Gli Inganni Dentro
L’Ultima Sfida
Chiuse gli occhi.
Poteva percepire le loro presenze. Si dirigevano verso di lui, e stavano per
congiungersi lungo il cammino. Verso l’ultima sfida.
Sorrise. Era quasi giunto il momento della prova finale. Non gli
restava che aspettare. Il tempo di una corsa a scuola.
Sakura Kinomoto
sfrecciava sui pattini a rotelle lungo il viale degli alberi di ciliegio. Era
ancora presto per andare a scuola, ma doveva
muoversi, ne aveva bisogno. Altrimenti si sarebbe fermata a pensare, e sarebbe
stato insostenibile.
Eppure non poteva impedire a quel
pensiero, a quegli occhi bruni, a quelle parole dette d’impulso di
vagarle nella mente…
«Voglio dirti che io ti amo, Sakura…»
Era successo solo la sera
precedente, e già non ne poteva più di consumarsi in quel
ricordo…
Lui era il suo migliore amico. E
adesso, d’improvviso, quella rivelazione. Cosa, cosa doveva fare? Come doveva comportarsi? E perché non lo
aveva capito prima? Perché lui non le aveva mai detto niente?
Perché adesso? Perché lui? Non ci capiva più nulla.
Sospirò profondamente.
Superò una curva.
E investì in pieno
qualcuno.
Li Shaoran fu scosso dal turbine
dei suoi pensieri quando si sentì urtare alle spalle da qualcosa o
qualcuno che si muoveva alla massima velocità. Barcollò, si resse
in piedi a stento e si voltò a cercare la fonte della collisione.
E si ritrovò a guardare
quegli occhi verdi che da una vita aveva impressi nel cuore.
No, impossibile. Era uscito di
casa a quell’ora proprio per evitare
di incontrarla. E invece, addirittura, lei gli era piombata addosso. Si
sentì arrossire, come al solito, sotto il suo sguardo.
La ragazza lo guardò con la
stessa espressione sbalordita. Era ovvio che quella mattina avevano avuto lo
stesso pensiero, quello di evitarsi.
«Li…? Scusami, io…
Mi dispiace…»
Lui scrollò le spalle,
distogliendo gli occhi dai suoi.
«Non preoccuparti. Non
è successo niente.»
Non era vero. Qualcosa era
successo, e se ne stava là tra di loro, opprimendo l’aria,
rendendola tesa e tagliente. Perché, perché
glielo aveva detto? Non avrebbe mai pensato prima a quanto sarebbe stato
difficile e imbarazzante starle accanto poi.
Sakura si studiò i piedi, a
disagio. E adesso?
Tanto valeva andare a scuola
insieme…
Sì, certo, una cosa
facile… Come poteva stargli accanto e dissimulare il nervosismo che le
attanagliava lo stomaco?
«Ehm, beh…
Andiamo?», mormorò esitante, guardandolo di sottecchi.
Lui annuì. Aveva il viso in
fiamme. Sakura non se ne stupì; probabilmente
lei aveva una faccia simile.
Si incamminò di nuovo,
muovendosi piano sui roller, restando al fianco di
Li, che camminava con le mani ostinatamente affondate nelle tasche, senza
guardarla.
Non c’era mai stata
così tanta tensione tra loro. Molte volte si erano ritrovati a
condividere dei silenzi; del resto, era inevitabile, se si era amici di Li Shaoran: lui viveva
di silenzi, si apriva poco, preferiva ascoltare, era ciò che c’era
di più misterioso in lui. Probabilmente per questo non le aveva mai
parlato prima dei suoi sentimenti… Ma, se non altro, si era sempre trattato
di silenzi complici, scelti, magari ristoratori, mentre adesso il silenzio era
obbligato e opprimente.
Sakura
non riusciva a smettere di chiedersi per quale motivo si sentisse così
confusa. Era come se le avessero imposto un macigno da qualche parte tra il
cuore e lo stomaco. Sarebbe sempre stato così, d’ora in poi, tra
loro due? Non credeva di poterlo sopportare.
Li ascoltava il grattare dei roller
di lei sul freddo asfalto, con l’assurda illusione di concentrarsi su
quel suono per escludere tutto il resto, per non ascoltare il martellare
assordante del proprio cuore.
Possibile che parlarle fosse stata
una scelta così sbagliata, tanto sbagliata da disperdere
l’allegria della loro amicizia, lasciando il posto solo a confusione e
imbarazzo e silenzi vuoti e tesi? Possibile che fosse stato tanto stupido da
mettere a repentaglio tutto ciò che lei gli aveva dato di sé, da
rischiare di perderla come effettivamente ora la stava perdendo?
Si arrischiò a sbirciarla
con la coda dell’occhio. Sakura si muoveva sui
pattini a testa bassa; sul suo volto non c’era traccia del sorriso
abituale grazie al quale lui riceveva il solito stimolo per vivere una nuova
giornata. Ma anche senza sorridere era bellissima.
Quanto l’amava…
Non avrebbe mai creduto possibile
di poter amare tanto. Era cosciente di essere ancora solo un ragazzino, per di
più un ragazzino che non si era mai legato a nessuno. Cosa poteva
saperne, lui, dell’amore? E invece con lei… Con lei tutto era
cambiato, tutto si era evoluto in meglio, dentro e fuori di lui, e aveva
scoperto il significato di quella piccola parola tanto facile da pronunciare e
tanto difficile da capire…
Abbassò di nuovo lo sguardo
e strinse i pugni nelle tasche. Si odiava per ciò che stava per dirle.
Ma doveva. Questo era forse ancor più importante. Perché questo
significava perderla definitivamente, forse per sempre, e significava ancor
più dolore dentro.
«Sto per partire.»
Accarezzò lo
scettro che teneva tra le mani, senza smettere di sorridere.
Ora poteva percepirli ancor più vicini. Mancava poco, davvero
poco. Solo il tempo di una nuova confessione, di poche parole confuse. E di
alcuni passi verso un’altra dimensione.
Sakura puntò i piedi al
suolo e lo guardò sconcertata.
«Che cosa?»
Li continuava ad evitare il suo
sguardo.
No. Non poteva essere.
Perché? Per quale razza di motivo adesso doveva partire? Cosa diavolo
aveva in mente quel ragazzo?
«Ti prego, dimmi che non
è vero.»
Si accorse di un tono di supplica
nella propria voce.
Finalmente Li sollevò il
viso e la guardò. Nei suoi tratti c’era una tristezza infinita. Sakura si sentì improvvisamente rimescolare nel
profondo. Non poteva crederci. Non questo. Non anche questo.
«Mi dispiace, Sakura. È ora che io torni a casa.»
Sakura
si lasciò trasportare di fronte a lui dai pattini a rotelle. Non
distolse lo sguardo dal suo.
«Ma ormai è questa la
tua casa.»
Li arrossì quando lei gli
fu tanto vicina, ma scosse la testa.
«Lo credevo. Ma non è
così. La mia casa era ed è ancora in Cina. Qui non ho altro da
fare.»
SCIAFF.
Confuso, Li si portò una
mano alla guancia. Non provava dolore; solo… disorientamento.
Sakura
ritrasse la mano e lo fissò con improvvisa furia. I suoi occhi
scintillavano di lacrime di rabbia.
«Non hai altro da fare qui?
E non pensi a me? Non pensi che mi hai fatto crollare tutto, che mi stai
facendo dubitare di tutto ciò che c’era?… E ora vorresti
andartene dicendo che qui non hai altro
da fare?»
L’accusa nella sua voce e
nelle sue lacrime faceva mille volte più male che quello schiaffo.
Li distolse lo sguardo e
parlò in un sussurro.
«Credevo che avresti
capito.»
Pausa.
«Cosa c’è da
capire?», sbottò infine Sakura, ansante,
ovviamente nel tentativo di reprimere il pianto.
Li tornò a guardarla,
lasciando fluire tutta la propria frustrazione.
«C’è che lo sto
facendo per evitarti tutti quei dubbi. C’è che lo faccio per te.
C’è che penso sempre prima a te, sempre, e che anche adesso voglio pensare prima a te.»
Silenzio.
Sakura
abbandonò le braccia lungo i fianchi e non cercò più di
impedire alle lacrime di scorrere.
Li lasciò andare il fiato
che non si era accorto di aver trattenuto. Ecco fatto, anche l’ultimo
scudo era crollato. Ora davvero non gli restava che lasciarla. Ora non sperava
più.
Le voltò le spalle e
varcò il cancello della scuola.
Ancora pochi passi.
Solo pochi passi.
Sakura si riscosse. Immersa
com’era nel suo imbarazzo, e ora nella sua confusione, non si era accorta
che erano arrivati davanti alla scuola. Superò il cancello ed
entrò nel cortile, seguendo il ragazzo, improvvisamente vergognandosi di
se stessa.
