Premetto che tutti i
personaggi (quelli che esistono veramente, naturalmente) non mi
appartengono e la storia non è stata scritta a scopo di
lucro.
Allora ragazze, stavolta io ho cercato di impegnarmi di più
e spero che si veda almeno un pochino.
Vi lascio a questa storia nata per caso, nel cuore della notte, da un
sogno che ho fatto.
Spero che possa piacere, come sempre spero di ricevere qualche commento!
Un grazie in anticipo è d'obbligo.
HERO
1.UN
MONDO NUOVO,TUTTO PER ME.
Una
mano bianca sfiorava il colletto di una camicia ben stirata, ripiegata
e posta con cura dentro una valigia di pelle nera.
Un paio di occhi vispi che ripercorrevano la stanza piena di piccoli
oggetti, piena di ricordi.
Un piccolo letto, ricoperto da una trapunta di satin rosa. Tanti
peluches accatastati accanto al cuscino, silenziosi compagni di giochi
che le avevano fatto compagnia.
Le piccole ampolle di profumo, ormai completamente evaporato, che
riempivano gli scaffali di un armadio a muro. Era l'unica cosa che le
rimaneva di sua madre, quella, una piccola collezione di essenze
profumate che sapevano di casa.
"Non ti vedo particolarmente ansiosa di partire" una ragazza bionda si
voltò verso la porta.
Strinse le spalle magre abbozzando un sorriso forzato.
"Mi dispiace lasciare qui tutte le mie vecchie cose!" ammise nostalgica.
"Hero, sei grande ormai! Hai 16 anni e io sono troppo vecchio per stare
dietro a una ragazzina!" disse l'uomo entrando nella stanza.
"Lo so William, lo so!" lo vide avvicinarsi per poi avvolgerla in un
caldo abbraccio.
Lui era l'unica persona che le era stata sempre accanto fin da quando
era nata. L'unico che in fondo era stato in gradi di capire le sue
paure e i suoi disagi.
"Ho promesso ai tuoi genitori che mi sarei preso cura di te, e in
questi anni ho cercato di fare del mio meglio Hero ma, capisci anche tu
che hai bisogno di un'istruzione come si deve, vero?" una domanda
superflua.
Certo che lo sapeva, conosceva alla perfezione il volere dei suoi
genitori, morti ancor prima che lei riuscisse a parlare.
Desideravano il meglio per la loro unica figlia, un'istruzione con i
contro fiocchi in un College Inglese molto rinomato che offriva a tutti
gli iscritti le credenziali necessarie per entrare a far parte in un
mondo fatto per pochi, un mondo d'elite.
"Si, non ti devi preoccupare Will, andrà tutto bene. Me la
saprò cavare!"disse sicura. L'ultima cosa che voleva era
creare problemi o far nascere rimorsi nell'unica persona che le avesse
mai voluto bene.
"E' così che ti voglio signorina e adesso" aggiunse
sciogliendo l'abbraccio "cerchiamo di riempire queste valigie!" si mise
a trafficare con le sue cose mentre lei lo fissava squotendo divertita
la testa. Le sarebbe mancato il suo William!
Le valigie erano state accuratamente riempite e accatastate nel grande
suv, l'autista stava accompagnando Hero all'aeroporto, dove l'aspettava
un volo diretto per Londra.
Lasciare New Youk era difficile per lei, anche se non le era stata
permesso di girovagare per la città come invece avrebbe
tanto voluto, Will aveva sempre cercato di "proteggerla" dal mondo
esterno lasciandola vivere ignara di tutte le cose meravigliose che
invece poteva vedere la fuori. Andare via cosi, lasciare una
città sua, solo per metà, le faceva nascere un
vuoto dentro.
Scese dalla macchina non appena questa si fermò nel grande
parcheggio. Will era già sceso, anticipandola, e aveva
cominciato a scaricare i bagagli sul marciapiede, proprio vicino
all'entrata.
