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Per l'ennesima volta si ritrovò in un bagno a divorare le
labbra
di un perfetto sconosciuto le cui mani percorrevano tutto il suo corpo.
Come sempre venne sbattuto violentemente contro le fredde mattonelle
della parete, mentre
l'altro abbassava di fretta la cerniera dei pantaloni e lo
voltava
bruscamente dopo aver calato anche i suoi. Come al solito, senza
guardarlo in faccia, l'amante occasionale entrava con forza dentro di
lui causandogli non poco dolore. Ma di questo non s'importava, ormai
c'aveva fatto l'abitudine.
Se non fosse stato per l'alto volume della musica in molti avrebbero
sentito i loro gemiti scomposti. Probabilmente Deidara lo avrebbe
sgridato ancora per aver consumato quel rapporto, alla fine toccava a
lui consolarlo se beveva e cadeva in depressione. Dopo qualche altra
forte spinta il compagno uscì lasciandolo solo in bagno come
se nulla
fosse accaduto.
Senza scomporsi, Hidan andò a specchiarsi per risistemarsi i
capelli leggermente scompigliati che cadevano sulla fronte appena
sudata. Tornò
nella sala della discoteca dove regnavano il caldo e il caos totale,
musica ad altissimo volume e gente che si dimenava.
Gli occhi lilla vagavano sulla folla accalcata mentre con lo sguardo
cercavano l'amico. Non appena vide la coda bionda di Deidara danzare a
ritmo di musica cercò di aprirsi un varco tra le persone,
impresa
per niente facile.
"Hidan si può sapere dov'eri finito? Ti ho cercato per ore!"
gli
urlò il biondo per far sì che la sua voce
sovrastasse
l'alto volume delle note.
"Ero a farmi un giro" rispose "andiamo via?"
"No! Perchè hai quella faccia sconvolta?"
"Che faccia?"
"Ti avevo detto di non rifarlo!"
Guardò il compagno che lo fissava con aria severa mentre gli
afferava un polso e lo trascinava in un punto più
tranquillo.
Attraversarono metà del locale in fretta con Deidara che
dava
spintoni a destra e a sinistra visibilmente arrabbiato. Arrivarono
verso i divanetti bianchi stupiti per averne trovato uno libero, di
solito quei posti erano sempre occupati da chi consumava alcol o voleva
prendersi una pausa dal chiasso e dal ballare.
"Ora mi spieghi che ca*** ti è preso!"
"Sono stufo Hidan! Sono stufo di te che scopi col primo che
passa, di te che continui a farlo nonostante i miei avvertimenti, di te
che ti ubriachi e finisci per piangere dicendo che la tua vita
è
uno schifo!"
"Ma si può sapere che problema hai? Saranno pure fatti miei
no?!"
Deidara scosse la testa "semplicemente mi sono stancato... Andiamo via"
"E perchè?"
"Non eri tu che volevi andartene? Forza muoviti!"
Seguì Deidara che camminava a passo sostenuto verso il
guardaroba, prese il giubbino bianco e
uscì senza proferire parola. La musica assordante era
udibile
ancora fuori in strada. Lo sbalzo di temperatura accentuò il
freddo pungente di quell'ora tarda, erano forse i primi ad
andare
via, come sempre del resto. E come sempre se ne andavano in silenzio,
senza guardarsi in faccia, dopo aver litigato.L'insegna al neon brillava sopra di loro: Carnaby...
Erano da poco le due, eppure loro si trovavano già davanti
alla
C3 blu di Deidara che inserì le chiavi e prese posto in
macchina
accendendo prontamente lo stereo. Dal canto suo, Hidan, seduto di
fianco a lui, prese una Malboro dalla tasca interna della
giacca abbassando di tanto in tanto il
finestrino per buttar via la cenere della sigaretta.
Deidara guardò l'amico con la coda dell'occhio. Proprio non
riusciva a capire come un ragazzo di buona famiglia, ricco, abituato a
vivere tra gli agi, potesse ridursi a quel modo, concedendosi a
perfetti estranei. Non che lui potesse dire di essere un tipo con la
testa a posto; era scappato di casa subito dopo aver detto ai suoi di
essere gay e, vista la reazione di suo padre, non era per niente
proprenso a farsi rivedere. Inoltre adesso riusciva a malapena ad
arrivare alla fine del mese e a pagare l'affitto di casa ed era solo
merito di Hidan se poteva
tirare avanti dato il suo precario lavoro di commesso. Ed inoltre, a
contribuire alle spese, c'erano le lezioni di danza, ma mai avrebbe
potuto smettere di ballare, l'hip hop, la break, quando si muoveva
poteva sfogarsi.
Doveva comunque trovare un rimedio, non poteva lasciare che il suo
amico distruggesse in quel modo la sua stessa vita. Piano piano andava
rompendo l'equilibro che, con sforzi e fatica, aveva trovato grazie
all'aiuto di Deidara. Quella teca di vetro che l'amico gli aveva
costruito attorno dopo il tragico episodio di pochi anni prima.
Aspettò che Hidan gettasse via la sigaretta finita fuori dal
finestrino, incrociò un attimo i suoi occhi lilla e
provò
ad instaurare un dialogo.
"Devi smetterla di fare certe cose"
"Deidara, tu non mi sembri la persone più adatta a dare
lezioni di vita"
"Forse è così Hidan, ma almeno io la mia vita non
la butto via così"
"Io non butto via la mia vita, mi diverto e basta!"
"Non hai mai pensato che potrebbe andarti male qualche volta? Che tu
non vuoi e qualcuno se ne approfitta di te? Non ti ha mai sfiorato
l'idea che tu possa prendere qualche malattia?"
