Collegato4
Nome autore: Miwako_chan
Pacchetto scelto: Bonaventure; Wrecking
Ball, Miley Cyrus
Titolo della storia: Collegato
Introduzione: Naruto e Sasuke vivono una
relazione a distanza, ormai vicina al tracollo. Naruto non si sente
corrisposto, mentre Sasuke è soffocato dagli impegni
lavorativi. Sono entrambi egoisti, anche
se in modo diverso, e terribilmente confusi: stare insieme è
sbagliato, ma lasciarsi lo è altrettanto.
Collegato
“Che cazzo
vuol dire che non puoi venire?”
Sasuke si alza di
scatto dalla scrivania, pentendosi all'istante di aver risposto alla
chiamata.
“Te
l’ho già spiegato, hanno spostato la riunione a
questa mattina, dipende tutto dai dirigenti ed è un gran
casino. Non posso mancare, sono io a capo del progetto e piantarli in
asso adesso è fuori discussione.”
“Eh? E allora? Mi
stai dando buca un’altra volta! Ma lo sai da quanto cazzo non
ci vediamo?”
“Finiscila
di dire ‘cazzo’ a ogni frase, porca
troia.” Lo riprende brusco, mentre esce in fretta e furia
dall’ufficio chiudendosi la porta alle spalle.
“Quattro
settimane.”
Rimane per qualche
attimo in silenzio, cercando invano di ricollegare insieme date e
giorni.
“Cosa
credi?! Guarda che non posso fare altrimenti.” Prorompe poi,
percorrendo a passo svelto il corridoio alla ricerca di un bagno libero
dove poter parlare con un minimo di riservatezza.
“Certo! Possono
cambiarti i piani come cazzo gli pare e chi se ne fotte se hai preso i
giorni di ferie! Perché non ti fai rispettare una volta
tanto?!”
Dà
un’occhiata veloce all’orologio sul polso. “Non
c’entra niente,” Replica spiccio, senza neanche
tentare di dosare l’arroganza. “al momento il
lavoro ha la priorità. Non ho nemmeno il tempo di respirare
e come se non bastasse mi devo pure subire le tue lamentele da
rompicoglioni.”
“Qui il
rompicoglioni sei tu, che riesci a smontare qualsiasi tentativo di
avere una sana relazione!”
Una sana, cosa?
Quell’idiota non fa altro che usare parole a caso. Non
c’è niente di sano in tutta questa storia.
Fa appena in tempo a spalancare la porta dei servizi, quando viene
intercettato da Kiba Inuzuka, suo collega oltre che ex-compagno
casinista delle superiori.
“Yo! Uchiha!
Vedi di darti una mossa, tra poco iniziamo.” Vocia,
mollandogli una fin troppo energica pacca sul braccio.
Sasuke richiude la
porta dei bagni davanti a sé con stizza, rinunciando ad
andarci, e gli fa cenno di aspettare un secondo.
“Sì, ma
muoviti, eh.” Dice iniziando ad avviarsi verso la sala
riunioni. “Con la tipa ci parli un altro giorno.”
“O-i! Ci sei o
no?”
“Pensi che
mi diverta?” Mormora poi, dopo aver aspettato che il collega
svoltasse l’angolo.
“Nah,
penso che però potresti decidere meglio le
priorità della tua cazzo di vita.”
Ha voglia di
insultarlo, tanta. Parla come se fosse lui l’unico a starci
male. “Dal momento che la situazione è questa,
qualche compromesso significa che l’abbiamo già
preso.” Replica sforzandosi di risultare democratico.
“Non so nemmeno di
che stai parlando!”
Che diavolo! Ora lo
ammazza! Non tenta neppure un minimo di mitigare la discussione. Si
ritrova a stringere le nocche della mano libera con fare nevrotico.
“Io
non sono sceso a patti con nessuno. Sono lo stesso di sempre e se
c’è qualcuno che ha cambiato idea quello sei
tu.”
