Tanti auguri a te, tanti auguri a te
Tanti auguri cara Alektos tanti
auguri a te!
Se non si è capito questa ff è
dedicata ad Ale e al su compleanno ;)
Buona lettura!
Vacanze
e altri disastri
Remus Lupin,
appoggiato allo stipite della porta, osservava con aria semi divertita il
salotto di casa, ormai ridotto ad un piccolo campo di battaglia. Valigie
aperte, vestiti, accessori e altre cose, erano sparsi ovunque, mentre Tonks
entrava ed usciva dalle varie stanze della casa con le braccia cariche di altri
oggetti e vestiti.
«Remus,
perché invece di restare lì impalato non mi dai una mando almeno con la tua
valigia?» Chiese piuttosto contrariata.
«Veramente la
mia è già pronta».
«Ma quando?
Come?» Chiese stupita.
«Sai che i
miei bagagli preferisco, come dire, sistemarli da solo. E ora, col tuo permesso
posso preparare quelli dei bambini? Così tu puoi dedicarti, tranquillamente, ai
tuoi», così dicendo si avvicinò alle due valigie colorate aperte sul tavolo,
per esaminarle meglio.
«Non vanno
bene?» Chiese Tonks, fissandolo per qualche istante in attesa di una sua
probabile puntualizzazione.
«Certo,
mancano solo alcune cose», poi sparì al piano di sopra. Tornò poco dopo con due
golfini per uno e due copertine.
«Papà, anche
questo!» Urlò Alexis, correndo verso di lui con un lupo di peluche in mano.
«E questa
notte come fai a dormire senza di lui?» Chiese, la bimba si fermò a pensare.
«Te lo
riporto domani» rispose tornando di sopra, seguita dallo sguardo divertito del
padre, il quale tornò in salotto e sistemò con cura gl’indumenti nelle valigie.
«Ma ne ho già
messi di quelli», esclamò Tonks, avvicinandosi.
«Fidati, al
lago il clima cambia velocemente, qualcosa di caldo è sempre utile» la
tranquillizzò, mente li piegava con cura.
«Se lo dici
tu…» Borbottò poco convinta.
Finalmente,
dopo circa due ore, il salotto tornò ad avere il suo aspetto originario, mentre
le valigie erano state sistemate all’ingresso pronte per la partenza.
«Pronta per
domani?» Chiese Remus alla figlia, mentre le rimboccava le coperte.
«Sì! Vorrei
essere già lì e tu?» Chiese a sua volta la bimba dai capelli, quella sera,
viola.
«Anche io»,
confermò, «ora dormi, a domani piccola» poi le diede un bacio sulla fronte.
Alexis annuì e chiuse gli occhi, così Remus spense la luce e raggiunse Tonks
nella cameretta del piccolo Max, che ormai aveva sette mesi.
«Come si
comporta, questa sera, il nostro ometto?» Chiese, avvicinandosi al lettino.
«Sembra
agitato, probabilmente sente che stiamo per partire». Rispose Tonks finendo di
prepararlo per la notte, il bimbo continuava a guardarsi in torno con i suoi
grandi occhi ambrati, proprio come quelli di Remus e, appena incrociò quelli
del padre, cominciò ad agitare le mani nella sua direzione.
«Credo che
qualcuno voglia un po’ di attenzioni dal papà». Così Remus lo prese in braccio.
«Hey
piccolino, cosa ne dici di fare un po’ di nanna?» Chiese Remus girando per la
stanza, ma Max cominciò a battere le manine e a giocare con i capelli del
padre.
«Secondo me,
si chiede perché i tuoi non cambiano colore come i miei o quelli di Alexis».
«E’ un
problema che posso risolvere». Con la mano libera prese la bacchetta a la puntò
verso i suoi capelli, che improvvisamente divennero azzurri, per la gioia del
bimbo e lo stupore della moglie.
«Bene, e dopo
lo spettacolo di magia, tutti a nanna, compresa la streghetta che si nasconde
dietro alla porta», disse voltandosi, Alexis fece capolino dalla porta,
ridendo, per poi sparire in camera sua.
Dopo aver
messo finalmente a letto Max, Remus e Tonks poterono andarono nella loro stanza
per concedersi un poco di meritato riposo.
