The
Perfect Weapon
Chapter 1
Buio. Tentò di rilassare la mente. Ancora buio. Eppure
pensava, vedeva immagini in quel buio. Riaprì gli occhi.
Sprofondò la schiena nella poltrona in pelle ed
afferrò una sigaretta dal pacchetto poggiato sul minuto
tavolinetto alla sua destra, vicino al telefono dell‘albergo.
Setacciò il taschino della vestaglia in cerca
dell’accendino e, una volta recuperato, si accese il
bastoncino, gia stretto tra le labbra sensualmente socchiuse.
Lo ripose sul legno del mobile. Finalmente ispirò lasciando
salire leggere strisce di fumo grigiastro. Si passò una mano
tra i capelli, scostando la lunga ciocca nera che gli aveva bruscamente
interrotto la visuale.
Dietro, la tenda, lasciava trasparire la luce del sole, tiepida e
accogliente, che formava opache chiazze sul parquet invece scuro. Le
lenzuola si mossero pigramente, scoprendo una folta capigliatura
castano scura. I capelli ricci si scostarono ricadendo sul cuscino e
mettendo a nudo il viso levigato e assonnato che ora lo guardava
svogliatamente.
- Sei
sveglio….!? Ti sei già fatto la doccia?
L’uomo non rispose, si limitò a fissarla con
sguardo maliziosamente divertito, la mano poggiata al viso, mentre
teneva la sigaretta fra le dita, come sovrappensiero. La
donna si mise a sedere indispettita dal non ricevere risposta ne
buongiorno, puntellando le braccia sulle lenzuola candide che
scivolarono sulla pelle lasciandola sgraziatamente nuda.
- ehi! Sto parlando con
te Will!!! Ti sei rincoglionito?!
Volgare, ecco cosa non ricordava. Jane era tremendamente volgare. Dai
tempi delle superiori non era cambiata poi tanto. Esattamente come
allora, solo più truccata, rifatta e con una capigliatura
diversa. Se non l’avesse incontrata la sera prima al Bistrot,
non l’avrebbe mai invitata a passare la notte assieme. Era
solo perché quella sera gli serviva qualcuna, tutto qui. Non
era stato niente male, ma neanche niente di speciale. Nulla, come al
solito. E poi si era appena ricordato di tutte le volte che avrebbe
voluto infilarle un calzino in bocca, sicuramente più
numerose di quelle nelle quali avrebbe voluto parlarci.
Si mosse dalla sua posizione letargica, ritornando alla figura della
donna nuda sul letto che lo guardava con un’espressione ebete
sul viso.
-Credo che sia ora che
tu te ne vada… tuo marito non torna fra tre ore da Vienna?
Si alzò senza scomporsi, lasciando la poltrona. Percorse
pochi passi attorno al letto per poi spegnere la sigaretta nel
posacenere di cristallo. Si sfilò la vestaglia e la
abbandonò sul materasso, di fronte alla riccia che lo
osservava con espressione stupita. Sparì dietro la
porta del bagno. Mentre girava la maniglia color oro della doccia, e
avvertiva le prime gocce dell’acqua sulla pelle, il rumore
dei passi pesanti e sconnessi della donna che blaterava qualcosa che
molto probabilmente lo riguardava.
Solo l’acqua calda che lo avvolgeva in vapore e tepore.
L’acqua che lava via lo sporco, l’odore.
L’acqua che lava via i pensieri di un’altra notte
trascorsa.
Un’immensa distesa d’acqua con riflessi di ogni
tipo, che tendevano in striature rosso fuoco come lingue di serpente,
oppure tenui e rosee come petali sulla superficie screziata. Gli occhi,
del colore dell’acqua marina, erano mutati, come la stessa
volta celeste che ora si diluiva nella discesa del sole. Quel cielo
incendiato, ingresso degli inferi, pareva richiamarlo, attirandolo
verso il vetro oltre il proprio riflesso. Eppure quel suo
viso impassibile e limpido appariva, a dire degli altri, a dir poco
angelico. Qualcuno aprì la porta alle sue spalle facendolo
sussultare appena.
Si voltò scuotendo la bella nuca aurea in uno di quei
movimenti unici che lo caratterizzavano. Gli occhi tornarono dello
stesso luminoso colore di sempre e si puntarono sulla figura che era
appena entrata.
-…generale…
Il giovane fece per chinarsi, ma l’uomo più
anziano lo ammonì con un gesto della mano, dirigendosi verso
la scrivania.
Il biondo si avvicinò di qualche passo.
- Mi avete fatto
chiamare…è accaduto qualcosa di grave?