«Li, aspetta! Mi dispiace,
io… Io non volevo… farti male…»
A qualche metro da lei, Li si
fermò. Parlò senza voltarsi a guardarla, ma dal suo tono Sakura ebbe la certezza che stesse sorridendo amaramente.
«Mi avevi già fatto
male. Da morire. Quando mi sei entrata nel cuore.»
Solo pochi istanti.
Ancora pochi istanti.
Li strinse di nuovo i pugni, il respiro affannoso. Come
aveva sperato che le cose andassero diversamente… Come aveva sperato che
lei…
Sentì Sakura
avvicinarsi a lui, alle sue spalle, ma non si voltò. Non voleva
più guardare quei maledetti occhi, non voleva più soffrire. Poi,
d’improvviso, la sentì fermarsi, come in allerta. E capì il
motivo di quell’improvviso allarme.
Ora lo percepiva anche lui, ora
che era più vicino e distinguibile, ora che cercava di ignorare le
proprie emozioni e riusciva a sentire
tutto intorno…
Da qualche parte in quel cortile
c’era Clow Reed.
Sorrise. Ecco che
finalmente si erano accorti di lui. Benissimo.
Ma non era ancora il momento che lo vedessero. Prima dovevano lasciare
quel luogo e avventurarsi nella dimensione a metà tra il ricordo e
l’oblio.
Mosse leggermente lo scettro, componendo un simbolo nell’aria. E
il suo sorriso si fece sempre più aperto.
Era arrivato il momento dell’ultima sfida.
Sakura si irrigidì. La
sensazione che qualcuno di molto potente fosse nei paraggi le era ormai ben
nota; ma ciò che stava succedendo in quel momento era assolutamente
inedito, qualcosa di totalmente sconosciuto, e per questo ancor più
inquietante. Era come se una forza immane e invisibile la stesse risucchiando
da dentro; il suo corpo era immobile, eppure al tempo stesso aveva la certezza
che si stava allontanando da quel cortile, da quel mondo. Si sforzò di tenere gli occhi aperti, resistendo alla
forza cieca che ora le sferzava il viso come un vento di bufera, e vide Li,
ancora di spalle e a qualche passo da lei, che allo stesso modo cercava di
opporsi all’invisibile spirale di magia. Ma cosa stava succedendo?
Di certo c’era solo che il
responsabile era di nuovo lui, Clow Reed… O meglio, l’essenza del mago nel corpo
del loro coetaneo Eriol Hiragizawa,
la sua reincarnazione.
Ben presto il flusso che sembrava
muoversi in vari sensi, fuori e dentro di lei, divenne insostenibile. Sakura fu costretta a chiudere gli occhi.
Quando il vortice si fermò
e riuscì a riaprirli, osservò senza fiato ciò che si
stendeva alla sua vista.
Ma dove diavolo era finito?
Persino l’aria circostante
era diversa dal solito. Aveva qualcosa di pesante, di opprimente in modo
visibile; quello che doveva essere il cielo era completamente nero, solcato
solo da brevi saette bianche ed immobili che sembravano pura energia, e
tuttavia tutto ciò che aveva davanti agli occhi era ben visibile. Il suo
sguardo vagò su quello che sembrava un immenso muro di cinta, con
un’apertura dall’aspetto tetro, che dritto davanti a lui costituiva
una breccia in tutta l’altezza del muro, fino al cielo, come
un’entrata per un mondo ignoto e minaccioso. Suo malgrado, Li si
sentì rabbrividire.
Si guardò intorno, in cerca
di Sakura. La vide lontana da lui, di fronte ad una
seconda fenditura altissima. Per fortuna sembrava star bene…
Ma cosa stava succedendo? Clow Reed li aveva portati
là? Ma dov’era esattamente quel là? Perché Eriol non si era
semplicemente mostrato, come il giorno precedente, e non aveva lanciato quella
che sembrava essere un’altra sfida?
Poi il silenzio intorno a lui
rimbombò di una voce conosciuta, e Li ascoltò attentamente le
nuove intenzioni del suo antenato.
«Benvenuta,
dolce Sakura. Benvenuto, giovane Li.
«Vi avevo promesso che non vi avrei più fatto del male. Ed
è così, non ne ho l’intenzione. Ma ho dovuto condurvi qui
perché manca solo un ultimo passo, un’ultima sfida, e stavolta
sarà unicamente contro voi stessi. Per questo è così
fondamentale.
«Siete in un luogo che non appartiene a nessuno dei mondi
conosciuti ai comuni esseri umani. Vi trovate esattamente a metà tra
ricordo e oblio. Il buio su di voi è l’oblio, i lampi di luce sono
i ricordi che costantemente lottano contro di esso. E quello che vedete
è il Labirinto delle vostre Anime.
«Ogni essere umano ha qui un Labirinto che rispecchia la sua
Anima. Voi due avete un Labirinto in comune; due che nel centro si fondono e
diventano uno. Immagino possiate comprendere il perché. La vostra comune
missione nell’universo vi rende un’unica Anima, e così
sarà per sempre, per quanto distanti voi possiate essere in
futuro… Questo non dimenticatelo.
«Nel Labirinto della propria Anima qualunque essere umano
può e deve trovare se stesso. Ma il più delle volte questa sfida
è impossibile da vincere. Perché l’Anima è di per
sé un intrico di segreti, di illusioni, di speranze, di abbagli, e non
sempre ci è chiaro ciò che nel profondo noi siamo e desideriamo.
«Sakura, la nuova padrona delle Carte
non può certo possedere e controllare le Carte, se prima non possiede il
controllo di se stessa.
«Li, il tuo ruolo nella missione non sarà mai del tutto
concluso se non troverai davvero te stesso ed il senso, lo scopo che ti hanno
mosso finora.
«Pertanto questa è la vostra ultima prova. Dovrete entrare
nel Labirinto, fronteggiare voi stessi, le vostre paure, i vostri sogni, e
tutto ciò che non avete mai nemmeno saputo che desiderate dalla vita.
Entrerete da soli, divisi, e cercherete di giungere al cuore del Labirinto,
l’unico luogo dove potrete rincontrarvi e da cui potrete tornare
indietro, ma solo dopo aver oltrepassato tutti gli ostacoli. Tuttavia fate
attenzione: a volte si crede di poter controllare il proprio cuore, ma questo
inevitabilmente è in grado di sottometterci. Potrete farvi del male, molto,
ma non sarò io a farvene: dipenderà unicamente da voi stessi, e
sarete sempre voi a capire il modo di evitare o sconfiggere il dolore. Inoltre,
tenete a mente che ogni Anima ha sempre i suoi Inganni interiori da
distruggere, che sono ciò che ci distoglie dalla meta. Siate saggi nel
vostro cammino, e imparate a leggervi dentro, ad essere consapevoli di
ciò che è vero e ciò che non lo è.
«Ora fate il primo passo verso la comprensione di voi stessi.
«Perché solo conoscendo se
stessi si può vivere.»
Sakura si
guardava intorno, ma non riusciva a vedere Eriol.
Sembrava che fosse ovunque e in nessun luogo; la sua voce echeggiava in quel
posto assurdo da mille punti diversi. Si voltò un’ultima volta e
incrociò lo sguardo di Li.
Era lontanissimo
da lei, in piedi di fronte ad un’apertura simile a quella che lei aveva
davanti agli occhi, e che ora sapeva essere una delle entrate del Labirinto. Il
ragazzo la guardava a sua volta, ma erano troppo distanti per parlarsi, e il
silenzio e le parole non dette e le cose in sospeso impedirono a Sakura di urlare il suo nome in cerca di un sostegno.
Ma negli occhi di
Li c’era un’unica certezza, la stessa di lei. Dovevano entrare
là dentro.
Ma cosa diavolo
aveva in mente Clow Reed?
Li rimase immobile a fissare il
viso di Sakura, così lontano, eppure
così irrealmente luminoso e nitido in quell’atmosfera cupa. Anche
a quella distanza gli sembrava di poter distinguere il verde dei suoi occhi,
quel verde in cui più volte, da che la conosceva, aveva rischiato di
annegare.
E negli occhi di Sakura c’era un’unica certezza, la stessa di
lui. Dovevano entrare là dentro.
Li si costrinse a
riportare lo sguardo sul suo personale ingresso nel Labirinto. «Un Labirinto in comune, due che al
centro si fondono», aveva detto Eriol.
Rabbrividì nel pensare a quanto quella frase lo aveva illuso che
l’unione dei due dedali significasse un’unione ben più
grande, ma che non avesse nulla a che vedere con la loro missione… Gli
venne in mente anche un’altra delle frasi pronunciate dalla
reincarnazione di Clow Reed.
«… Per quanto distanti voi
possiate essere in futuro…» Dunque sapeva, sapeva tutto, come
sempre…
E ora aveva
assegnato loro un’altra missione, un’ultima prova, una sfida
interiore.
