JUST THE TRUTH
Era nato nella famiglia più
antica e nobile di Konoha.
Non stupiva nessuno che fosse cresciuto con un comportamento
impeccabile, irreprensibile, sempre attento a non dire parole di troppo
e a moderare gli animi più accesi.
Neji Hyuga non si esponeva mai, del resto.
Aveva sempre quell’alone freddo e altero, che gli conferiva
un’aria intimidatoria e fiera.
Nessuno gridava a Neji, nessuno si rivolgeva mai a lui con tono di
scherno o di rabbia.
Perché bastava un suo sguardo di ghiaccio per intimidire
automaticamente chiunque volesse controbattere.
Nessuno sapeva leggere dentro i pensieri di Neji, nessuno sapeva mai
decifrare cosa gli passasse veramente nella testa, e nessuno sembrava
capace di abbattere il muro di riserbo e riservatezza che si era
costruito negli anni.
E con sua somma fortuna, del resto.
Perché ogni persona ha i suoi segreti, ma quello di Neji era
troppo grande da essere confidato a qualsiasi persona.
Pena un vero e proprio scandalo nella famiglia e nel villaggio.
“Ciao Neji! Hinata è in casa?”
Neji fissò impassibile Kiba, che sorrideva tranquillo e
lanciava occhiate curiose all’immenso atrio di villa Hyuga.
“Si sta vestendo. Dovrebbe scendere tra pochi
minuti.”
“Oh. Allora aspetterò qui.”
“Vuoi entrare?” gli chiese Neji cortese, memore
delle buone maniere e dell’ospitalità, ma Kiba gli
fece un cenno negativo, sedendosi scomposto sui gradini
dell’uscio.
“Naa, non c’è problema. Tanto sono in
anticipo, c’è il sole, meglio se sto
qui.”
“Come vuoi” replicò asciutto
l’altro, scrutandolo dall’alto verso il basso.
Stettero qualche istante in silenzio, Kiba che si sistemava i pantaloni
sdruciti e Neji che guardava il cielo.
“Andate ad allenarvi assieme?”
Kiba rialzò la testa alla domanda di Neji, facendo una
smorfia maliziosa.
“A dir la verità…è un
appuntamento.”
Si stiracchiò, non accorgendosi dell’improvvisa
rigidezza che aveva colto il volto di Neji, proseguendo spavaldo.
“L’ho invitata a fare una passeggiata…e
ho intenzione di portarla nel bosco, ho anche già preparato
il cestino da picnic. Ovviamente ha cucinato tutto mia
sorella” gli sussurrò strizzandogli
l’occhiolino complice.
“Bene.” Neji non si sprecò, rimanendo
immobile sulla porta, le braccia incrociate nel morbido yukata bianco.
“Kiba! Ma allora sei già arrivato! Neji niisan
dovevi chiamarmi, mi spiace avervi fatto
aspettare…”
La voce argentina e dolce di Hinata li interruppe; la ragazza di
affacciò timidamente sulla porta, abbassando lo sguardo con
fare modesto e tirandosi in automatismo i capelli dietro le orecchie.
Kiba le sorrise gioioso, mentre Neji la fissò
imperscrutabile.
“Non salgo nelle vostre stanze senza permesso, Hinata-Sama. E
ora, scusatemi, ma torno ad allenarmi. Buona giornata a
entrambi.”
Si eclissò nella casa, lasciandoli sulla soglia a
chiacchierare del più e del meno: Kiba, più
guardava Hinata, più pensava al fatto che, senza dubbio,
quella era la giornata giusta per riuscire finalmente a dirle
ciò che provava.
Il giorno in cui Hinata si fidanzò, per modo di dire, con
Kiba, non ci furono grosse sorprese, alla fin fine: la cotta per Naruto
era ormai acqua passata, anche perché erano mesi ormai che
usciva ufficialmente con Sakura.
Kiba le era sempre stato vicino.
L’amico fidato, sincero, leale.
La persona con la quale si era sempre confidata.
E adesso, anche la persona con la quale avrebbe condiviso un futuro
insieme. Era stato un processo graduale, lento, senza sorprese.
