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Nota legale:
Kingdom Hearts
© Square Enix &
Disney. Questa
Fan Fiction è stata scritta per puro
diletto, senza alcun scopo di lucro. Nessuna violazione di ©
è dunque intesa.
‘Lessons of
Love’
Legenda:
-
Quando
tra un paragrafo e l’altro c’è uno
spazio, vuol dire che è passato un giorno o
più;
-
Quando
tra due paragrafi c’è un asterisco (*), vuol dire
che è passato meno di un
giorno.
-
Quando tra due paragrafi c’è un’onda (~), vuol dire che
qualcosa sta succedendo più o meno
in contemporanea.
1.
Alunno e professore
Cravatta
a righe verdi e nere, o blu e nere?
Che
dilemma immane.
Dopo
sedici minuti di feroce lotta mentale, un
giovane uomo dagli infuocati folti capelli rossi e dalle brillanti
iridi verde
smeraldo, è ancora a specchiarsi, indeciso sul da farsi.
Un altro minuto, poi sbotta seccato “Bah! Verde o
blu, rimarrò ridicolo in ogni caso...”
Accascia sul portasciugamano del lavandino una
delle due cravatte che tiene in mano, e si allaccia la vincitrice a
strisce
verdi e nere sulla camicia bianca.
Prima
di abbandonare quel supplizio creato dalla
vanità, ci si scruta truce.
Sigh!
Quanto odia
il suo aspetto! E’ così...Così...Così,
appariscente!
Perchè
il Dio creatore non gli aveva donato degli
occhi di un colore normale, tipo neri...!? E
perchè un colore
altrettanto normale per quel cespuglio di capelli...!?
Che
aveva fatto di male!?
In
pubblico si sentiva sempre osservato, come se
fosse un incrocio fra Elephant Man e il Joker di Batman.
Era paranoico? Può darsi. Ma di certo non passava
inosservato.
Dio
creatore crudele.
Tuttavia,
essendo molto magnanimo, non dava la
colpa solo al Divino. La colpa ricadeva anche su suo padre.
Poteva sembrare esagerato, ok, era suo padre e lo
sarebbe rimasto. Però a penalizzare l’affetto che
provava nei suoi confronti,
era che fosse americano.
Per non avere fraintendimenti, non aveva niente
contro gli americani.
Il punto era che sua madre, giapponese fino al
midollo, lo aveva sposato, senza pensare alle conseguenze che questa
scelta
avrebbe causato al figlio che sarebbe nato.
Ossia,
lui. Axel.
Quei
capelli e quegli occhi, ereditati da chissà
quale antenato del padre, gli avevano fatto venire una moltitudine di
complessi, che pian piano erano stati superati(anche se non del tutto).
Fra conoscenti ed amici, c’era chi rideva della
sua chioma, chi la elogiava.
Due sponde contrastanti che non gli facevano
capire se raparsi o no.
Sì,
gli importava ciò che pensava la gente,
perchè lui non riusciva a pensare da solo.
Autonomia,
zero.
Fresco
di laurea, i genitori gli avevano trovato
lavoro in Giappone.
Volevano che visitasse la sua seconda patria e
che imparasse a cavarsela senza il loro aiuto.
Senza tanti preamboli, gli avevano pagato il
biglietto di sola andata e fatto ‘ciao ciao’ con la
manina.
Si
era sentito abbastanza abbandonato, ma
l’atterraggio a Tokyo non era stato male.
La
gente era strana, sì, ciò nondimeno nei due
mesi lì, non aveva ancora ricevuto nessuna lettera di
minaccia e nessun mafioso
era venuto a bussare alla sua porta.
La
sua differenza fisica si notava di più -una
specie di bizzarro fiore esotico in mezzo a basse margherite-, per
questo parte
dei complessi di inferiorità minacciavano di assalirlo.
E
oggi era il suo primo giorno di lavoro.
Quale lavoro? Insegnante di lingua inglese.
Aveva
sempre desiderato diventare insegnante, ciò
nonostante la pecca che quella mattina lo rende così
ansioso, è che si trovava
a disagio con gli sconosciuti.
E gli sconosciuti di età compresa tra i quindici
e i diciannove, pieni di drammi giovanili, erano i peggiori sconosciuti
con cui
si potesse interagire.
Pure,
doveva imparare a conviverci. Un prof.
adolescentofobico è un po’ inutile, no? E cavolo,
era ormai un adulto...! Doveva
affrontare la sua paura con autorità!
Infilata
la giacca, valigetta alla mano e zazzera
legata, esce dall’appartamento, chiudendo a chiave. A passo
svelto, raggiunge
la stazione vicina.
Fa in tempo a salire sul treno, buttandosi sulle porte in
procinto di chiudersi.
Volendo
nascondere la propria inquietudine,
decide di distrarsi col pocket book del momento: ‘Il
diario di Ansem’.
Lo pesca dalla tasca interna del gilé, e in
un’altra tasca scova gli
occhialetti rettangolari.
Non aveva neanche finito di leggere la prima
frase, che il cicaleccio isterico di un trio di ragazze lì
davanti, gli fa
alzare il naso dal libro.
Portano
l’uniforme del liceo in cui doveva andare
ad insegnare.
Gli
occhi si soffermano sulle mini-mini gonne
pieghettate a quadri azzurri e bianchi ‘Ma
cos’hanno in testa i presidi
giapponesi? Poi si chiedono dell’aumento di violenze subite
dalle
studentesse...’
La
loro risata gli fa spostare lo sguardo sui
volti esaltati “Oh, sentite qua. Mi hanno detto che
arriverà un madrelingua
dall’America! Probabile che sia un vecchio
incartapecorito...”
“E
se fosse un fusto abbronzato appena uscito
dagli studi??”
“Biondo
con gli occhi azzurri!”
“E
se non avesse gli occhi azzurri e non fosse
biondo?”
“Allora
non se ne fa niente! O così, oppure può
sloggiare! Soprattutto se oltre a non essere biondo con gli occhi
azzurri,
avesse i capelli rossi! Phua, che schifo i pel di carota...!”
Axel
si appunta di comprarsi il prima possibile
un burka.
*
Tic tac, tic tac, tic tac...
Tic tac, tic tac, tic tac...
Questa
molesta cantilena penetra petulante nel
suo inconscio in attività.
Ordina
alle palpebre recalcitranti di schiudersi.
Fra
le lenzuola sfatte del letto, al suo fianco
c’è una ragazza addormentata.
‘Chi
è?’
Si chiede.
Come se gli importasse.
Un’altra notte a cazzeggiare con gli amici,
un’altra sbronza, un’altra ragazza portata a letto.
Tutto
qui.
Cimentarsi
in un’attività di pensiero troppo
difficile, solo per ricordarsi il nome delle ragazze che si faceva, era
uno
spreco inutile di energie. I dettagli secondari, secondari erano e
secondari
rimanevano.
Gira
il capo dalla parte del comodino. I suoi
occhi incontrano la sveglia.
8.13.
Cazzo.
E’
prestissimo!
Considera
bene l’idea di aspettare il risveglio
della tipa e ricevere un buongiorno come lo intendeva lui. Invece si
toglie le
lenzuola di dosso e scende giù dal letto.
Durante
la ricerca dei boxer, sosta dallo specchio.
I capelli biondo grano sono sparati in tutte le
direzioni. Piuttosto che darci una sistemata, con la mano li spettina
ancora di
più.
‘Specchio,
specchio delle mie brame, chi è il più
bello del reame?’
Sorride al proprio riflesso e scorre il proprio
corpo nudo con gli occhi azzurro elettrico, cercando un qualche difetto.
Mpf.
No.
‘Assolutamente
divino.’
Si concede da bravo narcisista con la ‘N’ maiuscola
che è.
Passando
su quel campo minato fatto di vestiti,
raccoglie i suoi.
Infilati
i boxer, gli skinny jeans e quel paio di
tanga neri in tasca(come ricordo), si accinge a far passare la cintura
nera nei
passanti.
Il rumore della pelle contro i jeans, fa
svegliare la ragazza.
La
mora si mette a sedere, tirandosi addosso le
coperte “Demyx...Te ne vai già...?”
Gnaula rattristata.
Finito
con la cinta, indossa la canotta “Sì.”
“La
scuola può aspettare...Dai, resta con me...”
Si allunga, aggrappandosi alla vita di Demyx. Lenta, fa andare le mani
sotto
l’indumento.
Il
ragazzo la frena. Morbido le bacia i polsi e sale
su di lei a cavalcioni, scivolando piano sul suo corpo caldo.
Continuando a
baciarla, sussurra “Non è per la scuola che me ne
sto andando.” Cessa i baci all’altezza
dell’ombelico, con grande dispiacere dell’altra.
Il
giovane mette la felpa, coprendosi la testa
col cappuccio. Scosta le tende, aprendo la finestra ai piedi del letto.
“Che
fai??”
“Vado.”
“Perchè
esci dalla finestra...?”
“Se
incontro tua madre, che le dico? Che sono il
primo figo visto al pub e che abbiamo fatto giochi non proprio casti
sul tuo
letto?”
L’anonima
gli dà ragione sorridendo “Sì...Aspetta
un attimo, che ti lascio il mio numero...”
“Non
ho cellulare.”
“Be’...Chiamerai
col cellulare di qualcun’altro.”
Facendo cigolare le molle del letto, va alla scrivania. Scrive il
numero su un
post-it.
“Tieni.”
Demyx
non dice niente e lo ripone nella tasca dei
jeans.
Con
un bagliore di speranza, la ragazza chiede
“Ci rivedremo presto?”
Ha
ha. Stai scherzando, vero? “Certo.” Sale sul
terrazzo e si arrampica piano sulla tubatura di scolo.
