capitolo 38
Vi assicuro che sono
più stupita di voi per l'aggiornamento!
Ringrazio tutti coloro che leggono per la pazienza con cui attendete i
capitoli.
Spero di aver prodotto qualcosa di buono!
Buona lettura ^^
Severus aveva sempre odiato la sua casa di Spinner’s End ed
in quel momento avrebbe voluto distruggerla pezzo per pezzo. Era sicuro
che il suo mal di testa avrebbe trovato giovamento se avesse incendiato
quel divano logoro o che il suono dei piatti rotti sul pavimento
avrebbero potuto mettere a tacere il suo senso di colpa.
La notte precedente era rimasto accanto alla porta della camera da
letto che divideva con Hermione fino a quando i singhiozzi
della ragazza non si erano spenti, segnale che stremata si era
addormentata.
Dopo di che aveva minuziosamente ripulito il salotto, cercando di
cancellare ogni traccia del suo comportamento indecente. Aveva raccolto
le bottiglie che si era scolato, facendo riaffiorare i pessimi geni
paterni, indugiando un attimo sulla bottiglia di champagne che aveva
comprato quello stesso giorno. Voleva festeggiare i primi sei mesi
vissuti insieme in quella casa. Non era un comportamento da lui, ma
sapeva che lei lo avrebbe ricompensato con un meraviglioso sorriso
innamorato e questo gli sarebbe bastato per sentirsi un uomo migliore.
Si passò una mano tra i capelli, fissando il soffitto di
quella che sperava non sarebbe più stata la sua casa ma in
cui rifiniva puntualmente dopo ogni sua cazzata.
Una volta che il salotto aveva ripreso un aspetto normale si era
domandato che fare.
Poteva sciogliere l’incantesimo che sigillava la porta della
loro camera e stendersi accanto ad Hermione, ma lei avrebbe voluto
svegliarsi con lui accanto? Non aveva il coraggio di formulare la
risposta.
Avrebbe potuto attendere la mattina sul divano e cercare di farla
ragionare.
Pensò alle parole che le aveva rivolto durante il loro
litigio. Era un pazzo … le aveva sputato contro delle accuse
senza senso, accecato dalla gelosia e dalla paura di perderla.
Distrattamente si sfiorò la guancia con le punta delle dita.
Gli aveva tirato uno schiaffo, come biasimarla.
Aveva scelto perciò l’unica soluzione che
conosceva. Si era smaterializzato a Spinner’s End. Come
punizione, quello spostamento aveva rimescolato tutto l’alcol
dentro il suo stomaco, facendolo rimettere nel mezzo del salotto.
Stremato si era accasciato sul divano, sul quale si era svegliato poco
prima.
Lentamente si mise a sedere e si prese la testa tra le mani tentando di
farla smettere di pulsare, poi si trascinò in cucina. Un
caffè lo avrebbe sicuramente aiutato. Aprì
furiosamente gli sportelli di alcune mensole per rendersi conto che la
cucina era vuota. Ringhiò frustrato.
Non c’era più niente lì. I suoi
pensieri volarono al piccolo appartamento in periferia. Si
domandò se Hermione si fosse già alzata. Se
avesse già scoperto che lui l’aveva abbandonata
… un’altra volta.
“Che diavolo sto facendo.”mormorò,
valutando per la prima volta lucidamente quello che aveva fatto.
Se ne era andato, aveva tradito la sua fiducia non parlandole del suo
incontro con Lily e poi era scappato di notte come un ladro,
confermando così le paure della ragazza. Il timore che lei
non fosse poi così importante per lui.
Con passi barcollanti tornò in salotto ed iniziò
a cercare la sua bacchetta.
Doveva tornare da Hermione. L’avrebbe pregata di perdonarlo,
di essere per l’ennesima volta comprensiva con lui. Si
sarebbe prostrato ai suoi piedi se fosse stato necessario.
Dopo aver tolto i cuscini dal divano ed aver imprecato diverse volte,
trovò la bacchetta tra la polvere sotto un mobile. Doveva
essere rotolata là sotto quando si era addormentato.
