Odore
di cannella
“Hermione… ehi… pss! Hermione…”
Ron Weasley aveva, quella che sembrava, tutta l’intenzione di accaparrarsi
l’ennesima punizione dal professor Piton quella
mattina.
Hermione Granger aveva invece, quella che sembrava, tutta
l’intenzione di ignorare Ron Weasley quella mattina.
Non che fosse una situazione nuova o in
qualche modo inedita quella che si presentava alla lezione di Pozioni del sesto
anno. Come si sapeva che Neville Paciock avrebbe
combinato qualche guaio, che Draco Malfoy non sarebbe riuscito a fare a meno di
punzecchiare Harry Potter, così si sapeva che Ron Weasley ed Hermione Granger
per qualche motivo, oscuro ai più, non si sarebbero rivolti la parola. A meno
che non fosse del tutto indispensabile, ovviamente.
E a parere di Ron Weasley quello
era un momento più che buono per sotterrare momentaneamente l’ascia di guerra.
“Hermione..! Girati, maledizione..!”
quello che a Ron sembrò un sussurro ad Hermione parve un aumento di tono bello
e buono. Si girò stizzita vero il rosso e prima che il buonsenso potesse
impedirglielo urlò “COSA C’È?”
La consapevolezza dell’errore commesso si palesò
istantaneamente, in parallelo all’improvviso silenzio calato nella stanza.
Chiuse nervosamente gli occhi e contò rapidamente fino a dieci per contrastare
l’improvvisa voglia di lanciare addosso a Ron le radici di salice con tutto il
tagliere.
“Signorina Granger. Mi sembra superfluo affermare che con il
suo comportamento oltre ad aver interrotto la mia lezione ha anche fatto
perdere venticinque punti a Grifondoro.” Disse il
professor Piton, piuttosto compiaciuto di poter
togliere punti ad un soggetto tanto insolito.
“Mi scusi professore. Non accadrà più.” Hermione si mostrò
dispiaciuta cercando di camuffare l’irritazione dietro un’espressione pentita.
Non era una novità quella. Il fatto che la proverbiale
razionalità di Hermione Granger fosse costantemente sconfitta nelle discussioni
tra la sopraccitata Grifondoro e il polemico Ron Weasley.
Tutto era cominciato due sere prima
quando… no. In realtà tutto era cominciato molto
prima, forse al quarto anno al Ballo del Ceppo, oppure al terzo quando Hermione
aveva visto un grosso cane portare via Ron dentro il Platano Picchiatore. O forse al secondo anno quando il Basilisco aveva pietrificato la
giovane strega. O in realtà, ad essere del tutto
onesti, tutto era cominciato quel giorno sul treno. Perché
ormai Hermione e Ron non cominciavano più a litigare, continuavano soltanto.
Erano arrivati ad un punto in cui ogni parola e ogni frase aveva
molteplici significati, la maggior parte dei quali offensivi per entrambe le
parti.
Harry Potter aveva provato a far ragionare i suoi due
migliori amici e, a onor del vero, la maggior parte
delle volte le sue parole riuscivano a fare breccia nelle due zucche vuote…per
un paio d’ore circa.
L’ultimo motivo di screzio era stata la Festa
dell’Equinozio. Un evento del tutto irrilevante per Hermione,
se non fosse stato che per quell’occasione erano le dame a dover invitare i
cavalieri. Una tradizione avevano detto i
professori e un buon modo per capire alcune cose.
Hermione era rimasta pietrificata al tavolo dei Grifondoro a
metabolizzare la notizia per qualche minuto prima che il suo cervellino giungesse all’unica soluzione possibile: non avrebbe partecipato
al ballo.
Non sarebbe stata la fine del mondo, a lei non interessava
quel tipo di evento… la maggior parte delle volte.
