*Dedicato a tutti voi, che mi avete
aspettato.
Scusate se ci ho messo tanto...ma spero ne sia valsa la pena.
Vi amo tutti...dal primo all'ultimo*
CAPITOLO 29
Punizione
Era tutto perduto. In un
profondo,
tetro, infinito inferno buio.
Irihe guardava la scena,
sentendo i
suoi pochi poteri magici abbandonarlo. Eppure, lo ricordava bene:
Pixel e Velleda glieli avevano donati, e dando la protezione magica a
Mahel lo avevano privato di tutto quanto.
Era semplicemente un uomo
ormai.
I suoi tratti, orridi e
deformi, si
incavarono su loro stessi. La sua espressione tronfia, i suoi
sentimenti...tutto si affievolì, come in una lenta morte.
Era quello che stava
facendo.
La sua rabbia infinita, per
aver perso
tutto e non essere riuscito a tenere a sé la Principessa
dell'Acqua,
iniziò a tenere legato a sé l'unico incantesimo
che, probabilmente,
era meglio che fosse sparito nell'oblio.
Un'aura nera, fredda come
il ghiaccio,
e bruciante come il fuoco, prese a rodere il suo corpo flaccido. La
compagnia davanti a lui sentì l'odore sgradevole di carne
bruciata,
e si voltò. Pixel e Velleda furono i primi a capire cosa
stava per
accadere.
-No, Irihe, non oserai!-
ruggì Pixel,
senza che riuscisse ad avvicinarsi.
Ormai, era troppo tardi.
L'incantesimo era stato
iniziato.
Mahel guardava quell'uomo,
che stava
letteralmente bruciando sé stesso.
Non sapeva in che modo
questo potesse
essere una vendetta, ma sentiva il suo cuore stringersi in una morte
dolorosa. “No...non di nuovo. Non davanti ai miei
occhi...” pensò
con un'infinita tristezza. Strinse la mano con il braccialetto vicino
al suo cuore, e penso che stava tutto perdendosi in un'infinita
tristezza. “Non ancora...”
Istintivamente, nonostante
fosse
qualcosa che nessuno avrebbe mai fatto, Mahel si avvicinò.
Ma la
mano di Lagharta la fermò -Cosa hai intenzione di fare? Si
sta
autodistreggendo, è un incantesimo oscuro. Non fare
stupidaggini-
Mahel si voltò,
gli occhi lucidi e
l'espressione di chi non ha niente da perdere -Se lo lascio
morire...se lascio morire qualcuno di nuovo, non potrò mai
perdonarmelo!-
La mano di Lagharta
iniziò ad
afferrare l'aria. Non era mai stata così agile, doveva
essere la
disperazione.
La vide buttarsi dentro
quell'aura
fredda e nera, e neanche urlare il suo nome servì a fermarla.
La vide abbracciare il
corpo
semi-bruciato di Irihe, mentre i suoi capelli ed i suoi vestiti
iniziavano a bruciarle addosso. Ma non fece un gemito, non disse una
parola. Lo strinse forte, vicino al suo cuore, mentre le sue labbra
sibilavano sull'orlo del dolore delle semplici, dolcissime parole
-Sono qua. Non avere paura. Non ti lascerò solo-
Uno scoppio di luce, ed
entrambi
furono spariti nel nulla.
Lagharta guardava lo spazio
vuoto e
bruciato davanti a loro. La mano ferma a mezz'aria, i volti di tutti
sconvolti da quel suicidio inutile.
-perché...?-
sibilò Lagharta, mentre
Saluss volava sopra la bruciatura con gli occhi pieni di lacrime.
-Lagharta, dov'è
Mahel? Non può
morire, vero? Pixel, fa qualcosa!- urlò disperata la fatina,
muovendo febbrile le ali mentre piangeva disperata -Pixel, andiamo!-
Pixel, dal canto suo, non
sapeva cosa
dire. Cosa fare. Quell'incantesimo oscuro non aveva ritorno, non
aveva regole e non poteva essere fermato una volta innescato. Mentre
vedeva Irihe uccidersi, pensò solo a quale doveva essere il
sacrificio offerto per poter morire. Perché per ottenere la
morte,
quel desiderio che ormai era tutto ciò che gli rimaneva,
doveva aver
dato in cambio qualcosa di altrettanto importante. Ma cosa...?
