Questa fic si è classificata
quarta al concorso "Made Abroad" indetto da V@le, come sempre molto
tempestiva e veloce nel giudicare le storie. Il luogo è l'inferno, che era tra i parametri di scelta.
La canzone è dei Within Temptation, il mio gruppo preferito.
Risultato a parte, è una delle fic in cui mi sono
impegnata di più, e che forse ho più sentito.
Sta a voi giudicare come è venuta, spero possa piacervi.
E come a gracidar si sta la rana
col muso fuor de l'acqua, quando sogna
di spigolar sovente la villana,
livide, insin là dove appar vergogna
eran l'ombre dolenti ne la ghiaccia,
mettendo i denti in nota di cicogna.
Ognuna in giù tenea volta la faccia;
da bocca il freddo, e da li occhi il cor tristo
tra lor testimonianza si procaccia.
(Dante, Inferno, canto XXXII)
WHAT
HAVE YOU DONE
«Allora è questo
l’Inferno. Allora
è qui che passerò
l’eternità».
«…L’ennesimo umano che in vita non era
consapevole di cosa andasse incontro, vero?»
Sasuke guardò l’essere mostruoso che lo fissava
avido, un ghigno distorto sul volto deforme, la bocca grondante sangue:
lo guardò e socchiuse gli occhi, freddi e duri come la
pietra.
«No. Sapevo benissimo che non sarei andato certo in un
ipotetico paradiso. Ho scelto consapevolmente ogni cosa. Ogni
decisione. Ogni percorso».
Intorno a Sasuke le anime dei dannati urlavano e singhiozzavano,
immersi nel gelido ghiaccio, mentre i diavoli, a turno, li
percuotevano.
Antenora, il nono cerchio, la zona di coloro che in vita avevano
tradito la patria.
Strano che non ci fosse Itachi.
Il pensiero però lo colpì d’istinto,
fulmineo, doloroso.
Non è Itachi il traditore. Sono io che ho tradito
Konoha.
Suo fratello probabilmente era con gli assassini, nel settimo cerchio,
perché nonostante tutto, sempre quello era diventato.
Pur con tutte le più nobili ragioni.
Ma era Sasuke ad aver ucciso Itachi, colui che aveva invece salvato
Konoha.
Ma era Sasuke ad aver rifiutato di tornare a casa.
Ed era Sasuke che alla fine era stato ucciso, nel più
ignobile dei modi, prima di poter realizzare il suo sogno di restaurare
il clan. Ucciso da Madara Uchiha in persona.
Sospirò, mentre percepiva il ghiaccio che gli lambiva le
gambe, così freddo che le straziava, e boccheggiò.
I morti sentono ancora dolore, dopotutto.
No. Sono i dannati che soffriranno in eterno.
Ma se già il dolore lo tormentava così tanto da
appena qualche secondo, come diavolo avrebbe fatto a reggere per
l’eternità?
Sasuke strinse i denti, il corpo che lentamente sprofondava in quel
lago gelato che gli consumava le carni, dilaniandolo.
Buffo.
Lui, colui che aveva avuto il controllo del fuoco, che manovrava
perfettamente il suo chakra fondendolo e plasmandolo con le fiamme,
adesso era condannato a un’eternità più
fredda e desolata che mai.
Se qualcuno aveva parlato dell’Inferno come del contrappasso,
certamente aveva ragione.
Ma Sasuke non aveva nulla da recriminare. Lui aveva scelto una vita
dedita alla vendetta.
Lui aveva tradito i suoi amici.
Lui aveva rifuggito qualsiasi cosa potesse renderlo sereno e felice.
Che diavolo avrebbe avuto da lamentarsi, ora? Un bel niente.
Il fruscio accanto a lui gli fece alzare il volto, chino a terra per il
freddo, mentre la moltitudine di corpi intorno cercava di contorcersi,
di valicare la terribile barriera di ghiaccio che bloccava ogni
movimento.
«Prima di passare qui l’eternità,
c’è una richiesta per te, tipo
scontroso».
Sasuke guardò con disprezzo il diavolo, che inginocchiato di
fronte a lui disegnava con la mano adunca ghirigori sulla coltre
sottile del lago.