"Deidara smetti di dire cretinate e guida"
Tornò deluso e amareggiato a fissare la strada come gli
aveva
detto di fare l'amico. Deluso, amareggiato e alquanto arrabbiato con
quell'incoscente. Alzò il volume dello stereo quando
sentì una delle sue canzoni preferite, Linkin Park, Crawling
a
tutta forza. La luce dei lampioni illuminava tenue l'asfalto.
"Ti porto a casa?"
Hidan non rispose, stava a testa bassa a fissare i jeans
griffati rigirandosi l'accendino tra le mani.
"Hidan, tutto bene?"
"Si, tutto ok"
"Ti porto a casa?"
"No"
Svoltò l'angolo per poi accostare davanti un vecchio
edificio. Casa dolce
casa si
ritrovò a pensare mentre parcheggiava in quella strada di
periferia. Era andato sul sicuro riguardo la risposta del compagno,
spesso, quando Hidan era giù, restava a casa di Deidara.
Cosa
potesse mai trovare di bello in quel posto pullulante di scarfaggi,
senza riscaldamento, con le pareti divorate dall'umidità?
Un amico...
* *
* *
"Kisame, cos' era quel casino in bagno?"
"Beh, basta dire che sono appena usciti un uomo e un ragazzino
dall'aria piuttosto scarmigliata"
L'Hoshigaki guardò il figlio del suo datore di lavoro
tornare
tra la folla a ballare accerchiato da gruppetti di ragazzine estasiate.
Sempre più spesso, ultimamente, si era soffermato a
fissarlo, a
fissare la sua figura che si muoveva a ritmo di musica nella discoteca
di suo padre, mentre le ragazze si dimenavano attorno a lui cercando di
attirare la sua attenzione. Guardò il vassoio carico di
bicchierini vuoti; avrebbe voluto sbatterselo in testa, doveva
smetterla! Doveva smetterla di farsi strani pensieri ogni volta che gli
si avvicinava, ogni volta che la sua immagine gli tornava in mente.
Tornò a guardare la porta del bagno. Ultimamente aveva visto
uscirne molto spesso quel solito ragazzo dai capelli bianchi, troppo
spesso forse. Scosse la testa pensando però che, forse,
c'era
qualcuno che se la passava realmente peggio di lui.
Il fatto era che, non voleva ammetterlo, ma lui era un
emerito fallito, lo
sfigato per antonomasia. Faceva il cameriere in una discoteca, passava
tutte le sere a portare alcolici a ragazzi che si divertivano, per non
parlare poi delle sue ormai consuete fantasticherie su Itachi, il
figlio del proprietario del locale, perennemente a ballare
e, ovviamente, perennemente ad abbordare qualunque ragazza incrociasse.
Trattenendosi a stento dal dare sul serio una testata al vassoio lucido
si
passò una mano tra i capelli tinti di blu e si
avviò
verso il bancone facendosi largo tra la folla. Di certo, date le sue
larghe spalle, muoversi tra l'accalcata di persone sovreccitate dalla
musica non era impresa facile, ma, dopo svariate peripezie,
riuscì a trovarsi un varco.
"Kisame mi servi qualcosa?"
"Tuo padre mi ha detto di non farti bere troppo!" rispose al ragazzo
seduto al banoce del bar con aria annoiata.
"Non mi importa che ha detto. Dai solo un bicchiere."
Incapace di dire di no agli occhi dell'Uchiha, Kisame prese bicchiere e
bottiglia versando una piccola porzione di alcolico sotto lo sguardo
vigile del ragazzo.
"Tutto qui?" gli chiese quello non appena fu servito.
"Dai Itachi, non costringermi, sai che non posso!"
Calò in pochi sorsi il liquido molto simile ad un semplice
bicchier d'acqua e, senza degnare di un altro sguardo Kisame,
tornò a ballare lasciando un alquanto deluso e solo
cameriere a
vedere la sua figura allontanarsi. Con la bocca semiaperta,
restò immobile, gli occhi intenti a percorrere ogni
centimetro del corpo di Itachi che si muoveva sinuoso tra la gente. Ci risiamo si
ritrovò a dirsi riscuotendosi dai suoi pensieri.
Mentre il barista gli porgeva altri bicchierini colmi di bevande e gli
diceva a voce abbastanza alta di portarli al tavolo 4, si
avviò, perplesso e pensieroso, a servire. Di tanto in tanto
[sempre] lanciava occhiate furtive all'Uchiha e alla miriade di ragazze
che gli girava attorno come uno stormo di avvoltoi, ma lui non sembrava
calcolarle, sembrava di gran lunga preferire essere provocante e
tirarsi addosso il maggior numero di sguardi.
Si ritrovò a stringere spasmodicamente il vassoio, in un
misto
tra l'incazzato nero e il geloso. Arrabbiato con tutti gli uomini che
non riuscivano a fare a meno di mangiarsi con gli occhi il ragazzo,
geloso degli stessi, almeno loro potevano fissarlo senza farsi tanti
problemi.
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Ma bene bene bene...
Finalmente me ha portato a termine il primo capitolo di questa nuova
fic!
Mi sento particolarmente ispirata, per cui credo che gli aggiornamenti
saranno abbastanza veloci... XD
Come coppie?
Beh, ovviamente ci sarenno tutti gli Akatsukini
(*ççççççççççççççççç*)
perchè io li A-DO-RO!!!!!!!!!!
E poi credo che inserirò ogni tanto accenni a qualche altra
coppia, canon e crack^^
Ora credo di aver finito!
Ps: spero nelle vostre recensioni *_* !!
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