-Non posso....fare nulla.
La divina
Mahel è...morta...- pronunciò secco, guardando
verso il basso per
la vergogna di averle promesso la vita senza fare nulla per salvarla.
Un attimo...la vita...?
-Velleda...se Mahel fosse
morta, non
avremmo dovuto seguirla...?- chiese stupito, guardando il suo corpo
in salute e quello della sua sposa -Qualcosa non va-
Velleda, dal canto suo,
sorrise -Può
darsi che sia opera di Vie. Probabilmente...Irihe è soltanto
al suo
cospetto, per essere giudicato. Immaginavo che fosse quello, il suo
ultimo desiderio-
-Non è un
incantesimo di morte...?-
chiese sconvolto, guardandola fissa negli occhi -Non pensavo avesse
altri utilizzi-
-E' un incantesimo arcano,
antico,
forse anche più antico di me. La sua natura è
oscura, ma contiene
la luce della Dea, perciò tutto è possibile. Ha
sacrificato la sua
vita, ma ha richiesto un appello con Vie, ne sono sicura. Per questo
noi siamo ancora vivi. perché la stessa Mahel lo
è-
Saluss le si
avvicinò quindi
agitatissima, piangendo con uno strano sorriso sul volto -Mahel
è
viva...?- chiese speranzosa -Dici sul serio?-
Velleda toccò
con le dita gentili i
capelli di Saluss -Per adesso, è viva. Noi siamo la prova di
questo.
Ma non so cosa deciderà Vie. Se per lei Mahel deve
sottostare alle
regole dell'incantesimo.....allora anche noi scompariremo. Ed il
vostro viaggio avrà fine-
-Irihe, cosa diamine
credevi di fare?-
chiese Mahel una volta aperti gli occhi, trovandosi immersa in una
luce bianca calda e accogliente -Non puoi permetterti di morire in
questo modo così stupido!
Irihe aprì gli
occhi, vedendo una
Mahel mezza bruciacchiata che lo guardava con aria di rimprovero
-perché tu sei qua...?- chiese con voce rotta dalla sorpresa.
-Perché non
voglio che tu muoia!-
rispose scocciata Mahel, lasciando pian piano l'abbraccio dolce che
gli aveva riservato poco prima -Ucciderti davanti a me...morire
davanti a me. È ingiusto. Come hai osato...?-
-In...ingiusto?- chiese
confuso,
mentre la sua espressione rimaneva di puro stupore.
-Si, ingiusto- rispose lei,
guardandolo in viso e vedevo ancora il suo volto non sconvolto dalle
ustioni -Ho visto morire mio padre davanti ai miei occhi. Non che si
sia dato fuoco, ma è stata la cosa più brutta
della mia vita. Non
permetterò a nessuno di fare altrettanto!-
Irihe si alzò,
senza rispondere,
sentendo il suo corpo bruciare e far male così tanto, che
nessuno si
sarebbe mai alzato al posto suo.
Mahel stava abbastanza
bene, solo i
capelli e parte dei vestiti era bruciata, e tirò un sospiro
di
sollievo. Nonostante tutto, la sua rabbia era sparita nell'istante in
cui tutto era andato perduto. E non voleva che qualcuno di innocente
pagasse per i suoi crimini e le sue eresie -Ti chiedo scusa...Mahel.
Mi dispiace non mostrarti rispetto neanche adesso, ma penso che
avrebbe poco senso...giusto?-
Mahel si alzò,
sorridendo, nonostante
fosse ancora arrabbiata -Mahel va bene. Non ho bisogno di gesti
eclatanti di rispetto. Preferirei solo che nessuno si uccidesse
davanti a me, tanto mi basta- rise lei, facendo sfuggire un sorriso
anche ad Irihe.
-Oh, vedo che sai sorridere
di cuore!-
ridacchiò Mahel, scorgendo nel viso deforme dell'uomo un
espressione
davvero bella -Ne sono felice-
-Tu...non hai paura di
niente, vero?-
le chiese lui tornando serio, quasi infastidito.
-perché?-
rispose lei, incurvando le
sopracciglia per lo stupore.
