AnGeLo
cUsToDe
-Voi ci
credere negli angeli custodi?- esordì Claire, attirando
l'attenzione degli altri su di sé. Si erano riuniti
lì in biblioteca per fare i compiti, ma alla fine i libri
erano stati chiusi e i ragazzi avevano cominciato a chiacchierare,
stando attenti a mantenere un tono di voce accettabile per non
disturbare gli studenti che si trovavano lì per studiare. Il
gruppo era costituito da: Roland e i suoi bellissimi dreads, Cam il
rockettaro, la simpatica Arriane, e due nuove arrivate alla Sword
& Cross Octavia e Claire.
-Non credo di averci
mai pensato seriamente...Sono un po' scettica...- rispose Octavia,
inclinando la testa da un lato come per concentrarsi meglio, poi
rivolse la stessa domanda a Roland -E tu che ne pensi?-
-Credo sicuramente che
ci sia qualcuno che ci aiuta e ci protegge nella vita...-
rispose lui, dopo essersi scambiato alcuni sguardi complici con Arriane
e Cam e intanto, mentre Claire diceva la sua, si sistemò un
dread ribelle che era sfuggito dall'elastico per capelli rosso.
-Mia madre mi ha
sempre detto che ognuno ha il suo angelo, lei crede molto in queste
cose.-
-Chissà se
esiste un modo per mettersi in contatto con il proprio angelo...-
-Non credo.-
commentò Cam, che se ne stava seduto con le gambe allungate
sotto il tavolo e le braccia incrociate -Il tuo angelo custode alberga
nel tuo cuore e, anche se non lo vedi, sai che c'è e che ti
aiuterà- Octavia ascoltò con attenzione le sue
parole e, quando lui si volse verso di lei e i loro sguardi si
incontrarono, per un attimo le parve di perdersi nel verde dei suoi
occhi.
-Ma come siamo
profondi oggi!- commentò Roland, dando una spintarella a
Cam, il quale sorrise.
Decisero di finire i
compiti così ripresero tutto il necessario: c'era chi era
alle prese con i numeri, chi con ricerche storiche. Impilati davanti a
Roland e Cam c'erano dei libri molto grossi con le pagine ingiallite
dal tempo e le copertine rovinate di un color marrone scuro, mentre
Arriane, Octavia e Claire consultavano il libro di matematica e
dividevano una calcolatrice arancione shocking.
Quando Cam si
alzò per andare a cercare un altro libro da aggiungere alla
pila che già si era creata sul tavolo, Octavia
notò con sorpresa che sulla nuca aveva il tatuaggio di un
sole e, istintivamente, si chiese se per lui fosse stato doloroso
farlo. Il ragazzo tornò al suo posto, soddisfatto di aver
trovato ciò che cercava e, quando si sedette, il suo sguardo
incontrò quello incuriosito di Octavia e un leggero sorriso
increspò le sue labbra, lei ricambiò il sorriso
con un velo d'imbarazzo.
Dopo un'ora abbondante
tutti avevano finito i loro compiti e se l'erano svignata, dirigendosi
dritti nelle loro stanze. Solo Octavia se ne stava ancora lì
a raccogliere le sue cose, impilò i libri e li
sollevò, tenendoseli stretti al petto e,quando
alzò lo sguardo, vide che Cam era appoggiato al grande
tavolo su cui prima avevano fatto i compiti e attorno al quale si erano
riuniti e la stava aspettando, anche lui con i libri in mano.
-Oh- le
sfuggì, quando i loro sguardi si incontrarono -Grazie per
avermi aspettato-
-Di nulla- e le fece
l'occhiolino
Si diressero verso
l'uscita e lui, con un gesto galante, tenne la porta aperta per far
passare prima lei. Andarono in direzione delle loro stanze e ,mentre
camminavano, Cam osservava la ragazza e notò un curioso
braccialetto attorno al suo polso: una brillante catenina d'argento con
un ciondolo a forma d'angelo.
-Avevi detto di non
credere negli angeli...- commentò indicando il gioiello
-Oh, questo. Me l'ha
dato una mia amica prima che venissi trasferita qui-
raccontò lei, guardandosi distrattamente intorno, mentre si
perdeva nei ricordi -Mi ha detto che mi avrebbe protetto. E
comunque non ho detto che non ci credo, sono solo un po' scettica
all'idea, ma chissà, magari esistono davvero e ci seguono
giorno per giorno, aiutandoci...- e così dicendo si
sistemò gli occhiali blu elettrico sul naso
-Hai sempre gli amici-
disse lui, avvicinandosi alla ragazza e passandole un braccio attorno
alle spalle. Lei rimase stupita da questo so gesto, ma colse
l'occasione per godersi la vicinanza di Cam , il quale
continuò dicendo: -L'amicizia è un legame molto
importante-
-Già, i
veri amici ci sono sempre- Octavia abbassò lo sguardo -Anche
se non ne ho mai avuti molti...-
-Non solo io, ma anche
Roland, Arriane e tutti gli altri, ci saremo sempre, ricordatelo-
disse, guardandola intensamente nei suoi profondi occhi castani, che
avevano delle curiose screziature dorate.
