al blocco per gli appunti, per
passare le tre ore più interminabili di sempre, .".
"Va bene! Le porterò tutto fra... dieci minuti al massimo."
"No, no, Motta. Devi prenderli per te."
"Per me?"
"Tieni." sorrise la latina porgendo un biglietto alla ragazza "Ho
scelto te. Puoi partecipare alla conferenza"
"Davvero?!" sospirò la ragazza sull'orlo delle lacrime.
"E' solo una conferenza, non c'è bisogno di piangere!"
"Ma io-"
"Motta,
hai trenta secondi per sviluppare un dotto lacrimale che funzioni a
rovescio e ti risucchi quelle lacrime dagli occhi, sono stata chiara?"
"Si! Si! Io-" provò la ragazza portando lo sguardo al cielo nel
tentativo estremo di far sparire, in qualche modo, le lacrime.
"Stavo scherzando, Motta..." sorrise Santana passandole un tovagliolo.
"Oh!"
"Sul risucchiare le lacrime..." specificò la latina "Ma smettila, ok?
E' solo una conferenza."
"Non è per la conferenza..." sorrise la ragazza.
"E per cosa sarebbe, allora?"
"Perché sei stata gentile con lei." spiegò Rachel uscendo dal bagno.
"Si!"
"Non sono mica un mostro!" protestò Santana guardando Sugar "Pensavi
davvero che lo fossi?"
"No ma- E' sempre così... Dura con me... E' che- per me significa
veramente tanto!"
"Ok, Sugar, sto per dirti una cosa e voglio che questa cosa rimanga
esclusivamente fra di noi."
"Va bene..."
"Quando
sono dura con qualcuno è solo perché so che quel qualcuno può fare di
meglio se spronato. Per questo merita le mie sgridate. Non ti
sgriderei se non ti ritenessi un buon medico. Quindi considera le mie
sgridate come un atto di gentilezza d'ora in poi, va bene?"
"Va bene..." sorrise ancora Sugar asciugandosi le lacrime.
"Ed ora vai a prepararti per la conferenza. Avanti, scattare!"
"Si! E grazie ancora!"
"Non un'altra parola!" intimò Santana guardando la ragazza scappare
dagli spogliatoi.
"Ma guardati..."
"No."
"Cosa?"
"No. So già dove vuoi andare a parare..."
"Ma dai! Sei stata così carina! Le hai fatto credere che quelle cose
erano per noi, poi le hai dato il biglietto!"
"Non volevo farglielo credere..."
"Bugiarda! E la storia su come sgridi solamente chi vale?" sorrise
Rachel sedendosi vicino alla latina.
"Beh, è una ragazza sveglia, lavoratrice instancabile. Se lo è
meritato..."
"Sei veramente una brava insegnante. E una donna straordinaria..."
"Rachel, te l'ho già detto: se vuoi baciarmi devi solo-"
"Farlo." sorrise Rachel prendendo il volto della mora fra le sue mani,
per poi baciarla.
Dopo qualche lungo secondo, Santana provò a fermare la brunetta
"Rachel-siam- Siamo ancora nello spogliatoio..."
"E allora?" replicò Rachel fra un bacio e l'altro.
"Chiunqu- chiunque potrebbe entrare e-"
"Se e quando entrerà qualcuno la smetterò, ok?"
"Ok!" rispose con un sorriso la latina, tornando a baciare la diva.
Proprio
quando Santana aveva raccolto abbastanza fegato per infilare le mani
sotto la maglietta della ragazza, sentì la porta dello spogliatoio
aprirsi, staccandosi velocemente.
"Cavolo!" sospirò la mora.
"Guarda chi si vede... la dottoressa Lopez!"
"Smythe..." replicò la latina sbuffando.
"OH!
E' in compagnia!" osservò il dottore, per poi scuotere la testa e dire
"Non lo sai? Per le sveltine c'è lo stanzino apposito... Sesto piano."
"Grazie, Sebastian..."
"Allora? Non hai intenzione di presentarci?"
"Rachel Berry, ti presento Sebastian Smythe."
"Il
dottor Sebastian Smythe, chirurgo plastico." la corresse il ragazzo
prendendo la mano di Rachel, fingendo di lasciarvi un bacio, per poi
sorridere sornione "Piacere di conoscerti, Rachel Berry."
"Oh, ma fammi il piacere..." sbuffò Santana strappando la mano della
ragazza da quella del dottore
"Smettila di
fare il Casanova..." lo rimproverò la latina, per poi rivolgersi alla
brunetta "Non preoccuparti, Rachel. E' innocuo come uno zombie
vegetariano."
"Innocuo? Va a chiederlo al tuo amichetto quanto innocuo sono..."
"Sono un po' confusa qui..." replicò Rachel.