-Ti ho quasi uccisa. Io
ormai sono
deforme. Il mio corpo è quasi del tutto in putrefazione.
Puzzo di
bruciato e non ho l'aspetto di un essere umano. Eppure tu mi parli
come se fossi una persona normale, con un apparenza normale. O hai
uno stomaco di ferro, o non vedi ciò che sono- rispose
stizzito,
infastidito quasi.
Mahel sorrise -Certo che ti
vedo.
Certo che sento questo odore pregnante di bruciato, quasi fastidioso.
Vedo le tue ustioni, le ferite aperte piene di sangue rappreso, e la
deformità delle tue forme. Ma sei vivo, e sei una persona,
qualsiasi
cosa tu abbia fatto prima. E poi...nei tuoi occhi...c'era qualcosa
che non sapevo spiegarmi. Per quanto mi disgustasse la tua persona
tronfia del Tempio, ciò che vedo ora davanti ai miei occhi
non è la
stessa cosa. È un male...?-
Irihe stette in silenzio,
pensando che
lei lo aveva “guardato”. Forse era per quello.
Era quello che aveva
portato Pixel a
volerla proteggere, nonostante la avesse appena vista. Aveva visto i
suoi occhi, aveva toccato il suo cuore, e tanto bastava a Pixel per
capire. Un anima antica come lui capiva sempre. Lo ricordava bene.
-Avrei voluto non cedere al
fascino
del potere oscuro del Tempio. Pixel non lo ha mai fatto, ed io lo
apprezzavo per questo. Ero solo un bambino, quando lui mi prese con
sé...-
Mahel sorrise, posando la
mano sulla
carne ustionata della sua testa -Andrà tutto bene. Ne sono
sicura.
Abbi fiducia in...- improvvisamente si rese conto di dove fossero,
della situazione abbastanza sfavorevole dato che Irihe si fosse
suicidato -Un attimo. Siamo morti?-
Irihe la guardò
senza capire,
scoppiano poi a ridere senza ritegno -Io non so se sei strana tu, o
mi aspetto io troppo dalle persone- il suo volto parve rilassarsi
come quello di un bambino, un bellissimo sorriso su quel volto oramai
neanche più umano -Io sono sicuramente morto. Ma tu sei una
seguace
della Dea, non penso che ti lascerebbe morire così, senza
neanche
una spiegazione, no...?-
Mahel si guardò
attorno, vedendo il
nulla. E sorrise.
“Papà...si
sarà sentito così?
Così solo, quando è morto,
senza nessuno di noi a fargli
compagnia? Avrà avuto paura? Avrà pianto, ci
avrà cercato? Non è
male...non c'è dolore. Almeno non ha sofferto. Ma era
solo...Irihe
davvero vuole affrontare tutto questo, da solo, per
sempre...?”
-Sai, Irihe...- riprese
Mahel, dopo
aver scosso la testa a dei pensieri tanto tristi -Non sarò
morta,
probabilmente, ma qualsiasi peccato tu abbia commesso, non credo che
fosse qualcosa di insito nella tua natura. I tuoi occhi sono buoni, e
mio padre mi ha insegnato a credere a ciò che vedo con i
miei stessi
occhi. Si...il te malvagio mi disgusta, ma ciò che ho
davanti agli
occhi in questo momento non mi disgusta affatto- sorrise verso di
lui, sentendo una strana sensazione farsi spazio nel suo cuore -Se lo
vorrai, resterò qui con te finché avrai bisogno
di me. Anche se non
è il mio posto-
Irihe rimase sconvolto.
Rimanere lì?
Nel nulla? Per sempre? Perché avrebbe
dovuto? E perché lo
diceva come se non fosse un sacrificio troppo grande? -Stai
scherzando, vero?-
Mahel scosse la testa,
ridendo -No.