Li sospirò
e sbirciò di nuovo Sakura. Gli sembrò
che gli stesse sorridendo, in un vago tentativo di incoraggiamento. E gli
bastò.
Si diresse al
Labirinto della sua Anima e fece il primo passo.
Finalmente.
Ora erano entrati nel loro intrico
interiore. Ora tutto si sarebbe ripresentato, sogni dimenticati, incubi mai
sopiti, speranze e delusioni e tutto ciò che avevano dentro. Compresi
gli Inganni.
Ora non aveva che da aspettare.
Aspettare di verificare che Sakura Kinomoto fosse davvero la
degna nuova padrona delle Carte.
Aspettare di verificare che Li Shaoran capisse quale fosse davvero il suo posto in quella
storia.
Aspettare. Fino al cuore del Labirinto.
Buio. Freddo. Oppressione.
Questa era la
prima impressione che poté ricavare dal corridoio in cui si era
ritrovata, subito dopo aver varcato la soglia della sua Anima.
Camminò
lentamente, chiedendosi dove sarebbe andata a finire.
La penombra non
rendeva invisibile il cammino, solo più minaccioso.
Mentre metteva
costantemente e automaticamente un piede davanti all’altro, Sakura non poteva fare a meno di pensare a tutto ciò
che era accaduto prima che Clow Reed
la proiettasse là.
Li stava per
partire. Sarebbe tornato a Hong Kong. L’avrebbe lasciata.
Aveva detto che
lo stava facendo per lei. Ma lei non voleva che partisse, non poteva pensare di
perdere la sua amicizia. Però… In fondo, non l’aveva
già persa? Sì, era stata cieca a ciò che lui provava, e
ora lo aveva perso, niente sarebbe stato più come prima, nemmeno se lui
fosse rimasto in Giappone. Si sentiva una stupida. E si vergognava profondamente
di quello schiaffo.
Arrivò ad
un bivio.
E adesso?
Si voltò
in entrambi i sensi. Forse poteva usare qualcuna delle Carte per
orientarsi… Iniziò ad estrarre il mazzo che portava sempre con
sé dalla tasca dell’uniforme scolastica – una tenuta che le
sembrò quasi ridicola in quella situazione. Ci fosse stata Tomoyo, avrebbe insistito per farle indossare qualcuno dei
suoi costumi da eroina… Ma Tomoyo non
c’era, e lei non sapeva nemmeno se
e quando avrebbe potuto rivederla…
Mentre portava il
mazzo di Carte davanti agli occhi, ispezionandole nella semioscurità
così stranamente illuminata, sentì una voce risuonare davanti a
sé, avvicinandosi.
«Sakura…»
Si
irrigidì all’istante, impugnando la Chiave del Sigillo, pronta
a tramutarla in Scettro al primo segnale di pericolo. Ma quella voce non aveva
nulla di pericoloso… Era così… dolce… Così eterea e incantevole…
«Sakura, non
avere paura… Sono io… Ti aspettavo da tanto tempo…»
Proveniva da uno
dei corridoi in cui sfociava il bivio. Sakura si
voltò lentamente in quella direzione. All’improvviso, sapeva nel suo intimo a chi appartenesse
quella voce di donna. Si sentì tremare le mani e le gambe, e il cuore le
tambureggiò assordante nelle orecchie, mentre alcune lacrime pungenti
sembravano reclamare il diritto a riversarsi dai suoi occhi.
Dall’ombra
emerse una donna che era un fantasma del suo passato e del suo presente, e che
tuttavia non aveva nulla di illusorio. Poteva percepire il suo respiro
regolare, persino il suo profumo, un odore che le risvegliò nella
memoria ricordi che non credeva più di avere. Sakura
abbandonò le braccia, e le Carte e la Chiave del Sigillo le caddero dalle mani,
sparpagliandosi al suolo.
La donna
sorrideva dolcemente. Si diresse verso di lei, allargò le braccia e
pianse di gioia.
E Sakura si gettò come una bambina spaventata sul
petto di sua madre e scoppiò in singhiozzi.
Oppressione. Freddo. Buio.
Li si guardava
intorno, spaesato. Si trovava davanti ad una biforcazione. Per un istante
pensò di trovare l’orientamento grazie ai suoi poteri, ma aveva
l’impressione che fosse sbagliato… Quella era una sfida con se
stesso, un se stesso nudo, nel profondo della sua Anima, e non aveva senso
cercare aiuti esterni. Avrebbe dovuto contare solo sul proprio cuore…
O forse no? Qual
era la cosa più giusta da fare?
Sospirò
profondamente e si lasciò scivolare a terra.
Anche se si
odiava per quei pensieri, non riusciva a togliersi dalla mente ciò che
era accaduto pochi minuti e un universo prima, quando ancora era al fianco di Sakura, ma già non la sentiva più vicina a
sé. Si passò lentamente una mano sulla guancia dove lei lo aveva
colpito. No, non faceva male. Non quanto stava male dentro.
Perché le
cose erano andate così?
Lei non aveva il
diritto di entrare in quel modo nella sua vita e stravolgerla completamente.
Non aveva il diritto di farlo innamorare fino a quel punto, lui che non
conosceva l’amore, lui che non sapeva ancora cosa aspettarsi dalla vita,
lui che era solo un adolescente con le sue paure e le sue fughe… Non
aveva il diritto di fargli così male ogni volta che lo guardava negli
occhi…
Ma lui,
ugualmente, non aveva il diritto di sconvolgerla in quel modo, come invece
aveva fatto, prima rivelandole i suoi sentimenti, e poi decidendo di andarsene
così…
Era troppo
difficile. Era troppo per loro. Ancora non avevano idea di cosa fosse la vita.
Forse per questo Clow Reed aveva voluto portarli a
tu per tu con se stessi, in quel Labirinto…
Si rialzò.
Se quello era il suo compito, doveva portarlo a termine. Poco importava basarsi
sull’istinto o sui poteri o su che altro. Doveva arrivare al centro del
Labirinto, se voleva trovare se stesso… e Sakura.
Mentre si voltava
nelle due direzioni in cui il passaggio proseguiva, si soffermò su
quella che si inoltrava alla sua destra. Un piccolo bagliore, forse lontano
anni luce, prendeva forma in quel cunicolo.
All’erta,
Li evocò la Spada. Di
cosa aveva parlato Eriol? Segreti, illusioni,
speranze, abbagli… Inganni. Possibile che tutto questo si materializzasse
in immagini concrete?
Rimase immobile, la Spada tesa in posizione di
attacco. Ma non ebbe bisogno di usarla.
Nella galleria
alla sua destra, alcune persone camminavano verso di lui. Vide quattro giovani
donne sorridenti, e prima ancora che fossero abbastanza vicine Li seppe.
Abbassò
lentamente la spada, incredulo, ma anche pieno di una sensazione indefinibile,
a metà tra la paura e l’eccitazione…
Le sue sorelle
arrivarono all’imbocco del cunicolo. Gli sorrisero, poi si divisero per
permettergli di vedere una quinta donna. Li la guardò, come al cospetto
di un fantasma.
«Figlio mio… Vieni con me,
c’è qualcuno che vuole vederti…»
E un altro
fantasma affiorò dal passato, mentre Li spostava gli occhi sul viso di
suo padre.
Il
suo sorriso si spense lentamente.
La prima illusione aveva già bussato
alle loro menti.
Sarebbero stati in grado di fronteggiare il
Passato?
Dovevano. Dovevano esserlo, se volevano
avere qualche speranza di arrivare al Futuro.
«Mamma… Mamma…
Sei tu… Io non…»
«Non dire niente, piccola mia.» La
donna le accarezzò i capelli, bagnandoli delle proprie lacrime. «Non mi sembra vero poterti rivedere.
Sei cresciuta così tanto… Sei bellissima. Sei il mio piccolo fiore
di ciliegio… Sono così fiera di te.»
Sakura rimase a lungo con il viso affondato nel suo petto.
Il pianto la scuoteva dalla testa ai piedi. Non aveva parole, non aveva
pensieri; aveva solo la certezza che aveva ritrovato sua madre, e questa era
l’unica cosa che contava.
Ma…
Una debole
protesta si fece strada nei recessi della sua mente. Questo non era possibile.
Sua madre era morta, e per quanto
potesse fare male, era questa la dura realtà.
Ma allora come
poteva essere così reale e calda e morbida mentre la stringeva a
sé e…?
«Hai sofferto tanto, Sakura, lo so. Deve essere stata molto dura fronteggiare
tutto questo. La tua missione, l’adolescenza, la mancanza di una
madre… Devi esserti sentita molto sola.»