Avrebbe dovuto comprare un vestito, perdere tempo ad acconciare
quell’impossibile groviglio che la gente chiamava capelli e perdere un’intera
serata a zampettare in una pista gremita di studenti cercando di evitare che il
suo fantomatico cavaliere le pestasse i piedi? No… non faceva assolutamente per
lei. Aveva già avuto un assaggio di tutto quello e ad essere del
tutto onesti le era piaciuto solamente per i primi venti minuti. Senza contare poi che quest’anno avrebbe dovuto trovare lei un
cavaliere. No, no, no. Assolutamente no. Piuttosto avrebbe ripreso a frequentare Divinazione e
Volo.
Si crogiolò nell’autocompiacimento per
circa ventidue secondi, dopodiché colse le risatine di Ron ed Harry. Li guardò scambiarsi occhiatine significative in quello che era l’irritante linguaggio
maschile e sbuffò indispettita.
“Bé… che c’è Hermione? Nervosa?”
le chiese Harry sorridendo.
“Sì Herm, cosa c’è?” gli fece eco
Ron con atteggiamento strafottente.
“Non ho niente. Perché?” ribatté la
ragazza seccata intuendo dove i due volessero arrivare.
“Così. Quest’anno tocca a voi
ragazze umiliarvi pubblicamente.” Continuò Ron sbattendo le ciglia.
“Umiliarci..?”
“Sì. Alle ragazze va sempre di lusso. Ci si aspetta sempre
che sia il maschio a fare la prima mossa e quando la facciamo capita pure che ci
rifiutate senza il minimo tatto.” Disse Ron
infervorandosi.
“Dai… non è mica così tragica come la racconti tu…” tentò
Hermione poco convinta ricordando il malumore che aveva accompagnato i suoi due
amici per i giorni precedenti il Ballo del Ceppo.
“Eccome se lo è. Quest’anno lo capirete finalmente.”
Continuò Ron ridacchiando in direzione di Harry che gli
sorrise furbescamente.
Hermione deglutì cercando di trovare un modo per cambiare discorso prima che fosse troppo tardi.
“E tu Hermione… chi inviterai?” le
chiese Harry. Ecco appunto.
“Io? Bé… non saprei…
dovrei pensarci…” Hermione si guardava nervosamente in giro cercando di
evitare gli sguardi curiosi dei suoi amici.
“Quest’anno non c’è Krum, come
pensi di cavartela?” fece Ron in tono leggero. La sua domanda però fece
saettare lo sguardo inceneritore di Hermione su di lui. La ragazza sentì il
sangue affluirle pericolosamente alle guance e la rabbia montarle. Vide Harry
portarsi la mano alla testa e scuoterla sconsolato.
“Cosa diavolo vuol dire che non c’è
Krum?” chiese Hermione senza avere la reale
intenzione di ascoltare la risposta di Ron.
“Nien…”
“Pensi che solo Vicktor potrebbe voler
venire ad un ballo con me?”
“No, vo…”
“Oppure credi che io non riuscirei
a trovarmi un cavaliere a Hogwarts?”
“Sen…”
“Solo perché tu non sei riuscito a trovare una dama decente
due anni fa, non significa che io non saprei farlo!”
“Padma era decente!”
“Allora spera che ti inviti anche
quest’anno!!” urlò Hermione urtando il succo di zucca che si rovesciò sul
grande tavolo. Lanciando un’occhiata adirata a Ron fece sparire il disastro con
un colpo di bacchetta.
Harry guardò i due ragazzi scuotendo
lievemente la testa “Dai piantatela. Non potete litigare per una
sciocchezza simile.”
“Sciocchezza?” fece Hermione arcuando le sopracciglia “Il
fatto che uno dei miei migliori amici non mi reputi in
grado di trovare un accompagnatore per una stupida festa ti sembra una sciocchezza?”
“Sono sicuro che non intendeva
questo. Voleva solo dire che quest’anno…”
“No Harry.” Lo interruppe secco il rosso “Volevo dire
proprio questo.” Il moro lanciò un’occhiata inceneritrice all’amico che non diede segno di notarlo “Quest’anno
niente Vicky. Ora sei solo tu. Vediamo se trovi
qualcuno che ti sopporti.”