Hero si mise vicino a quelle borse, e non potè fare a meno
di pensare che la dentro ci fosse tutta la sua vita. Tutto quello che
le sarebbe rimasto in una scuola lontana da tutto e da tutti
era proprio li.
Si stupi di possedere così pochi oggetti che le ricordassero
casa.
"Ehy, ti sei incantata?" le chiese William riportandola alla
realtà.
"No, stavo pensando!" rispose sorridente. Will le scompigliò
i capelli mentre assieme osservavano l'autista che sistemava le valigie
su uno dei carrelli.
Non appena tutto fu sistemato entrarono.
La procedura standard per l'imbarco dei bagagli e il check in
durò, come previsto, un paio di ore scarse.
Era arrivato il momento dei saluti e lei non se ne era resa nemmeno
conto. Solo quando William la strinse da dietro capì che era
ora.
Si voltò verso di lui stringendolo, senza nascondere le
lacrime che silenziose le percorrevano il viso.
"Mi mancherai piccola!"
"Tu di più!"
"Ti verrò a trovare per Natale, promesso!" aggiunse
passandole una mano tra i capelli biondo cenere.
Sciolsero l'abbraccio e Hero sorrise "Ricorda che hai promesso!"
"Non mancherò per niente al mondo!" le asciugo una lacrima
con il dorso della mano.
L'alto parlante annunciò il suo volo, a malincuore
imboccò il lungo corridoio del gate 57. Arrivò
davanti all'Hostess in Blu alla quale porse il biglietto, si
voltò un ultima volta ma Will non c'era più.
Ora cominciava una nuova vita.
Il volo durò 16 lunghe, interminabili, ore!
Quando una donna sulla trentina annunciò che avevano
toccato, sani e salvi, il suolo inglese non ci credeva nemmeno!
Recuperare tutte le valige completamente da sola poi non era stato per
niente facile, per poco non si ammazzava sul rullo trasportatore.
Aveva messo alla meglio tutto su di un carrello e lo aveva spinto, non
con poca fatica, verso l'uscita.
Non appena varcò la soglia degli arrivi la sua attenzione fu
catturata da una donna.
Una bella donna, alta snella , dal portamento come dire...Inglese.
Reggeva in mano un cartello con scritto a caratteri cubitali il suo
Cognome.
Hero si avvicinò trascinando il carrello stra colmo.
"Tu devi essere Hero Wilder, vero?" si limitò ad annuire
pensando all'accento strano che avevano gli Inglesi.
"Perfetto, io sono la Signorina Smith. Insegno Letteratura Inglese"
disse tendendole la mano " Molto piacere!"
"Piacere!"
"Dai prendiamo la tua roba e andiamo, fuori ci aspetta una macchina!"
l'aiutò a trasportare tutti i bagagli.
All'uscita trovarono una grande automobile nera, Hero pensò
fosse d'epoca, non aveva mai visto un'auto così.
Assieme all'autista sistemarono le valigie nel baule e una volta preso
posto all'interno della vettura partirono.
"Il viaggio è andato bene?" disse la donna interrompendo il
silenzio che da venti minuti regnava nell'abitacolo.
"Si, lungo, ma è andato bene!"
"Vedrai che ti trovarai bene da noi! Ci sono molte persone
interessanti, compagni con i quali ti potrai confrontare. Sono sicura
che una ragazza bella come te si integrerà alla perfezione!"
Non sapeva come rispondere e si limitò quindi a sorriderle
cercando di sembrarle il più cordiale possibile.
Hero si concentrò sul paesaggio che le scorreva sotto gli
occhi,felice che la conversazione fosse terminata.
Tutto era così diverso da come se lo immaginava, era
abituata a vedere grandi palazzi, case ovuque stipate in anguste viuzze.
Qui era, invece, tutto verde. Di case se ne vedevano di rado, qua e la,
sparse per il territorio.
Il tempo era uggioso, come se nell'aria ci fosse una costante coltre
d'acqua che circondava il tutto. Ma le piaceva, lei amava la pioggia!