Vedi...io ho perso il mio papà. Ho visto che moriva davanti
ai miei
occhi, e prima che morisse gli ho promesso che avrei visto il suo
mondo e che avrei amato qualsiasi suo personaggio. Questo include
anche te. Include anche i malvagi, ed i demoni, che abitano questa
Gaia. La Gaia del mio papà...- si interruppe, pensando a
avvenimenti
ormai lontani -Papà è stato solo. Non ha visto il
suo mondo, che
desiderava tanto vedere. Ma io si, io sono qua. Se avessi potuto
sarei stata con il mio papà in questo luogo desolato, quando
è
morto, ma non mi è stato concesso. Lo cerco quindi nelle
stelle,
perché lo amo ancora tantissimo. Se posso fare compagnia ad
un
personaggio del mondo che amava...rimarrò qua per sempre...-
Irihe pianse. Non ricordava
da quanto
tempo, ma pianse come un bambino.
Mahel gli si
avvicinò e lo abbracciò
forte, perché neanche nel dolore fosse solo.
Lo abbracciò e
lo baciò sulla
fronte, non guardando al suo aspetto esteriore, ma a quello del suo
cuore ora tornato buono -Lo sapevo che il tuo cuore era buono,
Irihe...-
-Io non merito questo,
Mahel...-
singhiozzò abbracciandola a sua volta, macchiandole i
vestiti di
sangue -Tu non devi rimanere qua. Non devi farlo per me...-
Mahel ridacchiò
-Non lo faccio per
te. Lo faccio per me. Sono una persona estremamente egoista. Vorrei
che il mio papà mi vedesse. Vorrei che mi dicesse, tutti i
giorni,
che è fiero di me. Che mi vuole bene. Eppure posso solo fare
questo...mi dispiace-
Irihe strinse forte la
presa sul corpo
piccolo e caldo di Mahel, sentendosi improvvisamente piccolo, stupido
e tanto egoista -Grazie, Mahel. Grazie di avermi salvato...-
Mahel sorrise, e lo strinse
ancora più
forte -Grazie a te, Irihe. perché mi sono appena ricordata
una cosa-
-Cosa...?- gli chiese
singhiozzando,
così contento dopo anni da non voler davvero più
rimanere solo.
-Mi hai appena ricordato
che io
capisco la lingua di Gaia, a volte, in un modo che mi è del
tutto
estraneo. E ho appena “scoperto” cosa significa il
tuo nome-
Irihe si lasciò
scappare una risata
-Il mio nome è stupido-
-Invece- lo interruppe lei
-È
bellissimo-
Sogno.
Come quello che sapeva
era quello che stavano vivendo.
Una luce bianca calda e
soffice. Mahel
ben la conosceva.
L'aveva già
sentita, quando Colonna
l'aveva incontrata al Lago. E sorrise.
-Vie...?- chiamò
sottovoce, alzando
la testa, alla ricerca di qualcosa -Sei tu...?-
E la voce di Vie
parlò, con quella
cadenza dolce e materna che lei ben ricordava.
Come sempre...tu mi
stupisci,
eletta di Vie.
Mahel rise,
perché sapeva che la
misericordia degli dei non era infinita.
-Non so perché,
ma penso di dovermi
scusare...-
Una voce divertita le
rispose di
rimando, come fosse quella di un essere umano.
Non concedo seconde
possibilità.
Ma tu sei un tipo particolare.
Speciale.
Hai detto che
rimarresti qua per
sempre, per non lasciare solo Irihe...?
Mahel annuì con
la testa, arrossendo
-È un male...?-
Una risata, cristallina,
che fece
stupire Irihe.
Si dice che siano
gli dei ad essere
misericordioso.
Ma tu hai un
legame che trascende
qualsiasi cosa. Ti priveresti di affetti e futuro per qualcuno che ha
cercato di ucciderti...?
Mahel annuì di
nuovo -Non voglio che
rimanga da solo. Non qua. Non per sempre...
Un sospiro, nel silenzio
ovattato di
quella luce, che Irihe non capiva.
Irihe...tu lasceresti che
questa
ragazza rimanesse qua con te per sempre...?
Era stato interpellato.
Lui, un
traditore del culto. Le lacrime presero di nuovo a scendergli lungo
le guance, sentendosi indegno -Non sono io che devo decidere. Io ho
peccato, contro di voi e contro di lei. Non ho diritto di chiedere
nulla. Mi è stato concesso un perdono che non mi
spetta...faccia di
me quello che vuole, ma lasci andare la ragazza!-
Di nuovo, una risata piena,
non degna
di una Dea.