Hermione strinse i pugni sotto il tavolo stropicciando
nervosamente la gonna.
“Bene! Vedrai Ronald Weasley!
Andrò a quella stupida festa con un cavaliere fantastico!” furiosa si alzò dal tavolo e in gran carriera uscì dalla Sala Grande
sotto lo sguardo dei due suoi amici.
“Sei un coglione Ron!” fece Harry
prendendo un pezzo di pudding dal vassoio. Il rosso lo guardò irritato. “Perché devi sempre farla arrabbiare?”
“Non la faccio sempre arrabbiare!”
Harry inarcò una sopracciglia allusivo.
“Oh, sì che lo fai! È ci riesci pure bene. Cosa ti è preso questa volta? Per quale motivo hai di nuovo messo in mezzo Krum?”
fece Harry brandendo il cucchiaino in aria a mo’ di bacchetta.
“Mi è scappato!”
“Ron! Ti scappa sempre! In ogni vostra litigata riesci a
farci entrare Krum! Sei allucinante!”
“Non è che lo faccio entrare io, è
lui che ci sta perfettamente!”
“Ron per piacere! Prima risolvi il tuo problema con lui e
prima le cose cominceranno ad andare.”
“Io non ho nessun problema con lui! Sei tu che dovresti
averlo!”
“Ron!”
“Che c’è? Perché
non riuscite a vederlo per quello che è?”
“Ron! Tu hai una visione distorta di Krum!”
“Non è vero è…”
“RON! Sei geloso! Geloso e basta!”
Il rosso sgranò gli occhi e boccheggiò un paio di volte in
cerca d’aria.
“È inutile che fai quella faccia da troll.
Non è possibile che non te ne renda conto. Lo vedono tutti! E
io non posso credere che tu sia così ottuso da cercare di negare la cosa!”
“Io non…”
“Non ci provare neppure! La discussione termina qui. ” lo
ghiacciò Harry portandosi un pezzo di dolce alla bocca e troncando il contatto
visivo con l’amico.
Quello era stato più o meno l’ultimo
episodio scatenate. Ovviamente dopo quella litigata l’idea di Hermione
di evitare la Festa dell’Equinozio era stata
prontamente accantonata, se non altro per una questione di principio.
Uscita dalla Sala Grande era corsa in camera sua e si era
seduta alla scrivania, contenta che le sue compagne di stanza fossero ancora a
cena. Aveva preso una pezzo di pergamena e con tratto
deciso aveva scritto in cima a questo: Candidati.
Dopodiché era rimasta a fissare il foglio per diversi
minuti.
Qual era il problema? Cosa c’era di
così difficile nel trovare un paio di nomi per la lista?
Hermione si era grattata una sopracciglia
distrattamente e aveva continuato a rimuginare.
Avrebbe potuto chiederlo a Neville… sì, poteva, solamente
non voleva. Ron l’avrebbe schernita a vita. Neville
era un ragazzo buono ma goffo, di per sé non avrebbe avuto problemi ad
invitarlo, ma era sicura che Ron l’avrebbe accusata di
aver scelto un porto sicuro o una preda facile. E lei
aveva promesso un cavaliere fantastico.
Stupida boccaccia.
Era rimasta davanti a quella pergamena per parecchio tempo,
fino all’arrivo delle altre Grifondoro. Dopodiché aveva infilato il foglio in
un cassetto e si era infilata a letto, ripromettendosi di pensarci l’indomani.
L’indomani nulla era mutato. Hermione si era ritrovata con l’impertinente
pergamena che le sottolineava sfacciatamente quanto
fosse nei guai.
A lezione quella mattina Hermione fu distratta e poco
propensa a dedicarsi alla raccolta appunti, fatto che
le causò non pochi rimorsi. Passò le ore ad osservare i suoi compagni di casa e
di corso. E a stilare quella maledetta lista.
A pranzo riuscì quasi a complimentarsi con se stessa per
aver trovato ben tre candidati: due Grifondoro e un Corvonero.