«Voi guardiani infierite già dal primo
minuto?»
«È vero…non sei curioso di sapere se
c’è qualcuno qui che conosci?»
Sasuke rimase silenzioso, sforzandosi di non battere i denti. Certo che
qualcuno che conosceva ci sarà anche stato.
L’Akatsuki, per esempio. Suo fratello, probabilmente.
A meno che addirittura non fosse finito nell’Eden per la sua
commovente finale redenzione.
Diamine. Pure da morto rimaneva un bastardo, Sasuke.
Ma del resto…cosa importava a lui se ci fosse qualcuno che
conosceva in quel buco?
«No» sussurrò stizzito, provocando un
ghigno sulle labbra del demonio, che lo afferrò per i
capelli scuri, scaraventandolo fuori dal ghiaccio contro la nuda terra:
Sasuke boccheggiò, ricevendo anche un calcio nello stomaco,
e percepì l’alito nauseante dell’essere
accanto a lui, mentre era sdraiato per terra e incapace di rialzarsi.
«Di te e della tua insolenza mi occuperò
più tardi, ora muoviti. Il guardiano del settimo cerchio mi
ha chiamato personalmente quando ha saputo di te e questa
persona…certo che voi umani siete davvero degli esseri
derelitti…»
Sasuke si rialzò dolorante, cercando di capire qualcosa di
quelle parole.
Ma chi diamine poteva esserci all’Inferno…e
soprattutto perché quel maledetto aveva detto quelle cose?
Il diavolo lo spinse malamente verso l’antro, intimandogli di
non muoversi.
«La persona che puoi vedere è
all’entrata di Antenora, tu non avresti potuto scendere ai
gironi inferiori, a differenza sua. E poi queste eccezioni eccitano noi
diavoli…vedere come il destino si abbatte su voi umani,
vedere come siete miseri e patetici…vai, anima dannata,
vai…perché poi avrai tutta
l’eternità per stare qui…»
Sasuke non capiva nulla.
Con la mente ottenebrata, si trascinò verso
l’antro di Antenora, che collegava il luogo alla Caina, la
zona dei traditori della famiglia.
Il lungo corridoio, buio e umido, non mostrava nulla, fino a che non si
propagò una fievole luce giallognola.
E solo allora Sasuke vide la persona davanti a sé, e le
gambe, per un breve istante, parvero completamente cedere.
«…Non è possibile…»
Would
you mind if I killed you
Would you mind if I tried to
Cause you have turned into my worst enemy
You carry hate that I feel
It's over now
What have you done
Sasuke fissò stentoreo il volto esangue di fronte a lui.
Era lei, per quanto infinitamente pallida, un pallore tremendamente
mortale, gli occhi che sembravano due enormi voragini chiare nel viso
scavato.
«Sasuke-kun…»
Anche la sua voce era leggermente cambiata. Più bassa,
più roca. Ma con quell’inflessione sempre dolce e
carezzevole, quel tono che aveva sempre usato con lui.
La fissava, Sasuke. La fissava e non riusciva a muoversi,
perché fuggire non poteva, stavolta, e nemmeno ignorarla.
Cosa sarebbe servito poi, stavolta?
Sakura era lì, davanti a lui, all’ Inferno. E
questa era senza dubbio la parte più paradossale di tutto.
«Sasuke-kun…»
Il suo nome pronunciato una seconda volta, stavolta più
forte, più deciso. Ma sempre con quell’enorme
malinconia dipinta sul volto.
«Anche adesso hai intenzione di evitarmi?»
sussurrò Sakura guardandolo dritto negli occhi. Sasuke
scosse il capo, corrucciato, e incrociò le braccia.
«Certo che è incredibile, Sakura. Pure fin qui sei
riuscita a seguirmi, eh? Poco è cambiato da quando eri una
ragazzina patetica che mi idolatrava. Guardati. Predicavi il bene,
l’amore, gli ideali più puri…e guarda
dove sei finita».
Il sarcasmo pungente era la sua unica arma, il suo unico appoggio.
Anche da morto.