“Naruto,
ora…”
La porta dei bagni si
apre di colpo e riesce a pelo a scansarsi per non rimanere in mezzo al
passaggio. È uno dei suoi superiori, quello alto e
allampanato che sopporta poco.
“Uchiha, ma sei ancora qui! Vedi di non farti
aspettare.” Commenta con tono irritato, come se per lui non
valesse la stessa cosa. “Dobbiamo dare un’ottima
impressione se vogliamo convincerli a dovere.”
Sasuke annuisce e
corruccia le sopracciglia, esasperato, poggiando la schiena al muro.
“Ti amo,
‘ttebayo.”
Glielo dice
così, all’improvviso. Imprevedibile e sconcertante
al solito, senza filtri. Pessimo tempismo.
“Devo
andare. Ti richiamo più tardi, appena
poss—”
Prima di poter finire
la frase, la linea cade di colpo.
Risposta sbagliata,
Sasuke.
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“Ohi,
Naruto.”
Sono le due di notte,
che razza di orario per chiamare.
Sbadiglia mollemente
in faccia al telefono.
“Lo sai che
ore sono?”
“Sì, no…”
Uzumaki attende una
risposta coerente, non che gli importi, intanto però il
cervello si riattiva.
“Sono le due. Sono
tornato a casa da poco, volevo un attimo di tranquillità per
parlarti, magari ti sbollivi anche la rabbia nel frattempo.”
‘E dove diavolo sei
stato fino adesso?’ Vorrebbe chiederglielo,
pretendere una risposta, ma si trattiene. Non saprebbe che farsene
delle sue spiegazioni, fatto sta che si è deciso a comporre
il suo numero soltanto ora.
“Che c’è?” Biascica,
grattandosi una chiappa da sotto i boxer. Il lenzuolo si è
ammassato in fondo al letto durante la notte, in mezzo ai piedi.
È fastidioso e per questo lo scalcia via in malo modo.
“Ascolta, mi
dispiace per oggi. Se avessi potuto fare diversamente,
l’avrei fatto.”
“Uhm,
yeah.”
“Potrei
farmi dare il prossimo fine settimana, se riesco a smaltire tutte le
pratiche per tempo e se per te va bene.”
Se lo immagina mentre
sfoglia un’agenda, un’agenda piena
d’impegni e cose forse importanti di cui però non
capirà mai il senso. Gli viene l’amaro in bocca se
pensa a come abbiano fatto a creare una distanza del genere tra loro
senza quasi accorgersene. Sono sempre stati diversi, è vero,
ma non in quella maniera insostenibile.
“Non saprei,
dovresti chiedere alla mia segretaria.” Replica un
po’ ironico, un po’ disperato.
“Ah?
Sto parlando seriamente, idiota.”
“Mi hai
fatto girare così tanto le palle oggi, Sasuke, e ora vieni
ancora a rompere con ‘ste boiate. Se fossi stato al tuo posto
non ci sarebbe stata scusa che tenesse, il problema è che
dai sempre l’impressione che non te ne importi mai
abbastanza, o almeno non quanto a me. E questa situazione sinceramente
mi fa schifo.”
“Cosa
non capisci quando ti dico che non potevo fare altrimenti?!”
“Niente, non
capisco un cazzo di niente, Sasuke.”
Ribatte con lo stesso tono spocchioso, calcando bene
l’accento sul nome dell’amico nel pronunciarlo.
“Non
ho detto questo.”
“Nah?”
Uchiha sospira con
forza, non ha più voglia di portare avanti una conversazione
del tutto insulsa e snervante come questa.
“Mi sembri
stanco, forse è meglio se ci sentiamo domani mattina. Che
diavolo mi è venuto in mente di chiamar—”
“Vero. Sono
stanco di te.” La spara con rabbia camuffata da menefreghismo.
Sasuke non risponde
subito, sembra rimuginare. Naruto percepisce la sua presenza distinta
dall’altra parte del telefono. In una stanza
d’hotel, perché no? Lo immagina in una stanza
d’hotel alla luce di un’abatjour, con
l’agenda poggiata sulle ginocchia. Uno di quei tipi in giacca
e cravatta che ti vien voglia solo di stendere a craniate in piena
fronte.