L’unico problema, che apparve in tutta la sua crudele chiarezza una volta
completata la lista, era che, a quel punto, Hermione sarebbe dovuta andare dai
diretti interessati ad invitarli.
Per quanto si disse che la sua riluttanza fosse ridicola,
non riuscì in alcun modo a convincere le sue gambe a portarla da uno dei
ragazzi da lei scelti. Il che, oltre ad essere ridicolo, era
anche seccante. Ron ed Harry erano stati dei mollaccioni
al Ballo del Ceppo, avevano rimandato e rimandato l’inevitabile fino ad
arrivare al fatidico giorno con due dame tappabuchi a caso; Hermione non aveva nessuna intenzione di giustificarli. Solo… forse cominciava
a capirli.
Nel tardo pomeriggio la giovane strega era comodamente
seduta su una poltrona della Sala Comune tutta intenta a scribacchiare appunti.
Era uno spettacolo del tutto abituale quello che si presentava ai Grifondoro
poco attenti. Del tutto inusuale era, invece, per i
pochi Grifoni che avevano guardato aldilà delle apparenze. Hermione era sì
seduta su una poltrona della sala con un grosso libro appoggiato sulle gambe e
sicuramente stava scrivendo qualcosa su una pergamena usando il libro come base
d’appoggio, ma no, Hermione Granger non stava né studiando, né scrivendo
qualche tema di Pozioni o Trasfigurazione.
Hermione Granger stava semplicemente tergiversando. Disegnava
distrattamente quadratini che venivano riempiti ora
con righine orizzontali, ora con righine
verticali e ogni tanto pure con righine oblique. Ogni
tanto interrompeva il suo meticoloso lavoro per sospirare profondamente. Aveva
passato ben tre ore a cercare di convincere se stessa ad andare a parlare con
il primo della lista: Jonathan Poacher.
Era un Corvonero del sesto anno, una volta si erano
seduti allo stesso tavolo della biblioteca e lui le aveva chiesto la
spiegazione di un esercizio di Aritmanzia.
Era plausibile come possibile scelta. Insomma… si erano
parlati, lei l’aveva aiutato… lui avrebbe potuto ricambiare il favore.
Satura di tutte quelle elucubrazioni si alzò in piedi e spedita
si diresse in Sala Grande. Guardò al tavolo dei Corvonero
sperando di trovare Jonathan e dopo aver appurato la
sua assenza puntò alla Biblioteca.
Salutando con un sorrisino incerto la bibliotecaria sbirciò le
varie tavolate della sala e rimase quasi delusa non trovandolo. Uscì rapidamente dalla Biblioteca e camminando tranquillamente
decise di tornarsene in Sala Comune. Se non lo
trovava non era colpa sua. Gli avrebbe parlato in un altro momento.
Stava salendo rapidamente una rampa di scale quando si trovò
davanti un gruppetto di Corvonero. Hermione sentì lo
stomaco arrivare alle ginocchia quando vide Poacher
in mezzo a questi. Stava meditando di ignorare la cosa e tornare in camera
facendo finta di nulla, quando vide Ron nel corridoio sottostante.
Si girò di scatto verso i ragazzi e chiamò “Jonathan!” con sommo disappunto notò che si fermarono tutti
e sei i ragazzi. Lanciò un’occhiata eloquente agli
altri che in risposta cominciarono a ridacchiare.
Jonathan si girò verso Hermione e
la guardò confuso. La strega cominciò ad agitarsi. Non se l’era
immaginata proprio così… innanzitutto non era previsto il pubblico! Se sentiva ancora una volta Harry lamentarsi del fatto che le
ragazze si muovono solo in branco l’avrebbe pietrificato.
“Ciao! Sono Hermione… ti ricordi di me..?
Seguiamo Aritmanzia insieme…”
“Ah! Ma certo: Granger!” Hermione
sospirò di sollievo mentalmente. “Dimmi tutto.”
“Bé… ecco… io mi chiedevo se tu
volessi… Sì, insomma… se tu volessi venire al ballo con me.”