«Ti dirò,
quella maglietta non s’intona affatto con i tuoi capelli», lo prese in giro
Tonks, buttandosi sul letto mentre il marito si cambiava per la notte, Remus si
ricordò di non aver annullato l’incantesimo, prese la bacchetta e ripuntò verso
la testa.
«No! Dai
lasciali così».
«Ma come, non
lo sai che in famiglia serve qualcuno che sia vecchio e noioso?»Così invertì
l’incantesimo e si mise a letto vicino a lei.
«Giusto,
dimenticavo. Quello è il tuo ruolo». Confermò lei ridendo.
«Bene, ora
che abbiamo tutti un ruolo, vediamo di migliorare un pochino la mia posizione»,
disse abbracciandola,
«Cos’hai in
mente?» Chiese maliziosa.
«Lo vedrai…»
Poi la baciò.
*****
«Mamma, papà
andiamo?!» Urlò Alexis dal fondo delle scale, impaziente di partire.
«Tra poco
piccola, è ancora presto. Hai preso il tuo zainetto?» Chiese Remus.
«Sì, sì. Ce
l’ho sulle spalle», rispose lei continuando a saltellare di qua e di la per
l’impazienza.
«Bene è tutto
pronto, a che ora verrà attivata la passaporta?» Chiese Tonks.
«Alle undici
in punto, sicura che ci sia tutto?» Chiese Remus, la moglie ci pensò un attimo
«Sì, direi di
sì», così raggiunse la figlia al piano di sotto.
Quando
l’orologio del salotto suonò undici rintocchi, tutti i bagagli erano pronti;
Alexis era sempre più impaziente di partire e correva su e giù per la stanza
sotto lo sguardo preoccupato di Tonks.
«Remus, è
ora», disse la strega, lanciando un’occhiata alla porta della stanza accanto in
cerca del marito.
«Arrivo!»
Rispose lui facendo il suo ingresso nel salotto con in mano l’ultima valigia. «
Hai preso tutte le cose di là?» Chiese sorridendo e prendendo per mano Alexis
che continuava a saltellare allegramente.
« Certo che
ho preso tutto. Ho controllato. Due valigie nostre, più quelle dei bimbi. C’è
tutto, possiamo andare».
«Sei proprio
sicura che ci sia tutto?» Chiese Remus.
«Ma sì che
sono sicura!»
«Dora,
dov’è…»
« … Merlino!
Max!» Urlò Tonks correndo a prendere il bambino, che giaceva tranquillo nel suo
passeggino guardandosi attorno con occhioni curiosi. «Sono una madre snaturata,
come ho potuto dimenticarmi…» Mugugnò prendendolo in braccio e dandogli un
bacio sulla fronte.
«Siamo in
partenza per la nostra prima vacanza tutti insieme, è normale essere un po’
preoccupati e caotici. E poi lui è così tranquillo e silenzioso, non fa di
tutto per attirare l’attenzione» cercò di consolarla.
«Già, chissà
da chi avrà preso». Sbuffò Tonks, continuando a cullare il bimbo, e sorridendo
al marito.
«Non saprei»
le rispose vago Remus, sorridendole a sua volta con fare innocente. «Coraggio,
andiamo ora».
*****
La casetta
sul lago che avevano affittato, era piccola ma accogliente. La struttura
principale era in muratura con sassi a vista, molte parti, però, erano in
legno, come la veranda dov’era stato montato un dondolo. Una volta entrati,
Alexis, si precipitò nel piccolo salotto dove al centro si trovava un comodo
divano in tinta floreale e una poltrona con lo stesso motivo, davanti ad
entrambi era stato sistemato un tavolino di legno in stile classico. Il camino
era ampio, ideale per usare la metropolvere, sulla mensola erano stati
sistemanti dei vasi con fiori freschi.
«Papà guarda!
C’è una barca!» Esclamò Alexis, guardando fuori dalla finestra.
«bene, così
potremo andare a fare un giro. Perché non vai di sopra a vedere la tua camera?»
le propose Remus, la bimba non se lo fece ripetere due volte e corse al piano
di sopra.
«Mamma, vieni
anche tu!» Urlò, così Tonks uscendo dalla cucina, e con ancora Max in braccio,
seguì la figlia di sopra.
«E’ questa!»