Di nuovo in piedi racimolò tutta la concentrazione che
possedeva per smaterializzarsi.
Non poteva permettersi di spaccarsi ...
Un furioso bussare alla porta però lo fece vacillare. Chi
poteva venire a cercarlo lì?
Decise che non gliene importava assolutamente niente. Riprese
perciò posizione. Al tre si sarebbe smaterializzato. Uno.
Due …
Un rumore di vetri infranti proveniente dalla cucina lo
bloccò di nuovo. Impugnò rabbioso la bacchetta.
Chiunque fosse, aveva scelto il momento peggiore per disturbarlo.
Spalancò la porta della cucina e rimase di sasso. Non poteva
credere ai suoi occhi. Un cespuglio di capelli, più
arruffato che mai, stava entrando in casa sua dalla finestra.
“Hermione” la chiamò guardandola,
disarmato. La giovane, che aveva il viso arrossato e gli occhi
spaventati, con un balzo scese dalla finestra e gli venne incontro.
Indossava ancora il vestito della sera precedente, quello che aveva la
notte di capodanno. Il tessuto aderente e le gambe scoperte fino alle
caviglie dove iniziavano delle scarpe da ginnastica rosse, per niente
adatte al resto dell’abbigliamento, la facevano apparire
più giovane e bella che mai. Avrebbe iniziato a brontolare
se la situazione fosse stata diversa.
Rimase immobile sotto lo sguardo indagatore della ragazza che lo
scrutava come fosse sicura che fosse ferito. Gli si avvicinò
infatti, senza dirgli una parola, ed iniziò a tastargli le
braccia, a percorrergli con le mani il collo e l’addome.
Severus emise un sospiro di apprezzamento ma un colpo improvviso sul
petto gli mozzò il respiro.
A quel colpo ne seguì un altro e poi un altro ancora e
così via, fino a che non le bloccò i polsi.
Hermione lo guardò rabbiosa e non gli permise di tirarla a
sé.
“Sei un idiota.” Mormorò con gli occhi
gonfi di lacrime.
“Lo so.” Le rispose Severus senza distogliere lo
sguardo da quello della ragazza che tentava di divincolarsi dalla sua
presa serrata.
“Te ne sei andato!” Non potè non chinare
la testa colpevole. “Stavo tornando da te
…” cercò di giustificarsi “Ma
tu sei arrivata prima … perché mi stavi
cercando?” si pentì subito di aver posto una
domanda così stupida.
La ragazza sbuffò contrariata, costringendolo a lasciare la
presa sui suoi polsi. “Mi chiedi perché ti stavo
cercando? La tua mente così arguta non arriva a comprendere
l’ovvio?” replicò, portandosi le mani
sui fianchi. Assomigliava vagamente a Minerva.
“L’ovvio mi è chiaro, ma non credere che
ti solleverò dal compito di dirmelo in faccia. Sei una
Grifondoro non dovrebbe essere troppo
difficile.”ringhiò.
Alle sue parole il volto arrabbiato della giovane si fece perplesso poi
assunse un’espressione strana. “Beh?” la
incalzò confuso. L’alcol ancora in circolo nel suo
sangue non lo aiutava per niente.
“Non sono venuta qui per lasciarti.”
Puntualizzò allora Hermione “Possibile che per te
esista solo il nero o il bianco?” aggiunse.
Severus scrollò le spalle, cercando di mantenere un briciolo
di contegno. “Perché non è
così?”
“Non nel mio modo di vedere le cose.”
Sospirò la giovane.
“Avevi detto che, questa volta, se me ne fossi andato non mi
saresti venuta a cercare. Io credevo …” Severus si
bloccò senza sapere come proseguire. La frase Credevo che non mi avresti
più nemmeno voluto guardare in faccia non gli
sembrava la più favorevole alla sua posizione, soprattutto
dal momento che Hermione era lì, nonostante quello che aveva
detto la sera prima.
“… che non ti avrei più voluto dopo
ieri.” Concluse per lui la giovane, guardandolo seria.
