Gorgoglìo.

di hiccup
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Quattro gennaio: anche le belle cose hanno fine.

 
 
“Hai mai immaginato a delle alternative possibili a determinate decisioni? Agli e se? che avrebbero potuto esserci nelle scelte che hai compiuto?”
“Io vivo di e se, perennemente. Ogni volta che parlo con qualcuno dopo aver finito la conversazione mi torturo con queste domande inutili.”
 


 
A dir la verità non so bene
che cosa avrei voluto che accadesse.
Ho agito forse con irrazionalità,
per una volta, giusto un battito di ciglia;
non riuscivo più a districarmi,
a sopportare quel silenzio vuoto,
quei dialoghi vaghi dal sapore vacuo.
E ho d’improvviso cessato di credere
nelle cose belle senza fine.
 
Il nostro era un bel rapporto, non credi?
Un’amicizia sincera e vissuta sul palco illuminato;
un arazzo pregiato e striato d’orgoglio leale.
Tuttavia, lentamente, inesorabilmente,
il tessuto ha iniziato a sfaldarsi,
sfibrarsi, sciogliersi;
è caduto a terra infine,
tra il fango e la polvere.
E noi con esso.
 
 
A dir la verità non so bene
Che cosa avrei voluto che accadesse:
forse mi aspettavo una scesa in campo
una rincorsa
una presa di posizione
un azzardo
una richiesta
un ultimatum;
le cose ancora mi sfuggono.
 
Ma ora è tardi, no?
La notte si avvicina, è tardi, è freddo;
il lume scricchiola minacciando di spegnersi.
A volte m’immagino le alternative, quei “e se?”:
sono un’inesauribile sognatrice, dopotutto.
 
Prima o poi tornerò con i piedi e lo sguardo
a terra, pronta a realizzare che anche
le belle cose hanno una fine.
Purtroppo.
 

 
*


 




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