Tu sei speciale, Mahel. I
cuori di
coloro che incontri, cambiano.
Per questo spero
che fermerai
Laherte e cambierai anche il suo cuore corrotto.
Fermerai la
prossima Guerra.
Irihe vuole il mio
perdono, quando
quello che dovrebbe chiedere è il tuo, che già
glielo hai concesso.
Io non devo far nulla più di questo.
Ma devo punirlo.
Sapete bene
entrambi, che questa è la giustizia.
Irihe lasciò
Mahel, si mise in
ginocchio con la faccia prostrata a terra e pianse -Io
accetterò
tutto. Volevo il perdono della Dea, perché sono indegno. Ho
rubato
il potere di un uomo che possiede il suo rispetto, e che un tempo
aveva il mio. Non ho conquistato con le mie forze la donna che amavo
e l'ho rapita, ma essa non mi è mai appartenuta. Sono un
eretico, ed
un peccatore. Se la morte è la mia punizione,
l'accetterò con
gioia. È ciò che merito. Ma la divina non deve
stare qua. Per
quanto le sue parole siano dolci e misericordiose, io non voglio che
lei faccia alcunché per me. Mi ha salvato...ha mandato via
la mia
rabbia per me stesso nel momento in cui ha accettato il mio corpo
corrotto. Non chiedo altro...-
Queste parole, Irihe, ti
fanno
onore.
Di concedo il mio
perdono, perché
colei che realmente te ne doveva lo ha già fatto.
So che anche Pixel
e Velleda te ne
concederanno a loro volta.
Ma purtroppo,
Mahel, anche tu sei
qua in questo luogo, e non posso spezzare il legame di questo
maleficio che ha origini antiche quanto me.
Si aspettava qualcosa del
genere. E
annuì -Se devo rimanere qua per sempre, lo farò-
Bene. Questa
sarà la tua ultima
punizione, allora.
-No!- urlò
Irihe, alzandosi in piedi
e imprecando senza ritegno -Non potete. Questa non è
giustizia! IO
ho evocato il maleficio, e sempre IO devo pagare per i miei peccati.
Mahel non ha colpe, non la punisca!-
Irihe...non sono io che la
punisco,
ma il maleficio stesso.
Io posso portarla
via di qua, ma
lei deve pagare un prezzo per questo.
Mi dispiace
Mahel...
-Perché Vie?
Questa è una mia
decisione. Non lascerò Irihe solo. Ha un cuore buono, e non
voglio
che passi l'eternità da solo...-
Non rivedrai mai
più tua madre.
A quelle parole, il cuore
di Mahel si
ruppe. Non aveva pensato a quella possibilità. Forse
perché Gaia
era entrata già così in profondità nel
suo cuore, ma adesso lo
sentiva.
Il peso della sua decisione.
Eppure, sapeva che avrebbe
capito.
Sapeva che le avrebbe inflitto un dolore enorme, perché
sarebbe
rimasta sola, ma era il mondo suo e di suo padre. Lo sapeva.
Entrambi avrebbero voluto
essere lì.
-Io...potrò
vederla un'ultima volta
prima di tornare qua per sempre...? Potrò salutarla
un'ultima volta
e dirle addio, come ha fatto mio papà...?-
Si. Penso sia un desiderio
che
posso esaudire.
Finito ciò che
devi, tornerai a
casa a salutare tua madre. Te lo concedo.
Un sospiro di sollievo e un
peso nel
cuore pesante come un macigno -Si arrabbierà e
piangerà per
sempre...-
Vuoi che non ricordi
niente
di...te?
-C'è questa
possibilità...?- chiese
di colpo -Potresti cancellarle la...memoria?-
Sei stata portata via dal
tuo
mondo.
Sei costretta a
fare un viaggio in
cui potresti morire in qualsiasi momento.
Viaggi con uno dei
miei due Eletti,
il quale ti nasconde un segreto oscuro.
E hai voluto
salvare quest'uomo,
che per te non era nulla.
Alla fine di tutto
questo...ti
concederò tre desideri. Se lo vuoi.
