D&E
Finale alternativo a
“Cambio d’Ali- La Cura”
Sono passati sette anni da quando
Stefan
ha salvato Elena per farsi perdonare dal fratello.
Damon
non è diventato un vampiro e Elena sta bene.
Era sera e
venivo dal porto per alcuni traffici clandestini che avevo riscontrato
e denunciato personalmente.
Arrivai a cavallo fino la
stalla, ero infuriato con tutto il mondo tanto per cambiare,
perché i gendarmi mi avevano trattenuto più del
previsto al solo fine di assicurarsi il mio completo estraniamento ai
fatti. Compravendita di schiavi di colore provenienti
dall’Africa.
Patetico da parte loro: se avessi voluto commerciare davvero schiavi ne
avrei denunciato la presenza assieme ad un mio carico ?
Ovviamente
le mie argomentazioni surclassarono le loro futili e riprovevoli accuse.
Quelle erano persone e io avevo smesso di giocare a fare il padrone da
un bel po'.
La mia tensione derivava anche dal fatto che, con
mio immenso rammarico, avevo notato all’entrata della mia
villa
il calesse del nuovo prete di Mystic Falls.
Questa volta veniva a farci
la ramanzina a tutti e due, neanche fossimo due ragazzini.
Davvero inutile e sciocco da parte sua.
Quell’uomo era solo un ostinato che voleva per forza avere
ragione su questioni
assolutamente estranee alla sua persona.
Assolutamente irritante quanto stolto.
Scesi da
cavallo, togliendomi il cappello e aggiustandomi il soprabito scuro in
tinta con il resto dell’abbigliamento, porgendo le briglie a
Tyler che, con un sorriso, disse:
<<
Signore la volevo informare che questo pomeriggio è nato il
puledro. >>
Ancora in
pensiero per la storia del prete, chiesi senza guardarlo in viso:
<<
E chi l’ha fatto nascere ? >>
<<
Alaric, Bonnie e – poco dopo aver deglutito - la signora
Elena. >>
Il suo tono si era fatto un po’
timoroso riguardo la mia
reazione.
Accennai un
sorriso: ero contento che Elena avesse partecipato, a lei faceva
piacere ed io ero fiero di qualunque cosa facesse.
Lei era sempre la
stessa donna caparbia, amorevole e disposta a tutto per aiutare
chiunque si trovasse in difficoltà.
Lei era la mia Elena.
Con stupore di
Tyler, terminai: << Bene, mi raccomando
trattalo con
dovuto riguardo.>>
<< Ce... Certamente signore. >>
Sulla porta vidi Alaric appoggiato allo stipite con le braccia conserte
a guardare l' orizzonte:
<<
Ho visto il prete. Buona fortuna, signore. >>
Mi voltai per
imbruttirlo dal momento che avevo sentito un risolino provenire dalla
sua figura.
Ma come si permetteva a chiamarmi ancora "signore" ?
Lo sapeva che mi dava fastidio e per questo lo inseriva ogni qualvolta
ne aveva l' occasione.
<< Ric ? - mi fermai spalla contro spalla -
Perchè non gli hai detto che non eravamo in casa ?
>>
<< Mi sono solo fatto gli affari miei, Damon. - mi
guardò e poi confessò - Ha parlato con
Bonnie.>>
Lo osservai di sottecchi e poi proseguii per la mia strada, sbuffando.
Era il
crepuscolo e l’aria era abbastanza mite per essere appena
arrivata la primavera.
Procedevo in casa con ancora il frustino del
cavallo in mano che stritolavo per il fatto che mi sentivo amareggiavo
perché nessuno si fosse degnato di venirmi a salutare.
“Forse
Elena era stata trattenuta” mi dissi mentalmente, mentre
intanto mi imbronciavo come un bambino a cui avevano tolto il gioco
migliore.
Ero stato abituato fin troppo bene.
ᴥᴥᴥ
<< Cosa volete, prete ? >>
Dissi senza
osservarlo, mentre accorgendomi di non averlo dato a Tyler, poggiavo il
frustino sul tavolo della biblioteca.
