Warnings: lime,
UST, tanto UST.
N/A: Scritta
per la Notte Bianca @ maridichallenge #GreenArmyFTW
Tainted
love
Non
c'è stata una vera e propria discussione in proposito, un
po' perché sarebbe stata imbarazzante per entrambi, un po'
perché tutti e due avevano dato la cosa per scontata, sia a
causa di Scott, a cui tenevano molto entrambi, sia a causa della
situazione tra loro: per Isaac, Allison era stata una nemica fino a non
molto tempo prima, e Allison aveva promesso a sé stessa che
non si sarebbe mai più invischiata sentimentalmente con un
lupo mannaro. Troppi conflitti d'interesse.
Il
tacito accordo che avevano raggiunto, quindi, era che avevano bisogno
di tempo.
Poi
avevano iniziato con i gruppi di studio, e quella era stata davvero una
pessima idea: stare seduti per ore intere, in silenzio, allo stesso
tavolo, l'uno davanti all'altra, con le gambe di lui troppo lunghe per
riuscire a trovare il modo di non sfiorare le sue, e tra le mani libri
di cui, se andava bene, capivano una riga sì e cinque no.
Persino la presenza di Lydia non aveva aiutato granché,
anzi, i suoi commenti intrisi di sarcasmo avevano, se possibile,
addirittura peggiorato la situazione.
Il
vero disastro, però, l'avevano combinato quando avevano
deciso che allenarsi insieme sarebbe stata una buona cosa per entrambi.
Per dire l'idiozia.
*
Quando
finiscono il respiro di Isaac è appesantito dalla fatica, e
il ragazzo è costretto ad usare entrambe le mani per
staccarsi la maglietta fradicia di sudore dalla pelle e sventolarla per
farsi aria.
Seduta
a terra di fronte a lui, Allison scioglie l'elastico, acchiappa le
ciocche fuggiasche che le si sono appiccate al volto, e lega di nuovo i
capelli in una coda alta.
«Non
è stato male», giudica alla fine.
«Sto
per vomitare un polmone», ribatte Isaac.
«Se
pensi che senza il suo peso riuscirai a correre più veloce,
accomodati pure», risponde Allison senza scomporsi. Isaac le
rivolge una smorfia indispettita.
«Domani
voglio provare ad aggiungere altri dieci minuti di corsa prima delle
flessioni», continua poi la ragazza.
«Dovrai
passare sul mio polmone e sul resto del mio cadavere.»
«Consideralo
fatto.»
Allison
sorride e Isaac sbuffa e alza gli occhi al cielo. Poi lei si allunga
per recuperare lo zaino e i sandwich riposti all'interno.
«Pranzo?»,
domanda per farsi perdonare.
Isaac,
per tutta risposta, si lascia cadere a peso morto di fianco a lei,
chiudendo gli occhi e tendendo una mano nella sua direzione.
«Sento
odore di tonno», protesta un attimo dopo, quando Allison gli
passa il panino. «Non mi piace il tonno.»
«Lo
so. Infatti il tonno è nel mio panino, non nel
tuo.»
«Però
li hai messi nello stesso sacchetto, e ora anche il mio ne ha assorbito
l'odore», si lamenta Isaac, arricciando il naso mentre lo
scarta, e ora è Allison ad alzare gli occhi al cielo.
«Guarda
che ho ancora l'arco a portata di mano», lo minaccia.
«E se non ti piace puoi sempre rimanere a digiuno»,
continua, allungando una mano per riprenderselo, ma Isaac alza
immediatamente il braccio verso l'alto, spostando il sandwich ben al di
fuori della sua portata.
«Non
c'è bisogno di fare tanto la permalosa.»
«Non
sto facendo la permalosa, ho solo detto che se non ti
piace—»
«Non
sto facendo la permalosa»,
la scimmiotta Isaac in falsetto. Le labbra di Allison si tendono in un
sorriso che di solito preannuncia morte e dolore a qualsiasi sua preda
sia rivolto, poi la ragazza tende di nuovo la mano in un gesto che
vorrebbe essere paziente e di sfida allo stesso tempo.
«Ridammi
quel maledetto panino», scandisce lentamente.
«No»,
replica Isaac, staccandone un morso.
È
una questione di pochi secondi. Isaac non fa nemmeno in tempo a finire
di masticare il boccone che Allison si tira su di un ginocchio e con un
breve volteggio gli è sopra, le ginocchia premute ai lati
dei suoi fianchi, una mano contro la sua gola e l'altra a stringergli
il polso della mano con cui tiene il panino. Isaac tossisce, ma la
presa di lei non è così forte da soffocarlo,
quindi riesce ad ingoiare senza problemi. I suoi istinti di difesa si
attivano comunque, e con un colpo di reni il ragazzo inverte le loro
posizioni, facendo rotolare Allison su un fianco e inchiodandola poi
sotto di lui. Lei però non molla la presa sulla sua gola, e
con l'altra mano sale ad afferrargli una manciata di riccioli biondi,
tirando appena, senza fargli troppo male.
«Ora
potrei finirti in un secondo», mormora Isaac, ma i suoi occhi
sono fissi sul volto arrossato di Allison, sul suo sorriso minaccioso.
«Io
non credo», risponde la ragazza. E un attimo dopo Isaac sente
il ginocchio di lei strusciarsi piano tra le sue gambe, fino a
raggiungere il cavallo dei suoi pantaloni e lì esercitare
quel minimo di pressione che basta per fargli ribollire il sangue e
accelerare il respiro.
«Vantaggio
mio», sussurra Allison.
«Colpo
basso», protesta debolmente Isaac, deglutendo piano. Per
tutta risposta Allison riprende a sfregare con più forza il
ginocchio contro il suo inguine, e il ragazzo si lascia sfuggire un
gemito prolungato. Poi, rifiutandosi di accettare la sconfitta, si
china un po' di più verso di lei, e appoggiando tutto il suo
peso su un solo braccio — mai sottovalutare
l'utilità delle flessioni in situazioni come questa
— fa scivolare l'altra mano verso il basso e al di sotto i
pantaloni della tuta di Allison. La ragazza emette un
“oh” di sorpresa quando le sue dita iniziano ad
accarezzarla al di sopra del tessuto degli slip, e Isaac non si sforza
neanche di trattenere una risata. «Non sei l'unica a saper
giocare sporco, Argent.»
Allison
sospira e si morde le labbra, godendosi quelle carezze per qualche
secondo ancora, poi ricorda a sé stessa che hanno ancora
bisogno di tempo, quindi fa appello a tutta la sua forza di
volontà e spinge via Isaac, che atterra di fianco a lei con
un grugnito di protesta.
«Visto
che il nostro pranzo è ormai immangiabile, direi di
riprendere l'allenamento», stabilisce Allison, rimettendosi
in piedi.
Isaac
lancia uno sguardo di puro rimpianto prima ai panini sparsi per il
prato e poi ad Allison che si è appena chinata a riprendere
l'arco, infine sospira e si prepara mentalmente per un'altra ora di
tortura.
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