"Sono gay." spiegò il ragazzo con un sorriso.
"Super gay. Il figlio di Elton John e George Michael."
"Da che pulpito..."
"Non riesco a capire che strano rapporto ci sia fra di voi..." osservò
Rachel confusa.
"Oh
non preoccuparti, tesoro. Non lo abbiamo ancora capito nemmeno noi."
sorrise il ragazzo per poi fermarsi ad osservare la diva attentamente.
"Che c'è? Ho qualcosa sul viso?"
"A
parte lucida labbra ovunque tranne che sulle tue labbra, no." rispose
il dottore "Stavo solo osservando il tuo... magnifico esemplare di
naso."
"Oh, fantastico..."
"Ebrea?" domandò l'uomo.
"Si..."
"Posso consigliarti un'operazione che ha cambiato la vita di molti miei
pazienti?"
"No!" rispose Santana.
"Ottimo!"
insistette il dottore facendo finta di non aver sentito "Senza andar a
toccare minimamente l'osso nasale, se non per una lievissima,
inesistente, limatina, io opererei direttamente in una ricostruzione
della cartilagine triangolare e per una riduzione, anche questa
lievissima, della cartilagine alare. Le spieg-"
"Finiscila Smythe!" esclamò Santana.
"Che c'è? Lo vedi anche tu che qui c'è da fare un lavoro semplice
semplice! Perché non la operi tu?"
"Perché non c'è assolutamente nulla che non vada col suo naso!" sbottò
Santana "E' perfettamente proporzionato al suo viso!"
"Se lo dici tu..."
"Si, lo dico io. E ora chiudi quella bocca prima che quei denti da
cavallo tentino di scappare per la disperazione!"
"Oh, wow..." sospirò il dottore con un sorriso.
"Ti piace davvero... Divertente..."
"Smythe! Vai! Ora!" ordinò la latina.
"In verità sono qui per cambiarmi, chi dovrebbe andare altrove a
commettere atti poco puri siete voi..."
Santana
annuì, per poi prendere per mano Rachel e raccogliere le borse e dire
"Andiamo, Rachel. Ci vediamo alla conferenza, Sebastian."
"Solo un'ultima cosa..."
"Cosa?"
"Kurt si vede con qualcuno?"
"Non sono affari tuoi."
"Per favore."
"Per favore!?" sorrise Santana "Questa è una prima volta!"
"Allora?" insistette il dottore.
"No, non si vede con nessuno..."
"A buon rendere, Santana..." sorrise l'uomo salutandola.
"A buon rendere..." ripetè la latina.
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Dopo la (interminabile) conferenza, Santana aveva proposto a Rachel di
tornare nuovamente a casa a piedi.
E anche se la brunetta non era sembrata inizialmente molto convinta,
alla fine aveva ceduto.
"Che c'è?" cominciò Santana notando come la brunetta fosse tornata in
qualche modo cupa.
"Niente."
"Ahah. Divertente. Ora dimmi cos'hai..."
"Il dottor Smythe oggi mi ha distrutto in dieci secondi."
"Oh!
Lo sapevo!" sbuffò Santana "Ok, prima di tutto: è uno stronzo naturale.
E' più forte di lui. E poi è un chirurgo plastico! E' normale che si
accorga immediatamente di un difetto fisico."
"Un difetto fisico?"
"Lo sai che per me non è un difetto..."
"Ah
si? Perché mi risulta che per un mese, un mese intero, tu non hai fatto
altro che criticare il mio naso e pesantemente. Ammettilo."
"Si, ma non lo vedo come un difetto! Per me è... un'imperfezione!"
"Grandioso..." sbuffò la ragazza.
"Rachel
è come quando cammini al parco di giorno, ed è pieno di cantanti e
musicisti di strada! Scommetto che se qualcuno sbaglia una nota te sai
perfettamente di quanto ha sbagliato! Non puoi non notarlo, è più forte
di te! Per noi è lo stesso! Siamo così abituati ad avere di fronte la
perfezione, che qualunque cosa ne vada al di fuori è impossibile da
mancare! Non si tratta di difetti!"
"Si, invece.".
"Ma, ti ho difeso con Smythe, non è vero?"
"Poteva benissimo essere una bugia quello che hai detto!"
"Pensi davvero che ti mentirei? Su qualcosa che so è così importante
per te?"
"Non lo so."
"Wow... Avrei preferito un "Si" ad un non lo so. A quanto pare non mi
conosci poi così bene."
"No-"
"Sai cosa? Chiamo un taxi così puoi andare a casa mentre io resto qui a
schiarirmi le idee."
"No, tu va col taxi!"
"Pensi che ti lascerei qui, di notte, da sola?"
"Ed io lo farei!?" sbottò Rachel.
"Va bene. Due taxi. Chiamo due taxi e possiamo entrambe andarcene a
casa per la nostra strada."