La strada, prima perfettamente asfaltata, ora era sterrata.
Stavano percorrendo un lungo viale alberato, una strada secondaria
evidentemente poco battuta.
Hero si sporse sul sedile anteriore per vedere meglio ciò
che i folti alberi celavano.
Un castello, è questa la prima cosa che le venne in mente
quando vide la struttura che ospitava il collegio.
Un'imponente edificio grigio, lo stile era decisamente Barocco. A dir
poco sfarzoso.
Tutto attorno la florida vegetazione, che al primo colpo d'occhio
poteva sembrare selvaggia, ospitava invece un campo da calcio.
Percorsero tutto il viale che costeggiava una fontana posta proprio
davanti all'ingresso.
Quando la macchina si fermò Hero non potè fare a
meno di notare che la sua accompagnatrice l'osservava compiaciuta.
"Vedo che ti piace!" disse.
"Si, molto!"ammise lanciando un ultima occhiata alla scuola.
"Perfetto, ne sono più che felice!"
Assieme scesero dalla macchina mentre l'autista scaricava in silenzio i
bagagli.
Mentre la Sig. Smith dava indicazioni a quel pover uomo, Hero si
voltò verso l'edificio dedicandogli finalmente la giusta
attenzione.
Saranno stati almeno 5 piani quelli, c'erano un sacco di finestre
alcune arricchite da vetri colorati blu e rossi.
L'idea di vivere li per un po' non le dispiaceva affatto, anzi, trovava
la cosa estremamente affascinante.
"Hero, seguimi!" si voltò verso la donna.
Assieme varcarono la soglia e percorsero un lungo corridoio.
"I bagagli sono stati portati nella tua stanza che, naturlamente,
condividerai con un altra stundetessa" le disse allungando il passo
"Ora incontrerai il preside della scuola che ti darà, come
di consueto, il suo benvenuto. Ti raccomando di essere estremente
....Inglese!" lo disse con un sorriso complice dipinto sulle labbra "Il
Signor Scott è un uomo anziano e non ama particolarmente gli
Americani, ma sono sicura che tu gli andrai a genio!" si
fermò davanti a una grande porta di legno scuro appoggiando
la mano sulla maniglia.
Odiava quella maledetta scuola, odiava gli Iglesi e odiava quel
maledetto castello stra colmo di statue dal gusto improponibile.
Se avesse potuto sarebbe scappato a gambe levate ma il pacchetto
comprendeva delle opzioni alle quali non poteva rinunciare.
Come prima cosa suo fratello ,gemello, che era stato rinchiuso in quel
buco dimenticato da Dio assieme a lui e senza il quale non poteva
vivere.
Seconda cosa le ragazze, il vantaggio di frequentare un College di
quella portata era che i ragazzi che lo frequntavano erano, per la
maggior parte dei cessi, mentre le ragazze erano delle fighe assude.
Inutile dire che lui, essendo un ragazzo prestante, risquoteva non poco
successo tra quelle mura.
Il terzo vantaggio ancora non l'aveva scoperto, ma non sempre ci devono
essere tre punti in una lista.
"Tom la smetti di fumare sul mio letto? Se trovano un atra bruciatura
tra le mie lenzuola son cazzi!" disse un ragazzo moro, 18 anni appena
compiuti, che stava in piedi proprio di fronte a lui.
"Relax, Bill, relax...ti stai facendo venire un infarto per niente. E
poi, sei tu che hai voluto il letto vicino alla finestra"
aspirò profondamente dalla sua malboro per poi soffiare via
il fumo "lo sai che da qui c'è una perfetta visuale sul
campo da calcio? Le ragazze del terzo anno si stanno allenando...."
aggiunse compiaciuto.
"Non me ne frega un cazzo Tom, dai alzati che voglio sdraiarmi sul MIO
letto!" era come se avesse parlato al muro.
Tom era praticamente incollato alla finestra, stava scrutando qualcosa,
e doveva essere qualcosa di molto interessante dal momento che aveva
spento la sigaretta per dedicarvi completa
attenzione .
