Vede un bambino – è pallido e solo. Quando gli tende la mano, non ne avverte la carne. Gli occhi accendono di vermiglio la pelle bianca, eppure Frigga non prova mai ripulsa. Lo trova bello, invece, perché, nei colori che indossa, respira la vita. Nero – e nera è la notte. Rosso – e rosso è il sangue. Bianco – e bianca è la neve la morte la nebbia. “Chi sei, giovane visitatore dei miei sogni?” “Io non sono ancora.” Una risposta sibillina, che è insieme minaccia e speranza, come il pianto di un neonato. La musica del perdono e la maledizione di una catena d’amore. |