La non possibilità di fottersi

di FinnAndTera
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La non possibilità di fottersi
 
Fottiti.
Voce del verbo fottere, riflessivo, seconda persona singolare.
Fottiti.
Marco riteneva fosse privo di senso dire “Fottiti” a qualcuno, perché se al mondo fosse esistita la possibilità di fottersi da soli allora non sarebbero esistiti grandi problemi dell’umanità come l’avere un preservativo in culo, l’AIDS per contagio o, ancora, l’amore.
Se avesse potuto fottersi, Marco in quel momento non si sarebbe trovato in un ridicolo bar per gay dove servivano cocktail con gli ombrellini in un sottofondo di musica country, ma avrebbe passato la serata a fottersi, per l’appunto. E invece non poteva.
Fottiti.
Era questo che Matteo gli aveva detto – o, meglio, gridato – prima di prendere la valigia e sbattergli la porta in faccia. Avevano litigato per una stronzata, come sempre d’altronde, riguardo il regalo di nozze da fare a quella cara ragazza, Tonia, l’estetista di Matteo, ma alla fine, non si sa come, erano arrivati a sputarsi odio in faccia. A Matteo piaceva tanto fare il melodrammatico e, prese un paio di mutande e due magliette dall’armadio, aveva fatto finta di andarsene per sempre.
Tempo un paio d’ore, aveva pensato Marco, e Matteo sarebbe tornato con le lacrime agli occhi e la voglia di scopare, ma quella volta, senza nessun motivo valido, Matteo davvero non tornò mai più.
E da quando Matteo se n’era andato, Marco non aveva fottuto più nessuno.
“E allora fottiti”, disse ad alta voce, forse a Matteo, forse a se stesso, forse a quel ridicolo ombrellino. Perché se Matteo avesse potuto fottersi da solo, probabilmente Marco non lo avrebbe mai incontrato, eppure sarebbe stato comunque meglio del vederlo essere fottuto da una stupida macchina sbucata all’improvviso mentre aspettava il suo ritorno affacciato alla finestra.
Fottiti.
Fottetevi tutti.




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