Gorgoglìo.

di hiccup
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Ventiquattro febbraio: let him go.
 




 
“Rimarrai lì, immobile, per molto?”
“Fino a quando avrà bisogno di qualcuno che lo ascolti, sì.”




 
Ha le mani fredde, ghiacciate, inconsce;
le stringo tra le mie, cerco di intiepidirle
con parole silenziose e pallidi sorrisi muti.
 
Ma lui non sa e non capisce - né capirà mai purtroppo;
è inutile perseguire a cercarlo, a trattenerlo,
a desiderare un solo stupido ed innocente abbraccio
- così futile per lui, ma così importante per me –
 
Concedergli aria da inalare, risate da cristallizzare
e fiducia cieca e totale?
Dovrei forse fare così?
E lo aspetterò, lo attenderò, lo seguirò con sguardo discreto.
- le lunghe ciglia accarezzeranno le guance imporporate,
fingendo una volta ancora, un’occasione in più
 
(Lascialo andare.
Lascialo andare dolcemente ed irrimediabilmente.
E’ il meglio che puoi fare:
lasciarlo andare,
anche se sanguini e gemi.)
 
 
*




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