Anche lì non riusciva a fare a meno di denigrarla, spinto
dalla sua anima nera, spinto dal terrore di aprirsi, e mostrarsi
vulnerabile.
Ma Sakura non si smosse, non un passo, o un cenno.
Non pianse.
Sorrise, un sorriso tristissimo, pieno di rimpianti.
«E’ proprio perché ho seguito fino in
fondo quegli ideali, Sasuke, che adesso mi trovo qui. Quando vai oltre
i tuoi ideali…quando capisci che se vuoi essere coerente
fino in fondo devi prendere una scelta…allora travalicare
è l’unica via d’uscita».
Lui la guardò, forse inconsciamente capendo, ma mantenendo
sul volto un’aria fredda e distaccata.
«Cosa vuoi dire?»
Certezza, solo quella. Sasuke nella vita aveva sempre cercato la
verità, e le cose non cambiavano anche da morto. Sakura non
smise di sorridere, ma poi gli occhi si adombrarono, e le lacrime,
silenziose, iniziarono a scendere sulle gote smunte.
«Io ti amavo davvero, Sasuke-kun. Non è mai stato
un capriccio, il mio. Io…pensavo seriamente che prima o poi
avremmo passato la nostra vita assieme, e tu saresti
tornato…lo credevo davvero, sai?»
Sasuke continuava a guardarla, in silenzio.
«E poi…sei morto. Ti hanno ucciso prima che io
potessi riabbracciarti, prima che…diamine, nulla aveva
più senso…»
Gli occhi di Sakura in quell’istante divennero più
grandi, ancora ricolmi di lacrime amare. Sasuke sussultò.
Quello che la sua mente aveva solo abbozzato, ma subito respinto, era
la tragica realtà.
«Volevo solo passare la mia vita con te…»
What
have you done! What have you done!
What have you done! What have you done!
What have you done now!
What have you done now, what have you done?...
Cosa hai fatto, Sakura?…
«Nemmeno Naruto sembrava più in grado di dare un
senso alle mie giornate…io non volevo…ma
poi…»
Perché…perché,
maledizione…
«Poi…»
E tacque, perché non servivano più parole, morte
in gola, soppresse per quanto ormai la situazione fosse ovvia.
Sasuke taceva. Immobile come una statua di sale, incredulo di fronte a
lei.
«Stupida…»
Un sussurro, appena strozzato, e poi uno scatto, che lo fece andare
più vicino a lei, strattonandole con forza il braccio, colto
improvvisamente dall’ira.
«Stupida…stupida ragazzina, ma cosa hai fatto, che
diavolo hai fatto, eh?! Cosa volevi dimostrare, cosa?!».
Sakura si accasciò al suolo, gemendo. Sasuke per un attimo
respirò convulsamente, attonito, incapace di proferire altre
parole, ma poi lentamente seguì il gesto di Sakura,
inginocchiandosi accanto a lei.
L’aveva sempre considerata una sciocca bambina, e non aveva
capito nulla. O forse il suo gesto era stato comunque
stupidità, ma lucida, consapevole.
Il gesto estremo di una ragazza - anzi, una donna?…- che
aveva perduto la persona che amava.
L’aveva mai capito questo, di Sakura? Si era mai soffermato
davvero a pensare su che persona fosse realmente?
Ma Sasuke non aveva mai capito nulla, in vita sua.
Non si era mai interessato a nessuno, se non a sé stesso.
Non aveva mai compreso le ragioni di chi aveva cercato disperatamente
di portarlo indietro.
Non si era accorto che la sua brama di vendetta non aveva alcun senso.
E ora questo.
Sentì la mano di Sakura posarsi lentamente sul suo volto,
ancora chino verso terra. Non reagì, il volto una maschera
di cera, mentre lei lentamente lo stringeva forte.
«Mi dispiace….mi dispiace tanto,
Sasuke-ku…Sasuke. La colpa non è tua. Ero
perfettamente consapevole di quanto avrei fatto, ero perfettamente
consapevole di quanto avrei…di dove
sarei…»
Gli si avvinghiò ancora più stretta,
accarezzandogli i capelli.