Ora moriva… ne era certa. Il suo cuore stava andando a una velocità troppo innaturale per non prendere in
considerazione l’infarto.
Vide Jonathan grattarsi la testa imbarazzato. “Vedi Granger… mi piacerebbe,
ma ci vado con Camille Holsen.
Scusa.”
Hermione arrossì furiosamente “Non fa
niente! Non ti preoccupare! Era così per chiedere! Ciao!” fece il resto delle
scale di corsa ignorando il richiamo di Jonathan e le
battutine dei suoi amici. Arrivò davanti alla Signora Grassa con le guance che
bruciavano. Ora aveva chiaro il significato dell’espressione umiliazione cocente. Non era niente di
grave, lo sapeva questo, ma era lo stesso… mortificante.
Inspirò a fondo ancora un paio di volte e poi entrò nella
Sala Comune.
Vide Harry seduto al tavolo e gli si avvicinò. Il moretto le sorrise per poi riprendere a scrivere quelle che
avevano tutta l’aria di premonizioni.
“Come va la ricerca del cavaliere?” le chiese continuando a
scrivere.
Hermione espirò sconsolata e appoggiò la testa alle braccia,
nascondendo in questo modo il volto. Harry appoggiò la piuma e le accarezzò la
testa scompigliandole i capelli.
“È uno schifo Harry! Non ci voglio andare
al Ballo!” sentì il ragazzo ridacchiare.
“Dai Hermione… non è una tragedia.”
La brunetta alzò di scatto la testa e guardò l’amico indignata “Sì che lo è! È anche peggio!” poi sgranò
gli occhi come folgorata “Harry!”
“Sì...?” fece il moro con tono allarmato.
“Ti prego Harry vieni tu al Ballo
con me! Ti prego, ti prego, ti prego!”
Il giovane mago sospirò scuotendo la testa “Hermione… uno:
sei chiaramente sconvolta; due: ci vado con Ginny; tre: conosco una persona che
sarebbe molto più felice di me di accompagnarti.”
“Chi?” fece Hermione disperata. Harry alzò un sopracciglio
squadrandola male. Hermione colse l’allusione “Oh no, no, no.
Lui aspetta l’invito di Padma e poi così avrebbe
vinto lui.”
“Siete allucinanti! Avete sedici anni e vi fate ancora i
dispetti!” Hermione girò la testa di lato cercando di non ammettere che Harry aveva ragione. Poi riguardò l’amico
sorridendo “E così vai al ballo con Ginny?” il moretto per tutta risposta
arrossì.
E tutto questo aveva ricondotto a
quella mattina, alla lezione di Pozioni, alla stupidità di Ron e ai venticinque
punti persi a causa sua.
Hermione continuava a tagliare a piccolissimi cubetti le sue
radici di salice ignorando contemporaneamente i bisbigli di Ron atti ad
attirare la sua attenzione. La verità era che Hermione sapeva benissimo cosa
voleva il rosso ed era proprio per questo motivo che non voleva dargli corda.
Prese svogliatamente la boccetta che conteneva la saliva di
folletto e ne versò qualche goccia nel calderone, stando attenta che si
amalgamasse per bene con il resto del composto.
Prese poi tre scaglie di dragone e le aggiunse una ad una
alla pozione, rispettando i tempi di dosaggio. Stava per aggiungere le
benedette radici di salice quando Ron le si parò
davanti. “Ma sei impazzito? Torna immediatamente a posto prima che Piton se ne
accorga!” Ron la ignorò e le bloccò il passaggio quando la strega tentò di
raggiungere il calderone. “Ron!”
“Prima mi ascolti, poi ti lascio in pace.”
Hermione lo fulminò con lo sguardo ed esibendo uno sguardo spazientito gli fece
cenno di parlare.
“Hai risolto la cosa del ballo?”
Hermione scosse la testa esasperata. “E
tu interrompi l’esercizio di Pozioni per chiedermi questa stupidaggine?”
