«Signore, ci tengo a
informarla che c'é stata un'intrusione
a questo piano.»
Viene svegliato dalla voce
artificialmente educata di Jarvis, che lo fa
sussultare.
«Chi? Cosa?»
domanda ritrovando improvvisamente la lucidità, pensando
già al
peggio «Dammi l'armatura.»
«Non è
necessaria, signore, gli intrusi erano l'agente Barton e l'agente
Romanoff, se ne sono appena andati.»
«Cosa?»
«Devo ripetere,
signore?»
«No, ma che ci facevano
qui?» si rende conto di avere Loki aggrappato addosso
come una cozza e non si alza per non svegliarlo «Sono stati
in questa camera?»
«Sì
signore.»
«Cristo.» impreca
«Stanno chiamando Fury?»
«Non penso signore, non
hanno dato nessun segno di volerlo fare, anzi,
sembravano contenti.»
«Contenti?»
sgrana gli occhi.
«Sì
signore.»
«Chiama Barton, voglio
parlargli subito.» cerca il palmare nei pantaloni della
tuta per non disturbare Loki con il vivavoce.
«Stark? Non stavi
dormendo?» chiede la voce confusa di Clint.
«Che ci facevate tu e la
tua non adorabile metà in camera mia?» ignora
platealmente
la domanda.
«Dimostrazioni.»
«Dimostrazioni?»
«Clint mi stava convincendo
a non chiamare Fury seduta stante.» si intromette
la voce di Natasha.
«Non avete intenzione di
chiamarlo?»
«No, noi non...»
«Bene, buona
giornata.» chiude la telefonata senza considerare degna della
sua
attenzione la rimanente risposta.
Porta lo sguardo su Loki, ancora
abbarbicato al suo corpo come se dovesse
trarne tutto il calore possibile; persino le gambe sono intrecciate
alle sue, e
questo gli porta alla mente l'immagine di un tenero koala con il suo
eucalipto.
«Principino, è
ora di andare a scuola.» lo scuote leggermente per una spalla
«Dai che perdi il pull...cocchio.» conclude
rendendosi conto dell'inesistenza
di pullman su Asgard.
Mugugna qualcosa e si decide ad
aprire un occhi «Avevo un precettore e le
lezioni iniziavano quando volevo io.» farfuglia tornando ad
arrotolarsi nelle
coperte.
«Beh, allora sveglia lo
stesso.»
«Non ho passato due
settimane d'inferno per farmi svegliare da uno che
solitamente si alza alle dieci.»
«Sono le tre e mezza di
pomeriggio.»
«Eh?»
«Hai capito bene, ma in
effetti potresti dormire ancora.»
«E perché mi hai
svegliato allora?» domanda esasperato.
«Non lo so, volevo
assicurarmi che stessi bene.»
«Stavo bene mentre
dormivo.» mette il broncio, quell'adorabile broncio che
farebbe sciogliere i ghiacciai dell'Antartide. In inverno.
«Su, non fare
così, l’ho fatto per una buona causa.»
«Sarebbe?»
«Metterti le lattine fredde
sui lividi senza che tu ti
svegliassi magari trasformandoti per la sorpresa.»
«Ha senso.»
ammette rigirandosi nelle lenzuola alla ricerca
di qualcosa di caldo a cui appoggiare la testa, nella fattispecie il
petto di
Tony.
«Guarda che non sono un
cuscino.» gli fa notare infilandogli
una lattina fredda appena portata da Ferro-Vecchio nel collo.
«Stronzo.» sibila
sgusciando via.
«Ecco, ora ti
riconosco.» lo prende in giro, spostando la
lattina sul suo occhio sinistro «Pulsa ancora?»
«Un po’ meno di
prima.»
«È una
novità nel campo medico, la famosa lattina di Coca
Cola medicamentosa.» ride usandola di nuovo come impacco.
«Piantala e prendine
un’altra.» lo riprende con un tono che
vorrebbe essere imperioso ma non riesce a esserlo.
«Pensavo che fossi tornato
un po’ meno dispotico rispetto a
prima.» fa come gli dice e usa un’altra lattina per
l’occhio destro.
«Non mi hanno fatto il
lavaggio del cervello, solo…» riprova
a raccontare, ma viene frenato da qualcosa di simile a un blocco
psicologico
che non gli vuole permettere di rivivere quei momenti.
«Me ne parlerai poi, ora
sta fermo o le mie abilità mediche
saranno sprecate.»
Lo ringrazia mentalmente per aver
cambiato discorso e non
aver preteso un resoconto che vorrebbe ma non riesce a fornirgli
«Abilità? Tu?»
«Guarda che
smetto.» minaccia allontanando la lattina.
Mugugna e si rannicchia meglio contro
di lui, appoggiandosi
del tutto al suo corpo per riceverne il sostegno e il calore.