Mahel ci pensò
su. Avrebbe dovuto
rimanere lì per sempre. Non avrebbe mai più
rivisto sua madre. E
pensava anche che qualcuno sarebbe morto, per causa sua. Ma Irihe, di
nuovo, urlò il suo disappunto.
-No! Non voglio! Non
è giusto, Vie,
perché? Mahel non ha colpe, non punirla a causa mia...non
voglio,
no!-
Mahel lo guardò
con aria triste e
capì che forse, ciò che voleva, non era rimanere
lì. Era tornare a
casa, dalla mamma, e dimenticare tutti i dolori passati in quei pochi
mesi lì. Era come fossero passati anni...eppure non erano
che poche
settimane. Però vedeva Irihe, i suoi occhi distrutti dal
dolore, il
suo cuore a pezzi, e non ci riusciva.
Erano come quelli di suo
padre. Che
mentre moriva sorrideva, eppure aveva una strana ombra negli occhi di
paura. Non riusciva a far finta di nulla, guardando quell'ombra
scura.
-Vie...io
tornerò qua, quando tutto
sarà finito. Anche se non completassi ciò che per
cui sono qua, e
dovessi morire, tornerei subito qua. Però...non voglio
lasciare
Irihe solo ad aspettarmi. Lascia che venga con me-
Irihe la guardò,
senza parole,
spaventato -Perché?-
Mahel lo guardò
e fece spallucce,
mentre gli occhi le diventavano lucidi -Beh...hai gli stessi occhi di
mio papà-
Una singola lacrima le
bagnò la
guancia, mentre lei tentava in tutti i modi di sorridere -Non voglio
vedere più morire nessuno davanti a me. Non voglio lasciare
solo
nessuno. Ti prego, Irihe, non fare come il mio papà. I suoi
occhi
erano come i tuoi...fieri e spaventati. Se n'è andato senza
dire
neanche una volta che aveva paura. Dimmi che hai paura...e vieni
indietro con me...-
Irihe di nuovo, si mise a
piangere
-Certo che ho paura! Sono spaventato a morte, o meglio, sono morto!
Chi non avrebbe paura. Ma ho ancora più paura del tuo
sacrificio per
me. Ne vale davvero la pena?-
Mahel annuì e si
asciugò gli occhi,
tentando di darsi un contegno -Te l'ho detto, vorrei tornare dalla
mamma. Tornare a casa, dalle persone che mi amano. Ho paura di
rimanere qua per sempre. Ma ho promesso, ho promesso a papà
che
avrei sempre amato Gaia, e negli anni ho invece sempre odiato questo
mondo che papà amava quasi più di me. Voglio
farlo per papà.
Torneremo qua, insieme, quando tutto sarà finito. Ma vieni
con me.
Vieni in viaggio con me...-
Irihe afferrò la
mano di Mahel, che
lasciò poi per prendere una ciocca di capelli e baciarla,
inginocchiandosi a terra -Sono il tuo schiavo...-
E Vie, di nuovo,
parlò.
Mahel...tu hai un cuore
dolce e
caldo, è vero.
Grande
più di quello di qualsiasi
altra persona in tutto l'universo, tuo e mio.
Stai facendo un
grande sacrificio,
e non posso che ringraziarti a nome di Irihe.
Perciò,
ecco un mio regalo.
Piccolo, ma con tutto il mio cuore...
Irihe venne dolcemente
trasportato in
alto. Il suo corpo deforme iniziò a brillare di una bella
luce
dorata, che lo avvolse e rese il suo corpo piccolo e morbido.
Le fattezze di una piccola
fata,
ancora più piccolo, prima di sparire del tutto. E poi,
eccole...due
bellissime ali. Piccole come quelle di una fata, ma lui non era una
fata.
Era un ibrido, con le
orecchie lunghe
come i conigli, ma con il corpo di un piccolo animale antropomorfo,
come quello di un gatto. Una coda, morbida e voluttuosa, gli spunto
dove prima, quando era umano, vi era l'osso sacro, e quello che era
diventato andò a posarsi sulle braccia di Mahel.
Questo sei tu, Irihe.
È una
punizione per i tuoi peccati.
Pagherai con la
morte insieme a
Mahel, quando tutto sarà finito.
Per adesso sei il
suo famiglio.
Nella forma più antica degli Animaghi.