Dopo
aver scavalcato il cancello si ferma per
frugare in tasca.
Sa che dalla finestra la ragazza lo sta ancora
osservando e stropiccia il numero, buttandoselo alle spalle.
Alza
il capo per vederla. E’ incazzata.
Ride,
facendo spallucce. Si allontana, prima di
darle il tempo di aprire la finestra e urlargli qualche insulto.
Di certo non aveva bisogno di sentire le
lamentele di una stronzetta, che presto avrebbe fatto il bis
con un
altro.
Uno
dei suoi tanti motti, era ‘vivi il
momento’.
Il momento già vissuto, non si va a rivivere di
nuovo, no? Perchè sennò si sciupa.
Poi
non aveva proprio voglia di complicarsi la
vita immischiandosi in una relazione umana.
Sciocchi quelli che si lasciavano trascinare nei
meandri affettivi, sapendo benissimo che quella scintilla, chiamata
‘amore’, si
sarebbe spenta in poco tempo e li avrebbe fatto solo soffrire.
E
aveva altro a cui pensare.
Tipo ad un ragazzo tradito molto arrabbiato.
*
Respira.
Respira.
Respira.
Respiiiiira...!
E
ora calmati.
Calmati
e respira.
Calmati
e respira, calmati e respira, calmaaati
e...
“Entri
pure, professor Blaze.”
Sulla
soglia dell’aula, Axel rischia un attacco
epilettico.
I movimenti rigidi, come se stesse andando al
patibolo, si affianca al preside dietro la cattedra.
I
ragazzi già in piedi, si inchinano “Benvenuto,
professor Blaze.”
L’uomo
dagli occhi d’oro fuso e la carnagione
d’ebano, gli da una pacca sulla spalla “Ragazzi,
lui è il madrelingue venuto
dall’America. Siate rispettosi ed educati. Bene, vi auguro
una buona lezione.” Sorride
sornione e sussurra all’orecchio del rosso “Il
bagno docenti è il posto
migliore per nascondersi.” Lasciandolo completamente
perplesso, se ne va e si
chiude la porta scorrevole alle spalle.
Quando fino l’ultimo filo argentato scompare,
Axel si ripromette che se sarebbe uscito vivo di lì, avrebbe
fatto una pazzia.
E lui non aveva mai fatto nulla di simile, senza contare la volta che
in prima
media aveva cercato di buttarsi giù dalla finestra del terzo
piano per sfuggire
ad una compagna di classe molto insistente che voleva costringerlo a
togliersi
le mutande e farle vedere il ‘pisello’,
come lei aveva esplicitamente
chiamato.
Con proprio rammarico, il tentato suicidio fu
impedito dall’insegnante.
Purtroppo, durante la ricreazione, la suddetta
ragazza lo trascinò con forza in bagno, minacciando di
raccontare a tutti che
fosse gay, se non avesse ubbidito.
Ci mancava che oltre le critiche per i capelli si
aggiungessero quelle per la sua sessualità,
perciò si arrese.
Fu la cosa più imbarazzante e umiliante che
avesse mai subito. Alla vista delle sue nudità, ella rise,
schernendo spietata
“Il mio fratellino di quattro anni è
più dotato di te!”
Inutile dire che dopo quell’episodio i suoi
rapporti col sesso opposto non siano molto migliorati.
Anzi,
quella ragazza sentenziò la sua condanna.
In
terza liceo, a pochi giorni dal ballo di fine
anno, una compagna di corso lo invitò.
Sorpreso e molto contento della proposta,
accettò.
Il ballo filò liscio come l’olio ed a fine serata
la riaccompagnò a casa.
Ci
fu un bacio -il suo primo bacio-, che seguitò
nella camera della compagna.
Tutto ok. Finché non iniziò a slacciargli i
pantaloni, messaggio chiaro di quello che voleva.
Non
desiderava perdere la sua amicizia
rifiutandola, quindi cercò di far
‘rimandare’ l’evento... “N-non
ho il preservativo...”
“Ce
l’ho io.”
NOOO...!
“Ehm...Ho...H-ho
sete...! Potrei avere un bicchiere d’acqua?? PER
FAVORE??”
Lei,
era scesa giù in cucina per procurarsi
l’acqua e quando tornò, non lo trovò
lì.
Alla
fuga dalla finestra di quella notte, ne
seguirono metaforicamente tante altre.
I
suoi contatti fisici si fermavano al bacio,
l’abbraccio e alle carezze. Non di più.
Grazie alla sua ‘impotenza sessuale’,
le
sue storie duravano dalle cinque settimane ad un mese e mezzo.
Ci
aveva pensato e ripensato e non capiva proprio
il bisogno di far sesso per dimostrare l’affetto che si
provava, visto che era
stato accusato di rifiutare il rapporto perchè non
c’era abbastanza amore da
parte sua e di aver poca vena ‘avventurosa’.
Ma perchè fare sesso doveva essere una prova
concreta? Due persone potevano amarsi alla follia, senza
però aver nessun
rapporto ravvicinato! Amore e sesso erano due cose separate! Tutti
univano
sempre questi due termini...Ma perchè??
Il desiderio carnale non doveva
per forza essere presente nella relazione!
Lui, ventiquattro anni, era vergine.
Nonostante ciò non era ancora morto! Dicevano che
era anormale, perchè quando ami davvero
una persona, desideri tutto
di lei, corpo compreso. Non era vero, perchè lui aveva amato
e questo desiderio
non lo aveva sentito.
Questa era una cosa assolutamente tutta relativa!
“Professore...Si
sente bene?”
Eh?
La voce fuori campo gli ricorda di essere in una
classe, con all’interno i suoi alunni. E di avere
un’espressione ebete.
Fissa i volti perplessi per una manciata di secondi,
intanto che il volto gli diventa un tutt’uno coi capelli.
Abbassa gli occhi e
balbetta “Ehm...P-potete risedervi...I-io sono il p-professor
Axel B-Blaze...”
Goffo, scrive il nome alla lavagna. Tossicchia e proferisce timidamente
“E-ecco...Mi
sono laureato da poco in lingue...Come avrete capito,
insegnerò inglese...La
mia presenza qui è una specie di tirocinio...E,
ehm...”
“Professor
Blaze, ci dica dell’America! E’ vero
che lì ci si soffia il naso in pubblico?”
“Be’,
sì...”
“Ma
là in America sono tutti belli come lei?”
“Ti
r-ringrazio...Ma non c-credo che...”
“Ci
tiene al suo look? Vedo che ha intonato il
colore della sua cravatta con gli occhi!”
“Oh,
non faccio molto caso a come...”
“Come
mai parla così bene il giapponese?”
“Mia
madre è giapponese...”
“Ha
fratelli?”
“Sono
figlio unico...Sentite, perchè non rimandiamo
le domande personali a dopo la lezione? Credo sia meglio che inizi col
programma...”
Le ragazze che lo avevano interrogato chinano il
capo, scusandosi.
Si sorprende della repentina compostezza
silenziosa della classe, e si accomoda alla cattedra. Attraverso gli
occhialetti
rettangolari esamina il registro “Ehm. Farò
l’appello....Amemiya.”
“Presente.”
“Arakawa.”
“Presente.”
“Endo.”
“Presente.”
Continua
così e arrivato alla lettera ‘M’, si
sorprende
di leggere un nome poco nostrano “Melodious...?”
[Ho usato i cognomi di ITtF
perchè non mi andava di smeningermi per inventarne altri nd.
Sorina]
Non riceve risposta.
Esplora l’aula con gli occhi, cercando una chioma
chiara fra le teste nere. Individua un banco vuoto “Demyx
Melodious non c’è?”
“E’
assente.”
Axel
segna l’assenza sul registro “Qualcuno sa
per quale motivo Melodious è assente?”
A
quella domanda c’è un lanciarsi di occhiate
fuggevoli.
E’
chiaro che sapevano qualcosa, ma non avevano
intenzione di dirlo. E questo qualcosa non sembrava nulla di buono...
Non aveva nessuna voglia di implicarsi in
questioni complesse...Ma forse, essendo il professore, doveva
interessarsi
dell’incolumità degli studenti...
“Se
qualcuno sa qualcosa, lo dica, per favore...”
“Ecco...”
Prende l’iniziativa un ragazzo in prima
fila “...Melodious ha molti amici...Ed altrettanti nemici.
C’è sempre la goccia
che fa traboccare il vaso, che può portare ad un battibecco
non proprio
verbale...”
Axel
aggrotta la fronte “Battibecco non proprio
verbale?” Ripete, sconcertato “Vuol dire che in
questo momento Melodious sta
facendo a botte con qualcuno??”
Altri
rapidi sguardi ed un “Sì.”
“Ah...Ma...!
Dobbiamo fare qualcosa...!
Dov’è adesso...?”
“Non
lo sappiamo.”
“Comunque
non c’è da preoccuparsi. Melodious è
abituato ad uscire incolume dai diverbi.”
Il
giovane insegnante non vuole chiedere se
questo valeva anche per l’altra persona fatta partecipe al
caso.
Cerca di fare un pensiero logico. La scazzottata
si svolgeva non in classe, quindi era una cosa di cui non era
responsabile. Lui
era un professore, non una mamma!
Punta
gli occhi sul suo registro, prendendo atto
del suo ruolo. Finisce l’appello e dice “Aprite i
libri e andate a pagina tre.
Faremo un ripasso generale delle regole...”
Ubbidienti,
eseguono l’ordine.
“Per
favore, qualcuno può iniziare a leggere?”
Si
offre una ragazza, che alzandosi, legge a voce
alta.
Una
sensazione di soddisfazione gli si propaga
piacevolmente nel corpo...Era la prima volta che aveva in mano quella
autorità
e...Come negarlo, non gli dispiaceva.
