Los mañana
(Il domani)
La colossale torre-prigione della
Soul Society brillò di
luce propria all’alba, facendosi bianca splendente. Si ergeva
sopra tutto,
osservando da silenzioso guardiano gli avvenimenti nella Corte delle
Anime
Pure. Assolveva al suo compito da più di 2000 anni, eppure
non si era mai vista
una simile vittoria sul male.
L’ex capitano Sosuke Aizen
era stato sconfitto dal Gotei 13
e da un Sostituto Shinigami, Kurosaki Ichigo, accompagnato da tre suoi
amici
umani.
Una vittoria schiacciante, su tutti i
fronti.
C’erano di sicuro state
molte perdite, ma quelle vite
sacrificate alla causa non erano rimaste invendicate. La loro morte era
servita
per permettere ai sopravvissuti di guardare con gli occhi dei
vittoriosi il
totale decadimento di Hueco Mundo e i suoi abitanti più
potenti, gli Espada.
Ed ora due ospiti
d’eccezione occupavano l’impenetrabile
struttura, attendendo fianco a fianco l’estinguersi della
loro sorte.
Sconfitti, umiliati, condannati a non
morire sul campo di
battaglia come avrebbero desiderato ma come animali su un altare
sacrificale,
per dare ulteriore rimarco alla loro decadenza. E la loro unica colpa
era stata
di nascere Hollow, di voler emergere dalla tenebrosa uguaglianza, da
morte
certa, cercando l’evoluzione e il prestigio come gli abitanti
del Rukongai
cercavano una vita migliore al di là delle mura.
La loro unica colpa era essersi
schierati dalla parte del
buio.
Uno per sete di dolore e morte,
l’altro per apprezzamento
verso un padrone sprezzante della paura.
Ed ora ambedue rimanevano
abbracciati, nudi sulla fredda
pietra, guardando attraverso una di quelle microscopiche finestre il
sorgere
del sole.
“E’
domani?” domandò la figura più smilza,
dai corti capelli
neri, fissando inespressiva la luce chiara che rischiarava
l’interno delle
mura.
“Sì.”
Disse semplicemente l’altra, stringendo un poco di
più
quel corpo magro e posandogli un delicato bacio fra i capelli.
“Allora questa è
la nostra ultima notte” sussurrò la prima,
accarezzando distratta i capelli azzurri del compagno.
Non si dissero più nulla,
rimasero solo fermi nella
penombra.
Quella notte, l’ultima
notte, nella Corte ci fu grande
festa. Tutti danzavano e ballavano, accompagnati da fiumi di
sakè e musica.
Alcuni bevevano per dimenticare la
morte di una persona
cara, altri per la felicità di essere ancora interi, e altri
ancora per la
gioia di essere lì in due. In pochi si astenevano, in
particolare solo gli
astemi e coloro che avevano troppo da pensare per poter bere.
Fra di loro c’era Ichigo,
che immerso nelle sue rimembranze
non aveva neppure mangiato. Fermo, immobile, ignorava del tutto le
grida delle
persone e i brindisi in suo onore, al salvatore della Soul Society.
Pensava alla cattura dei due ultimi
Espada ancora in vita,
dei loro ultimi prigionieri. Avevano preso Grimmjow quando era ancora
incosciente dopo la sua battaglia, e Ulquiorra quando era caduto prima
del
colpo finale ad Aizen, inferto dal generale Yamamoto.
Erano rinchiusi nella Torre e
l’indomani sarebbero stati
giustiziati, eppure… Lui aveva fatto di tutto per salvarli,
per convincere il
Gotei 13 che potevano benissimo toglierli ogni capacità
combattiva (e lui
sapeva che avrebbero potuto farlo, nonostante loro avessero negato
questa possibilità)
e rimandarli sulla Terra come semplici umani.
Invece, per qualche lurido comando,
dovevano morire come
cani nello stesso identico posto dove sarebbe dovuta morire Rukia.
Dicevano che erano mostri, ma
cazzo… Che ne sapevano loro?
Lui li aveva visti, sì, li aveva visti mentre li portavano
alla prigione. Era
rimasto lui a far la guardia mentre Kuchiki Byakuya si allontanava un
secondo,
e li aveva visti, maledizione.
