Titolo: A Step Forward
Serie: The Way to What Was Lost
Fandom: Torchwood
Pairing: Janto [JackxIanto]
Disclaimer: Ovviamente Torchwood non mi appartiene
Warnings: Slash – Possibile Spoiler per la seconda serie
Note: Ambientato dopo l’episodio 2x01 "Il Ritorno". È il seguito di The
Way Back solo nel nome perché questa storia è solo su Torchwood. Per ulteriori
informazioni vedere le note in coda.
Summary: Dopo il casino conosciuto come Capitano John Hart, Jack mantiene la sua
parola e porta Ianto fuori a un appuntamento
A Step Forward
Finalmente quel casino era giunto al termine. Lo aveva saputo, dal primo
momento che lo aveva visto, che avrebbe solo portato guai. E aveva avuto
ragione, come sempre. Ma non aveva portato semplicemente guai, il bastardo aveva
cercato di ucciderli. Tosh e Owen erano rimasti feriti, Gwen era quasi morta,
due volte, e Jack era morto di nuovo in modo orribile.
Ma ora se ne era andato, lasciando dietro di sé una rivelazione che aveva
visibilmente scosso Jack. Era una seccatura anche quando non c’era. Non
conosceva quella persona che aveva nominato, ma sembrava importante per Jack
nonostante la sua affermazione precedente. Jack raramente parlava del suo
passato, aveva solo accennato a John Hart mentre gli raccontava di un’avventura
di quando era un agente del tempo. Non sapeva nemmeno se quella storia fosse
vera, finché non aveva visto l’ologramma dell’uomo.
Avevano un’intera notte da spendere. Gwen, Owen e Tosh se ne andarono a casa,
visto che non potevano tornare al Nucleo. Anche Ianto stava per tornare a casa
per rilassarsi quando Jack disse
-Allora, Ianto, visto che non possiamo tornare al Nucleo che ne dici di
uscire per quell’appuntamento?- Gi girò a guardare Jack sorpreso. L’uomo lo
guardò a sua volta sorpreso -Cosa c’è? Ho qualcosa sulla faccia?-
-Eri serio- Non sapeva se era un’affermazione o una domanda, ma Jack sembrava
oltraggiato
-Sono sempre serio!-
Doveva pensare. Quando prima Jack gli aveva chiesto di uscire non lo aveva
preso sul serio, quindi questa offerta era una sorpresa. Non ci aveva pensato,
era troppo presto; avrebbe dovuto declinare e aspettare almeno un altro po’ di
tempo, quella ferita era ancora troppo fresca
-Allora Ianto?-
-Sì- Disse impulsivamente senza seguire il suo stesso filo logico. Perché
aveva accettato?
-Bene, allora seguimi- Stava sorridendo un po’ troppo
-Adesso?- Chiese dubbioso
-Sì, perché?- Ianto guardò il suo completo sporco e del tutto rovinato -Oh,
non preoccuparti. Andiamo- Disse Jack precedendolo verso la macchina. Forse era
meglio, prima lo facevano, primo era tutto sarebbe finito
-Allora, dove stiamo andando?- Chiese mentre saliva sul SUV
-Hai fame?- Lui annuì -Allora, conosco un posto tranquillo- Il silenzio calò
nella macchina, quello scomodo e imbarazzante. C’erano tante di quelle cose non
dette, lasciate in sospeso dal suo ritorno per via della presenza di John Hart e
ora che ne avevano il tempo non riusciva a trovare la voce per chiedere
niente
E davvero, non sapeva cosa avrebbe chiesto per primo. Cos’era successo? Dove
se ne era andato? Chi era questo Dottore? In realtà ne aveva già sentito
parlare, al Torchwood di Londra, anche prima di Canary Wharf. Alcune voci erano
arrivate anche alla sua divisione. Un uomo straordinario che aveva combattuto
contro i Dalek e i Cybermen. Questo era tutto ciò che sapeva su quell’uomo e la
cosa lo aveva sempre un po’ destabilizzato, non sapere tutto di quell’uomo.
A quei tempi era stato curioso, ma aveva dovevo pensare a Lisa prima di tutto
e non ebbe mai il tempo di cercare nulla su questo Dottore. Sapeva che era un
uomo buono oltre che estremamente intelligente e per il momento questo era stato
abbastanza per saziare la sua curiosità. Anche dopo la morte di Lisa, era sempre
stato troppo occupato con Torchwood e Jack per pensare di fare delle ricerche su
di lui. Ma ora, voleva saperne di più.
