Asfodelo
Un uomo si perde sulla sponda del fiume,
osservandone le acque rosse come il tramonto
vorticare smaniose e guizzare come lingue di fuoco.
La sua casa pare tanto vicina da poterne sentire l’odore,
eppure è terribilmente lontana, grigia e sfocata.
Più tempo trascorre in quel luogo
e meno gli pare di ricordare:
era sempre stata mancante del tetto quella casa?
E sua moglie, qual era il suo volto?
Un’asfissiante malinconia opprime il suo cuore.
Il tempo si perde
e il passato si dimentica
nella valle di ciò che non è stato ridotto in cenere.
L’uomo cammina nel campo incolto,
sotto le suole stride il quarzo della ghiaia rossastra,
con le mani aperte sfiora i petali degli alti asfodeli
Mancano pochi passi,
ormai quella è l’unica certezza.
Capisce il significato del luogo,
ricorda i racconti dei padri
e si rasserena, finalmente in pace con il tutto.
Si congeda dalla vita, non ricordandone quasi il sapore.
Va incontro alla morte, scevro da ogni consapevolezza.
Vita e morte sono solo parole senza peso,
nessuno rincorre i fantasmi
nella vale di ciò che non è stato ridotto in cenere.
Piccola Spiegazione: Asfodelo deriva dal greco a = non, spodos = cenere, elos = valle, cioè “valle di ciò che non è stato ridotto in cenere”. Secondo gli antichi infatti gli asfodeli erano le uniche piante capaci di resistere al fuco dell'oltretomba ed erano quindi considerati i fiori dei campi elisi. Ed è proprio qui che ho ambientato la poesia, al confine tra la vita e la morte, di un uomo la cui anima sta venendo purificata prima dell'ingresso nel vero e proprio aldilà. Il fiume che compare inizialmente è il Flegetonte “fiume di fuoco”.
Sophrosouneh.
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