“Te lo meriteresti, visto come ti sei comportato e quello che
mi hai detto.” Severus fece per parlare ma
dall’occhiata di Hermione intuì che non aveva
ancora finito. “Avevo bisogno di sapere dov’eri
… temevo che ti fossi spaccato visto quanto avevi bevuto.
Avresti potuto essere in gravissime condizioni … alle volte
sei così stupido.” Confessò la ragazza
e Severus si sentì ancora peggio.
“Non avresti dovuto preoccuparti per me, non me lo
merito.” Disse in un sussurro.
“In realtà comincio a pensare che tu non te lo sia
mai meritato …” a quelle parole le viscere di
Severus si contrassero dolorosamente “… ma io ti
amo e sapevo fin dall’inizio che per stare con te avrei
dovuto convivere con le tue pessime abitudini.” Concluse con
un sorriso Hermione.
Possibile che nella loro relazione fosse sempre lui quello in difetto?
“Hermione io …” iniziò. Se
lei era veramente davanti a lui allora doveva almeno provare a
spiegarle che non aveva nulla da temere riguardo a Lily, anche quella
confessione comportava dei rischi. “non è come
pensi, con Lily intendo.”
Quell’argomento, notò, l’aveva messa
sulla difensiva. Hermione infatti lo fissava seria con le braccia
incrociate al petto.
“Sono andato da lei, subito dopo la Croazia. Avevo
… ho
sempre avuto paura che loro ti avrebbero portato via da me e io non
potevo permetterlo. Perciò, l’unica cosa che avevo
in mente quando mi sono presentato a casa Potter era di raccontargli
una menzogna.” Fece una pausa, temendo quello che avrebbe
detto dopo. “Non avevo veramente intenzione di incontrare
Lily, mi bastava un componente a caso della famiglia. Sono sempre stato
bravo a persuadere le persone, sarebbe stato facile fargli credere che
tu eri rimasta delusa del loro comportamento e che avevi bisogno di non
vederli ne sentirli. Tu avresti pensato che non ti avessero perdonato
l’amore per me e, nella migliore delle ipotesi, loro si
sarebbero tenuti a distanza. Ti avrei tenuta con me, senza
più il pericolo di perderti …”
La sua voce quasi echeggiava nel silenzio denso che regnava sulla
stanza. La sua piccola Grifondoro si sedette, come se il peso di quella
rivelazione fosse troppo. Lui la imitò. Si sentiva
terribilmente allo scoperto in quel momento.
“Non ero preparato a quello che successe dopo. Ero convinto
che chiunque mi avesse aperto la porta mi avrebbe aggredito, offeso
… invece non è stato così.”
Si passò una mano tremante sulla fronte, senza il coraggio
di guardare Hermione. “Lily quando mi vide, non si
adirò ma mi accolse in casa sua senza battere ciglio. Mi
chiese subito se avessimo trovato i tuoi genitori e se tu stessi bene
… si mise a piangere quando le disse che era andato tutto
bene, mi chiese il permesso di poter avvertire suo marito e mi
ringraziò per essermi preso cura della sua bambina.”
Un singhiozzò strozzato di Hermione gli strinse il cuore ma
si disse che doveva continuare. “Non ho più avuto
la forza di portare fino in fondo il mio intento ma avevo ancora paura.
Perciò ho cercato di tenerti lontana almeno lei, la persona
che ti avrebbe potuto far dubitare di me più di tutti gli
altri …” concluse, sentendosi un uomo orribile.
Hermione inoltre, apparentemente non intenzionata ad affatturarlo o a
maledirlo, se ne stava seduta immobile con lo sguardo perso nel vuoto.
“Parlami.” La supplicò.
“Merlino, Severus …” La riccia di prese
la testa tra le mani “Come … come hai potuto solo
pensare di fare una cosa del genere …”
balbettò la ragazza.
“Io …”
“Possibile che tu non capisca quanto vali per me?”