“Prendiamoci
una pausa.” Dice poi, interrompendo il
silenzio. Il suo tono di voce è duro e freddo, senza nessuna
flessione particolare.
“Che
intendi?” Naruto lo sa, ma detesta quando Sasuke gira intorno
alle cose, gli fa capire che non ha abbastanza palle per dirle
chiaramente. Prendersi una pausa è dire tutto senza dire un
cazzo.
“È
evidente che non siamo in grado di gestire una relazione a
distanza.”
Non
l’ascolta nemmeno. “Mi stai mollando?”
‘Mollare’.
I ragazzini si mollano, i post-adolescenti come loro al minimo si
lasciano, ma il verbo ‘lasciare’ è
davvero troppo difficile da pronunciare anche per uno come Uzumaki. È un termine solido e concreto,
ha una sua dose di realtà che non può essere
ignorata.
“Non
facciamo altro che litigare, discutere su questioni inutili. La
verità è che ci stiamo rovinando.”
Vuole chiudere la
chiamata, possibilmente dopo avergli sbraitato un bel ‘vaffanculo!’contro. Ha il bisogno quasi
fisico di stritolare la sua stupida compostezza tra le mani, il suo
imbecille nascondersi dietro muri d’impassibilità,
che alla fine sono solo muri fatti di niente. Lo sa perché
ne ha già distrutti a decine, sempre nuovi e sempre
più alti.
'Non voglio che ci lasciamo’ Se
l’avesse davanti agli occhi ora, lo abbraccerebbe stretto e
gli direbbe queste esatte parole. Ma Sasuke non
c’è.
In questo momento ha
soltanto un cellulare tra le mani che gli attira rabbia su rabbia, dei
sentimenti non corrisposti e un buco allo stomaco perché non
ha cenato.
‘giorno.
Naruto Uzumaki,
ventitré anni di fancazzismo, proclamazioni ad alta voce e
migliori amici boicottatori.
Lavora part-time come
fattorino, il datore è suo zio dinonsoqualegrado
Jiraiya che si prende cura di lui da quando era un ranocchietto brutto
e spennacchiato. Al sabato cerca di fare il cameriere in un pub,
— cerca — perché spacca più
cose che altro, ma finché non lo licenziano va
più che bene.
Iscritto dall’anno scorso alla facoltà di Lettere,
esami dati: tre.
‘Che resoconto di merda, così sembro uno
sfigato’ Medita, sfregandosi la zazzera bionda.
Le cose comunque sono andate nettamente peggiorando da quando lui e
Sasuke si sono lasciati, lasciati… mah, hanno deciso di
relegarsi nel limbo del: ‘non ce la faccio, è
troppo difficile’. Non lo sente più da settembre.
Ha cercato di inculcarsi in testa che era meglio così, che
erano fatti per essere amici e non amanti, compagni, —
partners —, gli s’intorta la lingua a cercare una
definizione per loro due. Più di una volta l’ha
pure considerato una sorta di fratello, indi per cui è
meglio lasciar perdere la questione.
Entrambi non erano riusciti a mettere da parte quelle che al momento
consideravano le priorità della vita: lui con
l’università e lo zio chenonsipuòlasciaresolo!
a cui badare, l’altro con la sua carriera appena
avviata, i suoi progetti per progettare, progettare cose che diventano
altre cose… che diavolo faceva Sasuke?
Forse avrebbe dovuto interessarsi prima.
Magari dirgli che gli
mancava, qualche volta in più non avrebbe guastato e poi
sarebbe stato sincero. ‘Troviamo
una soluzione prima di… Come aveva detto lui? Prima di
rovinarci, ecco’.
‘Mi masturbo ogni volta dopo aver sentito la tua voce al
telefono’ Ha come l’impressione che
avrebbe dovuto dirglielo, urlarglielo in faccia. Ancora adesso, a
distanza di mesi, gli viene l’impulso di comporre il suo
numero e dichiararglielo senza remore, come se realmente servisse a
qualcosa, poi.
