Paper wish

di B Rabbit
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Paper wish




Si mordicchiò il labbro inferiore visibilmente nervosa, roteando la matita gialla fra le dita. Guardò con astio il quaderno aperto sulla scrivania e le sue due pagine pulite, rimuginando sulla possibile risoluzione del problema scritto in cima.
Avvicinò la matita alla carta e assunse un’espressione risoluta, gli occhi appena socchiusi e le sopracciglia leggermente corrucciate, ma sospirò subito dopo, affranta; cominciò a scarabocchiare sul foglio, disegnando vaghi ghirigori e figure imprecise, arresa all’idea della sua incapacità.
Sentì le coperte frusciare alle sue spalle. Voltò il capo verso sinistra e incontrò degli occhioni che la fissavano con una richiesta amalgamata nel marrone delle iridi screziate di verde.
«Sorellona, non ho sonno…» spiegò Seto, stropicciando con una manina il lembo nero della maglietta che fuoriusciva dalla felpa verde.
«Anch’io!» svelò allegro Kano, sedendosi sul lettone della mora senza curarsi del lenzuolo bianco sulla testa.
«Anche io» sussurrò Kido, stringendosi al petto il cuscino che le aveva sgraffignato prima il biondino.
Ayano li guardò. Mostrò un dolce sorriso a ciascuno e carezzò teneramente la chioma scura del fratellino accanto a lei.
«Facciamo qualcosa?» domandò curioso il moretto con gli occhioni colmi di speranza.
La giovane annuì decisa e osservò con espressione dolce le esultanze di Kano e i sorrisi di Seto e Kido, largo o appena accennato.
Rivolse un’ultima occhiata al quaderno immacolato e pensò che, domani, avrebbe guadagnato un altro voto basso nella verifica di matematica.
Ma, in fondo, poco importava. Chiuse il quaderno e lo accatastò sugli altri.
«Cosa volete fare?» domandò loro affettuosa, sistemando un ciuffetto corvino che, ribelle, si stagliava sulla testolina di Seto.
Il visino pensoso di Kano brillò di un’idea improvvisa, ma la più grande spense prontamente quel fuoco: «Niente cucina, la scorsa volta è bastata»
«Uffa» mugolò il bambino, incrociando le braccia e arricciando la boccuccia in un broncio.
«Giochiamo in giardino?» domandò con voce candida il moretto, sorridendo poi radioso.
Ayano soppesò la proposta, giudicandola più che ragionevole e fattibile, ma notò distrattamente lo sguardo di Kido spento da un velo di sonno.
Sorrise a quella piccola tenacia e al suo desiderio di accontentare gli altri.
«Ho qualcosa di meglio» disse e, sotto lo sguardo incuriosito dei fratellini, aprì il cassetto di fianco a destra.
Il biondino si alzò frettolosamente dal letto spazioso e raggiunse l’altro bambino, seguito immediatamente dalla compagna.
«Eccoli qui!» e, con un largo sorriso a rallegrarle il volto, mostrò al gruppetto dei fogli quadrati del medesimo colore rosso.
Seto allungò le mani e ne prese uno. «Cosa facciamo?» domandò poi, guardando incuriosito la carta sottile.
Ayano sorrise. «Origami a forma di gru!»
Kano ne prese anche lui uno e arcuò un sopracciglio, dubbioso.
«Io però non li so fare…» ammise Kido, abbassando mestamente il capo.
La giovane dai capelli neri sorrise e posò affettuosa una mano sulla testa della sorellina. «Ti insegno io, sono molto brava a farli!»
«Davvero?» domandò Seto con gli occhioni lucenti di ammirazione. Lei annuì di rimando. «Si, sono rapida!»
«Li hai fatti tante volte?» domandò Kano, e Ayano accennò un sorriso imbarazzato, deprimendosi al pensiero dei suoi pessimi voti.
«Perché li fai?» sussurrò la bambina, prendendo dalle mani del biondino il foglio che le aveva offerto.
La più grande la osservò, riflettendo sulla risposta.
«Perché… così trasformo la tristezza o l’avvilimento in qualcosa di bello e li allontano da me» spiegò un po’ impacciata e imbarazzata.
«E’ per sentirsi bene, quindi?» continuò il bambino dai capelli biondi, incuriosito da quella specie di incantesimo.
«Si… però c’è chi li fa per esprimere un desiderio»
Il moretto emise un verso di sorpresa.
«Davvero?» chiese Kido, esaminando un po’ dubbiosa il quadrato di carta.
«Si» sorrise Ayano. «Però devi farne mille!» e alzò le braccia in alto, quasi a sottolineare la difficoltà dell’impresa.
«Voglio provarci!» sentenziò Kano determinato, incrociando le braccia al petto.
Seto annuì con cenni decisi del capo e sorrise entusiasta. «Anch’io!»
La bambina guardò in silenzio i due compagni che, elettrizzati, descrivevano i loro futuri lavori. Volse gli occhi verso la sorellona, ma abbassò un po’ il capo subito dopo. «… Mi aiuteresti?» domandò, e Ayano la abbracciò forte a sé, ridendo.
«Certo»


Si asciugò frettolosa le lacrime che le rigavano le guance arrossate e scosse un po’ il capo. Espirò piano, ma un altro singhiozzo la colse indifesa.
Si portò dietro l’orecchio una ciocca verde umida di dolore e respirò profondamente.
Espirò di nuovo e, con le mani tremanti, bagnate di lacrime, piegò il foglio rosso.
Una, due. Dieci volte e ancora un’altra.
Prese con delicatezza l’uccellino di carta e lo guardò.
Sorrise, e nuove scie cristalline brillarono sul suo volto.
«Se arriverò a mille, il mio desiderio si avvererà, Ayano?»


Tornerai da me, da noi, sorellona?

















Questa one-shot leggera leggera mi è venuta in mente oggi e, boicottando i compiti, l’ho scritta.
Volevo tanto buttar giù qualcosa su Ayano e i suoi fratellini, amo quella canzone.
Quanto sono patatosi questi quattro, quanto?
Ok, così sembro pazza xD
Spero che vi sia piaciuta, volevo davvero davvero tanto scrivere qualcosa su questi supereroi.
Potete criticarmi, fanno bene xD






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