Bill si avvicinò al gemello seguendo io suo sguardo "Ma che
stai guardando?" gli chiese infine.
Tom gli indicò l'igresso dell'edificio, proprio davanti alla
grande fontana c'era la vettura della scuola e davanti alla macchina
una ragazza.
"Oddio, carne fresca!" commento Tom leccandosi il piercing che, il
preside gli aveva concesso di tenere.
"Si, come no Tom. Aspetta e spera quella non te la darà
mai!" diede una botta sulla spalla del fratello per poi tornare alle
sue faccende.
"Vedremo!" disse scrutandola nei minimi particolari "La divisa le
starà da Dio ci scommetto l'osso del collo!"
"Anche a me la divisa sta da Dio!" agginse Bill facendo un giro su se
stesso "Me la sono fatta fare su misura quest'anno!"
Il moro portava una camicia bianca che gli calzava alla perfezione, sul
petto l'emblema dell'istituto, un leone a due teste ricamato di vedre.
I pantaloni neri gli fasciavano le lunghe gambe magre, ai piedi un paio
di scarpe nere di vernice.
"In effetti CI sta bene!" ammise Tom "Ma ammettilo, quelle gonnelline
scozzesi sopra le gambe giuste ti fanno venire di quei pensieri...."
"Non aggiungere altro ti prego!" disse alzando la mano per zittirlo
mentre percorreva la loro camera a grandi falcate per raggiungere
il bagno.
"Si, si. Fai come ti pare Bill tanto lo so che ti sei scopato Ellen
negli spogliatoi!" disse quando già la figura del gemello
era scoparsa.
Bill si affacciò alla porta sfoggiando uno sguardo sorpreso
"E tu come cazzo fai a saperlo?" chiese.
"Questa scuola non ha segreti per me, dovresti saperlo!" si
alzò dal letto infilandosi svogliatamente la giacca nera "E
adesso se non ti dispiace ho una biondina da conoscere!" prese la porta
lasciando il gemello nella stanza a rimuginare. Ma come cavolo faceva
Tom a sapere sempre tutto?
Quando la Signorina Smith aprì la porta Hero si ritrovo in
un enorme biblioteca. Grandi scaffali,alti quanto le pareti,
circaondavano una scrivania alla quale era seduto un uomo sulla
sessantina.
Era abbastanza cicciottello. Un paio di folti baffi bianchi gli donaba
un aspetto austero ma nel complesso sembrava essere un uomo gradevole.
"Buongiorno preside Scott!" disse la donna.
"Buondì professoressa!" rispose l'uomo alzando lo sguardo da
alcuni docimenti posto sulla scrivania.
Fissò Hero per qualche istante per poi sorriderle dolcemente.
"Tu devi essere Hero Wilder"
"Si, signore!" rispose la ragazza "Molto piacere!"
"Il piacere è tutto mio signorina. Sono felice che il tuo
tutore abbia deciso di farti studiare qui. Sai i tuoi genitori hanno
studiato qui quando avevano la tua età!" la sapeva quella
storia, Will gliela raccontava prima di andare a dormire fin da quando
era in fascie.
"Non voglio certo trattenerti qui a parlare con me" agginse sorridendo
"La Sig, Smith ti accompagnerà nella tua stanza. Ho
già informato la tua comagna del tuo arrivo e
sarà più che felice di spiegarti come funzionano
le cose qui. Vedrai, niente di che, le regole sono poche ma necessarie.
Sono sicuro che le seguirai alla pefrezione!"
Mentre percorreva quei corridoi che, sapeva ricchi di storia, aveva
incrociato inevitabilmente alcuni degli studenti.
La fissavano come si faceva di consueto con "la nuova arrivata".
Camminarono per un bel po' e la professoressa gli aveva spiegato che
per questioni di privacy avevano diviso i dormitori in due ale, quella
maschile e quella femminile.