‘Ho
ventitré anni e ho voglia di fare sesso con te’
È normale che sia così, eppure Sasuke, mentre
erano lontani, non gli ha mai confidato nulla del genere. Naruto
avrebbe capito che in fondo erano uguali, che non era necessario
guardarsi in cagnesco da fronti nemici. Che erano alla pari.
‘Sarebbe stato bello
sapere che non ero il solo a piangere come un ameba spiaggiato sul
letto’ Lo pensa con una smorfia sconsolata,
tirando fuori tutta la sua lagnosità da ragazzo terrorista.
‘Non
sono mai caduto in depressione prima, non riuscivo nemmeno a
immaginarmi cosa volesse dire essere depressi, l’ho capito
soltanto quando dopo una settimana senza lavarmi non ne sentivo ancora
la necessità. Mi sono obbligato a farlo prendendomi a
schiaffi’.
Tiene le mani cacciate nelle tasche del parka marrone scuro, ancora
quello della prima superiore, con l’ecopelliccia sul
cappuccio ridotta a una sorta di deiezione di topo.
Il nevischio
s’interrompe non appena scende gli scalini della
metropolitana. Perde minuti a cercare il biglietto, arrotolato in fondo
a qualche meandro del cappotto consunto. Il cellulare nel frattempo
squilla. Guarda velocemente lo schermo: è Jiraiya.
Si piazza il cellulare sulla spalla pigiandoci contro
l’orecchio per tenerlo fermo, e intanto continua a cercare.
Il vecchio gli chiede
le solite cose: se la consegna è andata bene, se erano
soddisfatti dei nuovi articoli, se torna per cena, se ha speso soldi in
giro. Il solito, il solito.
“Sì-sì,
no, certo! Come no? Assolutamente sì,
‘ttebayo!” Blatera, estraendo il biglietto non dopo
poche difficoltà. Aveva la tasca bucata — ma
ovvio! — e gli era finito in mezzo alla fodera del parka.
“Guarda che non lo so!” Ribatte a voce alta, mentre
tenta d’inserire il ticket spiegazzato nel tornello.
Il macchinario glielo
risputa fuori lampeggiando rosso, disgustato.
Taglia corto con lo zio e torna indietro, cercando di farsi spazio tra
la folla. Finisce per urtare un signore di mezza età e non
fa manco in tempo a scusarsi che quello gli sbraita degli improperi
contro, che subito degenerano in insulti verso la gioventù
in generale. Naruto gli risponde a tono per poi dileguarsi.
Si piazza dietro alla
fila più breve di una biglietteria automatica e come minimo
ha dieci persone davanti.
Che sfigadimerda.
“Cosa pensi di fare
dopo?”
È il tipico domenica-pomeriggio ritualizzato: studio
— obbligato dal bastardo! —, merenda svuncia,
partitone a Halo.
Sasuke è sdraiato sul
suo letto quando gli fa quella domanda, il joystick poggiato sullo
stomaco e una rivista di ragazze in costume tra le mani.
“Festa.”
È la sua risposta
immediata, mentre s’abbarbica sulla sedia per trovare una
posizione comoda.
“Non voglio
più vedere un libro fino alla fine dell’anno, se
passo la maturità.”
Specifica poi.
“Potremmo andare a
Okinawa con Kiba e gli altri, che dici, eh?”
Sasuke sbuffa, gettando la rivista sul comodino.
“Non intendevo
quest’estate, idiota, ma cosa vuoi fare della tua vita, se
hai intenzione di frequentare l’università o
andartene a lavorare.”
“Ah, i miei sogni per il futuro.” Replica, mentre
sventra un gruppo di Sangheili, pigiando sui tasti del controller con
furia animale.
“Sinceramente pensavo a qualcosa di più terreno,
ad esempio dei progetti, ma puoi chiamarli come ti pare.”