Sakura si strinse ancor di più a lei e non disse
nulla. Ma no, un attimo, lei in fondo non era mai stata sola. Aveva sempre
avuto il papà e Toy e Tomoyo
e anche Yuki… E poi Kero-chan
e Yue, e tutte le Carte che vivevano in armonia con
lei… E poi…
Il viso di Li le
esplose nella mente, come a ricordarle dolorosamente che lui le era sempre
stato accanto…
Avrebbe voluto
dirlo a sua madre, spiegarle che sì, aveva sofferto, ma aveva sempre
potuto contare su qualcuno che era stato ed era ancora la sua famiglia…
Ma non riusciva a parlare, l’emozione era troppo grande…
«Perciò, piccola mia, sono
venuta a farti una proposta… Mi è stato concesso di tornare da te,
e ora io ti chiedo di andarcene lontano, di andarcene da tutto questo…
Vieni via, dove non dovrai più pensare a questo compito così
difficile, e alla tua vita così piena di pensieri e
preoccupazioni… Ce ne andremo, tu, io, tuo padre e tuo fratello, molto
lontano, e dimenticheremo tutto e avremo una vita normale…»
La proposta era così allettante… Quante
volte la sua missione le era sembrata troppo grande per lei… Cosa non
avrebbe dato per svegliarsi la mattina dopo ed essere una ragazza normale, alle
prese con problemi normali, con un’amica da far sfogare e con un ragazzo
di cui innamorarsi…
Un ragazzo…
Ma nella sua
mente vibrava ancora quella timida protesta, e ora si intensificava sempre
più…
Mollare tutto?
Avrebbe significato rinunciare a ciò che aveva… Ma nella sua vita
non aveva solo problemi… Aveva anche amici, aveva risate e colori e
musica, aveva Tomoyo, aveva le Carte e…
Il viso di Li era
sempre più nitido, come se fosse là, davanti ai suoi occhi
chiusi, perfettamente visibile e reale, tanto vicino da poterlo toccare con
mano.
Aprì
debolmente gli occhi. Da uno spiraglio tra le braccia di sua madre,
riuscì a vedere una Carta, abbandonata a terra. L’Illusione.
Un’illusione.
Già.
Proprio come
aveva detto Eriol…
Si
allontanò dal petto di sua madre, si asciugò le lacrime e la
guardò seriamente.
«No. Tu non
esisti. Tu sei solo un Inganno della mia Anima. Un sogno passato. E io devo
vivere il presente.»
«Quante
volte hai sognato di lasciar perdere tutto e tornare a condurre una vita
semplice?»
Tante. Ma…
«E quante volte hai sognato di poter
essere come gli altri ragazzi, di non essere condannato a nascondere la tua
vera natura agli altri?»
Moltissime.
Ma…
«E quante volte ti sei illuso di poter
dimenticare tutto e tutti, comprese le persone che ti hanno fatto soffrire
tanto, che non hanno mai capito quando c’era bisogno di capire?»
Il viso di Sakura gli esplose nella mente, come a voler dare un senso
alle parole di suo padre…
Li scosse la
testa con energia.
«No.»
Il sorriso
angelico di sua madre tremò.
«Come hai detto, tesoro?»
«Voi non
siete reali. Voi non siete che Inganni. Non potete portarmi con voi,
perché io non mi farò ingannare.»
La figura che
incarnava suo padre si portò davanti a lui. Si inginocchiò e gli
mise le mani sulle spalle, guardandolo negli occhi, senza smettere di
sorridergli. Quelle mani erano così reali… Eppure… Come poteva
essere vero? Lui non c’era più, non sarebbe tornato, era questa la
verità…
«Li, ragazzo mio, non chiudere il tuo
cuore. Sappiamo bene che ti confini in te stesso per evitare di soffrire. Ma
questa volta non soffrirai, se sei con noi. Noi siamo la tua famiglia, noi ti
amiamo, non smetteremo mai di farlo. Davvero rinunceresti a ciò che puoi
avere con noi, per restare qui e vivere questa missione insostenibile, accanto
a persone che non ti capiscono davvero?»
Il viso di Sakura negli occhi della sua mente sembrò
rafforzarsi.
Li abbassò
lo sguardo dal volto di suo padre, e solo allora si rese conto di avere gli
occhi offuscati dalle lacrime.
«Mi
piacerebbe… se fosse vero», mormorò. «Ma non è
così, e il mio posto non è nel passato.»
Il suo posto era
altrove. Se solo lei…
«Li, mi stai dicendo addio?»
Il mormorio
triste di suo padre lo riscosse. Sollevò di nuovo il viso e lo
guardò. Cercò di sorridergli, ma questa volta non riuscì a
trattenere il pianto.
«No. Certo
che no. Non potrei mai dimenticare. Ma non posso
nemmeno rifiutarmi di andare avanti.»
I contorni
dell’immagine di suo padre iniziarono a perdere consistenza. L’uomo
sorrise tristemente e annuì.
«È giusto.» Gli
sfiorò i capelli con una mano, ma il suo tocco si era già fatto
impalpabile. «Buona fortuna, figlio
mio.»
Li chiuse gli
occhi. Non si sentiva pronto a vederlo sparire. Ma era deciso, e non avrebbe
cambiato idea. Un paio di iridi verdi nella sua mente lo tenevano fermo sui
suoi passi…
Riaprì gli
occhi dopo qualche istante. Insieme alle lacrime, le illusioni perdute se
n’erano andate.
Raccolse la Spada che aveva lasciato
cadere, e si incamminò nella direzione opposta a quella da cui gli era
apparsa la sua famiglia.
Sospirò
di sollievo.
E così, il primo Inganno
dell’Anima era stato vinto.
Dopotutto, non era stato molto difficile,
anche se molto doloroso, forse più del previsto.
Si passò una mano sugli occhi. Ora
avrebbero dovuto affrontare il Presente.
Si augurava per loro che sapessero superare
anche questo.
Sakura
fissò tristemente il punto dove l’immagine di sua madre era appena
svanita come fumo.
Poi si
asciugò gli occhi, raccolse la
Chiave del Sigillo e le Carte e imboccò la direzione
opposta del bivio.
Dunque era questo
il senso degli ostacoli di cui aveva parlato Eriol.
Tutti i dubbi interiori, tutti i ricordi da cui non si riusciva a distaccarsi,
in quel Labirinto diventavano reali; ma ad ogni modo quella non era la
realtà; erano solo Inganni, quelli da cui occorreva allontanarsi se si
voleva capire ciò che davvero si era e si desiderava…
Quello di sua
madre era stato un fantasma che aveva infestato forse tutta la sua vita…
Ma ora sapeva di
poterlo superare, se pensava a ciò che aveva.
E rendersi conto
che era per gran parte merito di Li la fece sentire molto strana… Le fece
ripensare con tristezza che stava per perderlo per sempre, proprio ora che
aveva capito quanto dipendeva da lui, e la faceva disperare in quel pensiero e
in quello stato di totale impotenza…
Si riscosse
quando si ritrovò ad un altro bivio.
Questa volta
rimase in attesa, già certa di cosa doveva aspettarsi.
Sarebbe comparso
un altro Inganno, un’altra illusione, e avrebbe cercato di distoglierla
dalla meta che ancora non conosceva, ma cui doveva assolutamente arrivare.
Chiuse gli occhi
e aspettò il suono di una voce.
Una voce che, non
appena si diffuse in quell’oscuro Labirinto, le fece battere il cuore.
«Ciao, Sakura.»
Riaprì gli
occhi di scatto.
In piedi
all’imboccatura a sinistra del bivio c’era Yuki.
Per un attimo, la
sorpresa fu tale che Sakura non fu in grado di
reagire in alcun modo. Quando si riprese, tutto ciò che riuscì ad
esalare fu un mormorio confuso.
«Yuki… Ma tu… Tu cosa ci fai qui?»
La figura
dell’alto ragazzo dai lineamenti dolci le si avvicinò.
«Ma come, sei sorpresa di vedermi?
Eppure non dovresti… Io sono il tuo più grande sogno… Non
ricordi?» Le arrivò vicinissimo e le prese una mano tra le
sue. Sakura rabbrividì al calore del suo
tocco. Possibile che anche quella fosse solo un’illusione? «Non devi più preoccuparti, mia
dolcissima, piccola Sakura… Perché ora sono
qui, e sono qui per dirti che anch’io ti voglio bene… Proprio come
tu ne vuoi a me… Perché tu mi vuoi ancora bene, non puoi
più nasconderlo a te stessa…»
Sakura si sentì arrossire. Ritrasse precipitosamente
la mano, ma Yuki non smise di sorridere.
«L’unica cosa che rimpiango
è di non avertelo saputo dire prima d’ora…»
Quelle parole le
smossero qualcosa nella mente.
Qualcun altro non
era stato in grado di dirle qualcosa in tempo… Un qualcuno cui lei doveva
ricongiungersi al più presto, e che mai avrebbe voluto perdere…
Si scosse e si
concentrò di nuovo su Yuki.
Era davvero
ciò che lei voleva?...