Seduto
a bordo cattedra, non può far altro che
pensare di aver iniziato bene.
*
Dicevano
che era un’attaccabrighe.
Bugia.
Solo
perchè veniva sempre coinvolto nelle risse,
non voleva dire che era lui ad innalzarle.
Si faceva sempre i cazzi suoi, ma c’era sempre
qualcuno che aveva da ridire.
La scusa più famosa che a questi tizi piaceva
adottare, era: “Mi hai rubato la ragazza.”. Ma che
palle! Un po’ di
originalità, signori! Se volete fare a botte, basta dirlo!
Di
certo non andava in giro con l’intento di
fregare la donna altrui.
Che colpa aveva se erano loro a venirlo a
cercare? Non poteva farci niente se era nato predisposto ad attirare il
gentil
sesso!
Salta
giù dalla trave mezza ceduta su cui era
seduto e si guarda ancora intorno.
Nel vecchio cantiere abbandonato, contenente solo
polvere e topi, non arriva nessuno.
Aveva aspettato fin troppo e ripercorre la strada
fatta mezz’ora fa.
“Stai
forse scappando, Melodious?”
Demyx
stoppa i suoi passi polverosi, intrecciando
le dita dietro il capo. Si gira in direzione della voce con un mezzo
sorriso
“Complimenti per la puntualità. Già non
ci speravo più.”
Dall’ombra
della parte di soffitto ancora
intatto, emerge un uomo dai lunghi capelli biondo cenere e
dall’espressione non
molto cordiale.
“Ehilà,
Vexen! Cosa mi racconti di bello? Hai
fatto pace con la tua ragazza?”
A
Vexen si gonfia la vena sulla tempia “Non ti
conviene scherzare con me.”
“Non
sto scherzando. Volevo solo sapere se
l’avessi perdonata di averti messo le corna con me.”
L’altro
fa un cenno con la mano, mentre una
smorfia di disprezzo gli deforma il volto “Imparerai a
rispettare i più grandi,
Melodious.”
Come un branco di lupi affamati, una decina di
ragazzi esce dall’oscurità, e circonda la bionda
preda.
Demyx
analizza divertito gli amichetti di Vexen
“Oho! Una maxi orgia! Scusa, ma mi sono dimenticato di dirti
che non mi piace
fare sesso con tanti contemporaneamente. Perchè non facciamo
uno per volta?
Vuoi iniziare tu, Vexy?”
“Non
farei sesso con te per nulla al mondo.”
“La
tua ragazza non la pensa allo stesso modo.
Chiedi pure in giro, ti diranno lo stesso. Sai, a scuola la conoscono
tutti.”
E’
la goccia che fa traboccare il vaso. Un altro
cenno di Vexen, e due dei suoi compari immobilizzano per le braccia
Demyx, che
non oppone resistenza.
Gli
si avvicina e gli afferra il mento,
sollevandogli il viso “Sarebbe per questo faccino immacolato
che hai così tanto
successo con le ragazze?”
“Scusa
tanto se non ho un’acne prodigiosa come la
tua.”
Vexen
fa finta di ridere e gli tira un pugno.
Sghignazza “Vedrai, Melodious. Ci divertiremo.”
Sfortunatamente,
non può sapere di aver commesso
uno sbaglio, dando quel pugno.
Un grosso sbaglio.
Il
capo ancora inclinato, Demyx alza molto
lentamente lo sguardo su di lui. Schiude la bocca e lascivo si lecca il
labbro
sanguinante.
Sfodera i denti in un ghigno “Lo so.”
*
Si
guarda di nuovo l’orologio da polso.
Ma quando finisce la
ricreazione!?
Axel
si alza dalla tavoletta del water, uscendo
dalla cabina.
Il
preside doveva aver previsto tutto.
‘Il
bagno docenti è il posto migliore per
nascondersi.’...Rinchiuso
lì dentro, la mandria spasmodica non
poteva inseguirlo.
Dall’esatto
momento in cui era suonata la campana
del pranzo, come paparazzi affamati di scoop, parte del corpo
studentesco femminile
stava pedinando lui, divo di Hollywood che non era.
La voce del suo arrivo si era propagata come un
incendio. Ovunque, ovunque andasse, spuntavano
ragazze, mitragliandolo
di domande non inerenti alla sua materia.
Come
negarlo, era vagamente compiaciuto di
ricevere così tanta attenzione.
...
...
Ok,
ok. Non lo era vagamente, ne era entusiasta.
Ma quando si esagera, si esagera!
Lancia
un’altra occhiata alle lancette
dannatamente lente ‘E’ passato un bel
po’...Non mi avranno più visto uscire
e stanche di aspettare, se ne saranno andate...’
Schiaccia l’orecchio sul
legno liscio della porta, cercando di captare chiacchiericcio femminile.
...
Silenzio
di tomba.
Fa
un sospiro di sollievo ‘Libertà...’
Esce.
Però,
appena fuori, vuole fare retro front.
Erano
ancora tutte lì. Riformano la stretta
cerchia anti-fuga, ricominciando a parlare in contemporanea.
“Eravamo preoccupate...” “Credevamo che
le fosse
venuto qualcosa...” “Sta bene, vero?”
“Venga, le facciamo fare il giro della
scuola...” “Scommetto che non ha ancora mangiato!
Perchè non pranza con noi?”
“Sì,
venga! Andiamo a mangiare sul prato!”
Dopo
un lungo urlo mentale, sorride arrendevole
“D’accordo...”
Anche questa sarebbe finita, avrebbe aspettato...
~
Dondola
la gamba, seduto sul ramo di un albero
del giardino della scuola.
Appoggia la schiena sul tronco rugoso, dando
sosta alle palpebre.
‘Che
sonno...Quelli là mi hanno sciupato
l’energie...’
Si
sente tutto spossato, dopo aver discusso con
Vexen e i suoi amici...
#
Inizio flashback #
I
corpi giacciono doloranti o immobili sul
terreno sporco.
Scavalcandoli,
Demyx raggiunge quello di Vexen.
Si rannicchia prendendolo per la collottola.
Sorride come solo lui sa fare “Senti, io sono stanco. Che ne
dici se mi lasci
perdere, io che non c’entro coi tuoi problemi, e vai a
chiarirti con la tua
ragazza?”
Vexen
sanguinante e ansimante, mugola qualcosa di
incomprensibile.
“Eh?
Preferisci continuare il nostro noioso
discorso?”
Negli
occhi sbarrati dell’altro guizza terrore.
Scuote tremante la testa.
“No,
cosa? Vuoi continuare a discutere?”
“N...N-no...!
I-io ti chiedo p-perdono...Ti
p-prego...”
“Oh,
non scusarti. Non è tua la colpa se hai una
ragazza poco seria. Ok, io vado. Ciao, Vexy. Salutami i tuoi amici
quando si
riprendono.”
#
Fine flashback #
‘Mi
è venuta anche fame...’
Da
sotto il fusto si sollevano delle risate.
Guarda in giù.
Delle ragazze stanno stendendo un panno,
sedendosici sopra.
Con
loro c’è anche un capellone.
‘Deve
essere un nuovo studente...Mi sembra un po’
cresciutello per essere un primino...’
“Professore,
non faccia complimenti! Si serva
pure dal mio bento!”
“Tenga,
prenda questo! L’ho fatto io!”
“Prenda
anche questo!”
‘Professore,
eh...’
Infuocando meglio, adocchia la testa bionda di Larxene ‘Ti
pareva.
Ma non le basta avere già dei crediti con gli altri prof.?
Cercherà di farsi
pure questo...’
Axel
squadra il proprio bento stracolmo, agitando
le bacchette “Basta, basta...! Vi ringrazio, ma non
riuscirò a finirlo...”
“Ma
lei deve mangiare! Ha visto com’è
magro??”
“La
imbocco io!”
Come fucili, alla sua bocca vengono puntate una
decina di bacchette, ognuna con una pietanza differente.
Il
rosso, imbarazzato, scuote la testa “No, no...!
Ce la faccio da solo, grazie...” Pinza un gamberetto fritto,
portandoselo alla
bocca.
A qualche centimetro dalle sue labbra, qualcosa
succede velocemente.
Da
dietro, due mani gli afferrano le spalle e una
liscia guancia fredda vezzeggia a mò di micino bisognoso di
coccole la sua gota
calda.
Il gamberetto fritto svanisce in fauci
sconosciute.
“Delizioso.” E’ un sussurro dolce quanto
il suo profumo.
Alquanto
stupito, Axel gira il capo.
Il
ladro di gamberi fa lo stesso.
Le
parole gli muoiono in gola.
Una strana nebbia si impadronisce della sua
mente, mentre annega in quell’oceano.
Sente il suo respiro mite lambirgli le
labbra, e questo inspiegabilmente non gli dispiace...
Quanto
tempo passò in quello stato?
Il
suo raziocinio lo travolge, facendogli capire
che mancava mezzo centimetro perchè potesse unire a quella
bocca di rosa, di
quel ragazzo, le sue labbra, e che agli occhi dei
presenti lì intorno la
scena si prestava a diverse interpretazioni...
Si
ritrae di scatto, ustionato da quella vicinanza.
Imporpora.
Il
ragazzo, che aveva tolto le mani dalle sue
spalle, ride fluente alla sua reazione, facendolo arrossire di
più.
Non
sapendo bene cosa fare, abbassa impacciato la
testa sul suo bento, pinzando frettoloso una verdura al vapore. Mangia,
sperando
che la smettesse di fissarlo con quegli occhi...
Demyx
si rivolge alle ragazze “Ciao, a tutte.
Larxene, sai dove sono Xaldin e gli altri?”