Naruto mette in pausa il gioco e si volta verso l’amico
guardandolo intensamente.
“Se te lo dico,
promettimi che non ti metterai a ridere.” Gli dice serio.
Sasuke inarca un sopracciglio, perplesso: “Se vuoi fare il
venditore di ramen ambulante, non ho nulla incontrario.”
“Nah, ovviamente non è questo!” Abbaia e
si alza dalla sedia di colpo per andare a sbracarsi in fondo al letto,
accanto all’amico.
“Voglio diventare
insegnante di lettere, quindi m’iscriverò
all’università.” Afferma convinto,
incrociando le braccia dietro la testa.
Sasuke lo fissa per un po’, in silenzio, fino a convincersi
che forse sì, la stoffa ce l’ha per diventare
insegnante. Beh, magari più sullo stile di Eikichi Onizuka,
ma sempre insegnante è in un certo senso.
“Non hai niente da dire?”
“Guarda che dovrai mettercela tutta, molto più di
quanto puoi immaginare. E scordarti di fare il coglionazzo come
ora.”
“Ehi sì, ma pensi che…“
“Certo che ce la puoi fare.”
“Ma quello lo so già da me! È ovvio che
ce la farò, non c’è bisogno che sia tu
a dirmelo.” Esclama scoppiando a ridere.
Naruto Uzumaki è
semplicemente felicissimo.
A quel tempo erano
ancora migliori amici, non che poi le cose siano cambiate tanto.
Scende la scalinata
della metro di corsa, spulciando il portafoglio per recuperare il
ticket che si è premunito di fare nella mattinata, onde
evitare di perdere tempo inutilmente in coda durante l’orario
di punta. Una volta preso rimette il portafoglio in tasca e si toglie
giacca e cappotto, infilandoseli sottobraccio. Fa un caldo atroce
rispetto alle temperature di un novembre polare all’esterno,
contando anche che ha corso come un dannato per arrivare fin
lì, lo sbalzo termico non è indifferente.
Lui è Sasuke Uchiha. Ha la camicia bianca pezzata da due
grossi aloni di sudore sotto le ascelle, e da quando si è
alzato alle sei e mezza di questa mattina ha già bevuto
cinque caffè, di cui due dello studente — dove al posto
dell’acqua ci metti altro caffè —.
Uchiha è
quello tra i due che si è iscritto subito
all’università, che l’ha terminata nei
tre anni previsti e col massimo dei voti. In seguito è stato
presto contattato da un’azienda informatica molto influente,
la Monogakari Corporation , e assunto in tempo record. Progetta cose
che servono ad altre cose per fare cose, in pratica. E deve dire, a
esser sincero, che è molto bravo in questo.
Imbocca il corridoio per la linea verde, ritrovandosi in breve sulla
pensilina gremita di gente. Sul display in alto della fermata, in
scritte digitali arancioni, risulta che mancano ancora quattro minuti e
mezzo all’arrivo del treno.
Afferra il cellulare
per controllare eventuali chiamate e, destreggiandosi tra i soprabiti e
la ventiquattrore, cerca di tenere tutto in mano. Tra meno di dieci
minuti ha un appuntamento di lavoro estremamente importante e deve
evitare figure di merda in genere, tra cui arrivare con ritardi
indegni, cosa che invece accadrà con certezza quasi
matematica.
Dall’altra parte è appena passato il
metrò, col suo rumore assordante, il fischio acuto e
persistente dei freni.
Con sguardo annoiato
osserva, attraverso i vetri, i vagoni riempirsi. Si passa due dita
sulle palpebre, è davvero stanco e… Ah, puzza di
sudore!
“Woah! Sembra di
essere in Gantz! Già ci vedo le nostre teste schizzare fino
al soffitto!”
Di riflesso un sorriso
appena accennato gli affiora alle labbra.
Perché gli
viene in mente ora una cosa del genere?!