No. Aveva smesso
di amarlo. Non c’era più nulla di quella gigantesca cotta
adolescenziale che per tanto tempo l’aveva fatta sospirare per lui.
Nulla, se non una grande amicizia, un grande affetto, ma nulla di più,
nulla di più romantico. Perché ormai aveva capito, aveva solo
frainteso ciò che la legava a lui. E ora, anche se continuava ad essere
nervosa in sua presenza, in cuor suo sapeva che no, lui non era ciò che
lei voleva. Lui non sarebbe mai più stato il suo più grande
sogno. Lui era solo un altro Inganno. Un pensiero presente che la distoglieva e
la distraeva da ciò che cercava davvero.
Ma cosa cercava davvero?
Inspiegabilmente,
il suo pensiero si mosse di nuovo verso Li…
E mentre pensava
a lui, e mentre la vista le si annebbiava di nuovo di lacrime, vide la figura
di Yuki farsi sempre più inconsistente e
astratta, e capì che stava rinunciando ad un’altra parte di se
stessa. Ma non importava, non doveva starci male; ora anche il presente
diventava poca cosa, perché ora sapeva che, in un modo o
nell’altro, si stava dirigendo al futuro…
Era quello il
senso del viaggio?...
Yuki svanì nel nulla. Sakura
si asciugò gli occhi con un gesto deciso ed entrò nel corridoio
alla sua destra.
«Stai zitto! Stai zitto! Non ti voglio
ascoltare!»
Li teneva gli
occhi serrati e le mani premute sulle orecchie, come se questo bastasse per
tenere lontana quella voce che invece riusciva a penetrargli sotto la pelle
come una lama; ma no, non bastava, perché, anche se aveva un suono
umano, quella voce non apparteneva a nulla di umano. Era qualcosa che
trascendeva la realtà, eppure era così maledettamente reale, ed
era così difficile da ignorare…
«Perché? La verità ti fa
male? Devi arrenderti, piccolo, la verità è questa.» La
voce si fece più vicina, insieme al suo detentore. Li poté
sentirne il respiro malevolo sul volto. «La
verità è che tu non potrai mai averla. Perché lei
sarà sempre mia, che ti piaccia o no… Lei non ti amerà mai
quanto ama me… Lei non si dimenticherà mai di me, mentre di te si
dimenticherà facilmente, non appena tornerai in Cina… Rassegnati,
Li. Sakura amerà sempre e solo me.»
Li aprì
gli occhi, scoprendoli rabbiosamente umidi. Davanti a lui, chino sul suo viso,
il ghigno di Yuki appariva decisamente diabolico.
Questa era la conferma: non era il vero Yuki, era
solo un altro degli Inganni di cui aveva parlato Eriol.
Il vero Yuki non l’avrebbe mai fissato con
tanta malevolenza, e non gli avrebbe mai detto quelle cose su Sakura, semplicemente perché lui era sempre stato
totalmente cieco alle attenzioni di lei nei suoi confronti, non aveva mai
capito quale fortuna avesse avuto potendo entrare in quel modo nel cuore di Sakura…
Ma allora
perché le sue parole gli facevano così male?
Si
allontanò di scatto da quel suo ghigno e urlò nella penombra la
sua frustrazione.
«Tu non
esisti! Tu sei solo la mia paura! Tu non puoi piegarmi in questo modo!
Sparisci!»
Stranamente, il
ragazzo occhialuto non subì lo stesso processo di dissolvimento che
invece aveva colpito le immagini dei suoi familiari. Al contrario, Yuki restava solido e reale, quasi a volergli infierire un
colpo più forte, facendogli capire che quella sua paura era troppo
grande, era impossibile da superare.
«Come pensi di potermi sconfiggere,
ragazzino?»
La
crudeltà con cui bisbigliò quella domanda… Li si impose di
non pensare a quanto c’era di vero in quelle parole, ma si impose invece
di pensare a quel che era accaduto quando Sakura
aveva deciso di rivelare i suoi sentimenti a Yuki, al
vero Yuki:
lui l’aveva respinta, le aveva fatto capire che ciò che li legava
era solo amicizia, complicità, fiducia; e lei ne aveva parlato a lui, a Li, e aveva pianto sulla sua
spalla, ma gli aveva anche dimostrato che aveva capito, che si era solo illusa,
che non sarebbe mai stato come lei aveva immaginato…
«Se tu
fossi reale, non crederesti alle tue stesse parole.» Li parlò
senza guardarlo negli occhi, in un tono fermo e distaccato, senza più
lacrime. «Se tu fossi reale, sapresti che lei non è più
tua, e che in fondo non lo è mai stata. E sapresti anche che sono stato
io a starle accanto, che è stata lei a cercare il mio conforto, e che
ormai per lei io sono più importante di te. Certo, non nel senso che io
vorrei; lei non mi ama che come amico, ma per ora mi basta sapere che mi
antepone a te. Questo dimostra che io ti ho già sconfitto, anche se non
direttamente in quel senso… E il fatto che non sai tutto questo dimostra
che sei solo una paura, sei solo un Inganno, e come tale devi sparire dalla mia
Anima. Perché io non voglio crederti.»
Tenne lo sguardo
ostinatamente chino. Ma poté percepire che Yuki
si era avvicinato di nuovo; si stava chinando ancora su di lui, a sussurrargli
all’orecchio.
«Potrai anche superare la paura di me,
Li, ma continui a mentire a te stesso. La verità è che tutto
questo ormai non ti basta più. Dovrai essere in grado di ammetterlo, se
vorrai andare avanti nel tuo cammino.»
Li sollevò
il viso, cercando ancora la malvagità di quell’Inganno… Ma
non vide più nulla.
L’immagine
di Yuki era finalmente svanita.
Sospirò di
sollievo, sentendo le gambe tremare furiosamente. Si appoggiò al muro
per riprendere fiato. Era vero, ancora non riusciva ad ammettere che ancora mentiva a se stesso. Ma era
riuscito a superare la sua paura nei confronti di Yuki,
e questo era stato relativamente più facile. Il pensiero di lui e di
ciò che lo legava a Sakura non sarebbe
più stato una minaccia… O almeno credeva.
No, doveva essere
così, per forza. Altrimenti l’Inganno non sarebbe svanito.
Si ricompose.
Entrò nel corridoio opposto a quello da cui aveva visto arrivare la
figura di Yuki.
Ora doveva
concentrarsi sulla strada per il cuore del Labirinto. Perché, tra tutte
quelle illusioni, una sola cosa diveniva sempre più chiara in lui: Sakura non era mai stata, non era e non sarebbe stata mai
un’illusione. Lei era vera, lei era ciò di cui aveva bisogno.
Sentiva che il
suo viaggio era ormai quasi terminato. Perché già conosceva la
sua meta.
Per
fortuna, il Presente non aveva rappresentato un vincolo irrinunciabile per
nessuno dei due.
Oramai stavano iniziando a capire. Ed erano
sempre più vicini alla meta, che era ciò che desideravano nel
profondo delle loro Anime.
Restava solo da vedere se fossero stati in
grado di controllare le paure del Futuro.
Il Futuro era l’unica cosa che potesse
essere modificata dall’Anima. Ma questo dipendeva da quanto
un’Anima fosse in grado di definire da sé la propria meta.
Per questo era necessario evitare anche gli
ultimi Inganni.
A questo punto, si giocava il tutto per tutto.
Avrebbero avuto bisogno di più
fortuna, forza d’animo e coraggio di quanti ne avevano impiegati finora.
Ma lui aveva fiducia in loro.
Sorrise. Mancavano solo pochi altri passi.
Solo pochi altri istanti.
Questa volta era diverso.
Invece del solito
bivio, ora davanti a lei si stendeva un’ampia sala a soffitto aperto. Il
cielo nero, con i suoi lampi di ricordi, riempiva quella sorta di stanza, in
cui si aprivano due immensi portali, ciascuno sbarrato da battenti robusti. Nel
complesso, la scena appariva più inquietante delle precedenti.
Sakura si fermò nel centro della sala e si
guardò intorno, smarrita. Doveva aspettarsi l’arrivo di un altro
Inganno? Oppure ora doveva solo trovare la strada per il cuore del Labirinto?
Percepì
una presenza nell’ombra davanti a sé. Non riuscì a capire
se la fonte di energia provenisse da uno dei due portoni… Ma sentiva che c’era, c’era
un’energia immensa in quel posto…
E poi, prima
ancora di vederlo, capì…
Immobile di
fronte a lei, come apparso dal nulla, il ragazzo dagli occhi e i capelli bruni
la guardava. La solita espressione seria, il solito silenzio misterioso.
Li.
Sakura fu investita da un flusso di sollievo. L’aveva
ritrovato, finalmente. Ora avrebbero potuto uscire da quella strana dimensione
interiore, tornare nel loro mondo… Eppure c’era ancora una cappa di
tensione tra loro, poteva percepirla con la stessa intensità con cui
percepiva la sua vicinanza… Si costrinse a scuotersi da quei pensieri e
fece un passo verso di lui.