«Era questo che avrei voluto fare in vita…soltanto
questo…»
Why,
why does fate make us suffer?
There's a curse between us, between me and you
I, I've been waiting for someone like you
But now you are slipping away... What have you done now!
Sasuke tremò, per un istante, lasciando che
l’abbraccio di Sakura l’avvolgesse, che il tepore
della sua pelle - ancora incredibilmente calda - lo stordisse per un
istante.
Dimentico che a breve sarebbe tornato nei ghiacci eterni.
Dimentico che presto il suo corpo non avrebbe provato più
nulla, se non dolore.
E anche Sakura…
«Cosa ne sarà…cosa ne sarà
del tuo corpo?» mormorò incapace di fissarla negli
occhi. Sakura gli scostò i capelli dal viso, appoggiando la
fronte sulla sua.
«Non ci sarà più un corpo per quelli
come me, Sasuke. Chi ha disprezzato il suo corpo in
vita, non merita di
averlo per l’eternità. Albero,
diventerò. E non recuperò mai il mio corpo,
nemmeno nel giorno del Giudizio Universale».
Attorno a loro, nel mentre, le luci andavano spegnendosi.
Le urla dei dannati dell’Antenora si facevano via via
più strazianti, mentre l’oscurità li
nascondeva, relitti umani, ormai condannati alla sofferenza eterna.
Sasuke non sapeva esattamente da quanto fosse abbracciato con Sakura.
Un’ora?
Due?
O erano solo dei minuti?
Perché l’unica certezza era che non avrebbe
più voluto staccarsi?
«Non sarebbe dovuta finire così».
Eccola, la verità. La frase che aleggiava, ancora non detta,
adesso finalmente sputata fuori nella sua cruda obbiettività.
Sasuke aveva sbagliato ogni cosa, in vita.
Ma aveva anche creduto di poter vivere senza rimpianti,
perché tutto quello che era successo se lo era cercato,
ostinato, cieco.
Ora poco aveva senso. Cosa contavano le sue convinzioni, adesso che, in
prossimità dell’eterna dannazione, capiva
realmente cosa avrebbe significato se quel lontano giorno avesse scelto
di tendere la mano a Sakura e restare a Konoha?
Come poteva saperlo. Era solo uno sciocco, ingenuo, ragazzino
dodicenne. E crescendo era diventato…un idiota.
Un semplice idiota.
E ora…era troppo tardi.
Would
you mind if I hurt you?
Understand that I need to
Wish that I had another choices
Than to harm the one I love
What have you done now!
Prese il volto di Sakura tra le mani, raccogliendo le lacrime che
ancora solcavano le guance.
«Sakura…scusa»
Patetico. Eppure, di più non usciva da quella bocca.
Soltanto delle scuse penose.
Uno scusa che racchiudeva troppe cose.
Scusa per non averti compresa.
Scusa per non averti salvata.
Scusa per non averti amata.
Scusa…perché ora sapeva cosa aveva realmente
perduto.
Sakura strinse le labbra, una mano che si posò su quelle
esangui di Sasuke.
«Sasuke…grazie».
Lui strabuzzò gli occhi, inebetito.
E poi sentì le labbra di lei che lentamente sfiorarono le
sue, fredde, subito irrorate dal suo calore.
Dalla sua morbidezza.
E si baciarono, disperatati, un ultimo bacio che siglava la disfatta,
la sconfitta.
Ma anche, finalmente, la conclusione di un incubo. E forse, in
quell’istante, poco importava che presto ne sarebbe iniziato
un altro.
I loro corpi si cercavano, le loro labbra anche.
Ed era disperazione, in quella estrema corsa contro il tempo.
«Mi ringraziasti anche tu anni fa…il mio
è un grazie perché alla fine ce l’hai
fatta, a capirlo. Sei testardo, vero…ma alla fine ce
l’hai fatta» sussurrò Sakura vicino al
suo orecchio, stringendolo per gli ultimi istanti, accarezzandogli la
schiena, mentre lui le cingeva la vita.
Erano ancora a terra quando il fiato spregevole di due diavoli li
raggiunse, assieme ai loro risolini sprezzanti e irrisori.
