"Non mi fido dell'umanità; mi somiglia troppo."
- Antonio Fogazzaro -
Scatole e gatti
Thor pensava di aver fatto una cosa gradita - di aver capito,
finalmente, le usanze asgardiane - ma a giudicare dalla reazione di Stark si era sbagliato in pieno.
"Avrà le pulci e la scabbia se assomiglia anche solo un decimo
al suo padrone" aveva sentenziato monocorde "ma almeno terrà
compagnia a quelli che ha nella testa."
Pepper, al contrario, aveva sorriso indulgente, battendogli una mano sulla spalla.
"Sono sicura che apprezzerà." lo aveva rincuorato "Stai tranquillo."
Thor sospira, fissando la gabbietta al suo fianco e preoccupandosi quando una zampa spunta -
saetta, sarebbe meglio dire - fuori per graffiarlo, seguita da una vocina petulante.
Apre quella strana scatola e lo prende in braccio, ricevendo un morso
sulla guancia e una pisciata di tutto rispetto sui pantaloni che gli ha
regalato Jane.
Per un attimo, un terribile istante, nei suoi occhi prende forma una
tempesta di rabbia, ma il gatto - Loki Secondo, come lo avrebbe
ribattezzato in seguito Natasha - gli sputacchia in faccia qualche
litro di saliva e lo ignora.
Stark nasconde una risata dietro il bicchiere e pensa che, in fondo,
puoi anche essere due metri di Odino e avere un grosso martello, ma se
prendi un gatto
rognoso come quello lì, tanto vale rinunciare a ogni pretesa di dignità.
Quando gli artiglia i capelli e comincia a masticarli - compulsivamente
- Thor si lascia andare sui cuscini del divano e già vede Loki
al comando di un esercito di gatti come
quello.
Forse doveva dare retta a Tony e prendergli una camicia di forza, che, a suo dire, gli sarebbe stata benissimo.
Chissà se le vendono nel negozio giù all'angolo.