The Seventh:
Hellraiser
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Prologo
“La Vita appartiene ai viventi, e chi
vive deve essere preparato ai cambiamenti.”
[Johann Von Goethe, Gli anni di
Pellegrinaggio di Wilhelm Meister]
Data Terrestre: 26 Marzo
2014
Nuovo Bifrost, Asgard.
L'arrivo di Thor
e Sif è annunciato dal rumore dei cavalli, lanciati al galoppo sul Ponte. Il
Guardiano li saluta chinando il capo e muove un passo in avanti, quasi a
sbarrare l'entrata al Bifrost: “Le Norne hanno richiesto la presenza del Re
solo, sono spiacente ma non posso farvi discendere le radici
dell'Yggdrasil."
"Non mi
stupisco, le Norne non hanno mai accettato sovranità al di fuori di quella di
Odino, tale è alta la considerazione che hanno del suo giudizio. Tuttavia, non
posso esimermi dall'esserne inquietato: sono passati millenni dall'ultima volta
che hanno chiesto udienza.” Heimdall fa spazio a Thor ed il principe varca la
porta “Come Erede di Asgard, non posso permettermi dall'essere escluso dal
conoscere il loro vaticinio."
"Ti prego,
Thor, non chiedemelo: ben sai l'obbedienza che porto al Re."
"Né ti
chiedo di venire a meno del tuo voto, Guardiano. Le Norne han richiesto la sola
presenza di Odino, corretto?" Tra il pavimento del Bifrost e l'incavo che
custodisce la Spada del Guardiano si è aperta una profonda fessura, in cui
scendono a perdita d'occhio ripidi gradini disegnati da fili argentati. Thor
osserva il Guardiano, che non può fare a meno che annuire: "Ebbene, non
hanno parlato di poter restare al limite ed ascoltare, vero?"
"Thor, questo
è..."
Con una mano
sulla sua possente spalla, Sif lo rassicura con un sorriso: "Un cavillo,
Heimdall"
Manhattan, New York City, Terra.
"Tesoro,
Tesoro, l'importante è che tu stia calma e respiri. Dentro, fuori. Dentro,
fuori, come ti hanno insegnato al corso. Ti ricordi il corso, vero? Quello dove
ti hanno fatto spegnere il cellulare e per poco non impazzivi, quello che mi
hai proibito di frequentare con te perché dimostravo poca empatia ed ero
irritante, quello a cui ti ha accompagnato Bruce, così che mezza stampa
scandalistica internazionale ha ipotizzato fosse lui il padre naturale di
nostro figlio e l'altra metà che tu fossi solo l'utero in affitto per me e
Bruce. Ti ricordi vero? Dentro, fuori. Inspira, Espira. Profondamente. Vieni
tesoro, prendiamo la Ferrari, sarà divertente raccontare al bambino che mi hai
rovinato gli interni di pelle perdendo le acque. Il ritorno lo faremo con un'altra
auto, se lo vuoi anche una limousine così imparerà subito che lo stile conta
tantissimo nella vita di uno Stark. Mettiti le cinture e respira. Inspira,
Espira, Inspira, Espira: come faccio io. Brava, continua così. Ti amo, lo sai?
E voglio che tu stia tranquilla, perché in fondo anche se Howie sta arrivando
in anticipo di qualche giorno andrà tutto bene, ed ho già avvisato l'ospedale –
il St.Luke - Roosvelt, come volevi tu amore – ed è già tutto pronto e avremo
una suite bellissima, che Howie deve imparare sin da subito che noi possiamo
permetterci tutto questo e che possiamo anche cambiare gli interni della
Ferrari, o cambiare direttamente la Ferrari. A proposito non ricordo se hai
deciso poi che regalo vuoi per la nascita del bambino, se il braccialetto di
Tiffany o gli orecchini di Cartier, ma se accetti il suggerimento, fossi in te
opterei per una Ferrari nuova perché questa ormai ha gli interni da buttare.