A questo punto, costretto ad udire le sue pagliacciate, necessitavo
assolutamente di un
bicchiere di buon bourbon.
Da buon padrone di casa lo offrii anche al mio sgradito ospite,
sogghignando di sfuggita non appena lui lo rifiutò.
Mi sedei accavallando le gambe e
gli feci sbadatamente segno di parlare.
Mentre lo sentivo ciarlare un pensiero mi sfiorò la mente:
strano che, per entrare in casa mia, non si fosse munito di un
crocifisso e una boccetta d'acqua benedetta.
Risi sgarbatamente coprendomi le labbra con un dito per il
mio pensiero.
<<
Non so se vi rendete conto o fate solo finta di non capire signor
Salvatore,
ma state irridendo tutte le nostre tradizioni e al buon senso di una
comunità di persone civili. >>
Alzai gli
occhi al cielo:
<< Vi ho già dato
l’assegno per i poveri della vostra parrocchia. - lo osservai
con cinismo - Ho consentito
ad aprire un collegio barra scuola per i più bisognosi nella
ex residenza Lokwood dove Elena insegna. Tutti o quasi i
cittadini lavorano per me. >>
Lo guardai male, avvicinandomi a lui con il busto, poggiando il
bicchiere sul bracciolo della poltrona: << Cosa
desiderate che
faccia di più,
eh ? Che dia via i miei soldi e butti i miei stracci ai
mendicanti per andare in giro a professare la parola del Signore ?
Avete sbagliato persona. >>
Ovviamente, a
scanso d'equivoci imbarazzanti, tutto il bene che avevo fatto agli
altri, di cui
non mi interessava niente, era stato opera di Elena.
In certi momenti
poteva fare di me quello che voleva.
In alcuni casi … sempre
in verità, inutile negarlo.
Ma diciamo che, in camera da
letto quando ci si metteva d’impegno, era capace d'
estorcermi di tutto con buona pace del mio self-control.
Il sacerdote si era alzato
dalla poltrona e mi squadrava irritato, additandomi come fossi un
demone:
<<
Sa, il vostro sarcasmo non mi è gradito e il vostro modo di
mettere in soggezione con me non attacca. Voi non mi fate paura signor
Salvatore ! >>
Gli volevo
dire: “E allora mi spiegate perché la vostra voce
trema ? ” tuttavia optai per:
<<
Felice per voi, ma non cercavo di mettervi in soggezione in alcun modo,
dicevo
semplicemente la verità. Se avessi voluto, credetemi sulla
parola, ve ne sareste accorto. Quindi sputate il rospo.
>>
Bevvi un sorso e poi appoggia il bicchiere sulla consolle su cui c'era
un vaso pieno di fiori di campo e un sonaglio.
Ripresi
intrecciando le dita sul pube:
<< Fate presto
perché sono stanco e voglio che ve ne andiate al
più
presto perché desidero cenare con la mia
famiglia.>>
I miei occhi
raggelarono l’ecclesiastico per il semplice fatto che lui mi
stava facendo perdere del tempo prezioso.
<<
Incredibile ! Voi la definite una famiglia, voi avreste una famiglia ?
>>
Il suo modo di
gesticolare unito alla sua affermazione di raccapriccio, poco consona
al mio stato di tolleranza, mi avevano fatto adirare ancor di
più .
Sapevo che era
quello il problema.
Arricciando le labbra e alzando le sopracciglia lo
esortai:<<
Dunque ? >>
<<
La vostra non è lontanamente una famiglia ! Non siete
neppure sposato ! >>
Spazientito dissi: << Ancora con questa storia ? Sapete
siete
davvero ripetitivo e mi avete davvero seccato.
>>
Vedendomi
alterato deglutì per poi alzare il tono: <<
Date
scandalo con il vostro modo di comportarvi. Non volete fare della
vostra signora, una donna rispettabile ? >>
Mi alzai alterato.
Poteva dirmi
quello che voleva ma non doveva toccare Elena.
