Le note dell'animo

di Graine
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Siate pazienti, è l'ultima volta che vi rompo xD qui di nuovo il link del brano musicale, sempre lo stesso: https://www.youtube.com/watch?v=QIvaZwkiA3E 
Buona lettura!




L’essenza della sua disperazione
 
 
Tese l’orecchio ascoltando il rumore dei passi, la portiera dell’auto aperta e poi richiusa; il rombo del motore e i copertoni che grattavano sulla ghiaia facendo manovra, mentre la luce dei fari penetrava la coltre opaca di sporco del vetro della stretta finestrella dello scantinato e poi, finalmente, il pick-up prese il sentiero e si allontanò.
Era il momento.
Sollevò il maglione rivelando il coltello da tavola che aveva nascosto nei jeans, in un momento in cui lui non guardava. Inserì la lama nella serratura della catena alla caviglia e l’agitò facendo pressione finché, finalmente, quella si aprì.
Subito scattò verso la piccola finestra; buttò a terra alcuni degli scatoloni che ingombravano il tavolo e vi poggiò sopra lo sgabello, così da usarlo come scala. Quello, che aveva uno dei piedi leggermente più corti, traballò un poco quando vi salì, ma lei non se ne curò. La finestrella era grande abbastanza per passarvi attraverso, se solo fosse riuscita ad aprirla, ma era bloccata, così dovette spingere con entrambe le mani e tutta la forza che aveva per spalancarla.
Quando si lasciò cadere sulla schiena dopo essersi trascinata fuori dallo scantinato artigliando con le dita il terreno, vide la luna e le stelle per la prima volta in quegli ultimi otto mesi.
Ce l’aveva fatta, era libera.
Aveva pianificato tutto nell’istante in cui aveva visto la data sul calendario, intuendo che, tra meno di una settimana, Wayne sarebbe andato in città come d’abitudine, lasciandola da sola, incatenata nella cantina chiusa a chiave, per due interi giorni.
Era passato quasi un anno dal giorno in cui l’aveva rapita, una mattina in cui era andata a correre, ma adesso era finalmente libera.
Si tirò in piedi e corse verso gli alberi mentre l’aria fredda di fine ottobre le sferzava il viso. Non aveva idea di quale direzione prendere, non sapeva nemmeno dove si trovasse, ma mantenendosi parallela al sentiero e nascosta nella boscaglia sarebbe arrivata alla strada e, da lì, sperava, in un giorno o due, alla prima città vicina.
Camminò per ore, a tratti correndo, finché non perse la cognizione del tempo, ma dal buio opprimente dedusse che l’alba era ancora lontana. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era allontanarsi il più possibile dalla sua prigione.
Terrorizzata all’idea che Wayne fosse tornato indietro e, accortosi della sua fuga, ora la stesse cercando, ascoltava ossessivamente i suoni di quella notte fredda: il verso di un gufo, l’ululare di un lupo, il rombo di tuoni lontani che annunciavano l’avvicinarsi di un temporale.
Poi qualcosa la fece fermare di colpo, tanto improvvisamente che inciampò e cadde a terra, sbucciandosi i palmi con cui aveva tentato di attutire la caduta.
Un brivido di terrore le corse lungo le membra, mentre si chiedeva se non avesse sentito male.
Della musica.
Sembrava un brano di musica classica, una melodia di violino e pianoforte, un suono decisamente fuori luogo in un bosco, a meno che non giungesse dalla radio di un’auto, eppure non era quella prospettiva a incuterle timore.
Scattò di nuovo in piedi e corse più veloce che poteva.
Conosceva quel brano.
L’aveva sentito tante volte in quei mesi, ogni giorno, a ripetizione; tutte le volte che lui l’aveva picchiata, baciata, toccata. Non sapeva da dove venisse, non c’erano radio in casa, ma la sentiva sempre.
Odiava quella musica.
Con tutta se stessa.
Era l’essenza di tutto ciò che aveva patito, della sua disperazione.
«Sei la prima a pensarla così».
Una voce giunse improvvisamente alle sue spalle. Cadde e il terrore fu tale da privarla della forza di urlare.
Davanti a lei c’era un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi di un innaturale rosso rubino. La fissava immobile e con sguardo gentile, ma, benché fosse buio, lei lo comprese immediatamente: non c’era nulla di umano in lui.
«Così come?», gli domandò, senza sapere dove avesse trovato la voce per farlo.
«Tu odi la mia musica. Gli altri le sono sempre stati grati». Il ragazzo piegò la testa di lato. «Eppure puoi sentirla», riprese. «Questo significa che anche tu, in realtà, desideri morire».
«No, non è vero», rispose la ragazza, arretrando.
«Smettila di resistere e lascia che ti aiuti».
«Non voglio il tuo aiuto», ribatté lei con rabbia, ma quando fece per alzarsi il terreno le franò sotto i piedi. Cadde giù in una scarpata di cui non aveva visto il bordo e quando, finalmente, smise di scivolare, il dolore alle gambe le fece capire che erano rotte.
«Ti prometto che finirà presto».
La voce del ragazzo era incredibilmente dolce al suo orecchio.
Sollevò a fatica le palpebre e lo vide piegarsi su di lei e, infine, baciarla con delicatezza. E mentre la vita l’abbandonava, tutto ciò a cui riusciva a pensare era che non voleva morire.
 