Come sei silenziosa amore, non ti lamenti neppure perché guido come un pazzo e
ho già bruciato tre semafori, meno male che sono le quattro di mattina e non
c'è traffico. È perché stai respirando vero? Brava. Dentro. Fuori. Inspira,
Espira. Facile, vero? Sono emozionato, mi domando a chi assomiglierà. Ieri sera
con Bruce facevamo varie ipotesi basate sui rispettivi patrimoni genetici, c'è
anche una piccola possibilità che venga fuori con i capelli rossi. Mi
piacerebbe sai? Una piccola birba con i capelli rossi come i tuoi e... Va bene,
a questo semaforo mi fermo. Tesor-" Voltandosi verso il sedile del
passeggero, Tony sbarra gli occhi, aggrotta la fronte e poi si gratta il
pizzetto confuso. "Tu non sei mia moglie. Credo."
Bruce, in
pigiama e occhiali storti, sospira: "È quello che sto cercando di dirti,
dal garage. Ma hai la pessima abitudine di non farmi parlare e-"
"Ma se tu
non sei mia moglie, ed io stavo accompagnando mia moglie, ora mia moglie
dov'è?"
Un’auto scura li
affianca e si ferma, il finestrino dell’autista scorre verso il basso: Happy
Hogan è sudato e ha le vene del collo ingrossate; urla qualcosa di molto simile
ad un Capochecazzofai, poi scende, apre la portiera del passeggero ed
aiuta Pepper.
"Amore,
Amore, scusami, mi sono confuso. E Bruce non diceva niente e..."
"Non mi
lasciavi parlare! Pepper non è colpa mia, credimi!"
"Lascia perdere,
lascia perdere. Portami solo all'ospedale, ne parliamo dopo."
"Capo, va
tutto bene, ho anche preso il seggiolino e la valigia ed il numero di telefono
di quella tata svedese con le gambe chilometriche che è venuta a fare il
colloquio la settimana scorsa."
"Amore,
siediti, calma, tesoro. Brava, mettiti le cinture. Questa è da raccontare ad
Howie, sono sicuro che riderà tantissimo, quando capirà qualcosa. Ora andiamo:
respiriamo insieme. Inspiriamo ed Espiriamo, Inspiriamo ed Espiriamo. Perché
Happy ci insegue facendoci segno di fermarci?"
"... La
valigia ed il seggiolino!" Geme Pepper cercando di trovare una posizione
più comoda. "Oh! Tony, mi si sono rotte le acque!"
"Tesoro,
eccomi. Ho recuperato tutto, tranne il numero della Tata Svedese, che mi sembrava
più utile ad Happy, in questo momento."
"Tu
dici?"
"Sì, dico.
Possiamo andare. E respirare. Andare e respirare, andare e... Pepper, perché
c'è un elicottero sopra di noi che ci illumina?"
"Beh,
ecco... le ragazze mi avevano detto di avvisarle, quando sarebbe venuto il
momento..."
"Quindi ora
siamo scortati dalla Contraerea di Pepper?"
Palazzo Reale, Limbo, Inferno.
Il
bagliore che proviene dalla Voragine è da mesi più intenso del solito.
"Non lo reputi un buon segno. È
così,
Amon?"
Appoggiato
alla balaustra, il Re del Sottomondo rivolge uno sguardo alla moglie che si
avvicina: "Non ti nascondo una certa inquietudine. Il fato del Limbo è
appeso al filo delle alleanze che si muovo nei Gironi. Senza il potere della
Gemma dell’Anima a garantirci protezione, non è più tempo di dormire sonni
tranquilli. Ancora non mi capacito di come Odino abbia potuto negare lo
scambio. Gli stavo porgendo l’anima della sua Regina, di sua moglie!” Accarezza
la guancia perfetta di Erszebet ed intreccia le dita con i suoi capelli: “Io
non avrei esitato un secondo, pur di riaverti.”
“Odino
è un Re stanco, che ha commesso troppi errori. Il suo timore è di compierne
altri ben più gravi. Non devi credere che questa decisione non sia stata dura:
ha privato i suoi figli della loro madre, e sé stesso della compagna, spalla e
sollievo della sua vecchiaia.”
