Le rose fioriscono per morire

di Delirious Rose
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Le rose fioriscono per morire

 

b Di baci notturni e velluto verde a

 

Tom era di grande sostegno e conforto per Ginny: lui c’era sempre per lei, a casa come a Hogwarts, durante le lezioni per chiedergli una spiegazione come nel cuore della notte quando non riusciva ad addormentarsi. E Ginny gli raccontava tutto: di come si vergognava quando Fred e George le facevano uno scherzo davanti a tutta la scuola, di come Percy la ignorasse nonostante i loro genitori gli avessero raccomandato di vegliare su di lei, di come invidiava Ron e Hermione che trascorrevano tutto il loro tempo con il famoso Harry Potter, di quanto Draco Malfoy fosse semplicemente odioso o il professore di Pozioni parziale. Delle compagne di dormitorio che, ai suoi occhi, non erano altro che un branco di oche che pensavano solo ai bei vestiti – non che lei non ci pensasse, ma sapeva benissimo che certe cose lei non avrebbe mai potuto averle e che si doveva accontentare di abiti di seconda mano – e di quanto fossero petulanti i maschi del suo anno.

Ginny gli scriveva soprattutto di Harry Potter: di quanto fosse bellissimo, fighissimo, fantastico, magnifico, intelligente, bravo a giocare a Quidditch e con il manico di scopa – quella volta Tom le aveva fatto notare che la frase era un po’ ambigua, ma si era rifiutato di spiegarle perché. Quelle lodi, poi, continuavano con il resoconto preciso di quanti cosciotti di pollo avesse mangiato a pranzo oppure di quello che aveva fatto e detto, raccontando ogni singola emozione che la bambina avesse provato – il desiderio di farsi notare da lui, la timidezza che la assaliva ogni volta che voleva rivolgergli la parola, la paura che un’altra ragazza glielo rubasse. E Tom la ascoltava, spronandola a non tenersi certe cose dentro, perché sfogarsi le faceva bene e l’avrebbe aiutata non solo a vederci chiaro nel proprio cuore, ma anche a trovare il coraggio di realizzare ogni singola fantasticheria che animava la sua immaginazione: perché Ginny gli raccontava anche quello che avrebbe dovuto tenere solo per sé, in fondo non era Tom il suo miglior amico, il suo amico segreto e speciale?

Buonanotte Tom!

Che cos’era quello?
Era forse…
… un bacio?

Beh, sì.
Scusami, ma mi è venuto naturale, ecco. 

Non devi scusarti, sono solo stupito.
In fondo sono trascorsi cinquant’anni dall’ultima volta che ho ricevuto un bacio.

È che mi mancano i baci della buonanotte di mamma e nessuno dei miei fratelli me ne vuole dare uno: Perfect Prefect Percy è sempre impegnato, Ron dice che sono smancerie da bambini e Fred e George è meglio non parlarne, ne approfitterebbero solo per farmi l’ennesimo scherzo.

Tom non rispose a quella spiegazione, tanto che Ginny aspettò un paio di minuti prima di scrivere. Colta da un’improvvisa timidezza che non aveva mai provato nei confronti del ragazzo rinchiuso nel diario, intinse piano la penna nel calamaio e scrisse, quasi tremando:

Se vuoi, ogni sera ti darò un bacio della buonanotte

Sigillò quella proposta premendo di nuovo le labbra contro le pagine ingiallite, chiedendosi che cosa fosse quel leggero brivido che sentiva salire lungo la schiena.

 

b { a

 

La bacchetta, incastrata nel letto, emanava una luce appena sufficiente per illuminare il velluto verde senza che Ginny sforzasse troppo la vista: mordicchiando il labbro inferiore per la concentrazione, cuciva a piccoli punti il vecchio bottone dorato che aveva trovato dai suoi nonni.

«Ahia!» esclamò quando sentì la punta dell’ago infilarsi in un polpastrello e subito allontanò il suo lavoro per evitare di macchiarlo.

Succhiando il dito, aprì appena le tende del suo baldacchino e lanciò un’occhiata al dormitorio: doveva essere almeno mezzanotte e tutti dormivano. Sbadigliò, quindi ripose con cura la sua scatola da cucito e la stoffa, e prese il diario da sotto il cuscino – non poteva non andare a dormire senza aver augurato la buonanotte a Tom. Mentre apriva il diario, lasciò una striscia di sangue sulla pagina ingiallita, che parve berla avidamente: Ginny non ci fece caso, anche se la prima volta che era successo si era spaventata. 

Il vestito per la festa di Halloween non è ancora finito? 

Ginny sorrise orgogliosa mentre scriveva: 

Quasi: mi restano ancora i bottoni alle maniche e applicare il pizzo sulla gonna.
Se tutto va bene sarà pronto la prossima settimana.
Però è un peccato che non insegnano più Magia Domestica: sai, mi piacerebbe saper fare l’incantesimo del cucito o dell’uncinetto come mamma, così potrei farmi tutti i vestiti che vorrei! 

E come faresti con la stoffa? 

Ginny lesse corrucciata la domanda. 

Non esiste un incantesimo per crearla? Un po’ come quello per la farina che usa mamma quando cucina.

La magia non può creare nulla dal nulla: tua madre, semplicemente, evoca la farina direttamente dal pacchetto.
Tuttavia ci sono alcuni incantesimi che possono essere usati per ingrandire uno scampolo o cambiarne il colore: se non ricordo male, fanno parte del programma del secondo anno ma forse in cinquant’anni le cose sono cambiate.
E sei davvero ammirabile, Ginevra: non solo riesci a studiare e a cucire il tuo vestito, ma riesci anche a trovare un po’ di tempo per fare due chiacchiere con me!
Che ore sono? 

Ehm… tardi. 

Tardi o tardi tardi? 

Per Merlino, non ti arrabbiare!
Penso che sia almeno mezzanotte…

Ah, la pendola della Sala Comune ha appena suonato una volta! 

È l’una, oppure qualcosa e mezzo.
Ginevra, sono toccato dalla tua dedizione, ma adesso dovresti andare a dormire: domani avrai Pozioni e non vogliamo che il Professor Snape ti tolga dei punti perché sei troppo stanca per seguire le lezioni, giusto?

Ginny scosse la testa vigorosamente, mentre scriveva un “NO!” a caratteri cubitali.

 

b { a

 

Note dell’autore

Su questo capitolo non ho granchè da dire, perché credo che la situazione e le dinamiche fra Ginny e Tom sono chiare come la luce del sole, soprattutto da parte di lui.
Mi è parso evidente che Ginny sia capace di cucirsi indumenti di una certa complessità - magari partendo da vecchi indumenti di parenti vari ed eventuali - per cui ho giocato un po' su questo: capita, cucendo, che ci si punga e che, quindi, Ginny abbia toccato il diario con le dita ferite, e se consideriamo che il sangue è generalmente associato alla forza vitale di una persona, potete ben immaginare in che modo Tom lo possa accogliere. Idem con patate per il bacio che Ginny dà al diario!Tom, ma l'analisi più dettagliata e approfondita ve la riservo per uno dei prossimi capitoli.

Grazie a chi leggerà queste righe e a chi lascerà un commento.

 

Cordialmente,

 

D. Rose





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