 
 
FINE




Angolo Autrice:
Innanzitutto mi scuso per il ritardo, avevo detto che avrei postato l'11 ma da me c'è stato brutto tempo e al mio collegamento internet basta un po' di vento per frullarmi le balle e sparire dalla circolazione.
Fatta questa premessa, posso finalmente dire che la raccolta è arrivata alla sua conclusione.
OcchiRossi, come ho amorevolmente e con estrema fantasia ribattezzato la creatura, non è poi questo gran stinco di santo che può sembrare. Per rispondere alla domanda sulla sua identità - perché comunque dalla riccoltà si può forse intuire, ma nulla di più - nel mio immaginario è una sorta di vampiro energetico, una creatura che si alimenta dell'energia vitale delle persone, risucchiandola via con un bacio con cui trasforma le sue vittime in prughe secche e che possiede una predilezione per la sofferenza umana. Le mie protagoniste sono tutte donne, ma in realtà le vittime possono essere anche uomini, come si nota dal terzo racconto, in cui OcchiRossi si ciba anche del padre, altra anima dolente. Il fatto che la sua musica possa essere udita solo da chi desidera morire è relativo, come si capisce da questo quarto e ultimo racconto; in realtà si tratta di un mero pretesto. L'ultima fanciulla, pur sentendola, non desiderava affatto morire, ma lui se n'è nutrito ugualmente, approfittando del fatto che, con le gambe ormai spezzate e sola in mezzo al nulla, non avrebbe comunque avuto scampo.
Mia sorella si è lamentata molto per questo finale, sperava in un minimo di happy ending xD ma non avrebbe mai potuto esserci (anche perché il contest prevedeva storie del terrore e quale storia degna di questo nome finisce bene?!).
Sarò sincera: sono molto contenta di questi racconti, non lo dico spesso, ma stavolta sì. Mi sono divertita scrivendoli, la musica è stata una vera musa ispiratrice e poi, cosa per cui sono ancora intontita e assolutamente felicissima, ho vinto il contest per cui li avevo scritti xD è stata una sorpresa splendida e ci tengo a ringraziare ancora una volta Jo_gio17 sia per aver indetto il contest che per le splendide parole del suo giudizio che mi hanno emozionata davvero tanto.
Un altro, grandissimo grazie va al mio tessssoro MusicDanceRomance, la quale già l'altro ieri si è lamentata per il mio ritardo (è strano se dico che è stato tenerissimo? xD) e che è sempre pronta a leggere ogni cosa io scriva. Tantissimo ammmmore a te! 
Grazie anche tutti coloro che hanno letto silenziosamente e a HelenMZ (non vedo l'ora di sapere che ne pensi!) e a quell'altro tesoro di sawadee (è sempre emozionante quando apprezzi ciò che scrivo =) ) per aver recensito.
Un bacio e spero di ritrovarvi coi prossimi racconti che posterò (e potrebbe avvenire prima di quanto crediate...).

Graine




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