“Ne
sei certa?” Erzebet annuisce ed Amon sospira, tornando a rivolgere lo sguardo
verso la Voragine: “Ad ogni modo, laggiù qualcosa si muove. Demoni d’alto rango
già tramano per coprire il trono che presto o tardi lascerò. Chi vincerà la
partita, si guadagnerà un diretto passaggio nell’Altra Dimensione, non posso
essere certo della continuità della protezione che fornisco al Mondo dei Vivi.”
“Perché
lasci il trono senza eredi.” La donna distoglie lo sguardo: "E questo solo
per colpa mia."
"Non
ti angustiare, sapevo a cosa andavo incontro sposandoti. E ad ogni modo, c’è
pur sempre mia cugina…”
"Addison?
Tu vedi davvero GreyRaven al tuo posto? Non ne è neppure interessata: piuttosto
che sedere sul trono del Limbo lo venderebbe al miglior pretendente tra i
demoni."
"Che
esagerazione! Prima o poi sarà costretta dagli eventi a scendere a patti con la
sua vera natura e lasciare il Mondo dei Vivi a favore di questo, è solo
questione di tempo."
"Ne
sei certo?"
"Per
quale altro motivo avrei riportato indietro anche il suo caotico amante, se non
per sconvolgerle la vita?” Porgendo il braccio alla sua sposa, Amon si
incammina verso l’interno del Palazzo: “Ci sarà utile, vedrai. In un modo o
nell'altro le azioni di Loki si ripercuoteranno su Addison. Il Caos ha un modo
tutto suo di azionare gli ingranaggi, eppure i denti si incastrano sempre alla
perfezione creando il moto perpetuo del Fato. Sono quasi certo che sarà
addirittura divertente."
Bassa Foresta Occidentale, prossimità
dell'Hvergelmir,
Nifleheim.
I tre cuccioli
della lupa sono nati: piccoli salsicciotti grigi e ciechi, che succhiano avidi
il latte leccati amorevolmente dalla madre. Aveva guaito a lungo, nel suo
giaciglio vicina al focolare, in un modo che a Loki aveva fatto stringere lo
stomaco in una morsa d'angoscia per la sorte della sua compagna. Le era stato
per tutto il tempo accanto, accarezzandole la pelliccia e cercando di
tranquillizzarla. Poi i piccoli erano usciti, uno dopo l'altro e lei si era
messa a scodinzolare, stremata e felice, attendendo che i suoi piccoli si
addormentassero dopo la poppata per avvicinarsi e mangiare la carne che le ha
messo nella ciotola.
Seduto a gambe
incrociate, Loki svolge lentamente l'involucro di pelliccia in cui ha avvolto
il cuore del gigante e lo alza verso il fuoco per guardarlo meglio, come fa
continuamente da quando l'epidermide rossa della carne si è seccata ed
ispessita.
Quando lo tiene
tra le mani sente qualcosa muoversi dentro: Il cuore di Angrboda ora è
un uovo, e Loki non ne ha idea di cosa possa contenere.
Da quando l'ha
raccolto, quel pezzo di carne è stato un enigma indecifrabile. Non riusciva a
trovarne una utilità, eppure percepiva la magia comporre quelle cellule
sanguigne.
Poi, un mattino
bigio, era tornato nella grotta dopo aver passato una notte con Addison: aveva
addosso il suo profumo e sulle labbra il suo sapore, un capello castano
impigliato tra i lacci della casacca e l'animo diviso tra l’appagamento di aver
trascorso qualche ora con lei e la malinconia per essersi dovuto come sempre
allontanare.
C'era ancora il
suo calore sulle sue membra quando aveva preso il cuore in mano, deciso a
studiarlo nuovamente per distrarsi dal pensare troppo a cosa si era lasciato
alle spalle. La lupa l'aveva fissato incuriosita e lui aveva scherzato che
avrebbero pasteggiato, con quel cuore, che grosso com'era ce ne sarebbe stato
abbastanza per entrambi.