Larxene
offre la sue verdura al professore,
insistendo ad imboccarlo. Risponde scocciata
“Perchè dovrei sapere dov’è
Xaldin??”
“Ah,
be’. Sai com’è, sei la sua
ragazza.”
Senza
staccare gli occhi dall’amato professore,
gli fa sciò con le bacchette “Dettagli. Comunque
vai a vedere al campetto di
basket. Dovrebbe essere lì.”
“Ok.
Ragazze, buon appetito. E grazie per avermi
imboccato, professore.”
Ad
Axel va di traverso il polipetto. Oltre il
contesto della frase, è il modo in cui aveva detto
‘professore’ a turbarlo.
Non portava l’uniforme...Ed era lecito che un
alunno si comportasse così con un’insegnante?
Qualcosa
gli suggerisce che avrebbe avuto a che
fare con una persona poco docile...
~
Demyx
trova i suoi amici bighellonare
sugli spalti.
Conosceva
Zexion da sempre.
Era il migliore amico per eccellenza:
ascoltava con concreto interesse i suoi vaneggiamenti, lo sopportava
quando era
di cattivo umore, non diceva mai ‘te l’avevo
detto’, non lo incolpava degli
sbagli commessi(anzi, in più delle volte se ne prendeva lui
stesso la colpa).
Insomma, se avesse dovuto descriverlo
a qualcuno, sarebbe stato in dubbio se paragonarlo ad una madre, un
fuoristrada
o ad un pastore tedesco.
Comprensivo, affidabile, fedele. Ed
era anche onesto da fare schifo.
Certe volte, si chiedeva se fosse un
santo o un grande stupido.
Ma poco importava, c’era solo un filo
sottile a distanziare questi due termini.
Spesso
gli veniva la convinzione che
Zexion fosse in realtà il suo fratello minore e che fossero
stati divisi alla
nascita.
E forse l’incertezza lo avrebbe
perseguitato fino alla morte.
Perchè?
Per
quanto gli avevano detto, ancora
in fasce era stato lasciato sulla soglia dell’orfanotrofio
della città. Ad
accompagnare il piccolo fagotto, c’era sono una missiva, con
su scritto un nome:
Melodious Demyx.
Il coordinatore dell’istituto per
orfani, cercò invano di rintracciare qualcuno che potesse
avere quel cognome.
E allora lo accolsero lì.
In
quell’ambiente malsano e freddo,
ogni giorno scorreva lento e sempre uguale all’altro. Perse
il conto delle
volte che fu picchiato e maltrattato.
Forse, era per il suo aspetto, in
qualche modo diverso, ad infastidirli. Gli sembrava
la ragione più
plausibile.
C’era
un ragazzo in particolare, che
non perdeva occasione per malmenarlo.
Crescendo nell’orfanotrofio, aveva
subito in silenzio. Perchè una sola parola avrebbe
peggiorato la situazione. E
perchè, comunque, nessuno gli avrebbe creduto.
Gli adulti di quel luogo lo avevano
etichettato come bugiardo.
A
ripensare a quel nome, una
rabbia bollente rodeva nel suo stomaco.
Agli occhi di tutti, Marluxia era il
divo. Il ragazzo mansueto, educato e studioso.
Ogni
dannata volta, pregava che
quelli che non gli credevano vedessero lui e i suoi
amici divertirsi a
pestarlo a sangue. Avrebbero dovuto ricredersi e dargli ragione. Punire
Marluxia.
Ma
questo non accadde.
Era
sicuro che se avesse incontrato
Marluxia adesso, le sorti del gioco si sarebbero capovolte.
Tra
questi dispiaceri, nacque
l’amicizia con Zexion, che era stato lasciato in orfanotrofio
un anno dopo il
suo.
Il
suo presentarsi al ragazzo non fu
il massimo.
Zexion lo trovò una sera nei corridoi
steso a terra. Mezzo morente, col volto ricoperto di sangue.
Mentre lo aiutava ad arrivare nei
dormitori, gli disse che capiva come si sentiva.
E capiva davvero.
Non era una di quelle persone che
diceva di capire lo stato d’animo di qualcun’altro
senza aver idea di ciò che
gli era successo, senza aver vissuto ciò che aveva vissuto.
Già.
Anche lui era una vittima di
Marluxia.
Cercando
restare in piedi fra alti i
bassi, verso i loro dieci anni, due famiglie li adottarono.
Grande felicità di lasciare per
sempre quel posto, grande tristezza per l’addio che si
sarebbero dovuti dare.
Ma immensa sorpresa, scoprendo
qualche settimana dopo di frequentare la stessa scuola.
Nelle
mura scolastiche, quella coppia,
indivisibile, così strana ed inquietante, non era vista di
buon occhio. Per
giunta i genitori impedivano ai loro figli di avvicinarsi, di
spiccicare parola
con loro.
Ma cosa importava se le persone più
importanti a cui voleva bene, gli erano accanto?
Proprio nulla.
Zexion e i suoi genitori gli davano
tutto l’affetto che in orfanotrofio gli era stato privato.
Andava
tutto bene.
Ma...Sì.
C’era d’aspettarselo.
Le cose belle non durano mai a lungo.
...
Aveva
già detto che considerava
Zexion come un fratello?
Be’, condividevano ogni cosa, tra
queste cose anche gli amici.
La
loro era una specie di cricca, ben
conosciuta.
E temuta quanto bastava.
Xaldin,
rimandato due volte, si
trovava in terza. Un tipo schietto e burbero. Ed alienato
equilibratamente.
Zell,
seconda liceo. L’essere più schizoide
e mentecatto di questo universo. Il bello(o il brutto che fosse) era
che non
aveva mai assunto sostanze strane. Era tutto al naturale. Andava a
momenti.
Riku,
quinta liceo. Era un cocktail
fatale per le giovani donzelle che incrociavano la sua strada. Sorriso
enigmatico alla Mona Lisa, campione indiscusso di tutti gli sport e
delle
iniziative della scuola, capo del consiglio studentesco, ottimi voti in
qualsiasi materia, bello da svenimento. Perfino i ragazzi etero
cadevano ai
suoi piedi.
Se avesse voluto qualunque cosa, sarebbe
bastato che avesse schioccato le dita e gli sarebbe stato servito su un
vassoio
d’argento.
Ciò nonostante aveva molta testa
sulle spalle(con Zexion, erano le mamme della comitiva).
Tutti si chiedevano perchè un ragazzo
d’oro come lui, si fosse unito a quella banda di prepotenti...
Xigbar,
rimandato anche lui -non ci si
ricorda per quante volte-, era il bullo D.O.C.. Avrebbe incendiato la
scuola
per passare il tempo.
Litigava spesso con Riku, e
l’argomento principale delle liti era l’insuccesso
esauriente che aveva con le
donne.
Voleva sempre fare il capo, anche se
alla fine si lasciava scarrozzare dagli altri.
Nel complesso, non era una cattiva
persona(se non se lo si inimicava).
Lexeaus,
quinta liceo. Il gigante
buono. A causa del suo aspetto, molti non volevano avere a che fare con
lui. Il
cuore grande quanto una casa, era il silenzio fatto in persona. Di
solito stava
in compagnia di Xaldin, due tombe umane.
Non
si può dire che con loro il tempo
non passasse in fretta.
Demyx
si siede accanto a Zexion,
rubandogli dalle mani la lattina di the appena aperta
“Grazie, Zeku.”
“Ehi,
lasciamene almeno un goccio!”
Per
fargli un dispetto, se la scola
fino all’ultimo. Assume un’espressione
interrogativa, dicendo “Scusa, hai detto
qualcosa?” Poi ride, vedendo il finto cipiglio arrabbiato
dell’amico. Gli
circonda le spalle con un braccio “Dai, nii chan. Non fare il
bambino!”
Zexion
lo guarda in tralice,
scuotendo la testa “Ah, sarei io il bambino?”
“Dem!
Dalla tua longevità deduco che
tu sia uscito vincitore dalla disputa con Vexen!” Fa Xigbar,
desideroso di
saperne di più.
Stravaccato
sulla panca più alta,
Riku si issa su un gomito, i muscoli facciali contorti in uno stupore
quasi
raccapricciato “Xigbar! Quando hai
imparato a parlare in modo così
articolato?? Una frase di senso compiuto con più
di cinque parole! Più
di cinque parole! Incredibile!”
Zell
scoppia in una risata che si
spegne sotto lo sguardo omicida di Xigbar.
Demyx,
che aveva riso anche lui, dice
“Vexen ha portato qualche amichetto con
se’.”
“Quel
bastardo! Ha giocato sporco!”
Pronuncia Xigbar, indignato.
“Sì,
ma se sono qui a raccontatelo
vuol dire che il suo giochetto è stato inutile.”
“Quanti
erano?”
“Una
decina, credo.”
“Dem,
sei il mio uomo! Naturalmente
l’abilità nel lottare l’hai imparata da
me...”
“Demyx,
smettila di fare il cafone
con la gente. Capiterà che un giorno te la vedrai con uno
più forte di te e
saranno cavoli amari.”
“Zeku,
perchè mi fai questo terrorismo??
Sottovaluti le mie capacità!”
“Non
sottovaluto proprio un bel
niente. Dico solo la verità.”
“E’
il tuo modo indiretto di dirmi
che ti preoccupi per me?”
“Mi
pare ovvio.”
Demyx
ride, poi si volge a guardare
Lexeaus “Lex! Quanto tempo! Come te la passi?”
“...”
“Io
bene, grazie. Tu sei loquace come
sempre, vedo!”
“...”
“Ha
ha, lo so! E ieri perchè non sei
venuto con noi?”
“...”
“Ah,
capisco. Be’, alla prossima
uscita ci devi essere!”