“Dato che è da ieri sera che mi eviti… sì.”
“Io non ti evito! Semplicemente non ci siamo incrociati
oggi.” Ron inarcò la sopracciglia
sbuffando. Ok. Lo stava evitando. Ma lo faceva solo
per tutelarsi. Sapeva che Ron moriva dalla curiosità di sapere perché Hermione
il pomeriggio precedente era sulle scale a chiacchierare con il ragazzo Corvonero. Solo che lei non aveva nessuna
intenzione di dirglielo. Ok vivere un fallimento… ma ammetterlo a Ron
era tutt’altra cosa.
“Allora? Rispondi o no?”
Hermione lo ignorò a fece per
mettere le radici nel calderone quando Ron le afferrò il braccio. Ok,
probabilmente la sua fu una reazione esagerata, ma non si aspettava di certo
che scansandolo lo avrebbe spinto direttamente contro lo scaffale degli
ingredienti. Rimase inebetita a guardare il rosso aggrapparsi ad una delle
mensole per evitare la caduta e a vedere successivamente
la suddetta mensola rompersi sotto il peso di Ron, che portò a terra con sé
l’intero mobile. L’intera classe si zittì di colpo per poi scoppiare a ridere
ilare.
Hermione corse dal suo amico preoccupatissima
“Oddio Ron! Come stai? Ti sei fatto male? Vuoi andare
in infermeria?” il rosso la guardò male, ma prima di riuscire a ribattere fu
interrotto dal professor Piton che arrivò da i due ragazzi come una furia.
“Ma bene! Granger! Weasley!
Cinquanta punti in meno a testa! E questa sera vi
voglio alle sei nel mio studio! Discuteremo la giusta punizione.” Sbraitò
mentre con un colpo di bacchetta tolse di torno le schegge di vetro e legno.
Hermione era fuori di sé. Non solo aveva fatto perdere
settantacinque punti alla sua casa in un giorno solo, ma era anche stata messa
in punizione, senza contare che Ron ora era semplicemente infuriato con lei.
Si massaggiò la fronte lentamente cercando di far passare
quel mal di testa che la stava facendo impazzire. Era seduta ad uno dei tavoli
della biblioteca e cercava di concentrarsi su un brano di Storia della Magia, cosa che in quel momento sembrava impossibile. Tornò per la sesta volta all’inizio del paragrafo e per la sesta
volta si distrasse alla terza riga. Alzò lo sguardo dal libro e sbirciò
di sottecchi il ragazzo seduto un paio di sedie più in
là.
Era da idioti starci anche a pensare visto l’andazzo della
giornata, ma quello era Caleb Sworn,
Grifondoro, settimo anno, il secondo candidato.
Tornò a fissare il libro e poi Caleb.
In fondo… poteva rischiare. Si alzò tranquillamente e puntò verso Sworn.
Sì fermò un attimo. Non era una buona idea,
no, decisamente no. Fece un paio di passi indietro e
si risedette al suo posto.
Ma se non lo faceva adesso, quando lo
faceva?
Si rialzò nuovamente e andò verso Caleb,
che decise di andare agli scaffali proprio in quel momento. Hermione inspirò a
fondo e lo seguì.
Quando fu a meno di quattro passi di distanza
si vide superare da una ragazza bionda, che avvicinò Caleb
e lo baciò.
Oh, fantastico! Hermione rimase a bocca aperta di fronte ai
due. Da quando Caleb Sworn
era fidanzato? Da quando?
Si rese conto di fissare truce i due piccioncini
quando Caleb si sciolse dal bacio succhia
tonsille per dirle “Ehi Hermione! Ti serviva qualcosa?” Sì. Un miracolo.
“No. Scusate, dovevo solo prendere questo.”
E afferrò Quidditch attraverso i
secoli prima di sprofondare nella disperazione al suo posto.
Alle sei in punto era davanti l’ufficio di Piton in attesa che Ron arrivasse.
Passeggiava nervosamente su e giù per il corridoio ascoltando distrattamente la discussioni di due quadri quando finalmente vide una
chioma rossa spuntare trafelata.
