Il ritorno di Artù

di Sharazad_90_
(/viewuser.php?uid=604544)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


La rugiada bagnava ancora le foglie degli alberi, poichè i primi raggi del nuovo sole erano ancora così deboli da non riuscire ad asciugarla del tutto, quando nei boschi che circondavano Camelot, il regno della regina Ginevra, si incominciarono a sentire i rumori prodotti dagli zoccoli di un cavallo lanciato a tutta velocità. I contadini che iniziavano la loro giornata e che si incamminavano dalle loro case ai campi nel vedere quel cavaliere, che portava lo stemma del drago simbolo dei Pendragon, lanciarsi così di corsa verso il castello, si guardarono sbalorditi. Cosa era potuto accadere per giustificare tanta fretta? Da un anno a quella parte, precisamente dalla morte di Artù, avevano goduto di un'annata di prosperità e di pace. La regina Ginevra infatti si era dimostrata buona e capace, alla pari di un uomo e aveva portato pace e prosperità alla sua gente, riportando gradualmente e con grande stupore di tutti, la magia nel regno. Così chi praticava ancora l'Antica Religione non era più stato costretto a nascondersi e nel regno era tornata pian piano la pace. Com'era prevedibile subito dopo la morte del re erano iniziati a giungere da ogni luogo e da ogni dove re e principi che avevano tentato in ogni modo di conquistare il cuore della regina. Ma Ginevra era irremovibile. Ancora profondamente innamorata del marito, aveva fatto della prosperità del regno la sua unica ragione di vita. Ma ora quella sfrenata corsa di quel cavaliere nei boschi sembrava già rompere quella pace e serenità che si era così faticosamente creata. Quando Ser Leon giunse al castello, la regina era già nella sala del trono a discutere con i suoi consiglieri. Era giunta voce a corte infatti che da un mese a quella parte i sassoni si stavano radunando sotto la guida di un nuovo capo e questo aveva causato grande scompiglio ed agitazione. Ma finchè quelle voci rimanevano infondate Ginevra aveva deciso di non allarmare il suo popolo. Ser Leon smontò da cavallo e con i vestiti ancora impolverati si diresse nella sala del trono. Era ancora il cavaliere fedele e leale che era sempre stato e quell'anno Ginevra lo aveva nominato suo Campione affidandogli i compiti più importanti, come ad esempio l' addestramento dei nuovi cavalieri, compito che una volta era toccato a suo marito. Dopo la battaglia di Camlann,l'esercito aveva subito numerose perdite e solo grazie agli sforzi di Leon e Ser Parcifal , Camelot aveva potuto di nuovo disporre di nuovi numerosi cavalieri. Ma, questa vicinanza alla regina aveva fatto in modo che nel cuore di Leon si formasse un sentimento nuovo, mai provato che lo sconvolse dall'interno. Il rispetto e la legittima stima, si erano infatti mutati nel cuore del cavaliere in qualcosa di più profondo ed ora, finalmente, vedeva Ginevra come una donna. Una donna da amare, proteggere, desiderare.... Ma il senso dell'onore era troppo radicato nel suo cuore per permettergli di fare il primo passo. In quel lungo anno aveva potuto costatare che il cuore, la mente e i sentimenti della regina erano solo per il suo defunto re e si era accontentato di starle accanto, di consigliarla, di consolarla. Ma nel suo cuore continuava ad ardere la speranza. Artù era morto, Ginevra era giovane...per quanto tempo ancora poteva vivere nel ricordo del marito morto? A tutto questo pensava Ser Leon quando spalancò la grande porta della sala del trono e vide la regina era all' in piedi di fronte alla grande tavola rotonda, simbolo di uguaglianza e fedeltà, circondata dai suoi devoti consiglieri. Alla sua destra l'immancabile Gaius,il suo braccio destro. Gwen guardò Leon con un'espressione di sconcerto. Il suo volto era sempre dolcissimo, incorniciato dai folti capelli neri, ma nei suo occhi c'era un alone di infinita tristezza. Erano come due grandi laghi neri, che emanavano un'indicibile tenerezza mista a dolore ed erano sempre così da quando era morto Artù. Si illuminavano e tornavano alla vita solo in quel frangente di secondo quando si sentiva aprire una porta. Allora la regina alzava lo sguardo e i suoi profondi occhi sembravano due stelle nella notte. Guardava nella speranza di poter vedere entrare, anche solo per un secondo, il suo amore perduto. Ma quando si rendeva conto che questo era impossibile il suo sguardo tornava triste. Erano quegli occhi che Leon amava di più ed alcune volte gli piaceva immaginare che quello sguardo pieno d'amore era per lui. Si ricompose dopo un frangente di secondo. -Altezza, purtroppo porto cattive notizie!- esclamò tutto di un fiato. -Ser Leon, dite pure...- lo sollecitò Gwen. -Si tratta dei sassoni! Purtroppo quelle voci che circolavano erano vere! Li hanno visti sbarcare all'alba nelle nostre coste e sono un numero enorme...-precisò Leon. -Quindi i nostri timori si sono avverati!- intervenne Gaius. -Dobbiamo radunare le truppe...-consigliò allora la regina, ma la sua voce tremava. -E affrontarli prima che arrivino nei villaggi! Non oso nemmeno immaginare cosa sarebbero in grado di fare al mio popolo se...- -Maestà,sarebbe tutto inutile!-la interruppe subito il cavaliere. -Sono troppo numerosi per noi!- -E allora cosa faremo?-si allarmò lei. -Maestà....-si pronunciò ancora Leon. -L'unica soluzione sarebbe un'alleanza con tutti i regni vicini.....-. Gwen si scurì in viso. Dopo la morte di Artù, tutti i re vicini l'avevano riconosciuta come l'unica e sola legittima regina di Camelot, ma non si erano mai dimostrati particolarmente amichevoli nei suoi confronti. Anzi avevano cercato addirittura di "combinare"matrimoni con lei per assimilare Camelot ai propri regni. E ora proprio lei doveva proporre strategie di battaglia! Avrebbero riso e ogni uno avrebbe pensato al proprio regno. -Se solo ci fosse Artù qui con me.....- penso Gwen allarmata. Leon sicuramente dovette aver interpretato i suoi pensieri, perchè aggiunse allarmato:-Maestà sarebbe l'unico modo! Unendo tutti gli eserciti forse avremmo una possibilità....-. Ginevra riflettè un secondo ma poi aggiunse:-Ser Leon, io non avrei niente in contrario...riunirò un consiglio con tutti i sovrani dei regni vicini e decideremo il da farsi! Ma dobbiamo muoverci..oggi stesso manderò i messaggeri...-.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2363689