La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina.
Sapeva che era sbagliato, che così non avrebbe mai imparato, che -diamine- sarebbe stato ancora di più un casino, dopo.
La testa gli urlava che era uno stupido egoista, tutto il resto che -cavolo!- se l'era meritato, o forse era il contrario -lui non era House, non era così bravo a leggersi e nemmeno gli interessava.
Per fortuna il rumore della moto era troppo forte per pensare, anche sotto il casco, e andare in moto era quello che facevano per la maggior parte del tempo. Si fermavano in un bar a prendere qualche birra, ogni tanto si sbronzavano, e dopo aver dormito risalivano in sella. Quello non era lui, ma gli piaceva.
Era grato ad House di non parlargli in continuazione.
Tutto questo faceva perdere la cognizione del tempo -come se non facessero segretamente entrambi il conto alla rovescia. Poco più di cinque mesi. Una manciata di settimane, un paio di giorni.
La cosa che preferiva era guidare la sera. House l'aveva guardato, era rimasto zitto per qualche secondo e aveva annuito, posando la bottiglia.
Non avevano meta, ma ogni giorno, appena in sella, seppure per poco, James non riusciva a vedere l'orizzonte, non subito, a volte mai.
Stava solo andando a folle velocità su una statale nel deserto verso la cosa dalla quale non poteva scappare -e allora tanto valeva in fretta, tanto valeva dignitosamente.
E di sera era più bello -la luce del tramonto avrebbe addolcito qualsiasi cosa.
Angolino Me -
Buonasera a tutti, grazie per aver letto questa mia piccola storia. Ho giusto un paio di parole da dire: la citazione iniziale è di Milan Kundera, ed è contenuta ne L’insostenibile leggerezza dell’essere; faceva parte di un pacchetto (Procione) di una Drabble Night, di cui ringrazio ancora di cuore le partecipanti.
E nulla, al solito ogni parere è assolutamente gradito, ma in ogni caso grazie anche solo per aver letto questo tentativo :)
Un bacio e a presto;
Lil
|