Quella domanda lo spiazzò. Si aspettava che parlasse di ben
altro. “Contavo di avertelo dimostrato
…” la riccia sospirò “Davvero
credi di non poter essere amato? Perché sappi” lo
fissò, questa volta determinata “ Che io scelgo di stare
con te ogni giorno, perché reputo la mia vita migliore con
te a fianco e nessuno può decidere della mia vita se non
io.” Terminò Hermione con la voce rotta. Nella
foga si era alzata in piedi e in quel momento lo fissava con le guance
arrossate dall’agitazione e dalle lacrime.
Severus non sapeva veramente che dire.
Non era quello che sarebbe dovuto succedere … la ragazza
avrebbe dovuto infuriarsi con lui, sputargli addosso tutto il
risentimento per quello che aveva fatto, invece gli ribadiva il suo
più sconfinato amore.
Rimase perciò a sedere immobile fissandola con quella, che
temette, fosse l’espressione più stupida che si
fosse mai formata sul suo viso.
“Maledetto zuccone!” sbuffò Hermione,
quindi gli gettò le braccia al collo, sorprendendolo ancora
di più. Decise comunque di approfittare di quella
inaspettata sfortuna e la abbracciò a sua volta cullandola
fino a quando i singhiozzi che la scuotevano non si placarono.
“Non mi aspettavo questo.” Mormorò
indeciso se fosse saggio farle notare che avrebbe dovuto essere
disgustata.
Hermione alzò la testa dall’incavo del suo collo e
lui si pentì subito di aver parlato.
“Immagino ti aspettassi una sfuriata contro il tuo piano
diabolico.” Si strinse nelle spalle in risposta, mentre la
giovane grifondoro alzò gli occhi al cielo.
“Non ce la faccio ad arrabbiarmi per un’idea
così stupida.” Spiegò con tono saccente
“Se tu avessi detto una cosa del genere a chiunque dei miei
amici, prima di tutto nessuno ti avrebbe creduto. Poi, avrebbero
pensato a qualche pozioni o droga somministrata da te a mio danno.
Infine, ti saresti trovato la casa di Spinner’s End invasa
nel giro di poche ora da una spedizione di salvataggio.” La
ragazza non riuscì a trattenere un sorrisetto furbo
“Dovresti averlo imparato ormai che i Grifondoro hanno dei
seri problemi a rispettare i divieti.”
Severus considerò che viste così le sue azioni
suonavano stupide anche a lui ma non lo avrebbe mai ammesso.
Si limitò così ad incupirsi, fissando la finestra.
“Perché non ti sei direttamente smaterializzata in
casa, invece di frantumare una finestra come un vandalo?”
chiese allora, notando i pezzi di vetro sul pavimento e quelli ancora
incastrati sulla cornice della finestra “Ti saresti potuta
ferire con quei vetri … non mi sembra che tu abbia
l’abbigliamento adatto per scavalcare finestre.”
Hermione sembrò rendersi conto solo in quel momento di
quello che aveva fatto. Scrollò le spalle “Ero
agitata e non mi è venuto in mente di usare la magia
…” Severus alzò le sopraciglia stupito
mentre la ragazza si imbronciava.
“Comunque quello che è fatto è fatto
… ora vorrei tornarmene a casa.” Disse, poi lo
guardò maligna“E se ti conosco un po’ tu
hai un gran bisogno di caffè in questo momento.”
Severus fece una smorfia per cui la ragazza
sogghignò. “Probabilmente è
proprio per quello che stavi per rincasare.”
“Tu non sai quanto ti sbagli.” le rispose, prima di
afferrare la mano della giovane e farsi smaterializzare in quella che,
inaspettatamente, poteva ancora chiamare casa.
***
Il rumore della tazza di caffè rimbombò nella sua
testa in modo innaturale, sicuramente Hermione non si era premurata di
posarla con delicatezza sul comodino.
“Come ti senti? Passato il capogiro?” gli chiese
senza moderare la voce e quindi aggravando quella spiacevole sensazione
di compressione alla testa provocata dalla smaterializzazione.