Andai vicino a
lui minacciosamente, senza per questo sfiorarlo o essere inopportuno:
<< Elena è una persona rispettabile. La sfido
a trovare qualcuno che la conosce a dire il contrario, padre.
>>
Mi
guardò e trovò il coraggio per
replicare:
<< Ma non per gli onesti cittadini di Mystic
Falls. Questo è un comportamento che offende la morale,
signore.
Già solo il fatto di convivere senza essere sposati
è riprovevole, ma poi generare anche una creatura fuori dal
matrimonio è …>>
<<
Scandaloso, si lo so. >> sospirai esausto, guardando il
piano nero che faceva bella mostra di se.
Continuai
spostandomi da lui : << Forse non avete ben
compreso voi che so piuttosto bene che la mia famiglia è la
pietra dello scandalo di Mystic Falls, ma sapete cosa vi dico: non ce
ne
importa un bel niente. Questa è casa e vita mia e di Elena,
quindi facciamo quello che vogliamo.>>
<<
Perché non vi sforzate per essere un uomo da bene ?
>> scuoteva il capo in modo deluso.
<<
Va bene, - ero al limite - ve lo ripeto per l’ennesima
volta. Uno: perché non lo sono, due: non mi interessano quei
bigotti che parlano male di noi. Tre: non abbiamo
bisogno di un pezzo di carta per far rispettare i nostri sentimenti.
Quattro: vogliamo essere liberi. Cinque: fatemeli ascoltare
personalmente quei pettegolezzi e poi vedremo chi oserà
ancora giudicare senza arte ne parte. >>
Era
scandalizzato: << Minacce. Ottimo modo per risolvere la
situazione. Perché invece non fate in modo che non si possa
parlare che bene di voi e della vostra famiglia ? >>
feci un afaccia schifata: <<
E abbassarmi al loro volere ? Mai. Poi anche se lo facessimo, e non lo
vogliamo fare sia chiaro, troverebbero comunque un
qualcos’altro a cui
aggrapparsi per spettegolare. Non mi dite che non è
così.>>
Guardai fuori dalla
finestra mentre il tramonto si colorava di un arancio ancora
più deciso.
<<
Già ma la ragazza cosa ne dice ? Perché non
proviamo a domandarlo a lei. Mandatela a chiamare se siete
sicuro di ciò che dite. Sempre se non interrompiamo il suo
lavoro e lei poi non la debba punire per l'inadempienza.>>
Ci
mancò poco che lo cacciassi via tanto mi sentii offeso dalle
sue parole meschine e abiette, però per mettere fine a
quegli incontri per
estirpare il diavolo da casa mia, con una faccia scura che celava la
mia ira, mandai a chiamare la mia Elena.
Ma con chi
credeva di star a parlare ? Con satana ?
Io avevo
chiesto ad Elena di sposarmi, lei aveva detto che stavamo bene
così.
Ed era più che vero. Perché
Mystic Falls si sentiva in diritto di mettere becco su qualcosa che non
gli competeva ?
Dannata cittadina !
ᴥᴥᴥ
Sentimmo
bussare e poi entrò lei.
Il suo viso
era raggiante più che mai e vedendomi mi sorrise con amore,
acconciandosi meglio i capelli legati tutti in alto con fermagli in
madreperla.
Era di una bellezza unica e le gote arrossate la rendevano ancora
più affascinante.
Così, senza pensiero, passai a
guardare i suoi abiti e, sgranando gli occhi, feci una smorfia con la
bocca per la spiacevole
sorpresa.
Tossendo un poco pensai "Oh
ma perchè proprio oggi ... "
Il parroco mi
guardò male e io svagai.
Indossava
degli abiti da lavoro vecchi e logori appartenenti forse a Bonnie.
Non
capivo davvero il motivo ma poi ricordai la storia del puledro e
sospirai quasi
divertito, alzando le spalle.
Mi
guardò e poi si rivolse al parroco :
<< Salve
padre Kalvin, scusate la mia tenuta ma non ho avuto tempo di cambiarmi
perché stavo aiutando nella stalla e la bambina…
>>
Il prete mi
perforò e io gli sorrisi causticamente con il mio completo
nero e frustino poggiato di fianco a me.