Si stavano
baciando,
merda. E non era un bacio fra amici, o un rituale di chissà
quale genere... Era
un bacio appassionato, vero, che aveva fatto salire i brividi anche a
lui. Non
sapeva che rapporti avessero fra di loro, né se fosse solo
sesso o uno svago,
però aveva la netta sensazione che loro si amassero.
E dicevano che non potevano provare
amore.
Batté con forza un pugno
sul pavimento, facendo
scricchiolare e sfilacciare i tatami sotto di lui.
Rukia lo fissò, ben
conscia del suo tormento interiore. Gli
si avvicinò, abbracciandolo e cullandolo un poco.
Lo sostenne mentre singhiozzava,
senza rinfacciargli nulla.
Sapeva ciò che era successo e capiva il suo dolore. Era
straziante dover
uccidere due esseri che si volevano bene, fossero Shinigami o Hollow o
Umani.
Lo strinse, facendogli sentire la sua
presenza.
“Rukia…”
la chiamò.
“Dimmi, Ichigo.”
“…Mi aiuteresti
a fare una cosa?” chiese lui, tremante,
temendo un suo rifiuto.
“Tutto quello che
vuoi.”
***
All’alba del giorno
seguente, le porte della Torre si
spalancarono. La luce illuminò i volti un poco smagriti e
gli occhi ancora
brillanti dei due condannati.
Incatenati pesantemente, vestiti solo
con pantaloni bianchi,
Grimmjow e Ulquiorra uscirono a testa alta dalla loro prigione.
Percorsero il
ballatoio che penetrava nella cittadina, guardando avanti a loro senza
paura
alcuna.
Proseguirono ancora, sfilando fra gli
alti palazzi, guardati
da tutti gli Shinigami.
Grimmjow di tanto in tanto ringhiava
a qualcuno, infastidito
da tutti quegli sguardi di superiorità e divertimento che
gli venivano rivolti
contro.
“Grimmjow, basta.”
Ulquiorra lo richiamò
all’ordine con una sola parola,
cercando di imprimergli tutta la sua dignità. Lui non si
soffermava nemmeno a
guardargli, nauseato da tutta quella inettitudine attorno a lui.
E’
tutta spazzatura,
solo spazzatura, si ripeteva fino alla nausea.
Giunsero fino al patibolo, ove tutto
il Gotei 13 attendeva. Anche
gli Shinigami di rango più basso ai Tenenti e i Capitani
erano venuti ad
assistere alla prima esecuzione pubblica mai avvenuta, scalpitanti.
Furono condotti fino alla struttura
in legno, e lì gli
furono tolte le manette e le corde rosse.
Tutto si svolse nel più
assoluto silenzio. A tutti i
presenti era stato dato il preciso ordine di rimanere fermi,
senza
stuzzicare i prigionieri, ma il bisbigliare continuo della folla era
più che
evidente.
Tutti li schernivano, e questo
mandava in bestia Grimmjow.
“Che cazzo sussurrate,
branco d’inetti?! Fate silenzio!!!”
urlò, stringendo a sé Ulquiorra, che stranamente
non si ribellò per niente a
quel gesto così azzardato.
Il volto del moro si era deformato,
divenendo una maschera d’odio.
Aveva smesso di ripetersi di non ascoltare, ed ora tutta la sua rabbia
rifluiva
e montava come un’onda, soffocando a malapena la sua voglia
di distruggere
tutti quegli esseri inutili.
Furono separati e messi
l’uno accanto all’altro, nonostante
la viva resistenza di Grimmjow, con le braccia sollevate e
perpendicolari al
busto, mentre lentamente iniziavano a lievitare nell’aria.
Quando furono abbastanza in alto, la
loro salita si fermò.
Erano lontani. Troppo
lontani.
Yamamoto, appoggiato al suo nodoso
bastone, iniziò a
parlare.
“Ulquiorra Schiffer e
Grimmjow Jaggerjack, siete ambedue
accusati di…”
“Fai silenzio, stupido
vecchio. – Ulquiorra parlò con voce
talmente tagliente che immediatamente nella altura si fece silenzio -
Non ci
interessa sapere i nostri crimini. Facciamola finita con questa
pagliacciata.”
Il vecchio si accigliò.
“…Nonostante la
vostra insolenza, vi chiederò se avete un’ultima
parola per noi.”
“Io avrei una richiesta.