Ma dopo l’uscita insieme al picnic, vi era stata la decisa
accelerata finale.
Suo padre Hiashi non fece commenti, nonostante avesse preferito
qualcuno di meglio di uno del clan Inuzuka. Ma era un bravo ragazzo, un
buon ninja, e avrebbe certamente reso felice quella sua figlia
così delicata e incerta.
Tutti si congratularono con Hinata, tutti erano felici per loro.
Tranne qualcuno, che mascherò perfettamente quanto realmente
provava.
“Ne sono lieto, Hinata-Sama. Spero che sia una scelta
adeguata.”
Hinata sorrise al cugino, gli occhi luminosi, intrecciando le mani come
suo solito.
“Certo che sì Neji-niisan. Anzi, credo che mi
sopravvaluti. Sono io che dovrei chiedermi se sono una buona scelta per
Kiba…”
Neji la trapassò con lo sguardo, guardandola di sottecchi.
Erano nel giardino di villa Hyuga, Hinata seduta su una panca, Neji in
piedi appoggiato a una parete.
“Non dite sciocchezze. Non dovete mai dimenticarvi del vostro
rango. Un ragazzo che esce con voi deve essere alla vostra altezza, mi
sembra logico.”
Hinata rise divertita.
“Neji, ti preoccupi più di mio padre! Non
impensierirti per me, sono capace di scegliere con raziocinio, e Kiba
è il ragazzo che saprà rendermi felice.
Davvero.”
Non si accorse Hinata dello sguardo ombroso che assunse
all’istante il ragazzo. Neji si limitò ad annuire
freddo, voltandole le spalle e dirigendosi verso il campo
d’allenamento.
“Bene. Mi fa piacere vedervi decisa, per una volta nella
vita.”
Solo allora Hinata si accorse delle parole dure e del tono strano, ma
il cugino era già andato troppo lontano.
Neji all’inizio lo aveva negato. Aveva passato mesi cercando
di illudersi che la sua fosse semplice affezione.
In fondo, da quando anni fa Hiashi-Sama gli aveva chiesto di prendersi
cura di Hinata, lui era sempre stato con lei.
Passavano giornate ad allenarsi, senza contare le pause pranzo, alcune
missioni.
Era normale che lentamente avesse imparato a vedere Hinata non
più come un intralcio, ma come una ragazza buona, dolce,
piena di pregi e qualità che raramente si trovavano nelle
persone.
Quello che Neji non aveva previsto era che si sarebbe innamorato di lei.
All’apparenza sempre impeccabile, sempre cordiale e distante.
Ma la realtà era che dentro, molte volte, si sentiva
scoppiare.
A volte la guardava, e lo assaliva un desiderio incontrollabile, che
respingeva con un fermo autocontrollo.
Hinata non si era accorta di nulla, naturalmente.
Come avrebbe potuto del resto sospettare una cosa del genere?
Neji era il ragazzo più sfuggente e misterioso che ci fosse,
e soprattutto non mostrava mai in pubblico i suoi veri sentimenti.
Non andava mai al di là di una gentilezza un po’
meccanica.
Hinata non avrebbe mai potuto capire alcunché.
“Maledizione!”
Neji tirò un juken potentissimo contro un albero,
sradicandolo. Poco importava, tanto ce ne erano a centinaia, di quei
maledetti alberi.
Si legò i capelli lunghi in una coda morbida, gettando per
terra il kimono e restando solo con i pantaloni bianchi.
Era fradicio di sudore, ma continuava senza sosta a colpire tronchi su
tronchi, roba che Rock Lee sarebbe stato fiero di lui.
Erano quelli gli unici momenti in cui Neji poteva realmente essere
sé stesso e dare sfogo a tutta la sua rabbia repressa.
Perché la verità era ahimè semplice.
Era geloso. Follemente geloso. Il pensiero che Hinata, da adesso, si
sarebbe vista con Kiba, lo faceva ammattire.
Aveva sempre inconsciamente sperato che lei sarebbe rimasta sempre una
ragazzina ingenua innamorata non ricambiata di Naruto.
Così anche lui avrebbe potuto continuare a coltivare in
segreto l’amore che provava per lei, senza che nessuno gliela
potesse portare via.