«Già, e
guarda, è proprio di fronte alla nostra. Sicura che non ti dispiaccia dividerla
con tuo fratello?» Chiese Tonks adagiandolo nel lettino vicino alla finestra.
«No, e poi
così ci facciamo compagnia nella casa nuova» le assicurò cominciando a saltare
sul suo letto.
«Cosa succede
qui? Vi piacciono le camere?» Chiese Remus comparendo sulla porta.
«Sì!» Esclamò
ancora Alexis, continuando a saltellare.
«Bene, ma ora
vieni giù, prima che tu ti faccia male»,
prendendola al volo.
«Disfiamo le
valigie, così poi scendiamo al lago» propose Remus, mettendola di nuovo con i
piedi a terra, la bimba prese il suo zainetto e lo aprì, sistemò con cura il
suo peluche sul letto, mentre i suoi libri li sistemò sulla scrivania, nel
frattempo Tonks sistemò i vestiti di entrambi i bambini nell’armadio. Remus,
invece, andò nella stanza matrimoniale
a sistemare i suoi e quelli della moglie.
Nel giro di
un’ora tutti e quattro si ritrovarono in spiaggia, Alexis giocava con la sabbia
insieme al fratellino, poco lontano dai genitori.
«Guardali,
sono così carini».
«Già, ma
anche tu sei stupenda, signora Lupin», disse Remus avvicinandosi e dandole un
bacio.
«Grazie,
anche tu non sei male» lo prese in giro ridendo, Remus l’attirò a se con
particolare forza, tanto che entrambi rotolarono sulla sabbia, vedendoli,
Alexis scoppiò a ridere e corse verso di loro seguita, a gattoni, dal piccolo
Max.
Dopo pranzo,
Remus, portò Maximilian al piano di sopra per il riposino, ma come sempre, il
bimbo, non ne voleva sapere di dormire, continuava ad agitarsi e a tendere le
braccia verso il padre.
«Tu lo sai
che dovresti dormire, vero?» Chiese Remus, e per tutta risposta ottenne solo
dei versetti che suonavano all’incirca così, “apa, giù”.
«Ho capito…».
Rassegnato, lo prese in braccio per poi andare a sedersi sulla poltrona vicino
alla finestra.
«C’era una
volta, in un paese lontano, lontano, un principino che non voleva mai dormire.
Tutti gli
abitanti del castello non sapevano più cosa inventarsi, per farlo dormire.
Provarono a cantare, a suonare, a raccontargli favole, ma tutto risultava
inutile, il principino non voleva dormire.
Un giorno
arrivò al castello un vecchio mago dalla lunga barba bianca. Questo mago
portava con sé un piccolo ma prezioso dono, un carillon.
Tutti al
castello si misero a ridere, “come può un oggetto così semplice ed
insignificante, risolvere il nostro problema?” dissero, ma il mago non li
ascoltò, andò nella stanza del principino e aprì il coperchio»
A quel punto
Remus, con un colpo di bacchetta aprì il carillon di Alexis, il quale cominciò
subito a suonare.
«Una dolce
musica cominciò a suonare, il principino, che poco prima si muoveva
nervosamente nel suo lettino, pian piano si cominciò a calmare e nel giro di
pochi minuti si addormentò.
La notizia
si diffuse velocemente in tutto il castello. Il vecchio mago venne portato in
trionfo, e quando qualcuno gli chiese quale magia avesse fatto al carillon lui
sorrise e rispose “nessuna magia, ho solo pensato che per la televisione
babbana fosse troppo piccolo”.
E così da
quel giorno il principino dormì sogni tranquilli, e con lui tutto il resto del
castello»
Terminata
favola, Remus si accorse che Max si era, finalmente, addormentato e facendo
molta attenzione lo mise a letto.
Poco dopo
arrivò anche Tonks con i braccio Alexis, profondamente addormentata.
«Guarda,
guarda chi si vede. Ma non era lei la bimba grande che non voleva più dormire
di pomeriggio?» Chiese bisbigliando Remus, aiutando la moglie a metterla a
letto.
«Sì, è
proprio lei. Credo che però non dormirà a lungo».
I due
uscirono silenziosamente dalla stanza e tornarono al piano di sotto, per
godersi un po’ di tranquillità.