Deglutisce rumorosamente. Naruto era un coglione anche a tredici anni,
quando sono andati per la prima volta insieme nella metropolitana di
Tokyo. Gli aveva risposto cinicamente che se si fosse buttato a salvare
un barbone ubriaco sui binari, li avrebbe lasciati crepare entrambi. E
Uzumaki per tutta risposta gli aveva bellamente riso in faccia — perché non lo
prendeva mai sul serio —.
Erano andati insieme
al TAF quel giorno, una delle fiere dedicate agli anime più
importante del Giappone. Già, si era divertito davvero tanto.
A parte che con
Uzumaki è difficile non divertirsi, rimanere seri,
indifferenti.
Per quanto si fosse
sforzato, non era mai riuscito a ignorarlo — cosa che invece
gli riusciva facile, praticamente naturale, con tutti gli altri
—.
Naruto è entrato nella sua vita con la prepotenza degna di
un terremoto e lui l’ha lasciato fare, consapevole che ormai
qualsiasi difesa avesse opposto sarebbe stata del tutto inutile, anzi,
l’avrebbe fatto esaltare se possibile ancora di
più, come di fronte a una nuova sfida.
Uzumaki è quel tipo di persona che ti entra dentro, non la
puoi dimenticare e ti manca costantemente se non ce l’hai
intorno. È il suo migliore amico, quello imprevedibile,
caotico, imbecille e invadente.
Per Sasuke, Naruto è sempre stato qualcosa di assolutamente
inevitabile.
Da quando sono distanti, è come se ogni piccolo dettaglio
quotidiano perdesse un po’ del suo valore e diventasse di
volta in volta più trasparente ai suoi occhi.
Vorrebbe tornare
indietro sui suoi passi, ma come al solito deve fare i conti con un
orgoglio nevrotico e con quella sensazione opprimente di non essere mai
abbastanza, di non meritarsi mai nulla di quello che l’altro
gli elargisce con una semplicità disarmante.
Sente una fitta alla punta del cuore, decisa eppure lieve, come un
monito gentile. I ricordi non si scelgono, ma lui ha praticamente
più di dieci anni di Naruto da portarsi appresso.
Si precipita su per le
scale mobili facendo gli scalini quattro a quattro. Ha sentito il treno
arrivare ed è certo di riuscire a prenderlo in tempo,
finché non vede le porte automatiche chiudersi con un tonfo
secco davanti ai suoi occhi. Serra i pugni, infuriato, sibilando un:
“E checazzo!” a denti stretti, mentre il mezzo
scivola via rapidissimo lungo le rotaie.
Caccia le mani in tasca, incassando la testa nelle spalle.
Se ne accorge così, per caso. Come per caso ci ha impiegato
anni a ritrovare il ticket, come per caso ha dovuto fare una fila
troppo lunga, come per caso ha mancato il treno di prima. Per una
banale concatenazione di eventi si ritrova a osservare la gente in
attesa sulla pensilina di fronte alla sua, gente che cambia
ininterrottamente ogni tre minuti circa.
È c’è quel tipo tutto scombinato, dalla
camicia bianca e i capelli scurissimi che gli assomiglia in modo
sconcertante, tanto da costringerlo a fissarlo per almeno un minuto
intero a bocca aperta dallo stupore.
Poi, quando si
convince che trattasi semplicemente di Sasuke Uchiha in carne e
d’ossa, Naruto esplode.
E lo fa nel modo
più caotico e sbagliato, ma coerente con se stesso fino al
midollo.
“Stronzo!”
L’ha
righiato fortissimo, in pratica urlato, e ha fatto girare tutti nella
sua direzione.
Uchiha pare
l’unico a non averlo sentito. Guarda altrove, getta
un’occhiata veloce al cellulare e continua a farsi gli affari
suoi. Naruto lo detesta. Si sente ribollire il sangue e gli tremano le
mani. Ma cosa fa? Finta di niente? Tanto vale chiamarlo di nuovo, anche
perché non può permettersi che gli sfugga
così.
“Ehi! Stronzo!”