– disse Grimmjow, puntando i suoi
occhi azzurri contro il vecchio Generale – Vorrei che ci
avvicinaste, in modo
che io possa tenergli la mano.”
Il bisbiglio si rialzò,
più prepotente di prima, più
irritante che mai alle orecchie dei due Espada.
Grimmjow si morse la lingua per
evitare di urlare.
“...E sia” concesse
il capitano.
Quando le loro mani furono nuovamente
strette e il
chiacchiericcio fu sedato dal capitano Kuchiki con una singola,
penetrante
occhiata, il rituale ebbe inizio.
La Sokyoru andò in fiamme,
rivelando l’essenza dal suo
spirito. La fenice scarlatta si palesò agli occhi di tutti,
brillando nel cielo
come un secondo sole.
Era
lì, con il suo
calore infernale, avida di assaggiare nuovamente dopo molto tempo il
sapore di
un anima.
Grimmjow volse il suo sguardo verso
il compagno, trovandolo ricambiato.
Gli sorrise, stringendo ancora di più la sua mano, e
lasciando che tutto il suo
calore si sprigionasse da quell’ultimo contatto.
“Ulquiorra, io
ti…”
“No, non lo dire.
– lo interruppe lui, serio come sempre ma
con gli occhi brillanti – Me lo dirai quando saremo di
là.”
Lo spirito di fuoco aprì
la bocca e si lanciò avanti verso
le due vittime.
Prima che la devastante colonna di
fuoco dipingesse il cielo
intero, tutti percepirono una reiatsu impressionante, devastante, e
tutti
sapevano perfettamente chi l’aveva rivelata.
Fu solo un secondo, poi tutto si
spense, lasciando nell’aria
solo un leggero odore di bruciato.
Dei corpi, nessuna traccia.
“Ichigo
Kurosaki!” urlo Yamamoto, girandosi verso la folla
alla ricerca del giovane.
Eppure Ichigo era lì,
scuro in volto ma presente. Accanto a
lui stava Rukia, capo chino, immobile.
“Sì,
Yamamoto-sama?”
“Perché hai
sprigionato la tua energia spirituale? Cosa è
successo?”
“Assolutamente nulla,
Capitano. Io sono sempre stato qui,
non mi sono mosso. Può chiederlo a chiunque.”
E in effetti tutti dissero che il
ragazzo non si era
minimamente spostato dalla sua posizione.
Ishida, Orihime, Chad e Renji lo
guardarono, leggermente
straniti. Poi tutti sembrano illuminarsi improvvisamente. I ragazzi
scossero il
capo e si allontanarono in fretta.
Anche altre due persone si erano
fermate a fissare più del
dovuto il giovane; il capitano Kuchiki e il capitano Ukitake.
“Cielo, cielo”
disse l’uomo dai lunghi capelli bianchi prima
di andarsene, le labbra tirate in un lieve sorriso.
Byakuya invece rimase fermo, in
silenzio, con il volto
sempre tirato nella sua aria di superiorità.
***
Tre mesi
dopo.
“Dannato scroccone, non sai
fare null’altro che startene a
poltrire?!” disse Jinta al ragazzo vicino a lui.
Un ventaglio ovale si agitava
nell’aria, donando una leggera
frescura a quelle membra decisamente troppo accaldate e smuovendo
appena una
chioma azzurrina.
“Oh, sta zitto,
ragazzino.” Disse l’altro, sbuffando un
poco.
“Fai sempre lavorare quel
tuo amico al posto tuo! Ma ti pare
giusto?!”
“Non protestare! Io non lo
costringo per niente, è lui che
decide di farlo! E poi parli tu, che fai fare tutto il lavoro sporco
alla
ragazzina!”
Nel piccolo salotto del negozio di
Urahara c’erano Ririn,
Nova e Cloud impegnati nelle loro solite attività di Gigai
in peluche, come
mangiare biscotti e leggere riviste.
“Ma sentili, stanno sempre
a discutere!” disse la ragazza,
sbuffando.
“Eh, forse avremmo fatto
meglio a non aiutarlo!
Vorrei sapere dove sarebbero lui e il suo amico ora se noi non li
avessimo soccorsi!”
ribatté il coniglio, gonfiandosi un po’
d’orgoglio.
“Vero.” Concluse
Nova.