“Ciao!” fece Hermione tentando un approccio amichevole. Ron
si limitò a borbottare qualcosa in risposta prima di
entrare nell’ufficio del professore.
La stanza era illuminata flebilmente da qualche candela e l’aria
che si respirava risultava piuttosto fredda. Hermione
rabbrividì un po’ per questo e un po’ per il nervosismo.
Videro il professor Piton alzare
lo sguardo su di loro interrompendo di scrivere la lunga pergamena che aveva
davanti.
Si alzò dalla scrivania e venendo verso di loro cominciò a
parlare in tono asciutto “Weasley, Granger, andrete
nell’aula di pozioni. Gli elfi domestici hanno ripulito il disastro che avete
combinato. Su un tavolo ci sono tutte le erbe e le spezie che sono riusciti a recuperare. Dovete separarle e classificarle,
dopodiché le metterete nei rispettivi vasi. Non
ammetto errori. Andate.”
Hermione e Ron si guardarono sorpresi e senza proferire
parola uscirono dalla stanza. Nel tragitto che li portò all’aula di Pozioni si scambiarono qualche occhiata, entrambi increduli della
fortuna avuta.
Il professor Severus Piton non si poteva certamente definire una persona
clemente e quindi il sollievo provato dai due ragazzi era del tutto
giustificato. Una punizione tanto innocua non era stata inserita neanche nelle
più rosee aspettative.
I due Grifondoro passarono le successive due ore e mezza a
raggruppare le erbe magiche dello stesso tipo, lavoro
piuttosto noioso che sembrava appesantirsi del silenzio ostinato tra i due.
Hermione espirò sollevata quando aggiunse l’ultima
fogliolina di Coriandolo Maledetto alla già nutrita montagnola.
“Finito!” esclamò contenta.
Ron la guardò di sottecchi sedersi sul tavolo e allentarsi
il nodo della cravatta rossa e gialla.
“Dobbiamo appena classificarle.” Fece piatto il rosso.
La brunetta gli sorrise alzando le
spalle “E che problema c’è? Ci mettiamo un attimo!”
“Forse non ci saranno problemi per te, ma io non conosco tre
quarti di queste schifezze!” si agitò Ron indicando le montagnole colorate.
“Dovresti invece. Come pensi di superare l’esame di Erbologia quest’anno?”
Ron fece spallucce ignorando volutamente l’allusione
all’esame.
“Senti, mentre le mettiamo nei vasi tu cerchi di
memorizzarne i nomi e gli odori.”
“Gli odori?”
“Sì, gli odori. Metà di queste erbe le riconosci
molto più facilmente attraverso il loro profumo. Senti questa: Radice di Palude.”
Fece Hermione allungando sotto il naso dell’amico un pezzo di legno bitorzoluto
delle dimensioni di un pollice.
Il rosso di allontanò schifato dall’odore di marcio che
emanava la radice.
Hermione sorrise e gliene mostrò un’altra identica. “Vedi?
Questa è invece la Radice di Hons… annusa.” Il ragazzo si avvicinò cautamente e si meravigliò non
sentendo assolutamente niente.
“È inodore. E questo è l’unico modo
per distinguere le due. Per il resto sono assolutamente identiche.”
Ron si accigliò un attimo “E vuoi
farmi credere che le riconosci tutte anche solo dall’odore?”
“Sì.” Fece lei tranquilla.
Il ragazzo le sorrise e si sciolse
la cravatta. Fece un paio di passi verso Hermione, ancora seduta sul tavolo, e
le avvicinò il pezzo di stoffa al viso.
“Che fai?” si agitò la strega.
“Un gioco. Tu ora ti leghi questo agli occhi e io ti faccio annusare le erbe. Vediamo se sei così brava come
dici.” Hermione fece una smorfia mentre afferrava la cravatta e se la legava
sugli occhi.
“Lo sai, vero, che così impiegheremo molto più tempo?” disse
saccente.