Questa volta Sasuke alza lo sguardo su di lui. Sgrana leggermente gli
occhi e nulla più.
Sul viso ha
un’espressione cupa, le labbra piegate in una smorfia
contrariata.
“Oh! Ti sei morso la lingua, Uchiha?!” Vocia
incazzoso. “Va che sto parlando con te!”
L’altro assottiglia le iridi scure in modo esasperato.
“Hai finito di dare spettacolo, coglione?” Replica
dopo una lunga pausa con una calma forzatissima.
“Perché diavolo non mi hai detto che saresti
venuto qui?!”
“Ch’? Secondo te come cazzo facevo a sapere che eri
anche tu a Ikebukuro oggi?!” Obbietta, incredulo per il
livello d’idiozia della domanda.
Questa situazione
stessa è assurda, al limite del paradossale: loro due che si
sbraitano contro da un lato all’altro della metro. Dovrebbe
andarsene o ignorarlo fino all’arrivo del prossimo treno, non
ha né la voglia né la forza di affrontarlo
così allo sbaraglio, alla mercé di tutti, nessuno
ce l’avrebbe a suo parere.
Naruto rimane un momento perplesso, in effetti Sasuke ha ragione, non
ha di certo il dono della preveggenza e poi magari anche sapendolo si
sarebbe ben visto dal cogliere l’occasione per incontrarsi,
però, questo non basta a fargli passare la sua grinta
rancorosa.
“Non ha nessuna importanza.” Decreta poi.
“Ti rendi conto che mi hai piantato con una telefonata?
Invece di parlarmi faccia a faccia sei sparito come un traditore
bastardo quale sei!”
Sasuke avvampa, la gente li osserva, alcuni ridono, altri commentano ad
alta voce. È la cosa più estenuante che gli sia
capitata da quando si è trasferito per lavoro.
“Non
è questo il luogo dove parlarne, lo capisci? Ci stiamo
rendendo ridicoli e basta.” Dice allargando le braccia come
per segnare una resa, riuscendo a stento a mantenere un tono pacato.
“Dove dovremmo parlarne quando ti schifa addirittura vedermi,
eh?” Bercia, possibilmente ancora più innervosito
per la facciata di finta maturità che sta mettendo in atto
l’amico.
“Che stai blaterando? Se non avessi messo una fine, non so
quanto in basso saremmo potuti cadere. Ed è esattamente
quello che sta succedendo ora e che volevo evitare.” Replica
con voce dura.
Naruto inspira forte, ha le sopracciglia corrucciate e gli occhi
azzurri accesi dall’esaltazione.
“Se pensavi di mantenere con il sottoscritto le tue stupide
apparenze da uomo civile, puoi anche scordartelo. Che senso ha cercare
di darsi un contegno, quando non si ha nemmeno il coraggio di dire
quello che si pensa!” Spara brusco. “Te lo ripeto:
io non sono cambiato, sono sempre lo stesso, nemmeno quello che provo
è cambiato. Tu invece hai relegato tutto in secondo piano
per un lavoro più importante, e per rispetto di quello che
c’è stato tra noi o anche solo per la nostra
amicizia mi aspetto delle spiegazioni, mi aspetto che tu mi dica la
verità senza scappare da qualche parte.”
“Vuoi la verità? La verità è
che nessuno dei due ha saputo fare delle rinunce, tu per la tua vecchia
vita, io per il mio lavoro. Siamo egoisti entrambi, probabilmente io
più di te, ma a questo punto che vuoi che importi!”
Quello che spaventa
davvero Sasuke è poter rovinare ciò che di che
bello ha realizzato con Naruto, d’imbrattare
un’amicizia e un amore con porcate frutto della situazione in
cui si trovano, come gelosia, incomprensioni e insulti a gratis. Se
certe questioni, in sé e per sé insignificanti,
si accumulano in quel modo esponenziale, il rischio è di non
poter più tornare indietro perché diventano
troppe e troppo ingombranti per passarci sopra.