Ma ora tutto andava letteralmente a puttane.
“Merda!” imprecò demolendo un altro
tronco, asciugandosi il sudore della fronte, sedendosi stremato
sull’erba, i capelli che ricadevano lungo la schiena nuda,
l’elastico caduto a terra.
Continuare così, non aveva senso.
Diventare ancora più represso di quanto già fosse
rischiava veramente di farlo ammattire.
Eppure, il pensiero di non vedere più Hinata, di non
condividere più quei momenti della giornata che lo facevano
stare bene…
Il pensiero che adesso Kiba l’avrebbe baciata…
“N-Neji niisan?…”
A sentire la voce della cugina, si girò di scatto, sbarrando
gli occhi candidi. Hinata arrossì all’istante,
distogliendo lo sguardo dal torace di Neji, imbarazzata come non mai.
“Non volevo disturbarti…è che sei
andato via così bruscamente” balbettò
fissando il terreno, scarnificandosi le unghie. Neji la
fissò gelido, stringendo i palmi della mani, ignorando il
forte nervoso che avvertiva nel corpo. Afferrò la lunga
tunica bianca del kimono, indossandola veloce e con stizza.
“Nessuno vi ha detto di venire. Andatevene via, Hinata-Sama.
Subito.”
“M-ma…”
“Subito”
Neji sapeva che era pericolosamente sul punto di perdere il controllo.
L’ultima cosa che avrebbe voluto era che Hinata lo
raggiungesse in quel momento.
Se non andava via all’istante…
“E’ che tu” proseguì la
ragazza titubante “ti sei arrabbiato per qualcosa che non
sono riuscita a capire. È stato quando ho nominato
Kiba…i-io non capisco…”
“Stronzate.”
Hinata spalancò la bocca, sconvolta dal linguaggio usato da
Neji, solitamente sempre così calmo e composto. Lo vide
piegarsi sulle ginocchia, e poi rialzarsi subito avvicinandosi a lei
con sguardo duro.
“Hinata-Sama, non me ne può importare
alcunché di quello che fate con Kiba. Fate quel che volete.
Per quel che mi riguarda, potreste anche stabilirvi da lui, no? Almeno
andreste a balbettare ed essere d’intralcio a qualcuno che vi
sopporta.”
Non voleva dirle quelle cose. Assolutamente. Era il suo orgoglio, la
sua rabbia, il fatto di essere stato colto in un momento in cui si
sentiva veramente vulnerabile a farlo parlare così.
Vide Hinata sbiancare, portandosi una mano sulla bocca, ma invece di
scusarsi, proseguì imperterrito.
“Siete ancora qui?”
Hinata si morse un labbro, ferita, ma poi alzò lo sguardo
con un lampo di risolutezza negli occhi.
“Possibile che tu abbia ancora questo rancore verso di me?
Non voglio credere che mi odi anche dopo tutti questi anni,
Neji!”
“Voi non capite.”
“No, adesso voglio capire!” urlò Hinata
con voce strozzata, cercando disperatamente di attirare la sua
attenzione.
Non capiva.
Non riusciva veramente a comprendere il perché Neji la
stesse trattando in quel modo, e si sentiva ferita.
Vedere in lui quello sguardo cattivo che le aveva rivolto ormai anni fa
la sconvolgeva.
Lui era suo cugino. La persona della famiglia alla quale era
più legata, considerando i rapporti freddi col padre e le
grandi differenze caratteriali con Hanabi.
Neji le era sempre stato vicino, negli ultimi anni, l’aveva
incoraggiata e spronata, sempre senza lamentarsi, ma anzi facendo
grande affidamento sulle sue qualità. Possibile che si era
illusa un’altra volta?
Possibile che adesso si comportasse all’improvviso
così?
“Neji-niisan ti prego…” lo
implorò prendendogli una manica, ma Neji la
guardò con odio.
“E smettila di chiamarmi niisan, Hinata!”
sbraitò all’improvviso, staccandosi
all’istante da lei.
Per un attimo scese il silenzio. Hinata deglutì nervosa,
tremante, fissandolo con i suoi occhi chiari e umidi.