Il rosso la ignorò e fece un sorrisetto
che lei non poté vedere.
Ron sbirciò tra i gruppetti di erbe
sul tavolo e ne afferrò una giallina, secca. La mise sotto il naso dell’amica
che lo arricciò brevemente.
Aspettò un paio di secondi e dopo sorridente disse “Coriandolo
delle grotte!”
Ron inarcò un sopracciglio ascoltando il tono soddisfatto
della ragazza. Scrisse su un bigliettino il nome dell’erba e lo piazzò in cima
al mucchietto.
Hermione dal canto suo era vagamente imbarazzata da quella
situazione. Non tanto per il giochino… quello era
divertente. Era, più che altro, il sentire Ron. E lo
sentiva in tutti i sensi: il respiro, il profumo, il rumore della divisa quando
si spostava. Questi fattori la stavano decisamente
deconcentrando.
Continuava a sparare nomi di erbe
sperando che il cervello non la tradisse. E intanto cercava
di godersi il momento.
Alla dodicesima erba Hermione cominciò ad essere impaziente
di finire. “Cinnamomo!” disse piatta.
“Che?”
Hermione sbuffò spazientita “Cannella Ron! È un altro modo
per dire cannella!”
Ron guardò il bastoncino arrotolato che teneva tra le dita e
sbirciò poi la piega della labbra di Hermione. Senza
pensarci disse “Tu odori di cannella…”
“Cosa? Io non odoro di cannella!”
“Sì invece. Non tanto, ma qua…” avvicinò il volto ai capelli
di Hermione ed inspirò a fondo. Lei si irrigidì
istantaneamente “…c’è una sfumatura di cannella nei tuoi capelli.”
Rimasero fermi in quella posizione. Hermione
ancora con la cravatta sugli occhi e Ron ancora tra la sua chioma.
La giovane strega sentì il suo amico girare il volto verso
di lei e poté giurare di aver perso un battito quando il naso di Ron le sfiorò
la guancia. Rimase immobile anche quando la mano del rosso si avvicinò
all’altra gota e la fece voltare lentamente.
Sentiva il suo respiro sulle labbra ed era quasi sicura che
la sua mano si fosse avvicinata di sua spontanea iniziativa alla spalla
dell’amico, così come la sua bocca, che cercò quella di Ron senza prima consultarsi con lei.
Fu un bacio piccolo e dolce, un semplice incontrarsi di
labbra che durò pochi secondi. Così
pochi che i due ragazzi si riavvicinarono quasi subito, alla ricerca della
sensazione che li aveva uniti poco prima. Questa volta approfondirono il
bacio, lentamente, senza fretta. Assaporando ogni singolo secondo di quella
novità. Hermione sentì le braccia di Ron stringerla possessivamente a sé e non
poté far altro che passare le sue braccia attorno al collo dell’amico.
Rimasero abbracciati anche dopo aver sciolto il bacio,
quando Hermione si tolse quella stupida cravatta dagli occhi ed appoggiò la
fronte sul petto di Ron, cercando di tornare a respirare normalmente.
Fu Hermione ad allontanarsi per prima e a cercare gli occhi
del rosso, che invece fissavano perplessi il palmo della propria mano. Hermione
seguì il suo sguardo e sorrise vedendo il bastoncino di cannella totalmente
sbriciolato nella grande mano del ragazzo.
Poi però cercò lo sguardo azzurro del suo migliore amico e
sorridendo imbarazzata disse semplicemente “Ci vieni
al ballo con me?”
The end
Buonaseeera… ^^’ Avevo decisamente
bisogno di uno stacco e quindi eccomi qua. Mi sono messa a scrivere una storiellina semplice per tirarmi un po’ su. Non è nulla di
particolare… è quella che io chiamo una storia caramella: piccola e zuccherosa.
Spero che vi faccia piacere leggerla come a me ha fatto piacere scriverla.
Oryenh
p.s ai
lettori di Sono tutte favole… abbiate
un po’ di pazienza, torno tra un po’.
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