Sembravo quasi nuovamente il padrone con la sua schiava.
<<
Di nulla figliola, figuratevi. Vedo che il signor Salvatore vi tratta
in modo riprovevole. – passò gli occhi su di me -
Fa piacere sapere che non ci si sbaglia quando si comprende che non
c’è possibilità di redenzione, anche se
quello lo lascio al buon Dio.>>
Era rimasta
interdetta e mi guardava male.
Io non avevo fatto niente e non lo avevo
di certo chiamato io.
<<
Posso farle una domanda, cara ragazza ? – lei fece
sì con il capo – Come ogni donna il vostro
desiderio è quello di sposarvi con il padre di vostra
figlia, vero ? >>
<<
Oh è di nuovo questo. >> si passò, stranita, una
mano sulla nuca.
Poi proseguì: << Mi siedo per risponderle
perché sono un
po’ stanca e non vorrei offendere nessuno. >>
Detto
ciò si accomodò su di una sedia del tavolo.
<<
Comprendo, essere obbligata a lavorare come insegnante, badare da sola
ad una bambina di poco di più di un anno e dormire nei
sotterranei, non deve essere uno scherzo. >>
Affermando questo il
parroco mi guardò come ad oltrepassarmi, mentre io sbattevo
le ciglia sbigottito.
Cosa ?
Pensava
davvero che io tenessi Elena, la mia Elena beninteso, ancora in una
cella con mia figlia
? Cose da pazzi.
Dovevo essere un mostro sputato dall' inferno !
Iniziai a
ridere perché era assurdo quello che diceva.
Sentivo le mie risa, poi guardai
Elena, lei non rideva… perciò ripresi il mio
solito contegno.
Lei aveva
degli occhi strani, ardevano in modo diabolico mentre si era spostata
dallo schienale della seggiola per avvicinarsi al vicario di Cristo.
Oh, le era
venuto qualcosa in mente. Sì, ci potevo giurare.
Stare con
me non le faceva affatto bene, no, definitivamente.
Mi gustai la scena:
<<
Eh sì, è proprio così. –
Elena guardò a terra - I sotterranei sono bui e molto umidi
e la
bambina ha sempre molta fame e non ho una culla per cui la devo tenere
sempre in braccio. Sapete, delle volte mi domando quando mi si
permetterà di mangiare di nuovo un po’ di pane per
avere la forza per tenerla e cullarla perché, il signore, -
mi osservò indicandomi - non ama sentire i suoi
pianti.>>
Io e il prete
eravamo sbalorditi.
<<
Veramente figlia mia ? Allora vi devo assolutamente portare via da
qui.>>
Okay,
le avevamo provate tutte per farci lasciare in pace, ma questa ancora
no: dare credito ai pettegolezzi.
Sogghignai orgoglioso della mia donna.
Era proprio vero: le donne ne sapevano una in più del
diavolo.
In questo caso io ero il diavolo.
Intervenni
in modo deciso, rimanendo a quello che diceva lei :
<< No, Elena non va da nessuna parte senza il mio
consenso e men che meno la bambina. >>
<<
Ma voi siete un vero bruto, lasciate andare questa povera donna e
quella creatura. Misericordia. >> Si fece il segno della
croce.
<<
Oh sì, - continuò Elena esagerando - e pensate
che delle
volte
ho così tanto lavoro da dover lasciare la bimba da sola in
cella che piange disperatamente. E poi ogni mattina devo portare la
colazione a letto al signor Salvatore e alla sua nuova conquista con
nostra figlia in braccio,
immaginatevi. >>
<< Ora capisco, volete essere libero di vedere le vostre
altre donne, che
Dio le salvi, tenendo in catene questa povera anima innocente. Che il
Signore abbia pietà di voi. >>
Io guardai
Elena sorpreso.
Non finiva mai di sorprendermi.
Il parroco era
a dir poco scandalizzato.