Lo sentì sospirare gravemente, mentre si sedeva per terra
prendendosi la testa tra le mani.
“Diamine…non so cosa mi sia preso,
Hinata-Sama…”
“Non chiamarmi più Hinata-Sama, per
carità. Non farlo, Neji.”
Gli si avvicinò preoccupata, chinandosi a sua volta accanto
a lui, incerta se continuare o meno.
“Cosa…cosa sta succedendo?”
Lui non parlava, gli occhi fissi per terra e il capo chino. Hinata,
apprensiva, lo scosse.
“Neji…dimmi cosa succede…cos’
è questa storia…”
“Lascia perdere.”
“No. Stavolta non lascio perdere. Fino a che non mi dirai
cos’ hai, io…non…non lascio
perdere.” Affermò decisa Hinata.
Neji strizzò gli occhi.
Non ce la faccio più.
“Neji, parla.”
Adesso basta…
“Neji, cosa ho fatto? C’entra qualcosa Kiba? Mio
padre…?”
Tu…
“Io?”
L’ultima domanda morì in gola a Hinata, visto che
Neji era scattato, rialzandosi con tanta foga e afferrandole con forza
un braccio. Hinata lanciò un urlo di spavento, perdendo
l’equilibrio e cadendo all’indietro, ritrovandosi
stesa sull’erba, spaventata, con Neji che le teneva a viva
forza un braccio ed era adesso chino su di lei, i capelli lunghi che le
sfioravano il viso, lo sguardo più risoluto che mai.
“Possibile che sei così ingenua da non arrivarci
da sola?…” ansimò senza mollare la
presa.
“I-i-i-o…n-non…”
tartagliò Hinata spaventata, ipnotizzata dagli occhi di
Neji, avvertendo una stranissima sensazione di calore, il cervello in
fumo, come se iniziasse a subodorare qualcosa di realmente singolare.
Sentì il respiro affannarsi, la gola riarsa mentre fissava
gli occhi bianchi e intensi di Neji che si specchiavano nei suoi.
Neji le prese anche l’altra mano, di modo che Hinata si
ritrovasse stesa a terra, le braccia sollevate sopra il busto, e Neji a
cavalcioni sopra di lei.
Una posizione assolutamente intima, che faceva battere furiosamente il
cuore della ragazza, ormai sempre più consapevole di quello
che stava accadendo.
“Neji…non…io…”
“Dimmi di lasciarti andare le braccia in questo istante, e lo
farò. Dimmi che non vuoi ascoltare quello che voglio dire, e
starò zitto. Dimmi che sono pazzo, e me vado. Ma se invece
stai zitta, Hinata, io non torno più indietro.”
Hinata sgranò gli occhi, socchiudendo leggermente la bocca,
ma ogni parola le morì in gola.
Solo un rauco gemito.
Neji annuì gravemente, lasciandole libera una mano e
scostandole dal viso alcuni ciuffi neri.
“Hinata…io mi sono innamorato di te.”
Non aggiunse altro, Neji, consapevole che altre parole sarebbero state
superflue, che poco senso aveva adesso dire qualsiasi altra frase.
Hinata, gli occhi ricolmi di lacrime, sollevò timidamente la
mano libera, posandola sulle sue guance.
“Io…io…Neji…”
Le labbra di Neji si posarono sulle sue in automatico, e si
sentì fremere.
Era qualcosa di assolutamente mai provato. Nulla poteva essere
paragonabile, nemmeno lontanamente.
Aveva baciato soltanto un ragazzo in vita sua, ovvero Kiba. E solo una
volta, due giorni fa quando lui si era dichiarato e le aveva chiesto di
fidanzarsi.
Un bacio dolcissimo, che l’aveva resa felice.
Ma questo…era tutto diverso. Hinata si sentiva completamente
frastornata, come se il suo corpo fosse diventato leggerissimo, e
rispondesse a stimoli sconosciuti.
Era una sensazione talmente forte da rischiare di mandarla
nell’oblio più totale. La lingua di Neji era
fresca e la stordiva pienamente, il contatto delle mani sulla pelle la
rendeva inerme, abbandonata a molteplici emozioni.
