The
end for me
La lama nera
penetrò in profondità, vibrante alla luce del
crepuscolo.
‘E
dunque questa, la
morte?’
Le labbra di Aster si
piegarono in una smorfia di stupore,
mentre la mano scendeva lenta sulla ferita all’addome. Il
sangue, vischioso e
di un cupo cremisi, colava lento e sinuoso, tingendo la tunica nera. Un
rivolo
scuro accarezzò la spada, fino all’elsa, prima di
bagnare le mani diafane di
Nihal.
Il Tiranno cadde in
ginocchio, mentre la mezzelfo estraeva bruscamente la
lama dal corpo fanciullesco.
‘Così
dolce, così
quieta.’
Le iridi di giada del
bambino splendettero per un istante di
una luce nuova, come se un grigio velo – posto sugli occhi -
fosse stato
strappato violentemente, prima di spostarsi sul tramonto, oltre
l’ampia
vetrata.
La Rocca si tingeva di
sangue, e così gli occhi di Aster assumevano
riflessi sanguigni, eppure così diversi da quelli del
liquido che sinuoso
disegnava mille figure arcane sul pavimento nero. Riflessi vivi, come
quelli
creati dal riverbero del fuoco.
‘Curioso.
Mi sento
vivo per la prima volta nel momento della mia morte.’
Il Tiranno non sentiva
neppure dolore mentre osservava con
sguardo impassibile Nihal alzarsi. La ragazza fece per uscire dalla
nevata
centrale con passo rapido, il respiro reso affannoso dalla fatica. Si
fermò un
istante con una mano affusolata appoggiata su una colonna nera, priva
di ogni
decoro.
- Addio –
Si limitò a
dire, prima di iniziare a correre e sparire
inghiottita dall’ombra. Aster sorrise, ascoltando per qualche
istante l’eco dei
suoi passi sul pavimento liscio.
- A presto –
Replicò, ma la
mezzelfo non lo poté sentire.
Le iridi si spostarono
nuovamente sul crepuscolo. La sua
luce le infuocava, sfumandole d’un rosso acceso.
Elios languiva lento, ma
imperterrito, continuava scendere inesorabilmente oltre
l’orizzonte,
inabissandosi ogni istante di più in quel mare di terra
brulla. Incendiò la
piana coperta di cadaveri in un ultimo sguardo vermiglio che trafisse
ogni cosa.
Scure nubi sovrastavano
l’astro lucente, insanguinate dalla
sua luce morente.
Il Tiranno rimase
immobile, aspettando tranquillo la nera
signora.
‘Si
può temere e
desiderare con la stessa intensità un singolo bacio dal
sapore del sangue?’
Lentamente, quasi
indugiando, il suo corpo riprese i suoi
innumerevoli anni.
‘Peccato,
mi sarebbe
piaciuto morire da bambino.’
I riccioli blu notte si
tinsero prima di grigio e poi di
bianco, la pelle alabastrina fu increspata dalle vene azzurrine e gli
occhi
divennero opachi.
I respiri si fecero man
mano più lenti, e anche i battiti
scanditi dal cuore rallentarono. Dalla gola arsa dalla sete
uscì un rantolo
roco.
‘Manca
poco.’
Gli occhi si accesero
improvvisamente dalla determinazione,
come un fuoco morente riacceso da un nuovo ceppo di legna. E la fiamma
divampò
alta, più alta di ogni altra cosa.
La mano destra,
insanguinata, corse alla ferita, con
l’intento di curarla. L’epidermide si accese di una
luce dorata.
‘Mi
salverò, il mio
potere è sufficiente.
Ho
un compito da
svolgere e non morirò prima di averlo portato a termine.’
Fece un respiro profondo,
e gli occhi catturarono la figura
della mano invecchiata dagli anni.
‘Sono
vecchio.’
Il pensiero lo
colpì come una folgorazione improvvisa. Le
parole rimbombarono nel fragore lontano di un tuono, lasciando dietro
di sé
solo il cupo grigiore della verità.
‘E
stanco.’
La mano perse ogni
lucentezza. Aster mosse
impercettibilmente il capo, mentre i respiri si fecero sempre
più quieti,
profondi come l’oceano infinito.
‘Non
ho le forze di
continuare in questo mio sogno. Non
più.’
Gli occhi persero ogni
determinazione, ogni ambizione.
Lentamente, virarono nel nero placido della sconfitta, tingendosi di un
color
giada più scuro e vitreo. Si spostarono sul crepuscolo,
osservandolo.
‘Per
l’ultima volta.’
Elios sparì
dietro l’orizzonte, in un lampo color smeraldo
che congiunse cielo e terra.
‘Il
concludersi di un
nuovo giorno, e la fine per me.’
Il cuore di Aster smise di
battere, e la Rocca crollò dalle
fondamenta.
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