-E ovviamente anche io
per te!- gli rispose lei sorridendogli sinceramente. La ragazza si
portò istintivamente una mano alla tasca sinistra, per poi
realizzare ,con una certa tristezza, di non avere più con se
il suo fedelissimo Nokia, così sbuffò e
,sconsolata, riportò la mano a sorreggere i libri.
-Non è
facile scrollarsi di dosso le vecchie abitudini, eh?-
-Già-
-Se sei interessata,
conosco qualcuno che può procurarti un nuovo cellulare...-
le disse Cam all'orecchio
-Oh, Cameron. Non
serve che ti metti nei guai...- rispose lei.
-Era da un po' che
qualcuno non mi chiamava “Cameron”- Le
confessò con un'espressione sorpresa dipinta sul volto.
-Lo preferisco al
soprannome, io di solito sono una che chiama le persone con il loro
nome completo. Comunque chi sarebbe questo tuo amico?-
-É Roland-
rispose Cam, passandosi distrattamente una mano tra i capelli neri
-Grazie, buono a
sapersi- disse lei con un sorriso
Il caso volle che le
loro stanze fossero vicine: Cam la 44 e Octavia la 43.
Così i due
si ritirarono entrambi nella propria stanza.
whv
Octavia non
aveva la minima idea di dove si trovasse.
Le uniche cose di cui
era certa era che aveva molto freddo (talmente tanto da farle battere i
denti) e che doveva essere notte fonda, perché riusciva a
vedere le stelle.
Tutto attorno lei era
nero: dal cielo alla strana polvere nera che sembrava ricoprire tutto
di quel mondo.
Non sapendo dove
andare, la ragazza cominciò a camminare a vuoto,
abbracciandosi le spalle in un vano tentativo di scaldarsi.
Inciampò su una pietra nera e riuscì a prendere
al volo gli occhiali da vista prima che facessero, di conseguenza, una
fine rovinosa.
Ad un certo punto la
consapevolezza che non ci fosse niente e nessuno lì la
schiacciò come un macigno, e Octavia si sentì
talmente pesante che dovette accasciarsi a terra. Si
appoggiò le mani sul petto e cominciò a
respirare affannosamente come se qualcuno l'avesse chiusa in una stanza
e la stesse progressivamente privando dell'ossigeno.
-Okay, niente panico.
Calmati- si disse, cercando di riprendere il controllo.
Annuì, appoggiò le mani a terra e si
risollevò, per poi battersi le mani sui pantaloni, per
pulirle da quella strana polvere nera.
Improvvisamente
sentì un rumore dietro di lei. Octavia tese l'orecchio e
tentò di capire cosa fosse. Le sembravano tanti battiti
d'ala ma, quando quel suono si avvicinò, si rese conto che
non era ciò che si aspettava: ciò che produceva
quel rumore erano delle schegge di ghiaccio appuntite che brillavano e
si stavano dirigendo verso di lei fluttuando, pronte a trafiggerla.
Spaventata, si mise a
correre il più velocemente possibile, con il cuore in gola e
le si mozzò il respiro quando si trovò davanti ad
un baratro. Si guardò intorno e terrorizzata e
notò che c'era una grande scala a chiocciola di pietra nera
che scendeva e finiva nel buio disegnando una grande spirale. Decise di
scendere e per un attimo, soltanto un momento si sentì al
sicuro.
Finché
l'imponente scala non cominciò a sgretolarsi.
Octavia rimase
lì, immobilizzata dalla paura, finché anche il
gradino sotto i suoi piedi crollò.
Ma qualcuno
afferrò la sua mano prima che precipitasse nel
buio.
-Ti prego, non farmi
cadere!- Urlò terrorizzata la ragazza
Lo sconosciuto la
sollevò con tale naturalezza che sembrava che per lui il
peso della ragazza fosse equivalente a quello di una piuma.
Quando fu di nuovo a
terra, alzò lo sguardo per vedere il suo salvatore, ma lui
le aveva già voltato le spalle. Lo sconosciuto
guardò il cielo nero punteggiato da stelle bianche,
allargò le braccia e dispiegò delle ali, ma non
erano bianche come quelle degli angeli, avevano dei riflessi dorati che
le rendevano estremamente luminose.
Una luce abbagliante
investì Octavia e lei fece appena in tempo a notare che
sulla nuca del ragazzo c'era il tatuaggio di un sole che sembrava
brillare di luce propria.
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