«Sev!». Lily lo chiamò a gran voce,
alzando un braccio tra la piccola
folla di Hogsmeade per farsi vedere.
Severus le andò incontro e lei, felice, gli mostrò una figurina delle
Cioccorane. «Guarda chi ha trovato Peter!», gli disse, girandola.
«Salazar Serpeverde», fece incredulo l’altro.
«Gliel’ho rubata prima che potesse strapparla», ammiccò, mettendola poi
tra le mani inguantate dell’amico. «È per te», sorrise dolce.
Il Serpeverde sorrise di rimando, ringraziandola e insistendo per
offrirle una burrobirra.
Amava davvero quella ragazza Grifondoro, e si ricordava il perché in
ogni suo gesto gentile, soprattutto per quelle piccole cose che la
rendevano unica.
2°
Generazione
Ormai Harry aveva un appuntamento quasi fisso con Severus nei weekend,
si chiamava “punizione”.
«Signore?», lo chiamò, mentre puliva un altro calderone lurido. Snape
fece un verso, come a fargli intendere che ascoltava. «Sa che dovrebbe
trovarsi un hobby oltre a quello di farmi passare le pene dell’inferno
per ciò che le ha fatto mio padre?», chiese retorico, stuzzicandolo
appositamente.
Snape avrebbe veramente voluto tappargli la bocca con la propria e
trascinarlo in camera: sarebbe stato un ottimo passatempo, forse
altrettanto stimolante. Si alzò e lo fronteggiò, sostenendo il suo
sguardo, ma fu incapace di farsi avanti, ancora una volta.
3°
Generazione
Era stato proprio suo padre a chiedere che quel quadro fosse appeso a
Hogwarts, ma lui non poteva saperlo.
«Che hai da guardare?», domandò stizzito il precedente Preside,
fissando l’undicenne.
«Mi chiamo Albus Severus Potter», disse lui, giocherellando con il nodo
della cravatta verde e argento.
Severus Snape, dopo un attimo di smarrimento, capì. «Io sono…».
«So chi sei», lo interruppe l’altro. «Sei l’uomo più coraggioso che mio
padre abbia mai conosciuto», sorrise, guardando poi Scorpius ormai
distante. «Tornerò», promise, lasciando all’uomo l’immagine delle iridi
verdi che lo avrebbero dolcemente perseguitato in eterno.
“Sì… Non scapperò da quegli occhi, stavolta”.