«Hai mai
pensato di scrivere un libro di favole per bambini? Di sicuro avrebbe un grande
successo» disse Tonks sedendosi sul divano.
«Tu dici? Mi
hai sentito prima?» Chiese sedendosi vicino a lei, e attirandola a se facendola
appoggiare su suo petto.
«Sì, stavo
cercando Alexis che come al solito era scomparsa dal salotto. Sono salita di
sopra e l’ho trovata che dormiva sdraiata a terra, in corridoio. Probabilmente
voleva ascoltare la tua storia, ma visto che ormai “è grande” non sarà
voluta entrare» suppose Tonks lasciandosi coccolare.
«Direi che su
questo punto è molto, orgogliosa», constatò Remus, «chissà da chi avrà preso»,
così dicendo continuò a giocherellare con una ciocca di capelli rosa.
«Cosa
vorresti dire?»
«Niente è
solo che sempre più spesso mi ricorda qualcuno». Tonks si voltò verso di lui,
alzando un sopracciglio, poco convinta, in attesa di ulteriori spiegazioni.
«Qualcuno che amo tantissimo», si affrettò a dire
prima di baciarla.
«Non pensare
di cavartela con così poco», mormorò contro le sue labbra, Remus sorrise ed
approfondì il bacio, «ecco, così va meglio».
*****
Durante la
mattinata seguente, mentre si trovavano di nuovo nella spiaggetta davanti a
casa, vennero sorpresi da un fortissimo temporale che durò fino a pomeriggio
inoltrato che li costrinse a stare in casa.
Mentre fuori
dal cottage infuriava il temporale, all’interno, la famiglia Lupin, si dedicava
alle più svariate attività. Remus, seduto sul divano, leggeva un libro, Tonks
ed Alexis, sedute a terra, si esercitavano nel cambiare il colore degli occhi,
mentre il piccolo Max giocava con i suoi cubi colorati, vicino a loro.
Improvvisamente però un forte boato squarciò l’aria e, dallo spavento, i
bambini saltarono in braccio alla madre, in più, Max si mise a piangere.
«Dai piccolo,
non fare così. Non è successo niente». Cercò di tranquillizzarlo Tonks, mentre
lo cullava per farlo smettere di piangere.
«Le nuvole
avevano un tono molto arrabbiato questa volta», commentò Remus senza alzare gli
occhi dal libro.
«Cosa vuoi
dire papà?» chiese Alexis, staccandosi dalla madre e andandosi a sedere in
braccio al padre, il quale mise da parte il libro per accoglierla tra le braccia.
«Probabilmente
un fulmine le ha fatte arrabbiare e così loro lo hanno sgridato con un tuono».
«Ma allora i
fulmini sono cattivi!» Esclamò stupita la bimba.
«No, non sono
cattivi, sono solo un po’ dispettosi», le spiegò.
«E che
scherzo avrà fatto il fulmine alle nuvole per farle arrabbiare così tanto?»
Chiese incuriosita, Remus ci pensò un pochino.
«Probabilmente..
Il solletico!» Così dicendo cominciò a farlo alla figlia, la quale si divincolò
tra le risate, anche Max, vedendoli, smise di piangere e cominciò a ridere, e
si protese verso il padre, Tonks, allora glielo mise in braccio e andò in
cucina per preparare la merenda per tutti.
«Ti serve una
mano?» Le chiese Remus.
«No, vengo io
mamma!» Alexis si alzò di scatto per seguirla in cucina, lasciando i due uomini
soli sul divano.
«Siamo
rimasti solo noi uomini. Allora, cosa facciamo? Parliamo di politica? Oppure di
sport?» Gli chiese, Max lo guardò negli occhi perplesso, poi si girò e vide il
libro posato sul tavolino e lo indicò eccitato.
«ibo! Ibo!» Così Remus lo prese in mano e
cominciò a leggere ad alta voce, ma dopo poche parole venne interrotto da un
forte tonfo proveniente dalla cucina, Remus si alzò e, con Max in braccio, andò
a verificare che fossero ancora tutte intere.
Si bloccò
sulla porta, indeciso se mettersi a ridere o andare ad aiutarle. Il pavimento
era cosparso di zucchero a velo come anche Alexis, mentre Tonks, se ne stava
immobile, come pietrificata, con la teiera in mano.
