NIJUUICHI

di palanmelen
(/viewuser.php?uid=13089)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


NIJUUICHI

Ti svegli una mattina e pensi che non sarà una giornata felice.
Sì. È quasi una sensazione di nostalgia.
Perché ti svegli in un letto stretto e ti senti solo.
Fuori dalla stanza l’aria è gelida e il cielo sembra cristallo.
Apri la finestra e l’inizio dell’inverno ti pizzica le ossa.
O guardi gli ultimi nembi d’estate portati via dal vento.
Ti senti improvvisamente più vecchio e ti sembra che qualcosa ti stia scivolando inesorabilmente via, come
sabbia troppo veloce nella clessidra prima della partenza;
il suo vestito leggero la prima volta che vedi un corpo nudo;
quel ricordo che sporcava le mani lavato via dalla pioggia violenta.
E vorresti che tutto si fermasse per un momento, perché non sei ancora pronto ad andare avanti, vorresti per un momento che il prossimo passo arrivi quando avrai finito di vivere questo.

Ti svegli una mattina e pensi che finalmente sei grande.
L’impazienza che ti accompagna da mezza vita, s’acquieta, per la prima volta.
Ti fermi, ed ora puoi pensare che, in fondo, ne è valsa la pena. Che hai perso un sacco di tempo, che hai fatto un sacco di errori, che hai rischiato tutto un sacco di volte, ma, ehi!, sono qui, sono arrivato, lo vedete tutti?
E, per tutti i divini cuochi del mondo, che cosa c’è da guardare indietro? Cosa c’è da cercare in avanti?
Se è tutto qui, ed è tutto qui ora.
Non vale stemperare la propria giovinezza in mille problemi, e poi fare i vecchi per il resto della vita, come non vale lamentarsi del proprio cuore quando non si è mai avuta l’onesta pazienza di starlo a sentire.
Gli altri ti guardano cercano dubbi e ansie e rughe precoci nei tuoi occhi ben aperti sul mondo; non li trovano, ed un po’ è sollievo e un po’ sorpresa.
Ridi di loro, ridi forte. Sentiti uomo tra bimbi sperduti.
Che imparino da te, quei giovani signori, che il tempo non è un problema, che è l’intensità di un istante a toglierti il fiato, e che bisogna stringersi addosso la redenzione, non la pena.
È il tuo compleanno, oggi.
Non sei triste, nulla ti può mancare, non sei mai solo.
Sei tu che lo decidi, e nulla è mai stato così esaltante di quest’essere in te e solo per te.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=239551