«Li…
Come sono contenta di rivederti… Presto, andiamocene…»
Il ragazzo
arretrò mentre lei gli si avvicinava. Le parlò in un tono freddo
e distante, e le sue parole furono echi duri nel vuoto della sala aperta al
cielo.
«Sono venuto a dirti addio, Sakura. Sto partendo.»
Sakura si fermò a metà di un altro passo. Lo
guardò senza capire.
«Come?
Ma… Li, io…»
«Non dire niente.» Il
ragazzo arretrò ancora, rifiutando la sua vicinanza. «Non puoi fermarmi. Non più.
Ormai è finita. Addio, Sakura.»
Le voltò
le spalle e si incamminò verso uno dei due portali.
Sakura rimase immobile. Era impossibile, Li non poteva
certo pensare di andarsene ora che erano finiti chiusi in quel Labirinto…
Allora doveva essere un’altra illusione, l’Inganno mancante, quello
del suo futuro… Allora lei doveva saperlo affrontare…
Ma come
affrontare quella paura?
Si accorse
improvvisamente di avere le guance solcate dalle lacrime.
La verità
era che non poteva nemmeno sostenere quel pensiero. Quello era un Inganno che
non avrebbe saputo superare facilmente. Era troppo grande la paura di perderlo,
era troppo orribile l’eventualità di non poter più guardare
negli occhi il suo migliore amico…
E intanto
l’immagine di Li si era avvicinata al portone e lo stava varcando senza
bisogno di aprirlo, come un fantasma, pur essendo così maledettamente realistico…
Sapeva che
avrebbe dovuto lasciarlo andare, dirigersi invece all’altra porta: solo
questo poteva significare il superamento di quel determinato Inganno, solo
così avrebbe dimostrato di poter giungere alla meta… Ma no, no,
non era così, perché questo equivaleva a rinunciare a Li, a
lasciarlo andare, e non era questo che lei voleva…
Si lasciò
cadere in ginocchio, prendendosi la testa tra le mani.
Dunque era quello
ciò che desiderava? Seguire l’Inganno? Seguire il sogno di Li?
Senza poter andare avanti da sola? Ma Eriol aveva
detto espressamente che per poter giungere a se stessi occorreva superare
tutto… Quindi lei non poteva in alcun modo pensare di dipendere da una
paura futura, da un Inganno dell’Anima…
Cosa significava
tutto questo? Cosa doveva fare?
I suoi singhiozzi
disperati e confusi echeggiavano sotto il soffitto inesistente.
Sospirò.
A quanto pareva, lei non era in grado di farcela da sola. Era un qualcosa di
troppo vivo, troppo attuale, e troppo confuso nel suo giovane cuore. Lo aveva
previsto.
Per riuscire a superarla, aveva bisogno di
aiuto.
Era il momento di intervenire.
In vista della scelta che sarebbe dipesa
unicamente da lei. L’unica scelta dell’Anima che avrebbe potuto
cambiare il Futuro.
Si augurava che anche lui arrivasse presto.
Questa volta era diverso.
Non si trovava
all’estremità di un bivio, ma in un salone il cui soffitto si
affacciava direttamente sul cielo oscuro, immobile tra due porte immense,
chiuse.
Era certo di non
essere solo, là dentro.
Li si
concentrò intensamente. C’erano almeno due presenze, nascoste in
qualche angolo buio, da cui si irradiava una magia travolgente.
Riaprì gli
occhi e il cuore quasi gli si fermò nel vederla.
La ragazza lo
fissava con quei suoi occhi verdi, sconvolta, spaventata, silenziosa. Alle sue
spalle poteva vedere il vago sorriso enigmatico del ragazzo pallido dai capelli
scuri e gli occhi irrealmente neri e duri dietro le lenti.
Sakura.
Eriol.
Come potevano
essere lì? Aveva finalmente ritrovato Sakura?
Ma come mai era con lui? Cosa stava
succedendo?
Poi, di colpo, ne
ebbe la consapevolezza. Non era la realtà, non ancora; quello era solo
un altro Inganno. Non aveva che da cercare di superarlo.
«Li…» Il bisbiglio
dell’immagine di Sakura gli pervase le
orecchie, il cervello e il cuore. La sua voce era così dolce,
così vera… «Li, ho
bisogno di te… Aiutami… Perché non vuoi aiutarmi?»
D’istinto
fece un passo verso di lei – ma
certo che voleva aiutarla – ma si trattenne, ripetendosi che quella
non era la vera Sakura. In quel momento i suoi occhi
si spostarono su Eriol, il cui sorriso ora gli
appariva malevolo quanto quello che aveva scorto sulle labbra del falso Yuki.
«Tu l’hai lasciata, Li.
L’hai lasciata sola. E guarda a cosa ha portato questo. Lei non
può andare avanti da sola. Ha paura. Tu l’hai lasciata
sola…»
Li vacillò
come inebetito.
«No…»,
mormorò confusamente. «No, lei non può aver paura…
Lei è più forte di me, ha più coraggio, non può
aver bisogno di me… Lei…»
«Povero sciocco.» Eriol sogghignò più apertamente nella
penombra. «Proprio non capisci cosa
succederà, quando tu la lascerai? Allora guarda. Guarda, stupido
ragazzo.»
L’adolescente
dal colorito pallido si rivolse a quella che sembrava in tutto e per tutto
essere Sakura e tese le braccia intorno al suo corpo,
da dietro le sue spalle, fino a stringerla a sé. Immediatamente una
smorfia di dolore increspò i bei lineamenti della ragazza, mentre le
forze sembravano abbandonarla. Li capì all’istante. Eriol stava assorbendo le energie di Sakura.
Urlò, con
l’impulso di gettarsi su di loro e distruggere quell’immagine
illusoria…
Ma appunto, era illusoria, era solo un Inganno, non
doveva dimenticarsene…
Ma allora, come
sconfiggerla? Questa non era una semplice paura, o un semplice ricordo cui
voltare le spalle: questa era un’eventualità da fronteggiare…
Fece ricorso a
tutta la sua forza d’animo ed evocò di nuovo la Spada.
Forse questa
volta il cuore e la testa non gli sarebbero bastati.
Benissimo.
Anche lui stava fronteggiando il Futuro.
Mancava veramente poco al momento del loro
incontro…
Ora poteva intervenire liberamente. Ma il
suo intervento aveva solo una funzione esplicativa. Sarebbero stati unicamente
loro a capirsi, a ritrovarsi, e a cambiarsi, se fosse stato necessario.
Accarezzò nuovamente lo scettro che
teneva tra le mani, compose un altro simbolo nell’aria e si
ritrovò nel cuore delle loro Anime. Ad un passo dal cuore di lei.
Perché era lei ad aver più
bisogno di aiuto.
Era lei a non avere ancora capito tutto.
«Mia cara, dolce, piccola Sakura…»
Sollevò la
testa, ma le lacrime le impedivano di vedere qualunque cosa. Tuttavia conosceva
quella voce, e non aveva bisogno di vedere il suo viso per riconoscerlo. E
ugualmente sapeva già che lui era vero, non era un Inganno.
«Ma che
cosa vuoi da me?», esalò debolmente.
Attraverso il
velo di pianto, vide che Eriol si chinava accanto a
lei. Le sfiorò i capelli.
«Io non
voglio nulla da te. Sei tu che devi trovare te stessa. Devi
capirti…»
Sakura si asciugò gli occhi con un gesto rabbioso e
si sottrasse al suo tocco.
«Ma
è proprio questo il punto! Come ti aspetti che io capisca me stessa, se
per farlo sono costretta ad accettare la partenza di Li? Io… Lui…
Lui è il mio migliore amico… Non posso pensare di rinunciare a
lui… Però devo farlo, non è così? Devo essere
totalmente lucida e obiettiva per guardarmi dentro… Beh, mi dispiace, ma
non credo di esserne in grado! Io non sono così forte, non sono niente,
e senza di lui sono ancora meno…»
Eriol le sorrise e scosse lentamente la testa.
«Proprio
non capisci che hai già le risposte…»
Lo guardò
interdetta, ancora quasi accecata dalle lacrime.
«Che vuoi
dire, adesso? Io non capisco… Tutto questo è troppo per me…»
«Allora, Sakura, lascia che ti spieghi. In questo Labirinto, come tu
stessa hai indovinato, hai affrontato paure relative al tuo Passato, al tuo
Presente e al tuo Futuro. Questi Inganni hanno la capacità di non farti
vedere ciò che davvero vuoi. Io so cosa hai dentro. È stata dura
vivere con il ricordo perduto di tua madre, è stato orribile il dubbio
di ciò che ti lega a Yuki, ed è ancora
più duro il pensiero di poter perdere l’amicizia di Li.»