Oh ed era divenuto bianco come un cencio.
Mi
stavo divertendo come mai successo con un prete.
<<
La picchia anche ? >>
<<
No ! – si era alzata inorridita -Nel modo più
assoluto, no ! Mi dispiace per lei ma è tutto assolutamente
falso. Non sono stata ancora informata sulle novità
più
recenti, ma le posso assicurare che anche quelle saranno del tutto
infondate, credetemi, padre. >>
<<
Signora, mi state prendendo in giro deliberatamente ? >>
Stavo per
esplodere dalle risate.
<<
Oh certo che vi sto prendendo in giro. Lo so bene che voi siete
arrivato da poco e la nostra situazione – mi
indicò
- vi sconvolga ma …>>
<<
Certo che mi sconvolge, mi hanno detto che lei è stata
comprata come un animale e ridotta in fin di vita per ben due volte. Mi
scusi se mi preoccupo.>>
<<
E’ vero, lui mi ha comprata e salvata, non so se questo lo sa
…..E’ una storia lunga e complessa, vi basti
sapere che sono sette anni che ci conosciamo e ci amiamo io e Damon.
Voi pensate ancora che lui mi tenga nelle segrete e magari mi cacci
fuori solo per i suoi comodi. Ma vi rendete conto da solo
delle sciocchezze a cui state dando adito ? Damon è un
brav'uomo
e un buon padre, si merita almeno il beneficio del dubbio, non vi pare
? Solo perchè non siamo sposati e abbiamo una figlia,
ciò
non ci etichetta quali esseri senza morale o rettitudine.
>>
<<
E l’abito ? >>
<<
Ve l’ho detto: stavo nella stalla per aiutare a far nascere
un puledrino. Di solito non indosso questi
cenci. >>
<< Il lavoro ? >>
<< Mi è sempre piaciuto fare l' insegnante ed
ora lo
posso fare perchè è intestata a me la scuola.
>>
Il prete era
rimasto interdetto.
<<
Ma allora se vi amate non capisco perché non vogliate
sposarvi.>>
<<
Perché stiamo bene così. A noi sta bene
così. >> dicemmo prima lei e poi io.
<<
E della bambina che mi dite ? La riconoscerete un giorno o
l’altro, signor Salvatore ? Tremo per quella povera anima.
>>
<<
Certo che per mettere il naso in cose che non vi competono siete bravo
ma
per indagare fate proprio schifo, lasciatevelo dire, prete. La bambina
ha il mio cognome ovviamente e sui documenti l’ho registrata
giustamente come figlia mia e di Elena, come è giusto che
sia. >>
ᴥᴥᴥ
Bussarono ed
entrò Jenna con in braccio una piccola bambina di poco
più di un anno, piangente e urlante, con il suo vestitino
color
prugna e un
grazioso ciuffetto sulla testa.
Mi guardava
angosciata e allora mi avvicinai a lei rapito, mente il resto della
stanza perdeva significato.
Nella lista
delle mie priorità c’era lei sopra a tutto e a
tutti.
Osservando
quei lacrimoni, mi porse le piccole braccia paffute parlottando un:
<< Papapapa>>.
Non appena la presi in braccio si
acquetò portandosi il pollice alla bocca e accoccolandosi
sulla mia spalla mentre con l’ altra manina, abbracciandomi,
mi solleticava il collo.
Ora, in
braccio a me, si stava rilassando…
C'era il suo papà.
<<
Piccola canaglia. >> dissi accarezzandole la testolina
castana nel frattempo che lei si voltava a guardarmi e a sorridermi con
i suoi occhi blu e infuocati come la madre.
Sembrava quasi
mi capisse e ammettesse le mie parole amorevoli.
Quella creatura era un
miracolo.
Se non avesse
avuto i miei occhi sarebbe stata uguale alla sua bellissima mamma.
Elena riprese
parlando con il prete che mi osservava incantato, mentre io mi occupavo
di mia figlia:
<<
Se vuole rimanere a cena è il ben venuto. >>
Lui fece di
sì mentre io guardai male Elena, sospirando oramai
esasperato più di mia figlia.