Arrivati nel loro appartamento aveva appena fatto in tempo a
raggiungere il letto. Sarebbe stato terribilmente umiliante svenire a
causa dell’ennesima capriola del suo stomaco.
“E’ questo perciò il modo che hai scelto
per farmela pagare?” sussurrò senza
però aprire gli occhi. “Torturarmi mentre sono
reso immune dai postumi di una sbronza? Un comportamento davvero poco
Grifondoro.” Il suo tono di voce non risultò
tagliente come sperava.
“Ben svegliato.” Sospirò Hermione e gli
si stese accanto, lui continuò a starsene immobile e con gli
occhi serrati.
“Non cerco vendetta come credi …”
iniziò la giovane, questa volta con voce bassa tanto da
essere quasi un sussurro nel suo orecchio “Ma tu continui a
comportanti da stronzo ...” A quell’appellativo
Severus aprì gli occhi e li puntò sul viso di
Hermione ad un soffio dal suo.
Sarebbe bastato un piccolo movimento per baciarla, ma lei non avrebbe
voluto e sicuramente lui avrebbe dovuto darsi una pulita prima di
avvicinarla più di così. In imbarazzo per quel
pensiero si scostò mettendo qualche centimetro di distanza
in più tra loro.
Hermione fece scorrere la punta del dito sul suo profilo,
solleticandogli le labbra. “Perciò …
credo proprio che dovrai scontare una qualche pena ma solo dopo che ti
sarai ripreso da questo ridicolo stato post-sbronza.” lo
canzonò la giovane, ridacchiando. Severus pensò
che con una pozione sarebbe passato tutto ma che Hermione non
gliel’avrebbe mai preparata.
“Hai dormito quasi tutto il pomeriggio
…”lo informò la riccia accarezzandogli
i capelli, lui si sporse di più verso quel contatto tanto
piacevole e di cui, pensava, non avrebbe più potuto rigodere
“ … devi proprio mangiare qualcosa.”
Continuò e lui rispose con un grugnito.
Sentendo le mani di Hermione allontanarsi
l’afferrò per la maglietta “Rimani
qui.” la supplicò con voce roca.
“Ti aspetto in cucina ma prima fatti una doccia, non hai un
gran buon odore.” Lo avvertì, lasciandolo poi solo
ed imbarazzato nella loro camera da letto.
Senza altra scelta si trascinò fuori dal letto fino alla
doccia, dove il getto di acqua ghiacciata gli fece riacquistare qualche
funzione celebrale.
Quando entrò in cucina, la Grifondoro stava mettendo una
scodella di minestra sulla tavola apparecchiata per uno. Severus si
domandò che ore potessero essere, sbirciando dalla finestra
infatti supponeva che non fosse passata l’ora di cena.
“Mangia qualcosa.” Gli ordinò la ragazza
costringendolo a sedere e poi accomodandosi vicino a lui.
Severus notò che si era cambiata, indossava una maglietta
leggera e dei pantaloni di una tuta rossi. Era certamente scalza, in
tutti quei mesi non l’aveva mai vista usare delle ciabatte a
meno che non fossero le sue che ogni tanto gli rubava per farlo
innervosire.
Come un automa si portò il primo cucchiaio di minestra alle
labbra. Il liquido caldo ma dal sapore delicato scivolò
giù nel suo stomaco e per la prima volta da quando si era
svegliato si rese conto di essere affamato.
“Pensi veramente che io sia stata con Ron?” Si
aspettava una domanda del genere. Se fosse stato del tutto sincero
avrebbe dovuto dire Si,
hai qualche prova del contrario? Sei andata da lui sconvolta e sei
tornata all’alba. Quello zotico ti voleva già
quando eri una bimbetta dai denti sproporzionati e tu hai passato del
tempo con lui vestita con un dannato straccetto.
Soppesò quelle parole, rendendosi conto che avrebbero
rovinato una situazione già precaria.
“Mi fido di te che mi dici di no.” Rispose
perciò.
Hermione lo osservò un po’, come in cerca di un
cedimento in quel comportamento.