L’altro si sedette, osservandolo distrattamente. Il volto
scavato da rughe profonde e austere, il capo cosparso di folte ciocche
brizzolate che lasciavano intravedere a fatica la nuca. Le mani, aspre
e grandi si congiunsero sotto il mento del settantenne che aveva
assunto un’aria grave, pensierosa.
-Alex…siediti…
Fece come detto. Gli occhi profondi del ragazzo si puntarono in quelli
vacui e annacquati del superiore. I tratti duri parvero ammorbidirsi
leggermente nell’osservare quella visione meravigliosa.
- Hai gli stessi
splendidi occhi di Helena.
Alexander sorrise dolcemente.
-Papà…cosa
vuoi dirmi?
Il vecchio corrispose poggiandogli il palmo sulla mano e stringendola.
-Nulla di grave. Non
preoccuparti…
Si alzò dirigendosi alla finestra con le mani conserte
dietro la schiena. L’altro lo seguì con lo sguardo.
-…è
che … ci sono delle nuove notizie. La situazione si
è rivelata più complessa di quel che credevamo
tutti; ormai è una cosa che io non posso gestire. Per non
parlare delle pressioni che mi stanno facendo quelli del laboratorio
ricerche.
Il tono divenne più greve , quasi sofferto.
Il giovane raggiunse l’uomo che ora pareva invecchiato di
anni, come se quelle parole piano piano gli corrodessero
l’animo, gli accorciassero la vita. Si voltò di
nuovo perso in quelle gocce lucenti fisse su di lui.
- Ti ho trasferito dove
pare sia stato trovato qualcosa. Pochi giorni fa mi è
arrivata una comunicazione straordinaria: ci sono buone
probabilità, ma puoi accertartene solo tu. E poi
lì ultimamente la situazione sta degenerando: i nemici sono
aumentati, sembrano non finire mai; il migliore dei nostri comandanti
è stato ucciso pochi giorni fa e, come se non bastasse, le
truppe risultano indisciplinate e demotivate. Bisogna bloccare il
nemico ora, in modo che non conquisti almeno quel fronte, che
è il più potente che abbiamo finora: si
è spinto troppo all’interno. Sono sicuro che sarai
perfettamente in grado di gestire la situazione; sei molto
più competente di molti tuoi superiori.
Tornò a fissare il paesaggio.
- John mi ha segnalato
un uomo che potrebbe risolvere la tua situazione. Se è
quello che stanno cercando devi agire il prima possibile.
Seguirà direttamente i tuoi ordini ed i tuoi soltanto.
Così sarò più sicuro…
Il biondo scrollò il capo, reclinandolo leggermente ed
ammutolendo. Un silenzio intimo, ma che lasciava trasparire ogni parola
taciuta. Poggiò delicatamente una mano sulla spalla
dell’altro, ma non si mosse. Sapeva che la manifestazione
aperta dei sentimenti altrui non era cosa gradita.
- Non vi
deluderò…padre…
Detto ciò si voltò con aria dura e responsabile
recandosi verso l’uscita. Prima di varcare la soglia si
voltò per dare un ultimo sguardo a quell’ uomo
anziano che solo scrutava l’infinito e l’incerto
fuori dal vetro. Il sole era sparito dietro una nube. Il generale si
era portato compostamente le dita al volto massaggiandosi
tranquillamente gli occhi che, molto probabilmente, dovevano essere
lucidi.
Il giovane sorrise amaramente. Ora doveva dimostrare che lui sarebbe
stato in grado, perfettamente in grado.
P.S. E rieccoci!
L'attesa non è stata proprio lunghissima. Diciamo che questa
ovviamente è l'introduzione: il vero succo della storia
verrà fuori molto più avanti. Se vi è
piaciuta "Sussurri" allora credo che vi piacerà anche
questa, anche se ha una trama un po più complessa ed
artificiosa. Spero che riuscirete a capirla anche perchè
magari alcune cose non risulteranno chiare a tutti ( io nella mia testa
ce l'ho ben delineata, ma a volte dimentico che gli altri non hanno la
ben che minima idea di quella che ho in mente...^^°). Comunque
i personaggi come avrete ben notato non sono molto diversi da Dorian e
Evander (mi piacevano troppo!); sapevo che non avrei potuto
abbandonarli del tutto. Questa storia però, come avevo
già anticipato è ambientata in un contesto
decisamente diverso. E' tutta un'altra cosa e presto ve ne
accorgerete.^^ Conto nella vostra attenzione. Baci buon seguito.
_HalWill_
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