Sakura deglutì un nuovo fiotto di lacrime, ma non
distolse lo sguardo.
«Sei
riuscita a superare Passato e Presente. Ora devi accettare il Futuro, o
cambiarlo.»
«Ma
come?», mormorò esasperata. «Come potrei cambiarlo?»
«In questo
senso, cambiarlo equivale ad accettarlo. Devi superare la paura della perdita.
Solo così avrai modificato il Futuro. Se non lo farai, ciò che ti
aspetta sarà quello che hai vissuto vedendo l’Inganno di Li. Sarà
solo dolore.» Eriol non sorrideva più.
«E questo non farà del male solo a te…»
Sakura tacque, in attesa, con un orribile presentimento.
La reincarnazione
di Clow Reed
sospirò.
«Sakura, se non sarai in grado di superare le tue paure
relative a Li, l’unione delle vostre Anime farà sì che
anche lui soccomba ai suoi Inganni. Come te, non riuscirà a sottostarvi.
Improvvisamente non avrà più la forza di lottare. Potrà
solo subire. Fino a morirne.»
Silenzio.
Il cuore di Sakura saltò un battito, due, tre. Era come se non
volesse battere mai più.
«Non…
Non può essere. Non può succedere.»
«Succederà.»
Eriol la fissò seriamente. «A meno che
tu non decida consapevolmente di essere tu
stessa a cedere alle tue paure. Dovresti offrirti in cambio di Li. Dovresti
sacrificarti.»
Gelo.
La paura le
attanagliò le viscere.
Era disposta ad
un simile passo?
Come una serie
infinita di immagini, mille ricordi le scorsero nella mente.
Li. I suoi occhi
di quel caldo color marrone. I capelli castani perennemente arruffati. Quel suo
sorriso timido, così raro. Il modo in cui le aveva detto che
l’amava. La sua imminente partenza per Hong Kong. Il fatto che
probabilmente solo il suo pensiero l’aveva portata fino a quel punto,
aiutandola a superare le immagini di sua madre e di Yuki…
E quei flash le
fecero capire mille cose in un secondo, o una sola cosa in
un’eternità…
Lui era molto di
più che il suo migliore amico…
Non poteva
sopportare di arrendersi e di lasciarlo cadere in balia dei suoi Inganni e
delle sue paure più profonde.
Per un istante si
chiese se quelle paure comprendessero lei,
in un modo o nell’altro…
No. Non poteva
pensarci. Non poteva nemmeno considerare l’eventualità.
Aveva fatto la
sua scelta.
«Eriol… È mille volte meglio che sia io a
perdermi. Perché ho capito la mia meta troppo tardi, ed è giusto
che ora io non possa raggiungerla. È giusto che io non lo abbia
indietro, lui che è la mia
meta… Ma Li deve andare avanti. Lui ha avuto il coraggio di guardarsi
dentro, ce l’ha avuto già quando ha deciso di dichiararmi i suoi
sentimenti. Perciò lascia che si salvi. Fa’ in modo che io possa
salvarlo. Forse è l’unica cosa che posso fare per lui.
Perché… Perché lo
amo…»
Li gridò mentre la lama
della sua Spada si schiantava sul vortice di energia che ora circondava
interamente le immagini di Sakura e di Eriol. Fu sbalzato indietro, cadde a braccia aperte, e
l’arma gli scivolò dalle dita.
Non era questo il
modo giusto.
Si rialzò,
più deciso che mai, recuperando la Spada. In un modo o nell’altro, doveva
fermare quell’Inganno, distruggerlo, liberarsene. Ma un pensiero insistente
gli infondeva mille dubbi.
Sarebbe successo
davvero questo, una volta che Sakura fosse rimasta sola? Una volta che lui fosse partito
per Hong Kong, lei avrebbe dovuto affrontare Clow Reed senza il suo aiuto, e ne sarebbe stata sopraffatta?
Non poteva
permetterlo.
Ma cosa poteva
fare? Lui doveva convincersi che lei non correva nessun rischio; solo
così avrebbe trovato la giusta razionalità per arrivare al centro
del Labirinto, nel suo stesso cuore, e finalmente capirsi. Ma come? Come? Come, maledizione?
Si costrinse a
respirare profondamente e a chiudere gli occhi. Svuotò la mente, anche
se era difficile ignorare le grida dell’Inganno impersonante Sakura.
Quando
riuscì a cadere in una sorta di oblio, si lasciò come fluttuare
nel buio, sperando che la risposta arrivasse da sola. E quella arrivò
sotto forma di un pensiero dolce, il pensiero di due occhi verdi e di una
risata argentina, il pensiero dell’altra metà della sua Anima.
Se voleva essere
forte, solo il pensiero di lei era in grado di aiutarlo.
E si
aggrappò a quell’immagine onirica come ad un simulacro, un punto
di forza, lasciandosi lentamente attirare verso la soluzione all’intrico
nel suo cuore.
Era lei, solo lei
la sua risposta. Era lei, solo lei il suo modo di vincere le paure. Solo lei.
All’improvviso
fu come se una nuova forza gli scorresse nel corpo e nella Spada. Senza aprire
gli occhi, brandì di nuovo l’arma con le due mani e si
lanciò in avanti gridando, il pensiero sempre costantemente rivolto a Sakura, sua disperazione e suo modo di venirne fuori. Si
aspettò l’impatto con la barriera intessuta intorno ai due
Inganni…
Invece non
accadde nulla.
Continuò
semplicemente a correre, e quando si costrinse a riaprire gli occhi si accorse
di essersi diretto, come guidato da un istinto sconosciuto e primordiale, verso
uno dei due portali chiusi. Non era affatto solido come gli era sembrato; in un
attimo lo superò, come con un ologramma, e si fermò ansante
dall’altra parte della sala.
Riprese
brevemente fiato, solo finché una nuova immagine non giunse a
stravolgerlo. E questa volta sapeva che non si trattava di Inganni, questa
volta no…
Al centro di una
stanza uguale in tutto e per tutto a quella che aveva appena lasciato, si
svolgeva una scena analoga a quella che aveva appena vissuto.
Eriol stava assorbendo la forza vitale di Sakura.
Li si
ritrovò di nuovo a gridare. Ma questa volta, inaspettatamente, fu come
se qualcosa di invisibile lo tenesse inchiodato al suo posto, impedendogli di
scagliarsi contro la reale reincarnazione di Clow Reed.
Vide Eriol voltarsi a guardarlo, senza interrompere il flusso
inspirante che lo legava a Sakura. Un lieve sorriso
gli affiorò alle labbra.
«Finalmente
sei arrivato», mormorò, udibilissimo nonostante la forza
praticamente distruttiva della sua magia.
Ma Li lo
udì appena. Guardò Sakura, immobile,
investita dall’incantesimo di Eriol, con gli
occhi chiusi, un’espressione di dolorosa accettazione sul volto. Era come
se lei lo volesse… Ma era impossibile che potesse volere questo…
E poi,
improvvisamente come gli era apparso, finì.
Eriol svanì, al pari di uno degli Inganni che Li
aveva incontrato finora. Sakura si lasciò
scivolare lentamente in ginocchio, senza aprire gli occhi, ansimando, pallida
come un fantasma.
«Sakura!»
Nello stesso
istante in cui urlava il suo nome, la cappa di energia che sembrava lo avesse
tenuto là inerme lo abbandonò, e Li scattò verso la
ragazza, portandosi in ginocchio davanti a lei. Lasciando cadere la Spada, la prese
delicatamente per le spalle.
«Sakura… Ti prego, apri gli occhi…»
La ragazza obbedì
debolmente. Sollevò piano il viso, lo guardò e cercò di
sorridere.
«Li…
È bello… rivederti…»
E di colpo,
guardando quel fievole sorriso, come era stato certo di mille altre cose da
quando era entrato in quel maledetto Labirinto, Li fu ugualmente certo che
sì, lei lo aveva davvero voluto.
«Perché?»,
mormorò lui, angosciato. «Perché hai fatto una cosa del
genere?»
Sakura parve reprimere un brivido mentre prendeva fiato per
rispondere. Parlare doveva costarle una fatica immensa.
«Perché…
Perché ho capito qual era la mia meta. E l’ho capito tardi. Non
sai quanto vorrei aver capito prima…» Si sforzò di sorridere
più apertamente. «Hai… Hai visto? Le nostre strade si sono
unite. Questo deve essere il… il cuore del Labirinto. Il punto in cui le
nostre Anime diventano una.»