“...”
“Guarda
che non me ne dimentico!” Era
divertente chiacchierare con Lexeaus, ti lasciava condurre liberamente
la
conversazione.
Concentrato,
Zell cerca
disperatamente di catturare con le bacchette una crocchetta dal bento
che ha
sulle ginocchia, rubato da chissà chi “Senpai
Demyx, indovina chi è arrivato
stamattina dall’America??”
“Tsk!
Le ragazze non fanno altro che
parlare di quel mezzo travestito!” Infervora Xigbar, dando un
calcio ad una
lattina ammaccata “Abbiamo un rivale, Dem!”
Riku
ha la faccia che dice ‘Eh? E’
Pesce d’Aprile?’ “Tu e Demyx? Semmai
vorrai che io e Demyx abbiamo un rivale.”
“Ma
chi ti vuole, frocetto!”
“Sarò
anche frocetto, ma il fan club
della scuola porta il mio nome, non il tuo.
Quindi, sono io
che piaccio, non tu.”
“Non
dire cazzate! Ho un sacco di
ragazze in attivo io!”
“No,
Xiggy caro. Tua madre, tua
sorella, tua cugina, tua zia e tua nonna non valgono.”
Xaldin
trattiene Xigbar che si stava
per avventare sull’albino “Su, non fate cagnara
già di primo mattino.”
“Frocetto
di merda, mi hai già fatto
incazzare! Vieni qui che ti infilo una crocchetta di Zell su per il
culo!”
“Ew,
che schifo!” Rabbrividisce il
kohai del gruppo, scrutando disgustato la crocchetta.
Nel
frattempo, Demyx si era acceso
una sigaretta. Ne aspira una boccata “Zell, stavi parlando
del capellone
rosso?”
“Yup.
Dove l’hai visto?”
“Era
a pranzare sul prato con Larxene
ed altre.”
In
qualche modo, Xaldin si acciglia ancora
di più, ma non dice nulla.
Comprensivo,
Zell rivolge parole di
conforto all’amico “Senpai Xaldin, non
preoccuparti. Gli rovineremo
l’esistenza, vedrai.”
“Sarà
divertente torturare
quell’effeminato!”
“Zell,
Xigbar, lasciategli una
settimana. Fategli credere che quest’anno per lui
filerà tutto liscio. Ok?”
“Demyx,
come sei particolarmente generoso,
oggi!” Sarcastica Riku, scendendo dagli spalti “Io
devo andare ad una riunione
dei docenti. Ci si vede.”
“Anch’io
devo andare...” Dice Xaldin
rannuvolato. Lexeaus lo segue.
“Scusate,
ma io ho un bento da
restituire!” Ridendo istericamente, il kohai si allontana.
“Vado
anch’io. Il mio harem mi
attende!” Xigbar sghignazza e scompare anche lui.
“Mi
chiedo se...” Demyx si stende e
appoggia il capo sulle cosce dell’amico “...Xaldin
sia cieco o gravemente
ritardato. Sa com’è fatta Larxene, ma ci sta lo
stesso assieme.”
“L’amore
è cieco.”
“Già.
Innamorarsi di Larxene...Povero
Xaldin...”
“Demyx,
come stai?”
Demyx
si stupisce dell’improvviso
cambio d’argomento “Oh, qualche livido, nulla di
gra--...”
“Non
fisicamente, Demyx.”
“Sto
bene, Zeku.”
L’espressione
di ciuffo blu si
addolcisce ulteriormente intanto che chiede “Da quanti giorni
non torni a
casa?”
Il
biondo aspetta a rispondere. Tira
un’altra boccata di fumo, osservando mite le nuvole
scorrergli sopra “Da due
mesi.”
“Torna
a casa, Demyx. Sarà
preoccupata...”
“Le
ho detto che sarei stato via per
un po’. Non c’è da
preoccuparsi.”
“...”
“Che
c’è?? E non fare gli
occhioni alla Candy Candy! Ti ho detto che non
c’è da preoccuparsi!”
“Ti
prego, torna a casa, Demyx.”
“Se
non mi vuoi più in casa tua,
basta dirlo chiaramente.”
“Non
essere infantile. Sai che non
intendevo dire questo...”
“Uff...!
Sei una lagna!”
“Va
a farle almeno un saluto!”
“Uhm...Va
bene. Ci andrò domani.”
Zexion
lo analizza, cercando tracce
di bugia.
“Cos’è,
non mi credi?? Ci vado
domani, promesso! Però ora cambiamo argomento.”
“Che
impressione t’ha fatto il nuovo
madrelingua?”
Demyx
lancia il mozzicone a terra,
chiudendo gli occhi.
“Crollerà. Come un castello di
sabbia.”
*
-DLIN
DLON-
Fine delle lezioni.
Axel
corre come un forsennato per i
corridoi, nella speranza di riuscire a depistare le inseguitrici.
Nei pressi della presidenza,
diminuisce il passo. Si guarda dietro ‘Ce
l’ho fatta...’
Bussa all’unica porta non scorrevole
dell’andito.
“Avanti.”
Invita una voce maschile
dall’interno.
Axel
abbassa la maniglia ed entra
“Buon pomeriggio, preside.”
Il
capo d'istituto chino sulla
scrivania è intento a sfogliare il settimanale ‘Jump’.
Ridacchia mentre
mangiucchia una polpetta di riso.
“Preside...?”
Chiama il rosso,
incerto, visto che il preside sembra non essersi accorto della sua
presenza.
Dopo
un’altra risata, l’uomo pare notarlo.
Si alza dalla poltroncina allegro “Axel!
Buon pomeriggio!”
“Buon
pomeriggio, preside.”
“Preside?
Cos’è tutta questa
formalità?? Per te devo solo essere solo ed esclusivamente
lo zio Xemnas!” Va
incontro al nipote, stritolandolo in un abbraccio.
“Iiiiih!
Pre--...Zio! Mi
soffochi così...!”
Xemnas
lo molla, squadrandolo fiero “In
classe mi sono trattenuto...Mpf, guarda come sei cresciuto! Poco tempo
prima
eri solo un soldo di cacio! Ed ora...Guardati! Sei un uomo!”
“Ma
pensa.”
“Forza,
siediti!” Gli mostra la
seggiola di fronte alla scrivania.
Si accomodano entrambi.
“Da
quanto non ci vediamo, Aku?”
“Circa
cinque anni.”
“Accidenti!
Come vola il tempo!
Quando qualche mese fa tua madre mi chiamò, chiedendomi se
c’era un posto
libero come insegnante per te, mi si è riempito il cuore di
gioia. Cavolo, mio
nipote Axel si è laureato a pieni voti! Il figlio di mia
sorella, un uomo!”
“Se
non me lo ripeti un’altra volta,
credo che mi cresceranno un paio di tette.”
“Oh,
sì...Scusa! Mi sono lasciato
prendere! Sarebbe bello se imparassi ad essere così vispo
anche con le persone
al di fuori della famiglia. Comunque...Prima del tuo arrivo stavo
leggendo Gintama
-mi fa sbellicare dalle risate!- e mangiavo questa...A proposito, ne
vuoi una?”
Gli mette un cestello pieno di polpette di riso sotto il naso.
“No,
grazie...Non mi va...”
“Sicuro?
Se no ho altra roba da
mangiare! Non so cosa, perchè non li ho aperti
tutti...” L’uomo spalanca le
ante dell’armadio alle sue spalle.
Ogni
ripiano è riempito di piccole
pile di bento[si usa il plurale o rimane invariato? nd. Sorina].
Piuttosto
dubbioso, Axel chiede
“Perchè hai un armadio pieno di bento?”
“Oh,
non li ho fatti io. Ogni inizio
e fine anno, le studentesse mi preparano qualcosa. Ormai è
canone.” Li
scoperchia uno ad uno, sbirciando il contenuto “Allora, qui
abbiamo delle
polpette di riso...Wurstel a forma di polipetto e granchio...Spicchi di
mela a
forma di coniglio...Altre polpette...E...Sushi! Wow,
quest’anno si sono
impegnate!” Chiude lo stipo, affiancando alle polpette di
prima la nuova
leccornia “Serviti pure!”
“No,
grazie zio. Sono pieno come un
uovo...”
“Eddai,
non fare il timidone con me!”
Alzando
gli occhi al cielo, Axel
prende una polpetta per farlo contento, senza però mangiarla
“Zio. Lo sapevi.”
“Cosa?”
“Che
le studentesse di questa scuola
sono pazze.”
Xemnas
alza gli occhi dal suo Jump e
ride sotto i baffi “Il mio suggerimento è servito
a qualcosa?”
“Non
del tutto...Ma come lo sapevi?”
“Aku,
conosco le tue qualità e
conosco anche la gioventù di oggi. Con l’aspetto
che ti ritrovi, non puoi
evitare di far palpitare tanti cuori. Ovviamente, anche per me
è così(con le
matricole soprattutto). Dovrai abituarti al fuggiascare
continuo.”
“Potevi
dirmelo più chiaramente...”
“Sì,
ma non volevo rovinarti la
bellezza del primo impatto. A parte questo, come è andato il
primo giorno?”
“Credo
bene...”
“Come,
credo? Devi imparare ad
essere più sicuro! Su, ripetimelo per bene, come
è andata?”
“Ottimamente,
zio.”
“Oh.”
“Oh?
Perchè, oh? Non
dovresti essere felice?”
“Sono
sorpreso...”
“Grazie,
perchè credi nelle mie
capacità, zio.”
“Non
essere sciocco. Non è per questo
che sono sorpreso. Be’. Ora torna a casa! Sarai stanco e
domani è un nuovo
giorno! So che quest’anno farai faville, me lo sento!