Persorsero un ultimo corridoio e la donna le indicò una
porta di legno scuro, indentica a tutte quelle che aveva visto durante
il tragitto.
"Questa è la tua camera, ti lascio sola adesso ho delle
faccende da sbrigare. La tua compagna ti aspetta. Buona fortuna!" le
sorrise e se ne andò ripenrcorrendo il lungo corridoio a
ritroso.
Hero si fece coraggio, bussò lievemente alla porta e subito
dopo una ragazza dagli occhio scuri le aprì sorridendole
gioviale.
"Ohi, ciao! Tu devi essere Hero!" la invitò ad entrare. Anzi
per l'esattezza l'afferrò per un braccio trascinandola
dentro con forza.
"Si, sono io!"
"Oh, bene io sono Samanta. Oddio meno male che sei bella, non avrei mai
sopportato di dividere la stanza con una ragazza brutta" disse con
sincerità squadrandola da capo a piedi "Si" sentenzio quindi
"Sei proprio molto bella, mi darai del filo da torcere. Ci scommetto!"
Hero non sapeve che rispondere, Samanta era cosi diretta in tutto
quello che faceva e diceva. Mentre lei era cosi introversa.
"Bhe, non dici niente?"
"Ah, si scusa. Grazie mille per complimento!" si affrettò a
dire Hero.
"Di poce parole vero? Io sono il tuo esatto opposto ma col tempo,
vedrai, parlerai a macchinetta come me. Dicono che sono contagiosa!"
Le sorrise per poi indicarle un letto disfatto sul quale erano state
appoggiate delle valigie che riconobbe essere le sue.
"Hanno portato qui tutta la tua roba, il letto è da rifare
se vuoi ti do una mano. Le lenzuola sono nell'armadio!"
"Oh, ti ringrazio, sei gentile!" assieme recuperarono delle lenzuola
pulite dall'armadio a muro e poi cominciarono a sistemare il letto.
"Vedrai che ti troverai molto bene qui" disse Sam mentre infilava la
fodera al cuscino "Ci sono un sacco di bei ragazzi. Oddio, tu non hai
ancora visto Bill" Hero la vide alzare gli occhi al cielo con
aria sognante" Dio, sarei disposta a tutto pur di farmi Bill
almeno una volta" si lascio cadare sul letto stropicciando le lenzuola
appena sistemate e chiuse gli occhi vagando tra i suoi pensieri.
"Bill? Chi è Bill?" Sam si issò sui gomiti
lanciadole uno sguardo complice
"Oh, lo vedrai mia cara. Eccome se lo vedrai. Sono sicura che tu sei il
suo tipo, da un po' di tempo a questa parte si interessa alle
verginelle e tu hai tutta l'aria di essere una di quelle..." Hero
arrossì, se possibile, fino alla punta del lunghi capelli
biondi.
"Si" Sam si mise a ridere di gusto "Lo sapevo, sei vergine!!! Ti
consiglio di non sbandierarlo ai quattro venti!"
Come se lei andasse in giro a urlarlo per i corridoi.
"Se, comunque, vuoi sbarazzarti di questo ingombrante problema" ah,
bene! Adesso la sua verginità era anche un problema
"C'è sempre Tom!"
"E adesso chi è Tom?" le chiese sdraiandosi accanto a lei
sul suo letto.
"Oh, solo il gemello di Bill. Si è fatto praticamente tutta
la scuola, comprese alcune delle professoresse!" Hero sbarrò
gli occhi all'istante.
Non aveva mai sentito una cosa simile in tutta la sua vita...uno
studente che va con un insegnante!
Anche se quella scuola le piaceva parecchio non riusciva a immaginarsi
catapultata in un mondo così diverso da l suo.
Aveva proprio una mentalità diversa da quella dei ragazzi
che frequentavano il collegio.
E sdraiata li sul suo nuovo letto, scrutando il soffitto bianco della
sua camera, non potè fare a meno di chiedersi come sarebbero
andate le cose ora che era sola.
Un capitolo
intrduttivo, niente di spaciale.
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