“E’ un passo avanti …” gli
sorrise “Ma non sperare di sottrarti al tuo
castigo.” Disse e una scintilla di trionfo le
illuminò gli occhi.
“Mi sottoporrai ad una tortura?” chiese,
stranamente più sereno nonostante la minaccia.
“Non corporale ma certamente mentale.”
Replicò la giovane.
Alzò un sopraciglio “ Bene, sono pronto. Dimmi
cosa mi aspetta.”
Hermione gli mise una lettera tra le mani e lui la guardò
interrogativo. “E’ arrivata mentre dormivi e ho
pensato che fosse esattamente quello che ci voleva.”
Spiegò la Grifoncina.
Severus posò incerto gli occhi sul pezzo di pergamena.
C’erano scritte sopra poche righe ma con una calligrafia che
non avrebbe scordato per nulla al mondo. Anche il senso di fastidio gli
era familiare.
“Io
non prendo ordini da Potter.”
Aveva tentato di modulare la voce ma il risultato era stato ancora
più cupo.
L’espressione di Hermione gli disse che la ragazza non
sarebbe scesa a compromessi quella volta.
“Quello di Harry è un gentile invito a
raggiungerlo a casa sua.”
“Grazie per la traduzione minuziosa dei geroglifici del tuo
migliore amico. Ma non intendo …”
“Ci saranno tutti.” Insistette la riccia,
visibilmente tesa.
“Ragione in più perché io stia alla
larga da quella casa. Non so cosa di importante Potter abbia da dire ma
non credo che la mia presenza sia fondamentale …”
Borbottò, gettando la lettera sul tavolo, oltre il piatto
vuoto.
“L’invito è indirizzato ad entrambi ed
andare vorrebbe dire mettere in chiaro le cose con le persone
importanti per me, una volta per tutte.”
“Potter mi ha nominato solo per carineria nei tuoi
confronti.” Sbottò.
“Harry non è fatto così. Lui fa le cose
di cuore e se ti ha incluso è perché tu hai una
qualche importanza nella sua mente. Comunque se l’avesse
fatto solo pensando a me, sarebbe la prova che si fida le mie scelte e
rispetta chi amo …”
Quelle parole significavano molto di più e Severus lo
comprese subito.
“Dunque io dovrei seguirti per lo stesso motivo? Dovrei
rispettare chi ami?” chiese retorico, con una nota dolce
nella voce.
La ragazza si abbracciò le ginocchia e si
rannicchiò di più sulla sedia, come se non si
aspettasse una domanda così diretta da lui. Il suo animo
tuttavia voleva ancor sentirlo dire da quelle labbra imbronciate che
per lei lui era ancora importante e che lo voleva accanto a
sé nonostante ci fossero persone che le avrebbero dato molto
di più di quello che lui aveva da offrirle.
“Sì.” Mormorò la ragazza,
guardandolo attraverso le lunghe ciglia.
Allora Severus si sporse verso di lei e, sciolto l’intreccio
delle mani sulle gambe, se la tirò in grembo.
L’ammirò per un attimo, gustandosi il sapore della
sua pelle e l’adorabile espressione stupita che le si era
dipinta in volto.
“Vorrà dire che andremo ad ascoltare
quell’impiastro di Potter.” Disse, sfiorandole il
collo con la punta del naso adunco. Hermione lo premiò con
un caldo e profumato abbraccio, prima di posare la bocca sulla sua.
Senza riuscire ad aspettare oltre approfondì il bacio. Si
riassaporarono in quella posizione scomoda per un tempo indefinito.
Hermione gli morse il labbro inferiore strappandogli un sorriso. Se
quella era la sua tortura, allora voleva essere punito per tutta la
vita. Si strinsero forte su quella sedia come a rimarcare il possesso
l’uno dell’altra.
Quando Hermione, qualche minuto dopo, lasciò le sue labbra
gli sorrise e lui si sentì completamente in pace.
“Allora … non sei curioso di sapere cosa ci
aspetta a casa Potter?”
Severus le tirò una ciocca di capelli.
Lui non ci trovava niente da ridere.
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