«Tesoro tutto
bene?» Chiese Remus, “spolverandole” via lo zucchero dalla testa della figlia,
la quale annuì.
«La mamma non
si muove», disse.
«Come non si
muove?» Chiese preoccupato, «amore, ti senti bene?» Ma Tonks non rispose, e non si mosse tranne che per un leggero
movimento degli occhi.
«Ma cosa…
Aspetta», prese la bacchetta e annullò l’incantesimo, «come hai fatto a
pietrificarti da sola?» Le chiese sconcertato.
«Non sono
stata io. Ho sentito Alexis urlare, poi non sono più riuscita a muovermi».
«Ma allora
come…? Non sarà mica stata…» Remus si girò di nuovo verso la figlia con occhi
sgranati.
«Papà perché
mi guardi così?» Chiese un poco impaurita.
«No, niente,
non ti preoccupare. Raccontami cos’è successo poco fa».
«Stavo
mettendo lo zucchero sulla torta, ma mi è scivolato ed è andato tutto per
terra».
«Hai sentito
qualcosa di strano? Dentro voglio dire». Chiese ancora Remus mettendosi una
mano sul petto, Alexis ci pensò.
«Sì, tanto
caldo e forza. Poi basta».
«Capisco…»
Remus era pensieroso.
«Remus non
penserai che… voglio dire ha solo 7 anni».
«Cosa?»
Chiese Alexis.
«Certo lo so,
ma può succedere».
«Cosa
succede?» Chiese ancora la bimba.
«Quindi è
possibile che...» Mormorò Tonks, Remus annuì.
«Possibile
cosa?» Urlò Alexis, solo in quel momento i genitori si resero conto della sua
presenza, Remus fece sedere Max sul tavolo e si chinò verso di lei.
«Vedi
piccola, prima, quando hai sentito quello strano calore, era il tuo “lato
magico” che ti veniva in aiuto. Tu volevi così tanto non far cadere lo
zucchero, che senza volerlo, hai fatto una “magia”». Le spiegò, la bimba lo
fissò incredula.
«Io ho fatto
una magia? Ma lo zucchero è caduto lo stesso», disse guardandosi in torno.
«Sei ancora
piccola per controllare la tua magia, quindi, invece che bloccare lo zucchero,
hai bloccato… la mamma». Rispose cercando di non ridere.
«Scusa mamma,
non volevo». Si scusò mortifica, abbassando lo sguardo.
«Non ti
preoccupare, sono cose che succedono spesso ai bambini» La rassicurò chinandosi
anche lei.
«Ma io non
voglio più pertificarti».
«Pietrificarti»
la corresse, «non ti preoccupare, t’insegneremo dei trucchetti per evitare
altre “magie involontarie”. Ma ora cosa ne dite di mangiare quella bella
torta?» Chiese Remus,
«’I! toa!!»
Urlò Max riassumendo, a suo modo, il pensiero di tutti.
Quella sera,
visto l’improvviso miglioramento del tempo, decisero di accendere un piccolo
falò vicino al lago. Tutta la famiglia riunita in torno alle fiamme
scoppiettanti si divertì ad arrostire marshmallow
e salsicce.
«No! Uffa si
è bruciato ancora!» Sbuffò Tonks esasperata dopo l’ennesimo marshmallow
carbonizzato.
«Amore,
perché non provi con una salsiccia?» Le propose Remus.
«Ma io volevo
un marshmallow». Si lagnò prendendone un altro, ma come i sei precedenti,
appena lo mise vicino alle fiamme si carbonizzò all’istante.
«Tieni mamma,
questo è per te», disse Alexis, passandogliene uno dei suoi.
«Grazie
piccola» commossa Tonks, le diede un bacio sulla testa.
«Dovresti imparare da lei». Commentò Remus, mentre ne
passava uno a Max, il quale lo divorò con gusto.
«Io sono
capace, è solo che questo fuoco mi oda!» Rispose la moglie, fintamente offesa,
Remus le sorrise con accondiscendenza.
«Non fare
quella faccia tu». Sibilò puntandogli contro il bastoncino che teneva in mano,
dove giaceva, interme, un marshmallow carbonizzato.
«Oh no!»
Mugugnò lei guardandolo. Remus, allora, lo sfilò e al suo mosto ci mise una
salsiccia.