Dopotutto sei mio
nipote!”
“Disgraziatamente...”
“Ti
ho sentito, ingrato.”
Axel
ride e si alza “Ciao, zio. E
riprenditi la tua polpetta.” Gliela mette tra le mani.
Xemnas
lo scorta fino all’uscio.
Addentando il riso, dice questo “A fine lezioni non ci sono,
quindi dovrai
passare prima per parlare di lui. A domani,
Aku.”
Prima che potesse rivolgere una
qualsiasi domanda allo zio, la porta si chiude.
‘Un’altra
frase ambigua...’
Lui...Lui,
chi?
“Watanabe.”
“Presente.”
“Watase.”
“Presente.”
Axel
fa un segnetto vicino all’ultimo
nome “Manca solo Melodious...Qualcuno sa perchè
manca anche oggi?”
Riceve sguardi che dicono ‘boh’.
Vabbè...Che la scazzottata sia finita
male per lui? “Aprite i libri e andate a pagina sette. Vi
spiegherò il nuovo
argomento.”
Si mette di fronte alla classe ed
inizia a leggere.
Durante
la lettura, sente le fronde
dell’albero fuori sfregare contro il vetro della finestra.
‘Ci
deve essere vento...’
Pensa infastidito dal rumore.
Lo
sfrigolio aumenta d’intensità.
Seguita
a leggere, anche se la sua
mente lavora ad epiteti insultanti indirizzati a
quell’alberaccio. Dopo una
decina di minuti usati per chiedersi perchè non fosse stato
ancora sradicato,
un improvviso –Toc toc- lo fa sobbalzare e gli fa quasi
volare via il libro
dalle mani. Dice alla porta “A-avanti.”
Nessuno entra.
“Avanti.” Ripete Axel più forte.
Vedendo che la porta rimaneva chiusa,
un po’ confuso fissa lo sguardo sulla classe e si schiarisce
la voce per
continuare la lettura.
-Toc
toc-
Lievemente
seccato, torna a dire “Avanti.”
Forse era qualcuno che si divertiva a
bussare alle aule...
“Professor
Blaze...” Sussurra timida
una ragazza “Guardi...” Col dito indica la finestra.
Axel
segue con gli occhi l’indice.
Sorpresa e spavento.
Il
suo primo pensiero è ‘Quel
ragazzo l’ho già visto...’
Sì, perchè il ragazzo biondo dagli occhi color
dell’oceano è fuori dalla finestra e sta battendo
le nocche contro il vetro. E
cavolo, è seduto sul ramo dell’albero
lì di fianco!
Il
giovane addita l’interno dell’aula
e sillaba ‘Mi aprite?’
La
ragazza vicino alla finestra domanda
“Professore...Devo aprirgli?”
Un
attimo titubante, Axel annuisce
“Sì, aprigli...”
Il
biondo si slancia e salta,
aggrappandosi alla tubatura. Con uno scatto felino, si butta sulla
finestra
aperta. Atterra a piè pari e si spazzola via di dosso alcune
foglie secche. Poi
si siede e appoggia il capo sulle braccia conserte sul banco.
...
‘Si
è...Messo a dormire...?’ Il
professore, sotto gli occhi della classe, si avvicina
al banco appena occupato “Ehm...Scusami...” Non
vedendo nessuna reazione, si
china e ridice “Ehi, tu...Scusa...”
Il
giovane alza la testa “Eh.”
Axel
si raddrizza di botto,
ritrovandosi troppo vicino a quella bocca. Sentendosi stupido,
arrossisce.
‘Si
imbarazza a stare a una distanza
minima da un alunno. Questo qui non dura niente...’
Demyx osserva il leggero rossore tingere le gote del
docente e si puntella il mento con l’avambraccio
“C’è qualcosa che non va,
professore?” Chiede educato, affatto di buon umore.
L’altro
prova a sostenere il suo
sguardo con insuccesso “P-perchè...Sei venuto in
questa classe...?”
“Questa,
è la mia classe.”
“Ah...E
posso sapere...Il tuo nome?”
“Demyx
Melodious.”
‘Il
ragazzo della zuffa e il ladro di
gamberetti fritti sono la stessa persona...’ “Ehm...Perchè
sei entrato dalla finestra?”
“Ma
quante domande. Il bidello non
voleva farmi entrare perchè ero fuori orario.”
“Per
questo sei entrato dalla
finestra...?”
“Per
quale altro motivo, sennò?”
“Potevi
farti male...”
“Già.
Ma questo non è successo. Posso
tornare a dormire, ora? Grazie.” Riappoggia la testa sul
banco.
Axel
fissa allibito la chioma dorata.
Il comportamento di quel ragazzo era...Ehm...Un pochino
sfacciato,
considerando il fatto che fosse entrato dalla finestra del secondo
piano
saltando da un albero.
Be’...Doveva continuare, no? Non
poteva sospendere tutto perchè un alunno dormiva(poi quel
ragazzo gli metteva
una certa soggezione...).
Rinnizia a leggere.
*
Demyx
giocherella con delle monete, l’umore
decisamente migliorato dopo aver dormito nelle due ore precedenti.
Non gli andava di fare anche la terza
ora, per questo era uscito e aveva girovagato un po’ per i
corridoi deserti.
L’unico distributore di bevande è in
aula insegnanti e lui vuole una lattina di the.
Scende giù al piano terra e quatto
quatto s’intrufola in sala professori.
E’
vuota.
Va
dalla macchinetta e ci infila 150
Yen. Prende la lattina ed esce.
“Ops!”
Nel farlo si scontra
con qualcuno “Excuse me.”
“Melodious?”
Il
biondo posa gli occhi sul
possessore della voce.
‘Il
capellone rosso...’
“Guarda,
guarda chi c’è.” Chiude la
porta alle spalle e sfoggia il suo miglior sorriso impudente.
L’altro
rabbrividisce un poco, con il
solito rossore regnare sovrano sulle sue guance.
Il libro di inglese in mano, fa un
gran respiro, costringendosi ad adempire al suo dovere
d’insegnante “Perchè
ieri sei mancato al primo giorno di scuola...?”
“Oh,
che bello. Giochiamo ad alunno e
professore, eh? Comunque, ero malato.”
“Ma...Ieri
ti ho visto a scuola...”
“Se
lo sai, non chiedermelo.”
Axel
è interdetto dalla risposta
diretta.
Nel tumulto che popola in lui, china
lo sguardo, il vocabolario verbale improvvisamente prosciugato.
Demyx
arriccia l’angolo della bocca, procace.
Fa un passo verso di lui.
Il
rosso indietreggia impacciato ‘Oddio,
cosa vuole...?’
Un’altro
passo del giovane e lo
imprigiona fra la porta e il suo corpo.
Axel
rimane a fissarlo impaurito, da
lui e da quella vicinanza.
Demyx
poggia il palmo della mano
sulla porta, all’altezza dell’orecchio
dell’altro. Avvicinandosi ulteriormente,
si infila dissoluto fra le sue gambe andandogli ad accarezzare con
movimenti
lenti e calcolati del ginocchio l’interno della coscia, per
poi risalire al
vertice.
Si compiace di udire il respiri del
docente farsi più rumorosi e veloci.
Axel
non si era mai trovato in una
situazione del genere.
[
No, non si è
mai trovato in una situazione del genere. ]
[
...Davvero, Axel? ]
Non
si ritrae, non sa come reagire. O
forse, non vuole reagire...
[
...Axel...
]
...Non vuole...Reagire...
Le
sue percezioni sembrano essersi
acutizzate.
Sente tutto come se fosse un coltello
arroventato a toccarlo.
In quel momento, solo il libro
d’inglese che si era messo sul petto per proteggersi, li
divide.
Fiammante crudeli gli incendiano i
sensi, laddove quel ginocchio alterna troppo vicino,
e troppo lontano.
Con gl’occhi paralizzati in sgomento,
dalle sue labbra serrate un gemito scalpita per uscire. Il battito del
suo
cuore aumenta ai limiti dell’impossibile.
Il
cuore vuole saltargli in gola!
Accidenti,
che gli stava
succedendo...!?
“Sai,
professore...” Bisbiglia sulle
sue labbra seducente, stuzzicandolo sotto la mandibola con la lattina
gelata,
strappando all’adulto sospiri forti che prendono il posto di
gemiti negati
“...Quando ti mostri così indifeso, mi viene
voglia di farti del male...”
Aiuto!
Perchè
deve essere sottoposto a
quella tortura!?
E perchè non si decide ad opporsi!?
Che
schifo!
Si sta facendo violentare da un suo allievo maschio!
Il
biondino, ostentando un sorriso soddisfatto,
socchiude gli occhi e ravvicina il capo a quello del professore.
Axel
sgrana gl’occhi dallo stupore,
appena quella bocca di rosa sfiora impercettibilmente la sua.
‘No...!’
Prima
che loro labbra si unissero
completamente, a tentoni con la mano, cerca la maniglia. Quando
l’afferra, l’abbassa
e si infila dentro la stanza, sbattendo in fretta l’uscio.
Sta
con le mani sull’ansa, pronto a
lottare se Melodious avesse tentato di entrare.
Invece sente solo una risata e dei
passi allontanarsi.
*
“For
you.”
Zexion
sorride, prendendo la lattina
di the che Demyx gli porge.
“Quasi
credevo non venissi più. Cos’è
che ti ha rallentato?”
Il
biondo si accende una sigaretta ed
apre la finestra del bagno “Il capellone rosso mi ha fermato
per sgridarmi.”
“Demyx,
non far trasferire anche lui.
Si può sapere cosa gli hai fatto?”
“Niente.”
Il
ragazzo lo fruga con uno piglio
cinico.