Lo avrebbe baciato per ore. Non si sarebbe stancata mai.
Era qualcosa di talmente forte che fu lei stessa a rialzarsi ed
avvinghiarsi al suo collo, stringendogli forte le braccia intorno,
mentre Neji la teneva saldamente sotto le natiche.
Dopo alcuni minuti si staccarono, arrossati e confusi, guardandosi
dritti negli occhi.
“E adesso cosa facciamo?” chiese lei a bassa voce,
ma senza staccare le mani dalle sue spalle. Neji le carezzò
la fronte, annuendo pensieroso.
“Tu cosa pensi che dobbiamo fare?”
“Io…non mi sono mai sentita
così…viva. Per quanto tutto mi sembri
assurdo…questo è qualcosa che non ho mai provato,
ma se dovessi cercare di dargli un nome…Oh dio, Neji, non
lasciarmi…non lasciarmi adesso, ti prego
stringimi…”
Hinata si stoppò, tremante.
Aveva sentito il cuore battere per Naruto, nelle sue cotte
adolescenziali.
Si era sentita bene quando passava del tempo accanto a Kiba, sempre
molto rispettoso nei suoi riguardi.
Ma questo…questa era qualcosa di paralizzante. Le annebbiava
i sensi, la confondeva, le faceva provare sensazioni che nemmeno
pensava potessero esistere.
Il suo corpo rispondeva a una miriade di stimoli, e più
guardava Neji più si sentiva ardente di desiderio, sentiva
una voglia incontenibile di accarezzarlo ovunque, di baciarlo.
Era come se si fosse risvegliata una parte di lei che mai avrebbe
pensato potesse esserci. Un’Hinata sconosciuta, ma
terribilmente affascinante.
Gli strinse le braccia intorno al collo, sfiorandogli la fronte con la
sua, abbandonandosi completamente a lui.
“Neji…Neji…”
Lui le baciò lievemente il collo, abbassandole delicatamente
una spallina del vestito, passando poi a baciarle la spalla.
Hinata fremette quando sentì le sue labbra e la lingua
posarsi sulla stoffa del reggiseno, e si arpionò a lui,
sollevandogli la tunica bianca e premendo le mani sui muscoli tesi
della schiena nuda.
Neji rialzò il volto, ebbro di desiderio, baciandola ancora,
carezzandole il viso e subito dopo fissandola, incantato dal suo ovale
così morbido e armonioso, dalle ciglia lunghe, gli occhi
grandi ed espressivi.
Si sentiva felice. Per la prima volta in vita sua aveva fatto la cosa
giusta al momento giusto, e finalmente ora si sentiva libero, senza
più i terribili paletti della sua infanzia e della sua
adolescenza.
La persona che più aveva odiato era ora diventata
l’unica che il suo cuore potesse concepire di amare.
Non sapeva come avrebbero potuto affrontare i pregiudizi, i mormorii
delle persone, l’ira di Hiashi, lo sconcerto dei loro amici e
di Kiba…
Ma al momento tutto passava in secondo piano.
La stringeva tra le braccia, sentiva il suo respiro sottile, avvertiva
un brivido lungo tutto il corpo ora che le sue mani piccole gli
accarezzavano il torace glabro.
Arrivati a questo punto, Neji non poteva che avere una certezza.
Non avrebbe mai più potuto rinunciare a Hinata.
NejiHina, of course, dedicata naturalmente a tutte le amanti
hyugacestose come me!
Soddisfatta del posto ottenuto al concorso, ringrazio le giudici e
ringrazio tanto anche per il bellissimo bannerino!
E soddisfatta anche per
come è venuta: e io sono una criticona pazzesca con le mie
storie, fidatevi. Ma a volte le eccezioni ci stanno, direi! Saranno
anche un po' ooc, a un certo punto, ma come dire...la situazione
è decisamente particolare eheh.
Oltre alle amanti del pairing, tra tutte le persone a cui la posso
dedicare direi che in primis stavolta ci va Leti, fedelissima alleata
NejiHina.
Poi la cara Susi che ha creato il disegno NejiHina più bello
che esiste^^
E poi a Robi, il mio frollino.
Beh...commentate, mi raccomando^^
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