“E quindi?! Anche se siamo egoisti come delle merde, non vuol
dire che dobbiamo mandare tutto a fanculo!”
‘Dovremmo andare a
letto insieme, Sasuke, questo risolveva sempre tutto.’
Riflette ostinato e si passa una mano tra i capelli. La frangia gli
rimane su in piedi, scompigliatissima.
“Naruto, basta, sta’ zitto.”
E Uzumaki tace davvero, ma solo per una manciata di secondi.
“Io non ce
la faccio a dimenticarti.”
È semplice,
si gioca il tutto per tutto. E non c’è gioco senza
sofferenza, questo è qualcosa che dovrebbe mettersi in testa
pure Sasuke. “A dirla tutta essere innamorato di te,
è la cosa peggiore che mi sia mai capitata.”
Uchiha corruccia lo sguardo, irrigidendo i tratti del volto. Vorrebbe
dirgli che è vero, è tremendo ed è
difficilissimo, e che per lui è lo stesso identico calvario.
Tuttavia in qualche modo devono imparare a conviverci.
Anche se ancora,
purtroppo, non comprende completamente il senso di dover lottare
così tanto e a tutti i costi per far sì che le
cose funzionino.
Socchiude le palpebre,
rassegnato. Il display segna un minuto, manca poco, sente
già il rimbombo del metrò nella galleria.
“Mi dispiace” Dice, tirando le labbra in una linea
severa. “per te.” Sta cercando di farsi detestare.
E Naruto lo insulta
con forza, con i suoi modi da spiantato, disperato ragazzo.
Uchiha ormai non lo sente più, lo vede solo agitarsi
finché il treno non gli copre la visuale. Ha sempre dato per
scontato molte cose, ha sempre dato la priorità a qualcosa
che poi in realtà non la meritava fino a questo punto.
È sempre stato Naruto a protendere una mano verso di lui, a
umiliarsi, a mettere a nudo le sue debolezze senza vergogna.
Lui invece è completamente diverso, non riesce in tante di
queste cose e fa fatica in molte altre, quella mano però non
è mai riuscito a rifiutarla, anzi, spesso l’ha
afferrata come se non gli fosse rimasto nient’altro.
Ora sarà
come tuffarsi e trattenere il fiato: tutto il resto può
aspettare.
Naruto guarda il
metrò, confuso e arrabbiato, con una gran voglia in corpo di
spaccare il mondo o mettersi a piangere come un moccioso. In pochi
istanti perde Uchiha di vista, tra il via vai di persone che salgono e
scendono.
Si sente così idiota, un emerito imbecille con il groppo
alla gola e senza niente a cui aggrapparsi.
Perso.
Il treno riparte e sulla pensilina non è rimasto quasi
più nessuno. Qualche persona sopraggiunge adesso dalle scale.
Il ragazzo pallido con
il cappotto sottobraccio e la valigetta in mano però
è ancora lì, di fronte a lui, immobile.
Naruto resta a
fissarlo accigliato e non capisce proprio. Sente solo un forte calore
propagarsi dal petto e raggiungere il viso. Gli sudano le mani e gli
pizzicano gli occhi.
In breve si ritrova a sorridere senza nemmeno accorgersene.
Sasuke ricambia il suo sguardo per pochi istanti, poi si volta e corre
verso l’uscita.
E a quel punto Naruto
non ha più dubbi.
“Arrivo!”
Vocia, inarcando le sopracciglia, elettrizzato.
Angolino
dell'autrice:
Ringrazio tanto edvige.91 per aver
indetto un contest tanto bello originale, ha avuto un'idea splendida e
credo che questa sia la tremillesima volta che lo ripeto xD
Mi sono divertita un
sacco a scrivere questa fanfic, anche perché ho dato sfogo
finalmente alla mia voglia di AU con la mia coppia preferita *3*
Un grazie di cuore a chi
vorrà lasciarmi il suo parere e a chi leggerà
soltanto <3
Oh, giusto, il banner, il banner! È una gioia per gli occhi ed
è bellissimo! Grazie!
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