Demyx
si corregge “Niente, di
cui lui non avesse voglia.”
L’amico
lo guarda malissimo, ma
preferisce lasciar correre per questa volta “In ogni caso, a
fine lezioni vieni
al campo d’atletica. Così posso controllare se
mantieni il giuramento di ieri.”
*
-DRIIIIIN-
Pausa pranzo.
Axel
esce camminando dall’aula.
Fa un sospiro.
Non sa perchè, ma si sente
demoralizzato.
Può darsi, perchè ha permesso a
Melodious di avvicinarsi eccessivamente, ma solo
perchè non credeva che
sarebbe giunto a tanto...
Era solo una provocazione, certo,
però...
-Pat-
Tocco leggero sulla sua spalla.
‘No,
ancora...’
Pensa svogliato il giovane professore. Si volta “Ragazze,
non mi va di pranzare con...” Ma non sono delle studentesse
“...Voi...” Allarmato,
sgrana gli occhi sulla probabile causa dei suoi dibattiti mentali
sorridergli.
“Prof.,
sai che è stato poco carino
sbattermi la porta in faccia?” Un passo “Non mi
sembrava ti dispiacesse.
Sbaglio, forse?” Un altro passo “Il minimo sarebbe
chiedermi scusa.” Un altro
passo ancora.
Il
docente si lancia occhiate attorno,
non riuscendo a muoversi, come se quegl’occhi blu che lo
inghiottono ingordi, lo
inchiodassero a terra, impedendogli di scappare. E più si
mostra spaventato più
il sorrisetto bastardo si fa calcato sul volto intimidatorio.
“Ti
dico una cosa di me.” Mezzo passo
ed è abbastanza contiguo per allungare il collo e
mormorargli all’orecchio “Sono
il tipo di persona che quando inizia qualcosa, fa in modo di portarla a
termine.
Ricordatelo bene.” E come per dare più efficacia
alle sue parole, sfiora con le
mani i fianchi del rosso.
Simile
ad un gatto spaventato, Axel
indietreggia di botto.
Il buon Dio ascolta il suo appello:
manda un gregge di studentesse con i loro bento in mano a soccorrerlo.
S’intrufolano
fra i due, ignare dell’antefatto.
Però vedono che il prof. non risponde
ai saluti e continua a scoccare occhiate apprensive a Demyx.
Una di loro dice al biondo, con
un’espressione di rimprovero “Senpai Melodious, non
ci starai per caso spaventando
il professor Blaze? Se lo spaventi, dopo gli passa la voglia di
mangiare!”
Demyx
infila le mani nelle tasche dei
jeans e passa oltre il gruppetto. Quando è accanto ad Axel,
si ferma e lo
guarda dritto negli occhi, ancora con quel sorriso saccente
“E’ tutto vostro. Me
ne vado.” Schioda il suo sguardo.
Finalmente
liberato, Axel prende a
respirare regolarmente, gli arti sciogliersi.
Ancora un po’ inquieto, guarda le sue
studentesse con venia. Ringraziandole mentalmente, si concede un
sorriso “Andiamo
a pranzare?”
Le
giovini sorridono fra loro
allegramente “Sì!”
Per
tutta la durata del viaggio che
ha come meta il giardino, le ragazze fanno a cambio per prenderlo a
braccetto.
Forse è questo che fa ridacchiare gli
studenti in cortile...Un po’ esagerano, perchè
c’è anche chi gli scocca
occhiate malevole...
“Professore, non ci faccia caso. La
loro è tutta invidia.” Lo rassicura
l’allieva che ha appena fatto cambio con la
compagna.
‘Sarà...’
Come
presto sarà consuetudine,
stendono il panno. E in men che non si dica, il bento del prof.
è sommerso di
manicaretti preparati dalle amorevoli mani delle volenterose alunne.
Per esprimere gratitudine
concretamente, delibera di forzarsi a mangiare tutto(perchè
anche se preparati
con amore, alcuni avevano la consistenza di sassi impanati).
Tra un boccone e l’altro gli viene
chiesto “E’ buono?” “Le
piace?” “Sa che è adorabile mentre
mangia?”
Poi,
l’inevitabile.
“Oh,
le sta uscendo il fazzoletto
dalla tasca dei pantaloni. Lasci che glielo ripieghi per bene
io...” E diventa
rossa per l’imbarazzo, ritraendo la mano che voleva prendere
il fazzoletto,
accortasi che il fazzoletto non è un fazzoletto, ma un tanga
nero pizzato.
Axel
guarda il summenzionato
fazzoletto.
Sbianca seduta stante.
Cosa ci fa quel coso nella sua
tasca...!?
Le
ragazze lo guardano con tanto
d’occhi, ovviamente a disagio.
Volendo
spiegare, prende in mano il
tanga e lo sventola in uno stato d’isteria assoluta
“N-non ho la più p-pallida
idea di c-come questo sia finito q-qui dentro...!
Qualcuno deve avermi
f-fatto uno s-scherzo...!”
Leggermente
impaurite, si erano
ritratte. La capo gruppo cerca di sorridere comprensiva
“Professore, non si
deve giustificare con noi. E’ normale che un uomo bello e
affascinante come
lei, abbia una donna...”
“NO...!
Hai sbagliato...! I-io...”
“No,
no. La prego, la smetta. Non fa
altro che offenderci così...Ci dica solo questo:
è della scuola?”
“Rag--...”
“Sì,
vero? E’ una prof. o una
studentessa?”
“Vi
prego, io...”
“Una
studentessa, immagino -c’è poca
scelta se si parla di professoresse-...Vuole dirci anche il
nome?”
“Ma...”
E
nella curiosità contrita generale,
una di loro si alza all’improvviso in piedi “Quel
tanga è mio!”
Tutti, Axel compreso, la fissano
ammutoliti.
Ma, dopo anche un’altra, convinta, fa
la stessa affermazione “No, è mio!”
Altri ‘no, è mio!’, e inizia un
battibecco violento.
Prima
che iniziassero a tirarsi i
capelli, veloce per non farsi vedere, Axel si rialza e corre via.
Rallenta quando è lontano dal
giardino ‘Sono tutti matti, qui!’
Riprende fiato, appoggiato al muro ‘Ecco
perchè tutti ridevano...Ma come mi sono arrivati in
tasca...??’
Prova a pensarci un attimo.
Nella sua testa si muovono
spezzettoni della sua mattinata. Arrivato verso l’orario di
pranzo, si ricorda
di quelle mani che gli avevano sfiorato i fianchi...
Cavolo.
‘E’
stato lui...Deve avermelo messo
quando ha...’
Inconsciamente gli vengono in mente
le parole dello zio... ‘Ecco chi è lui...’
*
“Uffa...!”
Scoraggiato, butta la
testa all’indietro, seduto su una sedia della presidenza.
Xemnas
coinvolto nella lettura di
Jump, dice “Forza, sfogati con me. Sono qui apposta,
Aku.”
“Che
serve a parlare con te, se non
mi ascolti mai?”
Pausa.
“Eh?
Scusa, hai detto qualcosa?”
Sull’orlo
di una crisi di nervi, Axel
butta sopra Jump dello zio il tanga nero che teneva stretto in pugno.
Hallelujah,
Xemnas perde interesse
per il settimanale e si dedica al nipote. Si fa comparire un sorrisino
idiota
da scapolo secolare che si aggira fra gli scaffali del noleggio film
nella
sezione porno “Trofeo di battaglia?”
‘Perchè
io...?’
Chiede sconfortato al cielo “Perchè non mi hai
detto in
modo più chiaro chi era lui?”
Pausa.
“Questo
tanga appartiene ad un lui?”
Axel
pensa che sarebbe inutile
ripetere quanto l’uomo seduto di fronte a lui sia imbecille.
Trae sospiri,
sfinito “NO. Demyx Melodious, classe terza H, me
l’ha infilato in tasca. Ma me
ne sono accorto più tardi, dando così il tempo a
tutto l’istituto di ridere di
me.”
Lo
zio si riprende dallo smarrimento
iniziale. Arraffa una matita dalla scrivania e la fa dondolare fra le
dita,
apparentemente divertito “Ti avevo avvertito.”
“E
tu lo chiami avvertimi, dirmi di
tornare il giorno dopo per parlare di
‘lui’?”
“Sì.”
“E
ora devo credere che tu abbia
poteri divinatori, visto che sapevi che avrei avuto qualche problema a relazionarmi
con Melodious. Oppure gli hai detto tu di entrare dalla
finestra?”
L’uomo
dalla chioma argentata viene
scosso da una leggera risata “Non so leggere nella sfera di
cristallo, ma
conosco il temperamento di Melodious. E’ entrato dalla
finestra, eh? Non sei il
primo a lamentarti di questo...”
“Adesso
crederanno tutti che sono un
dongiovanni o qualcosa di simile...”
“E
che c’è di male?”
“Devo
anche risponderti?”
“Giusto,
giusto. Ma cosa hai fatto
per indurlo a farti questo scherzo?”
‘Mi
sono rifiutato di farmi
violentare.’
“Non lo so...”
Xemnas
si prende il mento fra le
dita, pensieroso “Uhm...”
“Zio...?
Com’è possibile che uno
studente così problematico sia arrivato fino in
terza?”
Inaspettatamente,
un sorriso amaro
increspa le labbra dell’uomo
“C’è solo da pensarlo di bocciare il
figlio del
sindaco della città. Lui è il capo, noi quelli
che si impegnano a non perdere
il lavoro. E comunque ci è impossibile. Siamo vincolati da
un contratto.”
“Contratto?”
Rifà Axel, confuso.
“Abbiamo
passato un periodo di crisi,
e tutt’ora non ci siamo ancora ripresi completamente. Il
sindaco, in cambio di
vita facile al figlio, ci ha donato una somma contingente che ha
salvato
l’istituto da una rovinosa caduta.”