«Il letto è
grande, non serve che tu stia così attaccato.»
«Ho passato quello che ho
passato per questo, lasciami stare
qui.» si lamenta chiudendo gli occhi.
Sorride lievemente e gli posa un
leggerissimo bacio sulle
labbra, quasi impalpabile ma che fa aprire gli occhi a Loki.
«E questo?»
«Sono contento che tu sia
tornato.» ammette con un sorrisino
imbarazzato.
Tace, chiudendo di nuovo gli occhi e
sorridendo a sua volta
«Anche io. Posso chiederti una cosa?»
«Dimmi.»
«Cos’hai fatto in
queste due settimane?»
«Senza la tua ingombrante
ed egocentrica presenza? Sono
uscito, mi sono portato a casa una dozzina di modelle… Ehi,
no stavo
scherzando.» aggiunge frettolosamente alla comparsa della sua
smorfia di
disappunto «Non sono uscito e non mi sono portato nessuna
modella a casa, a voler
essere sinceri ho passato il tempo sul divano a deprimermi e
ubriacarmi,
speravo di addormentarmi a causa dell’alcol ma non ci
riuscivo…»
«Per quanto non hai
dormito?»
«Da quando te ne sei andato
ho dormito circa tre ore ogni
due o tre giorni…»
«Oh.» gli passa
le braccia dietro il collo e gli si sdraia
addosso, la testa appoggiata all’incavo del suo collo.
«Che stai
facendo?»
«Nulla,
credevo…» si sposta imbarazzato, spaventato
all’idea
di aver rivelato troppo le proprie carte e di essersi reso ridicolo.
«Ora torni qui e me lo
spieghi.» approfitta della sua
debolezza per riportarlo su di sé e alzargli il mento con le
dita in modo da
poter rivedere chiaramente quegli occhi smeraldini che tanto gli sono
mancati.
«Ho
sonno…»
«Non ci credo.»
ghigna.
«Beh, mi sembrava che la
cosa ti avesse un po’ turbato,
quindi ho pensato che potesse farti piacere, ma
mi…»
«Non ti
sbagliavi.» lo coinvolge in un bacio che fuga tutti
i suoi dubbi e le sue paure di non essere voluto «Vuoi
tornare a dormire?»
«Sì…»
non accenna a muoversi ma tiene lo sguardo basso.
«Vuoi dormire
qui?» ridacchia visto che Loki sembra essersi
messo a considerarlo al pari di un materasso.
«Posso?»
«Da quando tu mi chiedi il
permesso per qualcosa?» lo prende
in giro passandogli le dita tra i capelli.
«Non lo so, mi è
venuto naturale.» ammette rialzando gli
occhi su di lui, trovandosi con le labbra a un soffio dalle sue.
«Chi sei tu? Dove hai messo
il mio Loki, quello spocchioso
che ho voglia di strangolare ogni volta che apre bocca?»
«Al momento dorme, se stai
zitto un momento magari posso
raggiungerlo.»
«Eccolo che sta
tornando.» lo bacia di nuovo con dolcezza
«In effetti mi mancava anche quel
Loki, il mio Loki.»
Restano in silenzio sorridendosi a
vicenda, finalmente
rilassati e tranquilli, senza la paura del non sapere dove si trovi
l’altro,
cosa stia facendo, se stia ancora respirando.
Anche se non riesce a esprimerlo a
parole Tony non si è mai
sentito così sollevato come in quel momento, con il suo Loki tra le braccia;
perché sì, è suo, e Loki non ha fatto
nulla per negarlo perché quella sensazione che ha provato
quando Tony ha detto
“il mio Loki” non l’ha mai provata prima
e mai pensava che la avrebbe provata.
«Devo dirti una
cosa.» inizia Tony.
«Anche io.»
«Prima io.»
«No, io.»
«Ti amo.»
sussurrano all’unisono.
Note della
Vecchia
Volpe
Eccoci, qui, è finita.
Sono commossa, dico sul serio, questa
è la mia prima long e
la mia prima Ironfrost, e concluderla mi commuove davvero.
Vi ringrazio tutte, siete state
adorabili in ogni momento e
mi avete aiutata a proseguire quando volevo smettere, grazie <3. Un grazie anche alle ragazze di Efp Madness, in cui tutti lettori sono i benvenuti <3
Un grazie particolare alla mia beta
MelaChan che mi ha
aiutata in mille modi, e alla mia dolcissima stalker chiasmo85 <3
È finita, ma sto pensando
a un seguito… Se vi facesse
piacere leggere questo seguito fatemelo sapere qui sotto nelle
recensioni, ma
vi voglio sentire in tante, almeno una decina, perché
iniziarne una nuova long
è un impegno, e poi dai, dopo 27 capitoli potete farmi
sapere cosa ne pensate
di tutta questa storia :D
Baci.
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