La piccola iniziò a giocare con le mie labbra ed io ripresi
il
buon umore, sorridendole lateralmente, guardando le sue così
somigliante alle mie.
Notai che il
prete non riusciva a distogliere gli occhi da me e dalla bambina,
così mi
innervosii quasi come se i suoi sguardi potessero consumare la mia
bambina.
<<
Damon mi vado a cambiare e arrivo. >>
Elena mi diede
un bacio, solo a stampo per non impressionare ulteriormente il
sacerdote, anche se io lo avrei voluto davvero scioccare.
Incompetente, sempliciotto di un buono a nulla.
Elena accarezzò
la testolina della bimba << Ciao, tesoro, la mamma arriva
subito. >>
ᴥᴥᴥ
A fine cena.
<<
Complimenti è una bambina bellissima e dolcissima. Ha la
carnagione e il viso della mamma e gli occhi del padre. Come avete
detto che si chiama ? >>
Ovvio che mia
figlia fosse bellissima ! Era mia figlia !
O meglio dire:
nostra.
Intanto la piccola impiastricciava gli avanzi della sua cena con le
mani e parlottava tra se in braccio ad Elena.
<<
Com’è avete cambiato idea ? >> lo
punzecchiai, fermando il piatto della bimba che stava finendo per terra.
<<
Beh... - sospirò - il Signore agisce per vie
misericordiose, quindi chi sono io per
giudicare ? >>
<<
Ben detto padre. >> strinsi la mano della mia signora che
aveva appena parlato, passandomi mia figlia.
<<
Lei, comunque, - la guardai mentre si portava le mani alla bocca - si
chiama Delena Stephanie Elena Salvatore. >> dissi
orgoglioso
gonfiando il petto.
ᴥᴥᴥ
<<
Si è addormentata ? >> disse Elena
avvicinandosi al letto mentre si chiudeva la vestaglia appena indossata
nel bagno di fianco alla stanza.
Le accennai un sì con il
capo mentre rimanevo attonito davanti a quella meraviglia.
Ero sdraiato
sulla calda trapunta, vicino alla piccola, intanto che le sfioravo una
manina rimasta fuori dalla sia coperta chiara, regalo di Alaric e Jenna.
<<
La sposto nella sua culla.>> affermò Elena,
sfiorandomi una spalla.
Mi accigliai
come se avesse detto una cosa senza senso e la osservai irritato:
no, Delena rimaneva vicino a noi.
Lei ridendo
continuò:<< Non capisco per quale motivo le
hai comprato una culla se non mi permetti mai di usarla.
>>
<<
Tutti i bambini devono avere una culla e lei non è meno
degli altri, se mai è migliore. >>
Andando
nell’altro lato del letto, Elena si spogliò della
vestaglia pesca, ridacchiando, rimanendo in sottoveste nera con del
pizzo ricamato
sulla scollatura e, dopo avermi guardato, prese la bambina e la mise
al centro del letto, sotto le nostre coperte, mentre Delena muoveva le
labbra e un poco gli
occhietti insonnoliti.
Solo allora,
guardando le donne della mia vita, decisi di alzarmi e togliermi la
vestaglia e di mettermi a letto.
Sotto le lenzuola, adorando l'odore della piccola, abbracciai Elena,
stringendo in mezzo a noi la nostra vita.
Elena spense
la sua candela e anche io feci lo stesso.
Mentre prendevo sonno, osservando il lettino di mia figlia lontano dal
nostro, mi venne alla mente l’episodio che aveva cambiato
radicalmente la mia esistenza e quella della mia venerata consorte.
Dovevo tutto a mio fratello Stefan...
Era appena finito il
ballo che aveva voluto dare lui ...
<< Quindi Elena è solo una tua schiava. Hai
osato contattare Klaus e indi per cui me, per un’ insulsa
schiava. – Rise – Tutto questo disturbo per una
serva d’ infimo livello ? >>
Stefan
riprese: << Damon Salvatore, il folle e impulsivo padrone
disposto a tutto pur di salvare la sua schiava. >> e
sorrise come se sapesse qualcosa che al resto del mondo rimaneva oscuro.