“Ti
sei venduto...”
“Non
è una cosa di cui vado fiero, ma
non c’era altro modo per aiutare la scuola.”
“Quindi...Sarebbe
capace di toglierti
dall’incarico se solo provassi a bocciare
Melodious?”
“Peggio.
Sopprimere il Kingdom Hearts
High School[non sono sicura, ma credo sia stato già usato
questo nome. Se è
così, chiedo scusa per la mia poca fantasia... nd.
Sorina].”
“Che
cosa ingiusta...”
“Già.
Tuttavia, Aku, ci è possibile
punirlo. Un sano castigo non compromette l’iter della sua
carriera scolastica.
Tanto non possiamo rimandarlo.”
“Sono
qui da due giorni e già c’è da
mettere uno studente in punizione...”
“Non
sei obbligato.”
“Qualcun’altro
ha mai castigato
Melodious?”
“No.
Chi non ne ha avuto il coraggio.
Chi il tempo.” Poi soggiunge al volto inorridito del nipote
“Perchè si è
trasferito.”
‘E
chissà quale è stato la causa del
trasferimento...’
“Tu cosa mi consigli di fare...?”
“Sei
tu il professore, tu decidi. Io
sono solo chi guarda dall’alto il tuo operato.”
“Quando
ti parlo dei miei problemi, e
devi stare serio e non fare il beota, non lo sei mai! Adesso ti metti
pure a
fare il figo!?”
“Io
sono figo.”
“Compatisco
mia madre per aver dovuto
sopportare una vergogna come te.”
“Ma
io figo lo sono davvero!”
Axel
ignora quest’ultima affermazione
e si tuffa nei suoi intrighi psichici per capire quale fosse la cosa
giusta da
fare.
...
Il
suo senso della giustizia e
responsabilità supera l’inquietudine. Serio,
rivolge lo sguardo al preside “Non
credo servirà a fargli avere più rispetto per i
professori, ma...Meglio di
niente.”
~
“Ehi,
volete sentire come fa il maiatto??”
Xigbar
lincia con lo sguardo Zell
“Cosa sarebbe il maiatto?”
Il
kohai parla con serietà “E’ un
incrocio di un maiale e un gatto. Invece di maiatto, può
essere chiamato anche
gaiale.”
Seduto
sulle solite panche, Demyx lo
incita incuriosito “Dai, fammi sentire come fa!”
Zell
si cimenta in una riproduzione
effettivamente fedele del ‘maiatto’.
All’inizio, il gruppetto di amici
rimane agghiacciato dalla raccapricciante esibizione di Zell, poi si
scioglie
in una fragorosa risata davanti alla sua oligofrenia.
Solo Lexeaus e Xigbar non risero. Quest’ultimo
gli da un coppino, dicendo “Sei una gran testa di
cazzo.” Successivamente
indica col pollice l’entrata del campo “Arriva la
checca.”
Riku
aveva attraversato il campo da
gioco e li ha raggiunti “Ciao a tutti. Ciao, Xiggy.”
“Ciao,
frocetto.”
L’albino
fissa lo sguardo su di lui
neutrale ed indica il suo collo innocente “Xigbar, hai
qualcosa sul collo...”
“Cosa...?”
L’altro si tocca il collo,
interrogativo.
“Ma...Quello
è un succhiotto!”
“Un
succhiotto? Come è possibile che
abbia un succhiotto sul col--...” Si blocca, capendo il
trucchetto del
‘nemico’.
Con
un ghigno furbo, Riku schernisce
“Cosa c’è? Non dovresti essere
così sorpreso, tu playboy di prima categoria, ritrovarti
succhiotti sul collo...Eh, Xiggy?”
Tocca
a Xaldin ad entrare in azione.
Intanto che Xigbar si divincola
furiosamente dalla presa ferrea dell’amico, minacciando di
infilare qualcosa di
non identificato nella sua parte intima oltre la crocchetta di ieri,
Riku
comunica a Demyx “C’è una brutta notizia
che mi spiace darti.”
“Allora
non darmela.”
“Il
preside mi ha convocato e mi ha
chiesto di riferirti da parte del professor Blaze che dovrai restare
questo
pomeriggio a scuola in punizione con lui.”
“Tu
stai scherzando.”
“No,
non scherzo.”
“E
perchè sarei in punizione?”
“Non
me l’ha detto. Ma immagino che
tu abbia fatto uno scherzo di cattivo gusto al povero
madrelingua.”
‘Chiamalo
scherzo di cattivo
gusto...’
“Che palle...”
Zexion
sgranocchia le sue patatine,
evitando di dire ciò che pensa.
Ma
Demyx lo conosce troppo bene “Io mantengo
le promesse.”
“Ti
sarà difficile stando in una
classe ad assolvere la tua pena.”
“Concluderò
quello che devo fare in
più in fretta possibile.”
“Davvero...?”
“Sì.”
“Che
strano, l’anno scorso quando il
prof. Steiner ti voleva mettere in punizione, tu gli hai incendiato
l’auto.”
“Be’,
è ora di crescere.”
*
Aveva
percorso e ripercorso la sala
insegnanti più di trenta volta.
Si ferma, dicendosi che doveva andare
in quella classe ed affrontarlo.
Ciò nonostante, nel corso della sua
marcia funebre, spera ardentemente che in quell’aula non ci
sia nessuno...
Schiude
in una lentezza esasperante
la porta scorrevole.
‘Oh.’
Non
c’è nessuno davvero.
‘Uff...’
Oltre a sperarlo, se lo aspettava che non sarebbe
venuto...
“Non
riesco ad entrare.”
‘Iiiiiiih...!’
Salto di due metri e mezzo. Si scansa per lasciare
passare Melodious.
Il
biondino prende posto al centro
dell’aula e silenzioso osserva le mosse del prof..
Eludendo
con la massima efficienza la
sua faccia, Axel posa sul suo banco la matita e il foglio, presi dalla
sua
valigetta. Quasi correndo, raggiunge la lavagna e col gessetto bianco
scrive la
posta(un esercizio semplice che sicuramente sapeva fare). Va alla
cattedra e si
siede, abbassando il capo sul testo d’inglese, cercando di
sembrare il più
possibile occupato.
E’ così occupato a far finta di
essere occupato, che ci mette un po’ a capire che Melodious
è davanti alla sua
scrivania.
Rizza la testa troppo velocemente.
Stranamente,
sul volto non c’è
traccia di scherno, ma solo un’espressione distesa. A ogni
buon conto...Pensa
che c’era ancora qualcuno nella scuola e se avesse urlato lo
avrebbero sentito.
Il
lesto movimento in avanti del
giovane lo induce a riempirsi i polmoni d’aria...
Invece, si è allungato solo per
afferrare l’astuccio del docente. Ci fruga dentro, in cerca
di qualcosa.
Axel
si atterrisce.
‘Lì
dentro ci ho messo anche un
cutter...’
L’altro
prende proprio il taglierino.
E ignorando il panico del professore, ne tira fuori la lama.
Il
rosso che aveva serrato la
mascella e chiuso gli occhi, si accorge che dopo un po’ di
secondi nessuna lama
gli aveva ancora lambito il collo. Piuttosto, sente solo un leggero
grattare...
Deglutendo,
riapre lento le palpebre.
...
Melodious
sta affilando la punta
della matita. Finito, rimette l’oggetto minatorio
nell’astuccio e torna al
posto.
A lasciarlo ancora di più di stucco,
è vederlo curvo sul foglio a scribacchiare spedito.
Gli
viene quasi voglia di ridere.
Che
stupido...!
Sempre
a pensare al peggio...
Cavolo,
deve bere qualcosa di
freddo...Gli è venuto caldo dopo essersi fatto quei
pensieracci...
Uscendo, dice esitante “Torno
subito...”
Il
più giovane persiste a scrivere
imperterrito.
Giù
in aula insegnati si prende una
lattina di caffè ghiacciato e dopo esserselo bevuto tutto -e
dopo essersi
tranquillizzato per bene-, torna in classe.
Passano
quindici minuti o più di
completa quiete, poi sotto il suo naso gli viene messo il foglio
dell’esercizio.
Lo prende incerto, sbalordito della
velocità di consegna “Sei stato
veloce...” La voce gli trema.
Melodious
muove lievemente le labbra
in un sorriso e sempre in silenzio, lascia la classe.
Sì,
è proprio un’idiota. Tutto
sommato, non era un cattivo ragazzo...
Esamina
l’operato dell’allievo.
...
Un’unica
frase scritta in modo fitto,
ricopre fronte e retro del foglio.
‘Kiss my beautiful ass, darling
teacher ♥.’.
Ok. Come non detto.
Commenti
dell’autrice:
Ed
ecco la mia terza storia a
capitoli! Ho versato sangue e lacrime per dare un aspetto ottimale a
questo
capitolo, teneteci conto!
Spero abbiate notato tutte le
similitudini e le diversità che legano i protagonisti: una
certa posa, un
comportamento, parole e frasi pronunciate o ricevute...ecc. [Es, tutti
e due
sono usciti da una finestra; sono passati due mesi per entrambi; quando
Demyx e
nella fabbrica abbandonata e si alza dalla trave, stanco di aspettare e
altrettanto stanco Axel si alza della tavoletta del water: una decina
di
studentesse per Axel, una decina di compari di Vexen per Demyx...ecc.]
Ora, FINALMENTE, potrò dedicarmi
all’undicesimo capitolo di ITtF(prometto che
cercherò di non farvi attendere
troppo!)...
Bien,
sarò molto contenta se questa
fic vi piacerà ^_^
Sorina_SA!
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