«Prova ora».
Rassegnata, si voltò di nuovo verso il fuoco.
Dopo circa
due ore i bambini erano pieni, soddisfatti ed esausti. Tonks si alzò, prese in
braccio Max, e per mano Alexis.
«Andiamo, è
ora della nanna», erano talmente esausti che nessuno dei due fece obiezioni.
«Ti do una
mano» si propose alzandosi.
«Non ti
preoccupare, ci penso io. Torno subito». Così dicendo si allontanò.
Remus,
fissava gli ultimi raggi di sole scomparire dietro alle montagne, mentre il
fuoco scoppiettava ancora di fianco a lui. La sua mente era affollata di
pensieri, i quali però vennero interrotti dal ritorno di Tonks.
«Uno zellino,
per ogni pensiero» disse sedendosi vicino a lui.
«Ti ci
potresti comprare il ministero», gli rispose.
«magnifico
così non ci dovrei andare tutti i giorni».
«I bambini
dormono?» chiese Remus, attirandola a se, lei annuì.
«Sai? Mi
piace stare qui».
«Anche a me.
E poi i bambini si divertono» Concordò Remus.
«Chi
l’avrebbe mai detto, Alexis che a sette anni comincia a fare magie» disse Tonks
con una punta di orgoglio nella voce.
«Beh dovevamo
aspettarcelo è sempre stata una bambina precoce. Dovremmo aspettarci molti
disastri nei prossimi 4/5 anni» disse ridendo Remus.
«Lo credo
anche io» un brivido di freddo le sali su per la schiena facendola smettere di
ridere.
«Hai freddo?»
Le chiese, lei annuì, «aspetta» dopo un rapido gesto della bacchetta, un
maglioncino color verde acido, arrivò direttamente tra le mani di Remus, «tieni
metti questo» disse passandoglielo sulle spalle.
«Ma come?
Pensavo di averlo lasciato in città».
«Infatti, ma
io l’ho messo nella mia valigia, sapevo che sarebbe tornato utile»
«Remus J.
Lupin, sei sempre pieno di risorse», affermò Tonks dopo esserselo infilato.
«E’ un altro
dei miei ruoli in questa famiglia», commentò.
«Capisco, ma
se non ricordo male, ce n’era anche un altro» disse, guardandolo con sguardo
malizioso, per poi baciarlo.
«Sì, infatti»
disse ricambiando il bacio, e facendola sdraiare a terra. Le sue mani correvano
lungo il corpo della moglie, che lì, illuminata dalla luce delle fiamme le
sembrava ancora più bella di quanto già non fosse, si fermò per un attimo a guardarla.
«Cosa c’è?»
Chiese lei con una nota di disappunto.
«No niente. È
che sei così bella», ammise, ancorai incantato, Tonks divenne tutta rossa,
compresi capelli, Remus si mise a ridere, «adoro, quando fai così» disse
cominciando a giocare con le ciocche dei suoi capelli, Tonks, lo attirò ancora
verso di se, e ricominciò a baciarlo.
Sfortunatamente
quel momento estremamente romantico, non durò a lungo. Dalla casa cominciò a
provenire il pianto disperato di Max.
«Peccato, è
stato bello fin che è durato». Commentò Tonks.
«Non pensare
di cavartela così. Ora spegniamo il fuoco, così io vado a vedere cosa succede a
Max. Ci vediamo in camera esattamente tra mezz’ora». L’avvertì Remus.
«Ma cos’hai
in mente?» Gli chiese ancora un poco maliziosa.
«Semplice, tentiamo di avere il terzo figlio». Esclamò lui
facendole l’occhiolino, e cominciando a camminare, a passo spedito, verso casa
per non farla controbattere.
«Cos’hai
detto? Fermo! Torna subito qui!!» Urlò lei, ma ormai Remus era già in casa.
Spero che vi sia piaciuta! Quindi me
lo lasciate un commentino?
Mi sono resa conto che ultimamente sto lasciando da parte le
Remus/Tonks, e ciò non va bene, prometto che al più presto scriverò ancora
qualcosa su di loro.
Rinnovando ancora gli auguri ad Ale, vi saluto, ringraziando
tutte le persone che seguono le mie storie.
Tao tao Smack :*