Nel frattempo, nello spiazzo
antecedente al negozio, una
ramazza di arbusti si muoveva per terra, sollevando qualche nuvoletta
di
polvere, in un perfetto silenzio.
“Sicuro che non vuoi una
mano…?” chiese la piccola voce di
Ururu, seduta compostamente sul piccolo terrazzino.
“No, non ce né
bisogno.”
Due figure, in lontananza, attirarono
l’attenzione del
giovane moro che stava diligentemente spazzando.
Ichigo e Rukia arrivarono
trotterellando sotto il caldo sole
estivo, incuranti del fiatone che era loro venuto nel rincorrersi. Di
lì a poco
arrivarono anche gli altri, seguendoli verso la vecchia capanna
malmessa.
Ichigo si fermò un
secondo, calmando le risate, e correndo
si diresse verso la figura.
“Buongiorno,
Ulquiorra.”
Mmm, inizio
dicendo
che non sono molto convinta.
Cioè,
è la prima volta
che tento di mettere su qualcosa del genere, una one-shot che sia un
breve
pezzo di vita ma una cosa autoconclusiva e ben definita.
Per questo
ora ho
bisogno più che mai dei vostri giudizi. Aiutatemi, vi prego!
Per chi
avesse dubbi
su come si è svolta la vicenda, qui riporto la
verità di fatti:
Poco prima dell’esecuzione, Ichigo si
è fatto trasportare da Nova
vicino ai due condannati insieme a Rukia, distruggendo i sigilli e
bloccando
per pochi istanti la Sokyoku. Nel frattempo, Cloud aveva preso le sue
veci in
mezzo alla folla, e Ririn aveva impostato un illusione in modo che a
tutti
sembrasse che Rukia fosse accanto a lui. Ovviamente tutti i suoi amici
si sono
accorti che non erano loro, e anche Byakuya e Ukitake hanno intuito che
quella
non era Rukia. Appena arrivati sulla Terra Urahara si è
mosso per procurare i
Gigai e anche un lavoro.
Spero di essere stata esauriente!
yukino_lang08:
E già, sono
maleeefica! *sguardo diabolico* Adoro troppo questi due! Grazie mille,
un
bacio!
Valeriana:
e no e no, non
si fa spoiler! (parla quella che ha portato Nel a Manziana Comics e lo
porterà
sabato al Meeting di Monte Mario XD) No, non è cattivo,
è solo stra-geloso di
Aizen! > < VIOLENTAMIII! XD Concordo in pieno
sìsì! Eccotene qui un’altra!
Dio, sto popolando il fandom MUHAHAH! XD Un bacio anche
a te! ^^
Stateria:
Povera, le
hanno spoilerato! In effetti sì, mi trovo molto meglio a
trattarli così come
sono, nella loro integrità Espadiana. In una AU ti trovi
sempre ad addolcirli
troppo, a mio dire, anche se le preferisco, visto che i cattivi non
devono
necessariamente fare la fine dei polli > >. Qui ho
trovato un piccolo
espediente XD. Un bacio e un grazie immenso!
Viviane Danglars:
E già,
il GrimmUlqui punisce coloro che disprezzano XD Scherzo, ovviamente XD
Sono contenta
che questo mio esperimento con l’uso della seconda persona
sia riuscito, avevo
paura di non riuscire ad interpretare bene Grimmjow. Però,
da quando dici, pare
che io ci sia riuscita. Certe volte mi escono delle frasi e delle
assonanze
come quella lì, non sono volute… Però
quando vado a rileggere dico “Dio, ma
cosa ho scritto qui? O_O” XD Penso che Aizen si sarebbe
comportato esattamente
così, poiché lui non considera gli Espada come
suoi oggetti, ma come sottoposti,
come hai detto tu. Alla fin fine ciò che fanno non gli
importa più di tanto,
basta che ciò non interferisca con i suoi piani. Mi ha fatto
molto piacere
ricevere questa lunga recensione, tranquilla! Grazie mille! ^^
Se qualcuno
avesse
ancora qualche dubbio, bé, non deve fare altro che dirlo!!
La mia
dedica oggi è
per la mia ZozzaH per eccellenza, augurandole tutta la
felicità di questo mondo
con il suo personalissimo Tato.
Clà,
ricordati che sei
sempre la mia Vacca! > < (sò gelosa -.-)
|