Perché l’espressione che Jack aveva quando aveva pensato a quell’uomo …
quanto avrebbe dato perché lui lo guardasse allo stesso modo, anche solo una
volta
-Ianto, siamo arrivati- La voce di Jack lo distrasse dai suoi pensieri. Annuì
soltanto e lo seguì fino ad un piccolo ristorante.
Era più un ibrido tra un bar e una ristornate a gestione familiare, aveva
un’aria confortevole e probabilmente non sembrava un completo idiota nel suo
completo ormai rovinato. Si sederono a un tavolo piuttosto appartato e oltre a
ordinare la loro cena nessuno dei due disse una sola parola. Ora l’atmosfera si
era fatta più densa, uno di loro avrebbe dovuto parlare per primo o avrebbero
passato il loro primo, e forse ultimo, appuntamento a fissare il tavolo.
Stranamente fu Jack il primo a rompere il silenzio dopo diversi minuti
-Davvero Ianto, mi dispiace- Questa era nuova. Il Capitano Jack Perfezione
Harkness si stava scusando e forse sinceramente
-Per cosa …- Stava per dire Signore, ma si fermò in tempo - … Jack, te
ne sei andato. Sapevo che una cosa simile sarebbe successa prima o poi, ma non
pensavo che saresti tornato- Anche se ci avevo sperato, furono le sue
parole non dette. Non avrebbe neanche voluto dire quelle cose e di certo non con
quel tono arrabbiato, non era da lui, ma gli erano sfuggite dalla bocca prima
che potesse fermarle.
Jack aprì la bocca per rispondere, ma in quel momento arrivò il cameriere a
consegnare le loro ordinazioni. Ciò che sorprese Ianto fu il fatto che Jack non
iniziò a flirtare con lui, non se la sarebbe neanche presa poi tanto, sapeva
come era fatto Jack, per lui flirtare era come respirare aria, metà delle volte
lo faceva inconsciamente e senza conseguenze. Ma questa volta non alzò nemmeno
gli occhi dal tavolo. Questa era una cosa nuova. Dopo che il cameriere se
ne fu andato iniziarono a mangiare in silenzio. Visto che Ianto non sapeva cosa
dire aspettò che Jack continuasse quello che intenzione di dire prima
-Mi dispiace davvero- Sembrava davvero dispiaciuto per ciò che aveva fatto e
Ianto si arrabbiò con se stesso per essersi arrabbiato con Jack. C’era qualcosa
in lui, nei suoi occhi, di diverso, che no c’era prima. Qualcosa era successo e
non era stata di certo divertente -Quando ho sentito quel suono, non ho pensato,
lo ammetto. Lo avevo aspettato per più di un secolo. Non ho pensato …- Disse di
nuovo e Ianto non capiva se doveva ripeterlo per convincere lui o se stesso - …
è che, io dovevo sapere. Dovevo chiederglielo. Perche mi aveva abbandonato e se
c’era un modo per sistemare … questo-
E, anche se non aveva capito la prima parte con il suono, sapeva che
nella parte finale stava parlano della sua impossibilità di morire in modo
permanente, di tornare sempre indietro. Era utile in un lavoro come il loro ma
era anche una condizione dolorosa e di solitudine. Vedere ogni persona che vuoi
bene invecchiare e morire davanti ai tuoi occhi. A volte si chiedeva se Jack si
sarebbe ricordato di loro, si sarebbe ricordato di lui, tra duemila anni
-Ma come vedi, sono bloccato così- Il suo tono era così rassegnato e
abbattuto che capì; quel qualcosa di diverso nei suoi occhi, in quel momento gli
fu chiaro. Lo sentiva con chiarezza sulla sua pelle, come aria gelida
-Jack, quante volte sei morto?- Sapeva già la risposta, era lì davanti a lui,
sul volto di quell’uomo che ora sembrava stanco, dietro quella maschera da eroe.
Aveva visto e vissuto troppe cose per un uomo solo
-Ho perso il conto dopo le prime settimane- Con quell’informazione una
domanda gli sorse spontanea
-Per quanto …?- Cercò di chiedere ma non riuscì a finirla
-Per voi sono passati dei mesi, per me un anno intero. C’era un paradosso
temporale e non so quanto posso dirti. Sono un gruppo ristretto di perone si
ricorda cos’è successo- Ci fu una pausa ma Ianto sapeva che Jack doveva ancora
finire -Quando ero là, ho avuto molto tempo per pensare. Lui aveva detto
che eravate lontani ma non sapevo dove o se eravate vivi o morti. Continuavo a
pensare che se mai fossi riuscito a scappare io vi avrei cercato, ma poi il
tempo si è riavvolto. Era come se nulla fosse successo e sapevo che dovevo
tornare qui-
Ianto no era sicuro di aver capito tutto quello che Jack gli aveva detto, era
tutto vago e deliberatamente ambiguo. Era chiaramente difficile per lui parlarne
e non voleva forzarlo ad aprirsi. Se un giorno avesse voluto parlarli del
paradosso, lui lo avrebbe ascoltato.