"Va bene."
"Va bene!" rispose Santana prendendo il telefono per poi allontanarsi a
chiamare.
"I taxi saranno qui fra qualche minuto" annunciò la mora.
"Ok."
Dopo qualche secondo di silenzio, Santana riprese "Lo pensavo- lo penso
davvero."
"Cosa?"
"Che non ci sia nulla che non va col tuo naso."
"Mi spiace ma mi sembra piuttosto difficile da credere."
"E
va bene, signorina so tutto io-mi piace sbugiardare gli altri! Vieni
qui." cominciò la latina frugando nella sua borsa per tirare fuori un
paio di gessetti.
"Dove li hai presi quelli?"
"Ne ho rubati un paio dalle aule dell'ospedale."
"Perchè?"
"Perchè mi piace grattugiarli e fingere che sia cocaina." replicò
Santana sarcastica.
"Cosa?!"
"Li uso per disegnare sul muro gli schemi di anatomia, Rachel!" spiegò
velocemente la ragazza per poi cominciare a disegnare per terra.
"E' un naso." osservò Rachel.
"Grazie. Ora sappiamo che puoi andare a Chi vuol esser milionario."
"Avanti, cosa devi farmi vedere?"
"Ok, vedi questi punti?"
"Gli zigomi."
"Ossi zigomatici. Si chiamano ossi zigomatici."
"Si, li vedo."
"Bene, ora questa è l'arcata sopracciliare e questo punto qui, tra le
due sopracciglia, si chiama glabella."
"Perché mi stai dicendo tutto questo?"
"Mi fai finire per favore!?"
"Ok! Scusa!"
"Ora,
se disegno un rettangolo qui, qui e qui... ti renderai conto che il tuo
naso, per il tuo viso è perfettamente proporzionato. Di conseguenza,
non c'è assolutamente nulla che non vada col tuo naso.
C.V.D.: come volevasi dimostrare."
"Il mio naso è grande."
"Si! Ma non è poi così grande!"
"Ed è brutto..."
"E'
brutto solamente perché giornalmente ci propinano un'immagine di
bellezza canonica! Bellezza è il vento che fa muovere le foglie a
spirale, è un buon caffè appena svegli! Non è quello che una rivista ha
definito perfetto!".
"Lo pensi davvero?"
"Se non lo pensassi
lavorerei come chirurgo plastico privato. Come Smythe." spiegò Santana
"Io lavoro per chi ne ha bisogno. Non per chi vuole avere le tette più
grandi per rimorchiare il capo..."
Rachel sorrise.
"E per quanto riguarda quello che ti ho detto- Beh, tutto quello che ho
detto quel primo mese puoi anche dimenticarlo..."
"Anche il divieto di cantare di mattina?"
"No, quello assolutamente rimane!"
"Grazie, Santana."
"Per cosa?"
"Lo sai per cosa..."
"No, non credo di saperlo..."
"Tu sarai anche una regina piuttosto astuta, ma anche io non
scherzo..." sorrise la brunetta.
"Cosa ha a che fare con-" Santana non riuscì a terminare la frase a
causa delle labbra di Rachel sulle sue.
Se solo Rachel avesse saputo che proprio quella era l'intenzione della
latina, sarebbe andata su tutte le furie.
"EHI! EEEHI!"
"Cosa diavolo-" sbuffò Santana cercando la fonte della voce.
Un taxi.
"Ehi! Siete voi che avete chiamato due taxi?"
"Sono stati dei ragazzini ubriachi! Se ne sono andati poco fa!" rispose
Rachel.
"Maledizione!" sbottò l'uomo riallontanandosi.
"Ed ora?" chiese confusa Santana.
"Ed
ora andiamo a casa a piedi. E magari per strada ci fermiamo a mangiare
qualcosa. Possiamo andare a prendere il gelato in quel locale
dietro il quartiere." propose Santana "E' una lunga camminata, però."
"Oh, tanto credo che dovrai rispiegarmi da capo il discorso degli
scacchi..."
"Da capo, Rachel?"
"Si. E mi piacerebbe anche riascoltare come il mio naso è perfettamente
proporzionato al mio viso..."
"E va bene..." sospirò divertita la latina "Da cosa vuoi cominciare?"
"Dal mio naso, che domande!" replicò Rachel.
"Ma
prima posso prenderti per mano?" provò Santana con un sorriso,
afferrando prontamente la mano che la brunetta le aveva immediatamente
offerto.
"Allora, dicevamo..." cominciò Santana, riprendendo a camminare.
"Il mio naso."
"Si, il tuo proporzionatissimo eppur imperfetto naso..."
"Santana non ricominciamo..."
"E va bene... Il tuo proporzionatissimo naso..." riprese la latina con
un sorriso.
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