L'aveva
appoggiato alle labbra a mimare un boccone.
E la carne era
subito indurita.
Qualsiasi cosa
vi sia dentro, è viva e si muove. È qualcosa che uscirà a breve e gli terrà
compagnia come la Lupa ed i suoi cuccioli. Qualcosa di prezioso che sente già suo,
e che si tratti di un essere mostruoso o di chissà che altro a lui non importa.
Ha condiviso
quel segreto solo con la lupa, senza rivelarlo neppure ad Addison, che ha
continuato a vedere sporadicamente e che pure la sente legata alla creatura
dentro all'uovo. Gliene parlerà dopo, con calma, anche se è quasi certo che non
l'accetterà di buon grado come invece già fa lui.
Ne sarà
incuriosita? Arrabbiata? Spaventata? Al momento non importa, le preoccupazioni
di Loki sono concentrate sull’uovo.
"Credo che
manchi poco alla schiusa." Rivela alla lupa, che si bea delle sue
energiche grattate alla collottola: "Spero di capire subito di cosa si
nutre questo piccolo essere, mi spezzerebbe il cuore fargli patire la
fame."
Accarezza
l’uovo, incantato dall’energia che percepisce al suo interno. Il guscio è meno
spesso di prima, il movimento della creatura che contiene è minimo ma la sente
avvicinarsi alla superficie, sotto la sua mano, come se stesse ricevendo in
pieno una carezza.
Si è
addormentato con l'uovo accanto e spalanca gli occhi non appena lo sente
crepitare.
Riavvia il
focolare con un cenno della mano e fissa le piccole crepe aprirsi sul guscio.
Ha il cuore in gola quando si intensificano e si allargano, con le dita
tremanti cerca di aiutare la creatura che lotta per uscire e trattiene il
respiro quando una minuscola manina rosa agguanta il suo indice.
Il guscio si
apre finalmente a metà e la lupa si sveglia al piccolo pianto del neonato –
no, una neonata – che Loki si ritrova tra le mani.
Cinque dita per
mano e cinque per piede, bianca e rossa e grinzosa, sporca della membrana che
l’avvolgeva, con un ciuffo scomposto e bagnato di capelli nerissimi e la bocca
aperta nel suo vagito di saluto.
Loki ne è
completamente spiazzato: non riesce a capacitarsi di come sia possibile, eppure
la piccola è viva e reale, si calma quando trova la manina infilandosela in
bocca e apre gli occhi nel suo primo, vago sguardo al mondo.
Ha gli occhi verdi.
Sua figlia ha i
suoi occhi.
Città degli Eterni, Altipiano dello
Xanadu, Titano
"I primi
test sono andati a buon fine, mio Signore Mentore." Il Generale è uno
scricciolo in confronto al suo Sovrano. Fissa la poderosa schiena ammantata di
bronzo attendendo impazientemente un suo commento o un suo cenno.
Mentore continua
a contemplare in silenzio il groviglio di cavi elettrici e tubi idraulici al di
là dell'ampia vetrata, nella stanza oscura che è il Ventre artificiale in cui
la creatura è stata creata, coltivata, assemblata. Annuisce una volta e poi
domanda quando sarà ultimato. "Pochi mesi, cinque al massimo."
"È un
grande passo avanti per l'esistenza di tutto l'Universo, ne sei consapevole
vero?"
"Sì, mio
Signore. Un solo essere, un solo organismo, che sostituisce interi eserciti:
l’UltraSoldato."
"Un solo
essere, creato artificialmente, senza anima o coscienza propria ad indebolirlo.
Non solo un guerriero, ma anche un'infezione. Uno strumento di vendetta ora, di
conquista poi."
"Mio
Signore... non capisco..."
"La Nostra
Signora Morte mi ha parlato, esattamente come ha fatto con mio figlio Thanos.
Ella esige che l'onta arrecatale sia lavata: non una ma ben due anime sono
state sottratte alla sua schiera. Esige un tributo molto alto per questo torto,
e non intendo sottrarmi a questa sua richiesta che combacia con la mia:
vendetta per la morte di Thanos. Nessuno può distruggere un discepolo della
Morte impunemente. La Terra soccomberà, sotto i colpi del nostro
UltraSoldato."