Forse avrebbe anche potuto cogliere qualche informazione su questo Dottore.
Sapeva che poteva chiederglielo ora, ma aveva l’impressione che Jack non gli
avrebbe risposto. Avrebbe dovuto aspettare, ma non era un problema. Aspettare
era uno dei suoi punti forti. In fondo in un modo o nell’altro aveva aspettato
per tutta la vita.
Si accorse che ancora una volta nessuno di due stava parlando.
Dall’espressione sul volto di Jack sapeva che voleva chiedergli cos’era successo
mentre non c’era e se Ianto era d’accordo. Perciò, toccò a lui questa volta
iniziare la conversazione
-All’inizio è stato difficile, ma con il tempo abbiamo trovato un modo per
andare avanti- Vide Jack aprire la bocca per dire qualcosa ma on glielo permise
-Non è successo molto, solo qualche Weevil e alieni minori del genere, almeno
fino a oggi- Il riferimento al caos causato da John Hurt era più che chiaro
-Sono stato promosso agente sul campo, più per mancanza di numeri che altro, non
mi piacciono nemmeno le armi, ma è bella fare parte del team- Questa era la cosa
più spontanea e veritiera che aveva detto da tanto tempo, forse fin
dall’inizio
Jack sapeva che Ianto stava ancora in qualche modo rimuginando su ciò che
aveva fatto per salvare Lisa, mentire e tradirli per tutto quel tempo, e se
forse prima del paradosso aveva ancora delle riserve verso lui, ora non più.
Durante il tempo sotto la tirannia del Maestro, aveva capito una cosa. La vita
era troppo corta, non la sua, ma quella delle persone a cui voleva bene. Lo
sapeva già e l’aveva vissuto più volte, perdere le persone importanti per lui.
Ma rimanere là, a vedere l’umanità decimata e schiavizzata da quell’uomo,
non sapere doc’era il suo team, se erano ancora vivi, gli aveva aperto gli
occhi.
Aveva bisogno di loro, della loro presenza, tanto quanto loro avevano bisogno
di lui. Li avrebbe protetti, sarebbe morto un’infinità di volte per salvarli.
Questa volta doveva far in modo che lo sapessero, sapessero che erano molto
importanti per lui. Più di tutto aveva bisogno che Ianto si fidasse di nuovo di
lui.
Il resto della cena fu piacevole; Ianto raccontò di un incidente tra Owen e
un Weevil mentre Jack gli parlò di una ragazza che aveva conosciuto, Martha, e
della sua famiglia. Non era neanche geloso di lei perché parlava di lei più come
una sorella. Non scese nei particolari ma da quello che sentì doveva essere
davvero una brava persona e anche molto coraggiosa. Quando disse a Jack che
avrebbe voluto incontrarla, lui gli rispose che aveva intenzione di mantenere i
contatti con lei e magari invitarla lì a Cardiff qualche volta.
Era tutto così confortevole che non poteva durare a lungo. Dopo che ebbero
pagato il conto, o meglio Jack avesse insistito nel pagare per entrambi
nonostante le proteste di Ianto, si avviarono verso il SUV ma il viaggio in
macchina passò in un silenzio pesante. Anche dopo tutto quello che si erano
detti, non sapevano cosa sarebbe successo dopo.
Ianto non era sicuro di cosa fare. Una parte voleva avere di nuovo quella
relazione intima con Jack, come prima della sua partenza improvvisa, come se
nulla fosse cambiato … dall’altra parte voleva qualcosa di più; ma non doveva
aspettarsi qualcosa di più rispetto a ciò che avevano avuto, quello avrebbe
dovuto soddisfarlo.
Sapeva che Jack poteva avere sentimenti, che aveva amato altri uomini e
donne, ma non credeva che lo stesso potesse avvenire con lui. Lui non era
speciale, era solo una persona ordinaria, un tirapiedi promosso oltre le sue
capacità, proprio come aveva detto quel pesce alieno.
Una volta al suo palazzo Jack insistette per accompagnarlo alla porta del suo
appartamento, dicendo qualcosa a proposito di tradizioni agli appuntamenti.