Li
continuò a guardarla negli occhi, sentendo il familiare batticuore
mescolarsi a una tristezza indicibile. Era consapevole di non poter fare nulla
per alleviare la sua sofferenza. Provò l’impulso di stringerla a
sé, di ripeterle quelle due parole che avevano rischiato di distruggere
per sempre il loro legame… Ma non sarebbe servito, stavolta meno che
mai…
«Li…
Tu devi andare avanti… Non lasciarti sopraffare, non farlo mai…
E… E pensami quando vorrai ricordare…»
Sakura chiuse di nuovo gli occhi e si accasciò
lentamente, fino a fermarsi contro il suo petto. Li sollevò le braccia e
la circondò, mentre cedeva al pianto.
Non ricordava di
aver pianto da molto, molto tempo. Credeva di non poter mai più provare
dolore, non più di quanto ne avesse già provato, soprattutto dal
momento in cui aveva deciso di parlarle. Invece, fin da quando aveva rivisto
gli occhi di suo padre, aveva già avuto modo di capire che il dolore
c’era sempre, sempre più forte, sempre in grado di farlo
piangere… E adesso, con il viso spento di Sakura
contro la sua spalla, si ritrovò a soffrire come non mai.
E poi non
sentì più quei lenti battiti di cuore sul petto…
Stordito,
confuso, interdetto, Li adagiò Sakura sul
freddo pavimento della sala. Le sfiorò una guancia, pallida, morbida,
così come avrebbe voluto sfiorarla da sempre. Una lacrima cadde sul viso
della ragazza, un’altra tra i suoi capelli.
Avrebbe dovuto
saperle parlare prima. Ora ne sentiva il bisogno in modo insostenibile. Li
ruppe il silenzio, pur sapendo che era troppo tardi per spiegarle ciò
che aveva dentro.
«Avrei
voluto che fosse tutto diverso, sai?» Abbassò il viso fino a
sfiorarle la fronte con la sua, gli occhi serrati per sfuggire alla vista del
suo viso così innaturalmente privo di vita. «Te ne vai senza darmi
la possibilità di farti capire… Sei arrivata nella mia vita e mi
hai stravolto… Un po’ mi hai anche fatto male… E adesso te ne
vai senza davvero sapere quanto mi hai fatto battere forte il cuore…
Perché non sono mai stato in grado di farti capire… Avrei voluto
che fosse diverso…» Strinse i pugni, tenendo gli occhi
ostinatamente chiusi. «Non doveva finire così. Non è
giusto.» L’iniziale bisbiglio rotto dal pianto salì di tono.
«Non è giusto…», ripeté con voce più
alta, prima di rendersi conto che stava urlando. Sollevò il viso verso
il cielo nero dell’oblio e gridò tutto il dolore che aveva dentro.
«Non è giusto! Non è
giusto!»
Per qualche
istante, il suo urlo prolungato echeggiò nel Labirinto delle loro Anime.
Quando
abbassò di nuovo gli occhi, vide a poca distanza da sé la sua
Spada.
Ad un passo,
c’era la possibilità di raggiungerla.
Era lei, solo lei
la meta della sua Anima…
Fu un lampo. Li
afferrò la Spada
con entrambe le mani e se la puntò al petto…
Rimase immobile
per un attimo, gli occhi alla lama che lo trapassava; poi scivolò
lentamente in avanti, con la testa sulla spalla già più fredda di
Sakura, mentre un manto gelido calava su di lui.
Buio.
Poi la luce.
«Congratulazioni,
ragazzi.
«Vi siete ritrovati, e al contempo
avete ritrovato voi stessi. Avete compreso le vostre mete, così
intrecciate da essere una sola per entrambi, un’unica essenza come
l’unione delle vostre Anime nell’infinità del Cosmo.
« Avete trovato il vostro scopo e
avete imparato a comprendervi. Avete sconfitto gli Inganni dentro di voi e
avete trovato la strada razionale per capire chi siete. Avete compiuto la
vostra missione.
«So che è stato difficile. So
che alcune cose resteranno al di fuori della vostra comprensione. Ma questo ora
non importa, perché ora conoscete voi stessi.
«Sappiate sempre ritrovarvi; non
importa dove, non importa quando, ma sappiate andare oltre ciò che
credete sia vero e invece non lo è. Oltre gli Inganni.
«La vostra ultima sfida è
conclusa. Siete pronti per il Futuro.
«È tempo di tornare
indietro.»
Sakura aprì
gli occhi e vide su di sé un cielo azzurro.
A poco a poco,
sentì una brezza leggera sul viso, e l’aria scorrerle nei polmoni.
Fu in quel momento che capì di essere viva.
Avvertì un
movimento contro la sua spalla. Era Li. Il ragazzo sollevò il capo e la
guardò. Il suo viso riluceva di tracce di lacrime, ma lo sguardo era
lucente, vivo, piacevolmente incredulo… meraviglioso. Sakura
si perse per un istante nel bruno caldo dei suoi occhi, prima di rendersi conto
che i loro visi erano vicinissimi. Poi lo vide arrossire furiosamente, e a sua
volta si sentì in vago imbarazzo.
«Sakura…», mormorò Li. «Sei…
Siamo…»
Il ricordo la
investì improvvisamente. Eriol, il Labirinto,
sua madre, Yuki, l’Inganno finale… E
ciò che aveva capito quando si era ritrovata nuda di fronte a se stessa,
dilaniata dalle immagini delle sue paure, eppure finalmente senza più
schermi.
Sakura sorrise vagamente mentre Li si sollevava da lei e
restava seduto al suo fianco, ancora rosso in viso. Si alzò a sua volta
a sedere, puntellandosi con le mani al suolo, e sentì qualcosa di
morbido sotto le dita.
Quando si
guardò intorno, si ritrovò nel cortile della scuola.
Era tornata
indietro.
Era viva.
Era con lui.
Era il momento di
essere sincera anche con lui.
Ora che lo era
con se stessa.
Li si sfiorò il costato, in
cerca di una ferita che sembrava non ci fosse mai stata.
L’ennesima
magia di Clow Reed…?
Poi
ricordò di aver sentito la voce di Eriol,
appena prima di svegliarsi sulla spalla di Sakura.
«Avete compreso le vostre mete,
così intrecciate da essere una sola per entrambi…»
«È
per questo che siamo vivi?», mormorò tra sé e sé, a
mezza voce.
Sakura lo sentì. Si voltò a guardarlo.
«Siamo? Ma… Tu non…
Cos’è successo mentre…?»
Li alzò lo
sguardo su di lei. Era ancora vicinissima, e i suoi occhi verdi lo
trafiggevano. Si sentì arrossire di nuovo.
Mete intrecciate,
un’unica meta per entrambi. Ma se la sua meta era lei… Qual era la meta di Sakura?
Come se gli
avesse letto nel pensiero, la ragazza si fece improvvisamente seria.
«Li…
Non so bene cosa sia successo oggi… Ma…» Piegò le
gambe sotto il corpo per avvicinarglisi ulteriormente
nell’erba del cortile scolastico. Li si sentiva evaporare per quella sua
vicinanza. «Ti ho detto che ho capito tardi quale fosse la mia meta. Hai
sentito le parole di Eriol?»
Perplesso, il
ragazzo annuì. Smise del tutto di pensare o di chiedersi qualsiasi cosa
quando lei gli prese le mani.
«Sei tu la
mia meta…»
Sakura avvicinò il viso al suo, mandandolo
letteralmente in ebollizione.
«Li,
anch’io ti amo…»
E poi…
Poi fu il tutto.
Lo sguardo
divenne sorriso e il sorriso divenne abbraccio e l’abbraccio divenne
bacio… E il sogno divenne vero…
Quando Sakura si distaccò da lui, per Li fu davvero come
svegliarsi da un incantesimo o da un sogno. Ma questo non era un Inganno.
Questo era il Futuro.
«Non
partire.»
Li la
guardò senza parlare. Poi le rivolse un timido sorriso di accettazione.
Come poteva fare qualcosa che lei non volesse? Lei era la sua meta… Era
la sua Anima.
Sakura sorrise di rimando, imbarazzata ma raggiante.
«Forse
è meglio che andiamo in classe.»
Si alzò
prendendolo per mano.
Li la
seguì, sentendosi leggero come non mai. I loro passi echeggiavano verso
ciò che avevano trovato dietro desideri falsi e paure sconfitte. Verso
un Futuro che avevano saputo cambiare. Insieme.
Sorrise.
Un’ultima volta.
Alla fine ce l’avevano fatta. Sakura aveva dimostrato di possedere il controllo di se
stessa. Li aveva trovato lo scopo che lo aveva mosso finora e che lo aveva
tenuto sempre al fianco di lei.
Gli elementi delle Carte di Clow non avrebbero potuto essere in mani migliori.
Del resto, lui aveva sempre avuto fiducia in
loro.
L’ultima prova era terminata. Non gli
restava che affidar loro un ultimissimo compito, uno in cui lui non sarebbe
più stato compreso. Vivere il Futuro.
Perché solo conoscendo se stessi si
poteva vivere.
Mentre si lasciava sparire, rivolse loro un
ultimo pensiero.
«Buona fortuna per sempre.»