«Adoro gli addii strazianti, tu che dici?»
«La cosa più divertente…ma la parte
migliore è quando giunge l’ora di dividerli,
vero?»
Il diavolo più basso e corpulento afferrò Sasuke,
trascinandolo all’indietro. L’altro, il guardiano
del settimo cerchio, prese Sakura, ma con gentilezza.
Sakura si morse un labbro, sforzandosi di non urlare.
Non poteva.
Doveva solo fissarsi in mente quegli ultimi istanti vissuti.
Niente rimpianti, niente rimorsi.
Le scelte fatte non potevano essere sostituite. E poi, anche
l’eternità dannata sembrava meno amara con quella
piccola consapevolezza.
«Ti amo, Sasuke»
Lui la fissò, gli occhi neri sottili, il volto cereo, il
corpo fremente.
«Ti amo anche io, Sakura»
E mai pensò che quelle parole fossero fuori luogo. Forse,
era la frase più giusta che mai avesse detto.
Poi, l’oscurità totale, mentre Sasuke veniva
trascinato verso l’Antenora, tra il roco bofonchiare del
diavolo.
«Complimenti, una scenetta commovente! Non mi hai affatto
deluso, umano…»
Sasuke deglutì, girandosi.
Non vide più Sakura.
Si voltò ancora un’ultima volta, sentendo solo la
voce dell’altro demonio, sempre più lontana.
«Ah, voi suicidi…melodrammatici pure da
morti!»
E l’ultimo, finale, bisbiglio di Sakura.
«Non melodrammatici…solo innamorati».
E poi, più nulla.
Come l'altre verrem per nostre
spoglie,
ma non però ch'alcuna sen rivesta,
ché non è giusto aver ciò ch'om si
toglie.
Qui le trascineremo, e per la mesta
selva saranno i nostri corpi appesi,
ciascuno al prun de l'ombra sua molesta.
(Inferno, canto XIII)
I
will not fall, won't let it go
We will be free when it ends
Note dell’autrice
L’inferno è quello dantesco, come si evince dalle
note che citano i passi (la prima riferita al cerchio dei traditori, la
seconda i suicidi) , anche se mi son presa qualche libertà:
non credo che i dannati possano andare per i vari gironi a loro
piacimento, visto che appena arrivati vengono subito divisi,
trasportati da Caronte e poi spediti al loro cerchio. Ma
tant’è, era necessario che Sakura scendesse, e
più plausibile del contrario: Sasuke è in un
girone più basso, quindi con pena maggiore, e non potrebbe
risalire.
Per quanto riguarda la morte di Sasuke per mano di Madara, ovviamente
è di mia invenzione: se Kishimoto fa una cosa del genere lo
strangolo!
Bene, spero che pur nella su tragicità vi possa essere
piaciuta. Forse Sasuke non è perfettamente ic, ma poco
importa. Non so davvero più come scrivere Sasuke in questi
ultimi periodi, il "mio" Sasuke, quello che mi è piaciuto
dalla prima puntata, pare non esistere più.
E' anche per questo che non penso scriverò molte SasuSaku
nei tempi a venire, sempre che Kishimoto non faccia miracoli.
Spiacente, ma io provo sempre ad attenermi al carattere originario, e
con un Sasuke del genere è quasi impossibile fare una bella
SasuSaku. Ma bando alle ciance, in fondo questa è stata
fatta, e credo anche bene, per una volta posso essere piuttosto sicura
di quanto fatto^^
Dedicata a Hypatia, che ha vinto il concorso, e che ha fatto una
SasuSaku splendida, davvero.
Dedicata a Rory, perchè lei è un amore e io la faccio penare un sacco con le mie
virate al NaruSaku.
Dedicata a Robi, che col SasuSaku non c'entra un tubo, ma il mio frollino ha bisogno di rinforzo morale in questo periodo^^
E una piccola dedica anche a Lorenzo, alias _lawliet_,
perchè è il più grande innamorato di
Dante, e spero che leggendola mi perdonerà le
libertà che mi son presa^^
Un grazie a chi leggerà, e soprattutto a chi
lascerà un commentino.
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