Ianto aveva sperato che Jack facesse qualcosa, perché lui non riusciva a
decidere, ma non fece altro che sorridergli e restare lì in piedi, come se
aspettasse qualcosa. Più lo guardava più si convinceva che non sarebbe mai
riuscito a essere di nuovo intimo con lui perché se fosse finita, e sarebbe
finita, era sicuro che non sarebbe mai riuscito a riprendersi un’altra
volta.
Così semplicemente gli sorrise, gli augurò un buon riposo ed entrò nel suo
appartamento senza guardarsi indietro, prima che perdesse il coraggio. E ora
stava lì, con la schiena contro la porta, per quasi un minuto prima di sentire i
passi di Jack allontanarsi. Le sue azioni erano state più chiare di qualsiasi
parola; Jack gli aveva offerto una possibilità, senza costringerlo. Aveva
lasciato il loro futuro nelle sue mani. E lui aveva rifiutato.
Era tutta a posto, davvero. Era sicuro della sua decisione. Da ora in poi
sarebbero stati solo colleghi, amici forse, ma non di più. Era stata una sua
idea e gli andava bene. In futuro non sarebbe mai stato capace di ricomporre i
pezzi del suo cuore infranto. Doveva solamente stare lontano dall’amore, restare
da solo. Non sarebbe stato poi tanto difficile, prima di Jack, prima di Lisa,
era stato solo al mondo, poteva ancora sopravvivere da solo proprio come allora.
Era stato doloroso e solitario, ma la perdita di Lisa e la possibilità di
perdere Jack una seconda volta erano ancora più dolorosi.
Poteva farcela e lo avrebbe fatto. Allora perché ogni fibra del suo corpo
voleva disperatamente chiamare Jack? Baciarlo e lasciarsi andare al piacere di
stare con lui? Era davvero sicuro di voler rischiare una vita miserabile e
solitaria piuttosto che portare il dolore di un cuore a pezzi? E che aspettativa
di vita poteva avere con un lavoro come il suo? Probabilmente non avrebbe
vissuto ancora a lungo, un anno o due, arrivare ai trenta se era abbastanza
fortunato. Magari valeva la pena rischiare, poteva riprovarci, darsi
l’opportunità di vivere i suoi ultimi anni con qualcuno al suo fianco, anche se
era solo una relazione carnale e non sentimentale, era sempre meglio di niente.
Aprì la porta e praticamente urlò alle scale
-Jack!- Aspettò, ma non sentì alcun suono. Non era troppo tardi per
chiamarlo, vero? Quanti minuti erano passati da quando se ne era andato? Forse
era davvero troppo tardi, aveva distrutto la sua unica possibilità per non
rimanere da solo, di nuovo.
Sospirò per la sua stupidità e codardia. Questa volta era certamente colpa
sua. Ormai arreso stava per chiudere la porta e contemplare la sua miseria nel
calore del suo letto, quando udì in distanza dei lievi passi avvicinarsi
velocemente. Diventavano sempre più forti e vicini
-Jack?- Chiese al nulla, non del tutto sicuro se stesse sperando troppo.
All’improvviso comparve
-Sì, Ianto? Era letteralmente senza fiato ma si comportava come se non avesse
appena corso per tre rampe di scale. Ianto lo guardò avvicinarsi fino a che non
fu fermo davanti a lui, sorridendo
-Mi stavo chiedendo se volevi una tazza di caffè- Se possibile il suo sorriso
divenne ancora più luminoso, quasi da accecando con la sua luminosità
-Con piacere-
Quando chiuse la porta Ianto non sapeva cosa sarebbe successo; non sapeva se
avrebbe portato felicità e gioia o tristezza e pena. Ma sapeva che stava dando a
Jack e a se stesso una possibilità e probabilmente, per il momento, questo era
abbastanza.
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Okay, è stato molto più difficile di quanto mi fossi aspettata. Se aveva
pensato che il Maestro il Dottore erano difficili da scrivere, Jack e Ianto non
sono da meno.
È stato difficile perché con Torchwood terrò gran parte degli eventi della
seconda serie, con giusto qualche differenza. Inoltre la relazione tra Jack e
Ianto si evolverà più velocemente; non ho scritto una scena di sesso perché non
ho confidenza nelle mie abilità di descrivere Jack a letto.
La prossima storia sarà di nuovo una MaestroxDottore (Alternerò una storia su
DW a una su Torchwood, tenendo due diverse ma parallele trame che si
incroceranno nell’ultima storia). Non sono sicura se sarà una oneshot o a
capitoli multipli; ci vorrà un po’ di tempo perché ho poco tempo libero ora e
sto rimuginando su una storia piuttosto lunga su Teen Wolf che mi sta
rallentando molto.
Alla prossima |