<<
Qualcosa in contrario ? >> lui alzò le spalle
incurante.
<<
No. >>
<<
Mi spieghi il perché di questa stupida festa ? Dov'era
l'utilità ? >>
<<
Mi piaceva rivivere il passato, Damon, come quando eravamo
ragazzini… >> sembrava sincero mentre si
metteva le mani in tasca e si guardava intorno vagamente spaesato.
<<
Ah davvero ? Io voglio solo che tu guarisca Elena te ne vada da vicino
a noi. Dimmi cosa diavolo vuoi in cambio e facciamola finita.
>>
Il suo ghigno,
mentre osservava il pavimento, mi metteva a disagio nel frattempo che
portava i suoi occhi verdi a guardarmi a braccia conserte.
<<
Sono pronto a tutto, Stefan. >> ci guardavamo e non
eravamo mai stati più seri di così.
Mi
squadrò per bene, si avvicinò con lenta
precisione e mi sussurrò:
<<
Lo immaginavo. >> cacciò il fiore
dall’ occhiello e lo odorò guardandomi, intanto
che ne staccava i petali, facendoli cadere a terra.
In quel
momento entrò Elena, preoccupata per me.
Il volto di
Stefan era teso ed arrabbiato, anche se voleva sembrare calmo: aveva la
bocca contratta in una smorfia e aveva appena terminato i petali ad un
passo da me, quando, senza attendere oltre, buttando lo stelo, con
velocità imprevedibile, si morse un polso, raggiungendo alla stregua di un rapace Elena.
Sbarrai gli
occhi e mi trattenni dal deglutire mentre lo vedevo stringerle il
cranio, che sembrava essere fatto di terracotta ... No. Non poteva
trasformarla davanti a me, no.
La sua mano
sul volto di lei le impediva di respirare nonostante la resistenza che
facesse con le mani e con il capo. I suoi bellissimi occhi nocciola
tremavano in tanto che i miei si inondavano di dolore.
Mi avventai
contro mio fratello urlando: << Lasciala !
Così la uccidi ! >>
Cercai di fargli spostare il braccio con tutta la forza che avevo in
corpo, lo picchiai, lo insultai e lo colpii...
Lottai, fino a quando Stefan con un pugno ben assestato mi fece cadere
a terra, sbattere la testa e perdere i sensi, mentre l’unica
cosa che vedevo era la paura negli occhi della mia Elena. Pensai di
morire per il dolore di vedermela trasformata in un essere che non
avrebbe più avuto la sua innata umanità.
Amavo quella donna più di qualsiasi cosa al mondo.
Non appena i miei occhi scorsero la luce della candela, scorsi lei
più viva di sempre e la felicità che provai fu
eguagliata solo quando strinsi tra le braccia mia figlia, la mia
primogenita.
Da quel
giorno, avevo cercato di rintracciare Stefan per ringraziarlo sebbene
avesse fatto in modo di scomparire, ma, ahimè, senza alcun
significato tangibile.
Lui e Klaus avevano fatto in modo e maniera di far perdere le loro
tracce.
Alaric mi
disse che pensava che lo avesse fatto per farsi perdonare.
Beh
… mi voltai a vedere Elena viva e vegeta e la mia piccola
Delena.
Era
superfluo dire che sì, gli avevo perdonato tutto il male che
volente o nolente mi aveva causato.
Lui era mio
fratello e lo avrei amato per sempre.
<< Damon ? - mi sentii chiamare -Tutto bene ?
>> mi sfiorò i capelli in apprensione
<< Certo Elena: è tutto
perfetto.>> la osservai per poi avvicinarmi a lei e
baciarla.
Loro erano state la mia cura.
Spazio personale:
Questo
è un piccolo pensiero per chi desiderava un finale diverso
a quello tragico.
Grazie per
aver letto, un bacio !
La
vostra Sibilla 9
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