"Sì, mio
Signore. Ai terrestri non resterà che perire."
"No:
servire la Morte, per l'eternità. Appronta il viaggio dell'UltraSoldato verso
la Terra."
"Non vi
impiegherà poco tempo."
"E allora
fallo rendere più veloce. La Morte ha sete e ha sete ora." Mentore volta
appena la testa, lo sguardo nero ad incontrare quello violaceo del Generale ed
un ghigno di eccitata impazienza: “Il Tempo degli eserciti è finito. L'Era di
Ultron è giunta."
Asgard, Radici dell'Yggdrasil.
Le Norne possono
solo essere intraviste, in mezzo alla ragnatela di fili argentati che riempiono
lo spazio, diramandosi dalle radici dell'Yggdrasil e attorcigliandosi ovunque
in un lento, continuo moto perpetuo: ad Odino non è dato avvicinarsi oltre che
all'ultimo dei gradini che hanno disegnato. Il loro aspetto è in continua
mutazione. Se mentre scendeva i gradini al Re era parso di intravedere tre
giovanissime fanciulle, ora tra i fili scorge ciocche rade e canute e visi
solcati da rughe profonde.
"Re
Odino."
"Sovrano di
Asgard."
"Padre
degli Dei."
Mentre salutano
nelle loro voci basse e roche, le rughe delle guance si appianano e i capelli
diventano prima grighi e poi si tingono di nero, gonfiandosi in boccoli che
ricadono sulle spalle nude e sui fili, quasi ad intrecciarsi nella tessitura,
prima di toccare terra sfiordano i piedi nudi.
"Son giunto
appena mi è stato riportata la vostra chiamata, vi ascolto."
L'eterno moto
dell'intreccio sembra rallentare, mentre le Norne parlano di nuovo.
"Secoli
prosperosi e secoli bui sono passati dall'ultima volta che vi abbiamo
chiamato."
"Rammentate,
Maestà, il nostro vaticino nel giorno della vostra incoronazione?"
"Da
nessun ventre nascerà un monarca a voi superiore."
Odino annuisce,
ricorda di come aveva recepito lieto quel presagio di grandezza, quando ancora
le guerre non avevano lasciato le cicatrici e non conosceva la stanchezza di
spirito di lutti e dispiaceri.
"Eppure
Maestà è accaduto."
"Proprio
oggi, nell'Universo."
Quello che
reggono e che si passano di mano in mano è un filo breve e sottile, che può
essere visto solo con il riflesso della luminescenza delle radici dell'albero:
"La sua vita è iniziata, senza che mai ventre l'abbia partorita."
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E
finalmente ci siamo! Ho superato le mie solite paranoie e ho iniziato a
pubblicare. Spero solamente di non aver fatto una schifezza, di poter
'competere' (?) con i capitoli precedenti.
Sì,
questo è il capitolo conclusivo della Saga. Dopo di questo basta. Quindi
godetevelo - o sopportatelo.
Cercherò
di fare del mio meglio, sono un po' in ansia da prestazione come sempre.
Intanto,
approfitto per ringraziare chi mi ha seguita sino a questo punto, chi ha
commentato o solamente letto, chi è appena arrivata e chi ritornerà.
Incrocio
le dita che anche questa storia piaccia. Per qualsiasi commento, positivo o
critico purché costruttivo, io ci sono sempre.
Per
qualsiasi curiosità o anche solo per fare due chiacchiere ho il mio ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
PS:
Mentore è davvero, nell'universo Marvel, il padre di Thanos. Ma non sembra
particolarmente propenso a prendere le sue difese. Quanto ad Ultron... beh, non
conoscendolo molto, ho deciso che 'prendo in prestito' il suo nome e lo
sviluppo secondo la mia testa. (...ahia...). Praticamente, quello che ho fatto
con Malekith l'Inchiavabile.
Grazie!
Alla
prossima
EC.