Sei diventato un
Antico, Irihe...
Irihe alzò il
muso, guardando Mahel.
Anche lei lo guardava. E sorrideva -Sei bellissimo, sai...? Sei
l'essere più bello che abbia mai visto...-
Irihe non poteva
più parlare. Ma si
strusciò con il volto sulle guance di Mahel, come a volerla
baciare.
E Mahel lo strinse -Mi prenderò io cura di te...-
È un essere vivente. E come tale
sottostà alle regole del mondo di Gaia.
Non ha poteri
magici, ha solo
l'aspetto degli Antichi.
Nel tuo mondo lo
chiamano “animale
domestico”. Prenditene cura finché non
sarà il momento di tornare
qua.
Mi fido di te Irihe. Proteggi
Mahel...anche per me.
Mahel sorrise -Grazie
Vie...-
Grazie a te,
Mahel...
Un nuovo lampo di luce, e
quel luogo
fu di nuovo finalmente vuoto.
Una voce, maschile e
gentile,
interruppe quel silenzio di nuovo formatosi con una risata che aveva
la stessa cadenza di quella di Vie -Sei stata cattiva con lei. Lo sai
come andrà a finire-
Vie rise, come rideva con
Mahel,
perché quella risata era davvero contagiosa.
So già come
andrà a finire.
Aspetto la fine con impazienza.
Tu, piuttosto,
perché non hai
detto nulla?
La voce rise di nuovo
-Perché non
sarebbe stato divertente-
Quando aprì gli
occhi di nuovo, Mahel
era tra le braccia di Lagharta, che la stringeva forte con
un'espressione di puro terrore -Sei tornata...- disse rilassando
l'espressione, e sorridendo in un modo dolce che non gli aveva mai
visto -E vedo che hai fatto come volevi anche questa volta...-
Mahel stringeva forte Irihe
a sé,
sapendo che era chiaro chi fosse colui che stringeva fra le braccia
-Voleva solo essere perdonato-
Pixel e Velleda la
guardavano
dall'alto, sorridendo comprensivi -Se l'ha perdonato la Dea, ed
è
diventato quello che vedo, io non devo perdonargli niente. Quello a
cui deve delle scuse è Pixel- disse Velleda.
Pixel distolse lo sguardo,
ma Irihe
volò verso di lui, strusciando il muso contro la fronte
pelosa del
suo aspetto di coniglio -Irihe...eri il mio allievo prediletto, e ti
ho voluto bene come un figlio. Non potrò mai dimenticare
quello che
hai fatto...mi dispiace...-
Un sibilò triste
fuoriuscì dalla
bocca dell'ormai bestia Irihe, che tornò tra le braccia di
Mahel
mesto e comprensivo. Mahel parlò -Penso che ti capisca. E
che
accetta ciò che dici. Però spero che in cuor tuo
troverai il modo
di perdonarlo...-
Pixel si
allontanò senza dire una
parola, lasciando anche Velleda con una strana espressione di
tristezza -Non se lo perdonerà mai...-
Mahel guardò
Irihe, un'espressione
triste dipinta sul muso. E poi Lagharta -Lagharta...-
-Cosa c'è?- le
rispose lui
aggrottando le sopracciglia dubbioso, vedendo l'espressione di Mahel
farsi improvvisamente seria.
-Spero che mi
perdonerai...ma devo
dirti una cosa...-
***
Si, sono tornata. Scusate se ci ho messo un pò.
Sono successe tante cose...tante cose brutte, che mi hanno davvero
fatto perdere ogni speranza e ogni voglia di arrivare ad un ipotetico
domani. Però...ora va meglio. Mi sento bene, sono felice...e
sono di nuovo qua, con il sogno nel cassetto di pubblicare Lagharta.
Con una promessa speciale nel cuore di una persona che mi ama, come
tante altre, e con una grande voglia di riprendere in mano la mia vita
da dove l'avevo lasciata.
Vi adoro, vi amo incommensurabilmente. Siete i lettori più
buoni e comprensivi del mondo. Sul serio, vi adoro. Se sono tornata, lo
devo solo a voi.
Ringrazierò per bene dalla prossima volta. Selenite
è tornata.
Grazie di tutto, a tutti voi...
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